PlayStation 5 è ormai alle porte! La nuova console di casa Sony, in arrivo in Italia il 19 novembre, sarà finalmente un netto passaggio verso la next-gen, qualcosa di paragonabile al salto compiuto da PlayStation 2 a PlayStation 3. Con il suo arrivo, PlayStation 4 andrà gradualmente in pensione, con la promessa di essere supportata almeno fino al 2022 dalla casa nipponica, sicuramente con continui aggiornamenti di sistema, pubblicazioni e molto altro ancora, ma sarà inevitabile, così come lo è stato per i suoi predecessori, una lenta corsa verso la pensione. Risulta quasi incredibile solo il fatto che PlayStation 4, stando ai dati finanziari comunicati di recente da Sony, sia riuscita a raggiungere le case di ben 112,3 milioni utenti, riuscendo a guidare l’attuale generazione per la maggior parte della sua durata.
In occasione dunque dell’avvento della nuova console nipponica, vogliamo rendere omaggio a PlayStation 4, parlandovi delle dieci migliori esclusive approdate sulla nota piattaforma, quei titoli che hanno guidato il più delle volte l’acquisto di una console, quelle produzioni che ci hanno tanto emozionato in questi sette anni passati quasi con un battito di ciglia.
Le dieci migliori esclusive PlayStation 4: si inizia subito con The Last of Us Parte 2!
E’ stato oggetto di desiderio di ogni possessore di PlayStation 4 per almeno quattro anni. The Last of Us Parte 2 (QUI per la nostra recensione) è il seguito dell’eccellente opera di Naughty Dog, il nuovo massimo raggiunto dallo studio guidato da Neil Druckmann in questa generazione di console. Altamente divisorio per le tematiche affrontate e per le scelte narrative compiute dal team di sviluppo, il titolo è innegabilmente una delle migliori esclusive PlayStation 4, presentando un livello qualitativo di narrazione, gameplay e comparto tecnico che ha pochi eguali. La storia di Ellie questa volta sarà ancor più cruenta, più drammatica ma anche più umana, laddove viene veicolato in primis un messaggio sin troppo evidente, come “la vendetta non porta nient’altro che sofferenza”, ma avvicinando la lente d’ingrandimento, tutto ciò che ci insegna l’opera di Naughty Dog è il perdono. Il perdono, trovare la forza di perdonare, saperlo fare, non è un qualcosa insito nella natura umana, e non c’è niente di più umano, intimo, nella narrazione di The Last of Us Parte 2. Il titolo inoltre è una gioia per gli occhi, e vedere i personaggi coinvolti prendere vita con animazioni così realistiche, e decisamente fuori dal normale, non può che invogliarci a vivere ancora ed ancora l’avventura in quel di Seattle, ormai invasa da infetti, sciacalli e persone che cercano soltanto di sopravvivere, in una città ormai devastata e corrosa dalla pandemia generata dal Cordyceps. Inutile dire che l’ultima opera di Naughty Dog è uno dei pilastri fondamentali che hanno condotto PlayStation 4 al successo generazionale, immancabile nella collezione di ciascun possessore della console di Sony.
PlayStation 4 verso origini ben più radicate: i samurai di Ghost of Tsushima
Il 2020 indubbiamente è stato un anno ricco per PlayStation 4. Ghost of Tsushima rientra tra le nostre migliori esclusive pubblicate da Sony nell’arco di questa generazione, nonostante tanti pregi e difetti. Perché l’opera di Sucker Punch è uno dei tanti must-have? Nonostante non sia un titolo di per sé originale in ciò che propone o fa, Ghost of Tsushima (QUI per la recensione) è di una bellezza che ci ha lasciati senza fiato, con un open world sì mastodontico, ma meraviglioso da vivere in ogni suo angolo. Le bellezze naturali di Tsushima, digitalizzate e ricostruite dal team di sviluppo, sono la punta di diamante della storia di Jin Sakai, un’avventura tanto evocativa che richiama le pellicole cinematografiche basate sulla figura del samurai. Nonostante la storia non brilli molto, e il gameplay sia riconducibile a qualcosa di già visto, vivere in terza persona l’isola di Tsushima attraverso una modalità foto piuttosto curata, è stata una delle migliori esperienze visive vissute su PlayStation 4. L’ambientazione riesce ad emozionare il giocatore con paesaggi naturalistici coloratissimi, ammalianti, e in sottofondo si avverte una colonna sonora che accompagna le nostre galoppate dopo un massacro di mongoli. Il tutto avviene sotto le piogge di fogliame che caratterizzano la ferocia con cui il vento soffia, accompagnandoci nelle ore più buie dove solo la luna piena può illuminare le immense praterie agitate. Artisticamente, possiamo definire Ghost of Tsushima come un quadro in movimento, laddove i videogiocatori potranno lasciarsi andare nella quiete trasmessa dai paesaggi prima di affilare la propria katana. E dopo l’aggiornamento del 16 ottobre, l’esclusiva targata Sucker Punch si è arricchita, grazie ad un aggiornamento gratuito, di una modalità multigiocatore cooperativa, una valida occasione per tornare a contrastare con tutte le forze il nuovo male che incombe sull’isola di Tsushima.
