Gods Will Fall non è sicuramente il primo e non sarà l’ultimo videogiochi a far avventurare il giocatore in un’impresa che coinvolge uomini e divinità, ma questa esperienza sviluppata da Clever Beans e pubblicata da Deep Silver cerca il suo posto al sole scartando la prosecuzione lineare tipica della maggior parte di queste lotte uomo-dèi e sostituendola con meccaniche roguelike sicuramente inaspettate. Le divinità sono ad attendere che gli uomini arrivino a rivendicare la loro libertà su Xbox One, PC, Nintendo Switch, Stadia e Playstation 4. Ed è proprio su quest’ultima che abbiamo passato una quindicina di ore tra bestie divine, tentativi successivi e un paio di game over imprevisti.
Gli dèi cadranno, gli uomini già cadono
Una umanità assoggettata alle torture dei voleri delle divinità sceglie di ribellarsi e combattere il giogo dei suoi oppressori divini. Gods Will Fall parte proprio da queste nobili intenzioni di rivalsa e dal tentativo dell’umanità di troncare la tirannia divina. Una spedizione punitiva partirà alla volta dell’isola che fa da dimora agli dèi partirà, ma di tante navi solo una arriverà a destinazione con a bordo otto guerrieri celti pronti a dar battaglia. In realtà gli approdi potenziali saranno più di uno poiché la storia si ripeterà ancora, ancora e ancora ogni volta che il gruppo di uomini verrà completamente sterminato dalla potenza delle divinità. Ogni game over comporterà il ricominciare tutta l’avvenuta da capo, perdendo ogni progresso del sofferto pellegrinare sull’isola che fa da aggregatore per i dieci regni/dungeon in cui risiedono gli dèi da sconfiggere.
Il gioco non guida il percorso del giocatore e permetterà di scegliere liberamente l’ordine con cui affrontare i dungeon. Questo però rende la storia come una semplice traccia durante l’avventura arricchita unicamente dalla voce narrante che, in lingua antica (tradotta con testo a schermo in italiano) e con un tono da sibilla, racconta il peregrinare con brevi narrazioni dopo una vittoria o una sconfitta. In alcuni di questi messaggi è racchiuso anche qualche indizio su quale personaggio inviare all’interno del dungeon. Un vezzo che rende il testo più utile da seguire. La longevità è quindi vincolata alla quantità di volte che si verrà completamente sopraffatti e ai successivi tentativi. Una run potrebbe durare cinque-sei ore per i più portati, dieci-quindici per chi non subirà più di una sorte nefasta. Al netto dei tre nuovi dèi e degli altri contenuti aggiuntivi compresi nella Valiant Edition.
Uno alla volta, per la gloria o la perdizione
La scelta dell’eroe da inviare nel dungeon è necessaria poiché ognuna delle aree di gioco va affrontato con solo uno degli otto personaggi disponibili nel party iniziale. Essi saranno diversi per statistiche, abilità e aspetto ogni volta si ricomincerà l’avventura dall’inizio. Le differenza tra un pesante uomo corpulento armato di mazza e una snella donna che brandisce una spada inficeranno notevolmente sul modo di affrontare il dungeon, ma anche sul dungeon stesso. La proceduralità con cui si generano i livelli non farà cambiare loro aspetto o percorso, ma andrà comunque a impattare sul tipo e quantità di mostri che si frapporranno tra l’eroe e il dio di turno. Ogni dungeon sarà un po’ diverso a ogni run offrendo l’imprevedibilità tipica dei roguelike.
Per fortuna il livello di sfida è bilanciato e proporzionato all’equipaggiamento e il tipo di eroe che si utilizzerà. I minion che popoleranno i dungeon non saranno un gran problema a patto di sapersi destreggiare bene con il mix di attacchi pesanti, leggeri, parate e schivate che il gioco permette in combattimento: nulla di complesso, ma si deve fare l’abitudine. L’intelligenza artificiale non è eccessivamente sviluppata e capiterà di sentirsi in difficoltà solo quando ci sarà un gruppo un po’ più nutrito di nemici da abbattere. Discorso simile per i boss/divinità i quali, dopo aver imparato i loro moveset, non saranno difficile sconfiggere.
