La mappa delle piccole cose perfette Recensione: innamorarsi in un loop temporale

Soltanto poche settimane fa ci eravamo entusiasmati con il geniale mix tra romanticismo e risate del fenomenale Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani (2020), una commedia capace di rinverdire il sempiterno tema dei loop temporali, definitivamente consacrato sul grande schermo dal successo di Ricomincio da capo (1993).
Ed è di nuovo il folto catalogo di Amazon Prime Video, che lo propone come original in quanto prodotto direttamente dalla filiera cinematografica di Jeff Bezos, a regalarci un altro titolo che ripercorre lo stesso argomento, abbassando l’età dei protagonisti e ammantando le atmosfere di un taglio più amaro e malinconico, ideale scacciapensieri per gli innamorati di ogni dove.
Basato su una storia breve dello scrittore e giornalista Lev Grossman, che vi ha poi collaborato anche in fase di sceneggiatura, La mappa delle piccole cose perfette è quel toccasana per le giornate uggiose, capace di coniugare un divertito humour dal taglio post-adolescenziale a spunti di riflessioni più profondi sul senso della vita stessa.

La mappa delle piccole cose perfette: giorno dopo giorno

La storia ha inizio con il protagonista maschile Mark, un ragazzo che vive con la madre, il padre e la sorella più piccola. Già dai primi istanti comprendiamo come il ragazzo sia già immerso da diverso tempo all’interno di un loop temporale, giacché è a conoscenza di quanto stia per accadere e prevede ogni singola mossa delle persone con cui si trova a interagire.
Da tempo – o meglio in quel tempo che non scorre mai – Mark sta cercando di conquistare una coetanea alla piscina cittadina, ma tutti i suoi tentativi si concludono ogni volta con un fiasco. Una mattina qualcosa non va però come da lui previsto e una misteriosa bionda cambia l’ormai abituale status quo, intervenendo come una scheggia impazzita nella ripetuta linearità da lui vissuta.
Dopo qualche tentativo Mark riesce così a fare la conoscenza di Margaret, anch’essa bloccata come lui in quella strana condizione e condannata a rivivere sempre lo stesso identico giorno. I due stringono un legame di profonda amicizia e decidono di “andare a caccia” di tutte le piccole cose belle che accadono nel corso di quelle infinite ventiquattro ore, disegnando una mappa al fine di ricordarsele.

Vivi, ama, ripeti

È un film sul lasciar andare, sul distaccarsi dalle certezze ormai consolidate di un mondo prestabilito per avventurarsi nell’ignoto, con tutti i pro e i contro che questo comporta. Sul lasciar andare il dolore – elemento cui ruota attorno gran parte della narrazione, per quanto svelato solamente nel prevedibile, ma coinvolgente, colpo di scena pre-finale – e le paure sul proprio futuro.
Già dal prologo, come vi abbiamo esposto nella sinossi, troviamo una delle due metà di questo cuore spezzato alle prese con quella che è divenuta la sua monotematica realtà e il lungo piano sequenza di poco succedente, con il Nostro che a bordo della sua bicicletta schiva mezzi o aiuta / dileggia i passanti che incrocia sulla sua strada, mette in mostra un’idea stilistica originale e accattivante.
Il regista Ian Samuels aveva esordito con il discreto Sierra Burgess è una sfigata (2018), original della concorrente Netflix, e con La mappa delle piccole cose perfette affina le armi dimostrando di saper gestire bene i toni di un racconto sci-fi in un’ottica giovanilistica e sentimentale, riuscendo a rendere credibile l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti e a offrire un buon numero di emozioni, forse facili ma non per questo meno coinvolgenti. La retorica viene infatti qui sfruttata con intelligenza e il sottotesto romantico è solo uno dei tanti spunti che si intersecano alla perfezione nell’anima della vicenda.
Fin dalla colonna sonora di matrice indie, e anche nella rappresentazione di suddette atmosfere nostalgiche e introspettive, il pubblico appassionato sia di cinema che di videogiochi potrà riconoscere influenze dal primo capitolo di Life is strange, con quel senso di imminente apocalisse privata che caratterizza il duplice percorso compiuto da Mark e Margaret, legati da una crescente amicizia destinata ad evolversi, non senza bruschi scossoni, in qualcosa d’altro.
La sceneggiatura omaggia ripetutamente i classici del filone più o meno recenti, dal già citato giorno della marmotta con Bill Murray fino al fantascientifico Edge of tomorrow – Senza domani (2014) e al visionario I banditi del tempo (1981) di Terry Gilliam, e si riempe di ironia e tenerezza in egual misura, offrendo anche una sana dose di commozione nelle fasi clou, dove la vita e la morte vengono inaspettatamente a contatto in questo reiterarsi apparentemente interminabile.
Se l’approccio di partenza può risultare parzialmente derivativo, possedendo come detto diversi spunti in comune con il di poco precedente Palm Springs, La mappa delle piccole cose perfette trova ben presto la sua strada e ha la fortuna di poter contare su un duo di attori assolutamente in parte per i rispettivi ruoli. Attori entrambi dal roseo futuro, visto che Kyle Allen lo vedremo prossimamente nel remake di West Side Story (2021) diretto da Steven Spielberg e la bella Kathryn Newton – già in Pokémon Detective Pikachu (2019) – è una recente new-entry del cast di Ant-Man and the Wasp: Quantumania (2021), dove subentrerà nella parte di Cassie Lang.

I loop temporali negli ultimi anni ci hanno abituato a tutto e di più, dalle virate in salsa slasher del dittico di Auguri per la tua morte fino al recente delirio romantico di Palm Springs. Proprio con quest’ultimo La mappa delle piccole cose perfette ha diversi punti in comune, prediligendo però atmosfere più melanconiche e amare che fanno da sfondo alla love-story in divenire dei due protagonisti, bloccati in un giorno senza fine che offre interessanti dinamiche a tema.

Voto: 6