Sognando il videogioco: Dreams e lo stato puro dell’arte su PlayStation 4!
Ci sono voluti anni di sviluppo, di cui uno interamente passato in Early Access, ma alla fine, Dreams (QUI per la recensione) è finalmente arrivato su PlayStation 4. L’opera di Media Molecule è quel luogo dove videogiocatore e sviluppatore s’incontrano, diventano una cosa sola, demoliscono quella barriera che per anni li ha separati un feedback postato sul forum di turno. Dreams è il luogo dove ognuno può imparare diverse basi dello sviluppo di un videogioco, grazie alla possibilità di utilizzare l’omonimo engine per realizzare il proprio prototipo. Inutile dire che, come nella saga di Little Big Planet, la community ha un ruolo fondamentale nella realizzazione di contenuti, a cui gli sviluppatori dovranno rispondere con eventuali aggiornamenti per migliorare ancora le possibilità creative di un titolo che, di limiti, sembra non averne affatto. L’unico limite imposto da Dreams è la fantasia del giocatore, poiché gli strumenti per realizzare il proprio sogno sono infinitesimali ed imparare a padroneggiarli tutti quanti sarà una bella sfida, la lasciateci dire che per il risultato ambito ne varrà assolutamente la pena. Abbiamo trascorso diverso tempo con l’opera dello studio di Guildford, e possiamo assicurarvi che al suo interno troverete il tesoro di tantissimi vostri coetanei, un sogno digitalizzato, che sia videogioco, cortometraggio, un ritratto o un suono, tutto ciò che è arte lo potrete ritrovare in Dreams. Dopotutto, siamo perfettamente consci del fatto che non tutti hanno la pazienza di padroneggiare le funzionalità offerte da un engine, ed è qui che Dreams risulta perfetto nella sua funzione: la possibilità di sfruttare gli assett creati e messi a disposizione dagli altri giocatori, realizzare un livello quantomeno esplorabile sarà un’opera di assemblaggio piuttosto minuziosa. E se non siete in grado di realizzare qualcosa, potrete pur sempre provare con mano i sogni di centinaia di utenti, e godervi una miriade di videogiochi autoriali che sapranno addirittura sorprendervi. Creare o vivere un sogno, volete rinunciare seriamente a questa possibilità?
Riunire gli utenti PlayStation 4 per un mondo migliore: ecco Death Stranding, il nuovo Kolossal di Hideo Kojima!
