Non c’è miglior aggregante al mondo che un gioco da fare tutti insieme, specialmente se per giocare servono le carte. A chi non è capitato, almeno una volta, di dover imparare le regole di un gioco come scala quaranta o il poker? Tra quelli più rinomati e diffusi, specialmente negli ultimi anni, c’è sua eccellenza: il Burraco. Un gioco piuttosto simile a scala 40 ma con regole leggermente diverse. A partire dal numero di carte che ogni giocatore ha in mano: 11 invece di 13. Altra differenza sta nel fatto che per aprire, e quindi poter poi chiudere il gioco, non è necessario fare 40 punti ma realizzare una scala di 7 carte, definita burraco, anche usando carte del medesimo numero. Valgono anche i doppioni, cosa vietata nell’altro gioco. I jolly non sono solo rappresentati dai Joker, ma anche dalle pinelle, ossia tutti i 2 del mazzo. Infine, vince sempre chi chiude per primo scartando l’ultima carta che si ha in mano, ma nel burraco questo lo si può fare solo dopo aver preso un altro mazzetto di 11 carte, detto pozzetto, preparato prima di iniziare la partita. Per accedervi, ovviamente, si deve aver esaurito il precedente mazzo di carte.
Un gioco avvincente, specialmente se fatto a squadre, ha raggiunto un successo tale che ora esistono anche dei portali che permettono di cimentarsi con il Burraco online. Ma la domanda che ovviamente ci si pone è dove mai sia stato inventato questo gioco e come sia arrivato fino in Italia. Perché una cosa è certa, il Burraco non nasce nello Stivale, ma molto più lontano. Con tutta probabilità, almeno secondo recenti ricerche, il gioco di carte tra i più famosi al mondo sarebbe stato inventato in Uruguay, dove sono state messe a punto per la prima volta le regole e ha conosciuto una diffusione enorme specialmente nella prima metà degli anni ’40 del ‘900. Il nome del gioco, invece, potrebbe essere di origini europee, per la precisione portoghesi, in quanto nella lingua lusitana esiste la parola “buraco”. Un termine che tradotto in Italiano indica il “setaccio”, che permette già di immaginare la logica del gioco, basato sulla pesca e lo scarto delle carte, come fossero passate al setaccio, per poi tenere in mano solo quelle utili a vincere la partita.
Originariamente nacquero diverse versioni del gioco, senza possibilità di definire un regolamento basico valido per tutte le nazioni in cui il Burraco si era inizialmente diffuso. Questo perché le regole venivano tramandate di generazione in generazione o da giocatore a giocatore per via prettamente orale. Quindi poteva capitare che qualcuno fraintendesse una determinata regola del gioco o la reinterpretasse sulla base di quanto si ricordava di ciò che gli era stato detto. Una situazione che fu amplificata da quello che è accaduto in Italia tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento, epoca in cui viene fatta risalire la diffusione capillare del Burraco nel nostro Paese. Tant’è vero che solo di recente è stata fondata la FIBUR, ossia la Federazione italiana Burraco, che ha stabilito regole universalmente riconosciute e iniziato a organizzare i primi tornei per i giocatori.
Per la precisione, sembra che il gioco iniziò ad attecchire al sud, con Basilicata e Puglia tra le regioni che lo accolsero più facilmente e con maggiore entusiasmo, e inizialmente era un passatempo soprattutto per le donne. Solo successivamente si diffuse la passione per il Burraco anche tra gli uomini, divenendo un successo su scala nazionale.