Gods Will Fall: ruggire per non morire
L’idea migliore del gameplay di Gods Will Fall è rappresentata dal vigore (energia vitale) che si consuma ad ogni colpo ma che può essere recuperata assenstando attacchi e parate che andranno a riempire la barra del vigore con la sete di sangue, che poi diventerà nuova energia vitale dopo aver eseguito un ruggito che darà anche un temporaneo boost alle statistiche del personaggi, in proporzione alla quantità di sete di sangue accumulata. Più si rischierà la sconfitta, più saranno i benefici successivi del ruggito. Ma questo azzardo può portare anche alla sconfitta dell’eroe scelto. Dipartita che tuttavia non corrisponderà ad una morte effettiva, ma a una prigionia nel dungeon dove egli è caduto, la quale può essere spezzata dalla vittoria di un altro dei prodi.
Sconfiggere un dio vorrà dire non solo fare un passo più verso la vittoria finale e il recupero di tutte le ricompense del caso, ma anche avere di nuovo nel proprio gruppo tutti gli eroi caduti in quell’area. Questo sottile schema di gioco risulta molto avvincente per la sua componente strategica. Ci sarà spazio per cambiare tipo di armi a un personaggio, assegnarne di nuove, aggiungere consumabili al risicato inventario per aver bonus aggiuntivi all’occorrenza. Purtroppo però il sistema di ricompense a fine livello e degli oggetti casuali recuperabili in essi è un po’ povero di variabili e di quantità. Il risicato numero di materiale e oggetti rende abbastanza trascurabile il loro impatto effettivo nel gameplay: un peccato veniale comunque. Meno veniale invece è la non chiarissima interazione con l’ambiente che il più delle volte è statico, ma che in alcuni casi può essere effettuata, anche se non si riesce a rendersene conto immediatamente.
Gli déi di pongo
Quello che proprio di Gods Will Fall non convince è il comparto grafico. Gli scenari sono realizzati in modo da sembrare un quadro dipinto con materiche pennellate di colore, che la visuale a volo d’uccello enfatizza. Il colpo d’occhio delle ambientazioni è incantevole. Di contro tutto il resto è davvero molto meno gradevole. I modelli dei personaggi, dei nemici e delle divinità hanno una modellazione molto approssimativa e che ricorda prodotti per nulla attuali. La gestione della luce sulle superfici del viso e dei corpi è molto artificiale, quasi come plastilina, e dà la percezione che il gioco sia stato prodotto almeno una decade fa. Abbastanza anonima anche gli oggetti e le armi che, complice anche la loro ridotta dimensione, rappresentano unicamente dei mezzi più senza carattere né anima.
A complicare l’impatto sensoriale che si ha con Gods Will Fall c’è anche il comparto sonoro con alcune luci e altrettante ombre. Il doppiaggio in lingue norrene (di cui non si comprenderà una sola parola) è piacevole e rende l’immersione nel contesto più forte, ma il mixaggio audio è poco curato. Spesso capiterà di sentire degli stacchi di audio tra le varie tracce musicali che accompagnano le varie fasi di gioco. Non è eccessivamente fastidioso, ma capita più volte che con le cuffie non si riesca a percepire omogeneità di suono.
Gli dèi cadranno alla fine. Basterà un manipolo di otto prodi esseri umani a spazzarli via dai loro reami e liberare l’umanità dal loro gioco di tirannia e sevizie. Ma ci vorrà qualche game over e una discreta dose di capacità di gestire il proprio team di eroi. Gods Will Fall propone delle belle idee che si fanno apprezzare nella sua natura da roguelike. Tuttavia la realizzazione è un po’ incerta soprattutto per quel che riguarda grafica e sonoro. Questo non permette di godere completamente del gioco ma costringe a chiudere un occhio (e un orecchio) su alcuni aspetti. Il divertimento non manca e la sfida ha quel giusto compromesso tra accessibilità e difficoltà. Gli uomini avranno la loro libertà e noi avremo goduto nel dar loro una mano.