Sebbene The Last of Us Parte 2 abbia spaccato in due parti l’utenza PlayStation 4 per le sue tematiche stupidamente definite controverse, Death Stranding (QUI per la recensione), la nuova opera di Hideo Kojima, ha diviso la community per il suo gameplay. Ne abbiamo sentite di tutti i colori a riguardo, anche che fosse troppo lento nello sviluppo, eppure, fondare un team di sviluppo, iniziare da zero un progetto e concluderlo in soli tre anni, pensiamo che sia tutt’altro che lento. Ma non soffermiamoci su questo aspetto. Death Stranding trae forza dalla sua narrazione, avvalorata da un cast di attori sensazionale, capaci di trasmettere le emozioni provate dai personaggi coinvolti al giocatore con grande sensibilità. Il gameplay, focalizzato sull’esplorazione e la consegna di pacchi, con un sistema di fetch-quest sicuramente non molto appagante, eppure affrontare i terreni scoscesi, o le vaste pianure che segnano un’America ormai desolata dopo il fenomeno del Death Stranding, è una delle esperienze affascinanti di questa generazione, merito soprattutto di una colonna sonora che potremmo definire più che azzeccata. Il multigiocatore asincrono, invita i giocatori a collaborare nella costruzione di strutture e strade per facilitare, oltre a supportare i propri coetanei consegnando i materiali raccolti ed altre risorse alle basi sparse nella mappa di gioco, permettendo di aiutare chiunque nella ricostruzione dell’America. Oltretutto, la condivisione di armi e veicoli facilita ulteriormente il viaggio di ogni aspirante corriere della Bridges, in modo tale da poter affrontare ogni consegna in maniera sicura lontano da rischi e pericoli. Ma ciò che più stupisce in Death Stranding è l’impiego del Decima engine, che avvalora i paesaggi naturalistici e desolanti delle Città Unite d’America attraverso un comparto grafico sensazionale, il cui livello di dettaglio lascia stupefatti. Il nostro consiglio, è quello di lasciarvi alle spalle qualsiasi pregiudizio, sia negativo che positivo ed abbracciare Death Stranding con la mente libera di qualsiasi pensiero, e di godere di questo racconto in piena libertà: lasciate che siano le vostre sensazioni provate una volta giocato a decidere se sia o meno un prodotto valido.
La redenzione di Kratos su PlayStation 4: God of War!
Abbiamo imparato a conoscerlo come Dio della Guerra, e Kratos ormai è una delle identità che hanno contribuito a rendere così gloriosi i PlayStation Studios. Nel nuovo God of War (QUI per la recensione) arrivato nel 2018 su PlayStation 4, ritroviamo un Kratos cambiato, segnato dagli eventi che hanno portato alla distruzione dell’Olimpo, ormai alla ricerca di una vita normale da essere umano. Eppure, come ci hanno insegnato spesso, il passato è un ospite che torna a bussare alla nostra porta, stessa cosa per lo spartano, ormai stabilitosi nelle terre del nord sotto la luce del Valhalla dove ha una nuova vita. Il furioso ammazza-dei ormai è morto, e il nuovo Kratos appare più saggio, prudente, il quale ci rimanda al messaggio che “la vendetta non serve a nulla”. Insieme a suo figlio Atreus, intraprenderà un nuovo viaggio nei nove regni per deporre le ceneri della sua defunta amata, ma come abbiamo già detto, il suo passato tornerà a bussare alla sua porta. God of War ci ha stupiti, conquistati, e non solo per via di una trama decisamente più curata, profonda, la quale abbandona quel carattere b-movie per offrire al suo pubblico qualcosa di più maturo, ma il merito è anche di un sistema di combattimento appagante, con una componente ruolistica appena accennata la quale, si sposa bene con l’hack’n slash che da sempre caratterizza la saga. Esplorare i nove regni, il Lago dei Nove, schiacciando qualsiasi minaccia principalmente con quella meravigliosa ascia che è la Leviatano, la nuova avventura del Dio della Guerra è una gioia videoludica. E il rapporto padre-figlio che man mano si costruirà con Atreus, è la perfetta ciliegina sulla torta per un nuovo inizio. Come se non bastasse, a render tutto ancor più magico ci pensa un comparto artistico fenomenale, non solo capace di narrare con cura la mitologia norrena attraverso un personaggio come Mimir, ma anche di risaltarla con tutto ciò che accade su schermo. In vista di God of War: Ragnarok, pensiamo che sia obbligatorio non farsi mancare nel proprio bagaglio da videogiocatore questa esclusiva PlayStation 4.
https://www.youtube.com/watch?v=P1ejSa_gonc
Bramosia di sangue: Bloodborne e Miyazaki in esclusiva su PlayStation 4!
