Come molti grandi autori del cinema e della televisione, anche Matt Groening ha infine ceduto al fascino di Netflix. Per la grande azienda di streaming l’ideatore de I Simpson e Futurama ha infatti realizzato, nel 2018, una nuova serie animata. Si tratta di Disincanto, che mescola fantasy e ambientazione medievale per dar vita ad una storia quanto più anticonvenzionale possibile, ricca di scorrettezze, gag quantomai ciniche e sinceri sentimenti. Dal 15 gennaio sono ora disponibili sulla piattaforma i primi dieci episodi della seconda stagione, che portano così avanti una serie che, contrariamente alle precedenti opere di Groening, presenta una narrazione prevalentemente di carattere orizzontale.
Disincanto: dove eravamo rimasti…
Con Disincanto lo spettatore ha avuto modo di entrare nel regno di Dreamland, governato da re Zøg (John DiMaggio), un sovrano a dir poco egocentrico e poco incline ad accettare le critiche nei suoi confronti. Sotto di lui, il popolo affronta momenti di grande carestia ad altri di grande prosperità, in base naturalmente all’umore del re. Una cosa che però di sicuro non manca nel regno è il disordine e la baldoria, il più delle volte animato proprio dalla protagonista della storia, la principessa Tiabeanie (Abbi Jacobson), detta “Bean“, figlia di Zøg. Questa è una giovane ben lontana dalla classica ragazza di corte. Rifuggendo quanto più possibile gli impegni di palazzo, spende infatti il proprio tempo ad ubriacarsi e cacciarsi nei guai con i suoi due migliori amici, un elfo di nome… Elfo (Nat Faxon) e un demone dell’inferno chiamato Luci (Eric Andre).
Con il progredire della storia, però, Bean sarà chiamata a confrontarsi con il proprio passato, segnato da un misterioso evento.
Spoiler alert: saltate direttamente al prossimo paragrafo se dovete ancora vedere la prima stagione!
Quando aveva 4 anni, infatti, sua madre, la regina Dagmar (Sharon Horgan) rimase pietrificata dopo aver bevuto una pozione magica. Quando tale incantesimo verrà infine spezzato grazie al sangue e al sacrificio di Elfo, la regina si rivelerà però essere la principale antagonista della serie. Nel corso della seconda parte della prima stagione, dunque, Bean dovrà non solo riuscire a far resuscitare l’elfico amico, ma anche sfidare la madre tanto desiderata e ora temuta. Attraverso di lei, la principessa verrà a conoscenza di un complotto di corte che coinvolge ben più personalità di quanto avrebbe immaginato. Al termine della prima stagione, dunque, non solo la vita di suo padre è in grave pericolo, ma anche la sua e quella dell’intero regno.
Allo stesso tempo, negli corso dei 20 episodi che compongono la stagione, Bean, Elfo e Luci avranno modo di uscire dai confini di Dreamland per scoprire nuovi luoghi di un mondo fino a quel momento soltanto immaginato. Si imbatteranno dunque in foreste stregate e popolate dalle creature più bizzarre, si scontreranno contro ciurme di pirati e andranno fino all’inferno per ricercare ciò che gli occorre per salvare Dreamland. In particolare, però, Bean verrà segnata dal contatto con il regno noto come Steamland, un luogo nettamente più futuristico rispetto a Dreamland, dove si imbatterà in quelli che si riveleranno essere inaspettati rivali e preziosi alleati. Tutte queste esplorazioni le permetteranno di crescere emotivamente e caratterialmente, riportandola infine a casa, dove sarà chiamata ad assumersi le sue responsabilità di erede al trono.
Una storia di una Storia più grande
I primi dieci episodi della seconda stagione di Disincanto rappresentano allo stesso tempo un passo in avanti e uno indietro rispetto a quanto fino ad oggi visto. Come anticipato in apertura, la serie ha da subito presentato una storia costruita seguendo una narrazione di tipo orizzontale, piuttosto che verticale. Questa promette dunque di dar vita ad un filo narrativo da portare avanti per più episodi, contrariamente a quanto fanno I Simpson, le cui storie si esauriscono sempre nel giro di una puntata. Tuttavia, questa premessa è più volte stata smentita nel corso delle due parti della prima stagione. Erano diversi infatti gli episodi che uscivano dal racconto principale per dar vita ad altre, comunque apprezzate e divertenti, situazioni comiche.
Il passo in avanti compiuto con i nuovi episodi disponibili è dunque quello di correggere il tiro a riguardo. Quasi tutti questi, infatti, si concentrano sulla maledizione che si è abbattuta su Dreamland e su ciò che Bean deve ottenere per porvi rimedio. Ciò permette alla serie di ottenere un ritmo più concitato e concentrato, che tiene vivo l’interesse dello spettatore. Allo stesso tempo, però, vi è l’annunciato passo indietro. La serie ha infatti sin dalle sue origini portato avanti un’altra peculiarità: quella di lasciare aperte numerosissime possibilità narrative, presentando sempre più elementi da esplorare in futuro. Ad oggi, però, molti di questi rimangono insoluti e se inizialmente potevano sembrare delle possibilità, appaiono ora delle opportunità perse.
Molti di questi elementi, infatti, promettevano di raccontare elementi nuovi sul passato e sul futuro dei personaggi. Discorsi annunciati ma mai più ripresi. Per quanto manchino ancora dieci episodi prima della probabile conclusione della serie, il timore è quello che Disincanto finisca con l’essere solo un assaggio di una storia più grande, che non si ha però certezza di poter esplorare. Per quanto la visione sia dunque spensierata e divertente (anche se questi nuovi 10 episodi lo sono meno rispetto ai precedenti), lo spettatore potrebbe facilmente sentirsi frustrato dalla quantità di materiale gettato nel racconto e rimasto inespresso. Una sensazione che rischia di distrarre e infastidire.
https://www.youtube.com/watch?v=2XqYpUo2KI8
Con la sua terza parte (la prima stagione è andata in onda in due tranche, proprio come farà la seconda) Disincanto si conferma una delle realtà animate più interessanti presenti sulla piattaforma Netflix. Questo è vero anche al netto delle pecche poc’anzi espresse. Fortunatamente, a compensare a queste ci pensano una serie di personaggi particolarmente brillanti, diverse battute vincenti e un gusto per l’animazione, i colori e la messa in scena che supera anche le precedenti opere di Groening. Se è vero, come annunciato, che la quarta parte dovrebbe essere quella conclusiva della serie, ci si augura che possa compiere quell’ultimo passo in avanti che questa terza non è riuscita del tutto a fare.