Inutile girarci intorno: Bloodborne (QUI per la recensione) è ritenuto come il miglior soulslike di questa generazione. Abbiamo di tutto: From Software, Japan Studio, H.P Lovecraft e tanta, tanta lore, e sangue. L’esclusiva PlayStation 4 che ha dato il via al successo dei first party di casa Sony, è un concentrato di pura azione, abbandonando quell’approccio lento, affannato, e fin troppo pensato dei primi due Dark Souls, riuscendo di lì a poco ad influenzare persino Dark Souls 3. Yarnham è la capitale del macabro, le strade notturne popolate dagli abitanti ormai afflitti dalla piaga, bramosi del sangue, rendono la famosa produzione di From Software come una delle più spaventose, con un level design che ci ricorda la caccia alle streghe, la Peste Nera, il medioevo, lo stile gotico, un mix di ingredienti capace di regalarci una delle esperienze più segnanti di questa generazione. Lo fa con boss memorabili come Padre Gascoigne, Amygdala, Micolash, il vecchio cacciatore, ci incanta con luoghi che rasentano la bellezza perfetta, come Cainhurst, o il sogno del cacciatore, la nostra dimora onirica. Come se non bastasse, i calici sono quella chicca che più abbiamo imparato ad amare, una sfida variabile grazie alla generazione procedurale dei livelli, i boss ancor più ostici. Eppure, l’apice di Bloodborne viene raggiunto nella sua espansione, The Old Hunter, e non pensiamo che tale contenuto necessiti di ulteriori presentazioni. Bloodborne è quella sfida che ogni giocatore hardcore brama, ed è solamente in esclusiva su PlayStation 4.
PlayStation 4 ha rubato già il vostro cuore: colpisci duramente la società in Persona 5 Royal!
Persona 5 nel 2017 fu per l’Occidente una grande rivelazione: finalmente il JRPG, così come lo fece nel lontano 1997 Final Fantasy VII, veniva abbracciato da un pubblico più ampio, e quest’anno, con Persona 5 Royal (QUI per la recensione) approdato in Europa, tale successo si è ripetuto. L’opera di Atlus è il capolavoro generazione del gioco di ruolo giapponese, riuscendo a costruire una trama incredibilmente articolata schierando sul campo una grande quantità di personaggi, ognuno dei quali, viene approfondito senza lasciare nulla al caso. L’edizione Royal migliora in ogni singolo aspetto l’opera originale, portandola ad una nuova versione così simile quanto diversa, rappresentando quella seconda run quasi obbligatoria per chi ha già giocato Persona 5. Sistema di combattimento migliorato, storia ampliata e approfondita, nuovi personaggi, nuovi contenuti – come se non fossero già abbastanza – , nuove meccaniche di gameplay ed una colonna sonora ulteriormente arricchita dai nuovi brani. Forse il miglior JRPG degli ultimi dieci se non vent’anni, un’opera che finalmente riesce a convincere chiunque ad approcciarsi al genere grazie anche alla localizzazione in varie lingue, tra cui l’italiano. Insomma, non vi sono davvero più scuse per non includere tale perla nipponica nella vostra libreria PlayStation 4, la quale, rappresenta una delle esclusive third party più determinanti di questa generazione.
Le leggende hanno sempre un fondo di verità: Uncharted 4: Fine di un Ladro non fa eccezione!
Nathan Drake è un personaggio chiave della scorsa generazione, la trilogia di Uncharted su PlayStation 3 fece faville, tanto da ritornare in un’edizione rimasterizzata su PlayStation 4, in modo tale da preparare l’utenza all’arrivo di Uncharted 4: Fine di un Ladro (QUI per la recensione). L’ultima avventura dell’archeologo di casa Naughty Dog rappresenta la miglior conclusione possibile della saga, mandando in pensione Nathan Drake con una storia ancor più intrigante, intrattenendo i suoi fan con un’ultima leggenda tutta da scoprire. Un viaggio che ci porterà in giro per il mondo, tra Italia, Scozia e Madagascar, tra le bellezze rurali di paesaggi capaci di trasmettere al giocatore storie, mitologie, instillando la volontà di scoprire cosa si cela all’interno di una tomba, o quale tesoro si nascondi dietro un portone. L’avventura che spingerà il buon Nathan verso rischi maggiori ci mostra ancora il volto umano dei personaggi, da Helena costretta ad assecondare qualsiasi follia del marito, al buon Sully che, col suo immancabile sigaro, dimostra di essere ancora una volta una spalla perfetta, quella persona su cui avere ciecamente fiducia. Il gameplay perfeziona la formula action-adventure coltivata negli anni da Naughty Dog, riuscendo ad esprimerla nel massimo della sua bellezza attraverso un comparto grafico che mostrava i sintomi di ciò che sarebbe stato infine The Last of Us Parte 2, massimizzando la caratterizzazione dei personaggi con animazioni a dir poco fenomenali. Senza contare il multigiocatore, capace di arricchire un’esperienza già di per sé ottima.
Come previsto, le macchine hanno prevalso sull’umanità: come sopravvivremo in Horizon Zero Dawn?
Nel 2017, Guerilla Games tornava su PlayStation 4 con Horizon Zero Dawn (QUI per la recensione), un prodotto che mostrava i muscoli della console e di cosa ci saremmo potuti aspettare sotto il punto di vista tecnico in futuro. Non brillante per quanto riguarda la narrazione, ma il suo pregio risiede nel riprendere grossomodo diverse meccaniche già esistenti per amalgamarle tra loro in un’avventura post-apocalittica tutta da vivere, all’interno di un open world affascinante popolato dalle macchine. La tecnologia sfuggita di mano all’uomo, ha dato vita a degli esseri meccanici che hanno preso le sembianze degli animali che popolano il nostro pianeta, e nei panni della giovane Aloy, il giocatore ha il compito di salvare l’umanità dall’estinzione ripartendo da una società preistorica più avanzata rispetto ad un tempo, servendosi di arco e frecce, una lancia, fionde e qualsiasi utensile riconducibile all’era dei cavernicoli. Tutto ciò si esprime ludicamente attraverso un gameplay action-rpg molto familiare, laddove il giocatore sarà chiamato a prendere delle scelte ed allearsi con alcune delle fazioni che popolano la Terra. L’elemento peculiare di Horizon Zero Dawn risiede nella varietà del bestiario tecnologico, dalle creature innocue si passa a veri e propri predatori, fino a raggiungere l’élite con creature mastodontiche come il Divoratuoni. Queste creature infine, prendono vita attraverso un comparto tecnico muscoloso, capace di risaltare la quantità di dettagli che formano ogni essere vivente, e il mondo di gioco interamente esplorabile a piedi o a cavallo di una bestia domata, rendono ancor più godibile l’avventura in quel Colorado devastato, il quale può essere racchiuso in uno scatto grazie ad una modalità foto dettagliatissima.
Il glorioso ritorno dell’amichevole Spider-Man di quartiere!
La nostra decima esclusiva è infine Marvel’s Spider-Man (QUI per la recensione) di Insomniac Games, che conferma essersi un ottimo tie-in in esclusiva su PlayStation 4. Finalmente gli autori di Ratchet & Clank ci propongono un qualcosa che non sia la solita zolfa delle origini del supereroe, catapultandoci in uno Spider-Man già maturato e ligio alla giustizia in una New York in piena lotta con la criminalità. E Peter Parker questa volta si ritroverà ad affrontare i sei sinistri, rievocando l’intero universo dell’Uomo Ragno in un’unica produzione, salvo qualche particolare assente – magari pronto per debuttare in un seguito, chissà -, un pieno tributo verso l’eroe più amato della Marvel. Spider-Man può beneficiare di un sistema di combattimento ispirato dalla controparte DC Comics Batman Arkham Knight, in un free-flow dettato dalle combo più sbarazzine ai controattacchi immediati, dove il giocatore può combinare l’utilizzo dei gadget sbloccati al combattimento corpo a corpo. Come se non bastasse, avventurarsi tra i grattacieli di Manhattan lasciandosi dondolare dalle liane formate con le ragnatele rievoca quei ricordi nostalgici legati a quel Spider-Man 2 della prima PlayStation. Marvel’s Spider-Man dunque è una di quelle esclusive che non può mancare nella vostra libreria, soprattutto se amate i cinecomics e i fumetti che narrano le vicende dell’Uomo Ragno.
Bonus: reinterpretare una leggenda del JRPG, il ritorno di Cloud Strife!
Vi abbiamo abituati bene con questi bonus. Ma dopotutto, non potevamo lasciare fuori uno dei titoli più pesanti di questa generazione, sia a livello mediatico, storico, ludico. In questa generazione, soprattutto a causa della mancata retrocompatibilità su PlayStation 4, abbiamo visto diverse remastered, ma soprattutto, diversi riadattamenti moderni di pilastri dell’industria videoludica. Il remake, è quell’operazione complessa attuata dal team di sviluppo che ricostruire da zero un grande classico con le tecnologie moderne, mantenendo intatta la sua anima, il suo aspetto e i suoi contenuti. Abbiamo visto rivivere Crash Bandicoot, Spyro, MediEvil, Shadow of the Colossus e infine, Final Fantasy VII. Il remake confezionato da Square Enix pubblicato quest’anno su PlayStation 4 come esclusiva temporale, è la reinterpretazione di un grande classico – ed intramontabile – in chiave moderna. Tornare a Midgar insieme a Cloud e soci, grazie all’operazione complessa attuata dal trio Nomura, Kitase e Nojima, rievocando parte di quel team originale che ci fece sognare nel lontano ’97, è stata sia una gioia che una sofferenza. Una gioia in primis, perché rivivere passo dopo passo le vicende della megalopoli con gli attuali standard tecnici, ci permettono di cogliere alcune sfaccettature narrative rimaste seppellite sotto il super deformed di allora, e il team di sviluppo non ha sprecato l’occasione di render giustizia a dei personaggi secondari osando anche sui filler. Sofferenza, poiché Final Fantasy VII non poteva essere riproposto nella sua interezza, poiché significava trascurare nuovamente alcuni aspetti dell’originale, portandoci dunque in un’attesa indefinita per vedere il compiersi del viaggio in quel di Gaia per fermare una volta per tutte Sephiroth.
Nell’operazione di restauro potevano essere trascurate tantissimi dettagli, anche i più futili, eppure, in Final Fantasy VII Remake (QUI per la recensione) ritroviamo tutto ciò che era possibile trovare nel segmento originale di Midgar, insieme a contenuti extra decisamente golosi. E il combattimento action-rpg riesce a non tradire del tutto i puristi per un sistema ATB incredibilmente riuscito: nonostante si abbia un’azione libera sul campo di battaglia, l’ATB riesce comunque a dettare gli intervalli d’attacco, insomma, qualcosa di lontanamente simile a ciò che abbiamo visto con Dragon Quest XI. Sebbene il titolo soffri di lenti caricamenti delle texture, il modo con cui risplende Final Fantasy VII è ammaliante, al netto di qualche incertezza di level design dettato dai molti script e corridoi che incontreremo durante l’avventura. Sotto il profilo artistico, la colonna sonora trasmette la stessa magia provata con l’originale, grazie ad un ancora fenomenale Nobuo Uematsu, che continua a farci sognare dopo tutti questi anni di onorata carriera.
Siamo alle battute finali di questa generazione, seppur il passaggio sarà graduale verso PlayStation 5, sembra superfluo dire che ormai l’attenzione si concentrerà sulla nuova arrivata di casa Sony. Ciò che potrete trovare solo su PlayStation 4 e che potrete recuperare soprattutto con la retrocompatibilità – od upgrade gratuito alla versione PS5 – non finisce di certo qui. Per le menzioni onorevoli, nominiamo Shadow of the Colossus Remake, un assaggio del talento di Bluepoint Games nella realizzazione di un remake in vista di Demon’s Souls. Oppure 13 Sentinels: Aegis Rim, l’ennesimo progresso compiuto da quei ragazzacci talentuosi di Vanillaware. Come dimenticarsi di Infamous: First Light, che tanto ci ha ammaliato nella breve avventura della trasgressiva Fetch. E se invece siete solo alla ricerca di una massa di zombi da sterminare, Days Gone sarà la risposta, specie dopo i numerosi aggiornamenti che hanno migliorato l’esperienza di gioco dal punto di vista tecnico. E’ tutto cari lettori, ci vediamo sulla next-gen.