Resident Evil Village Recensione: benvenuti nel villaggio degli orrori!

Dopo un lungo percorso di avvicinamento, fatto di demo, di eventi a tema e tante altre iniziative, ĆØ finalmente arrivato il grande giorno: Resident Evil Village ĆØ giunto tra noi. L’ottavo (decimo, in realtĆ , senza contare gli spin-off) capitolo dell’iconica saga di survival horror targata Capcom ha il pesante compito di confermare tutte le buone sensazioni della vigilia e i grandi passi in avanti compiuti dalla compagnia con il settimo capitolo, di cui questo Village ĆØ il sequel diretto. Inutile girarci intorno: sin dalle primissime battute, Resident Evil Village ha subito mostrato di avere un potenziale davvero enorme. Un’ambientazione estremamente affascinante, una storia tutta da scoprire e una schiera di nemici che sembrano fuoriusciti da una moltitudine di romanzi del genere horror sono solo alcuni dei tratti fondamentali di quello che, senza mezzi termini, ĆØ uno dei capitoli più ambiziosi di Capcom, entrata ormai in un periodo di piena fiducia in cui sembra non poter sbagliare nulla (o quasi).

Dopo aver passato diverse ore in compagnia di Ethan, alla ricerca della piccola Rose e delle risposte in merito a ciò che realmente accade nel misterioso villaggio, siamo pronti a darvi il nostro responso che, come immaginavamo, ĆØ sicuramente più che positivo. Però vogliamo subito mettere in chiaro le cose: Resident Evil Village ĆØ il capolavoro assoluto che sembrava destinato ad essere? Probabilmente no, ma ha comunque un peso specifico ed una produzione di primissimo livello. Se siete curiosi di scoprire i motivi di questa affermazione non vi resta che leggere la nostra recensione completa, in cui analizzeremo con calma tutti gli aspetti di una produzione che, senza mezzi termini, si candida come uno dei potenziali giochi dell’anno.

Resident Evil Village: un comparto narrativo di grande spessore

L’aspetto che sin da subito ha suscitato il maggiore interesse dei fan e degli addetti ai lavori sulla produzione ĆØ senza ombra di dubbio quello narrativo e tematico, il vero marchio di fabbrica di un capitolo della saga incredibilmente affascinante e ambizioso. Resident Evil Village ĆØ da considerarsi infatti come uno dei più ā€œpionieristiciā€ prodotti partoriti da Capcom, e lo dimostra sin dai primissimi minuti.

L’ottavo capitolo della saga ĆØ da considerarsi a tutti gli effetti un sequel diretto dell’affascinante Resident Evil 7, il quale ha avuto il grande merito di risollevare un brand amatissimo e longevo, ma pericolosamente avviato verso una strada tutt’altro che solida. Tre anni dopo i terribili e traumatici eventi di Resident Evil 7, Mia ed Ethan Winters si godono finalmente una vita tranquilla e felice. I due vivono ormai in pace in Europa, la meta scelta per gettarsi alle spalle un terribile passato che sembra però in qualche modo destinato a bussare con forza alla loro porta. Dal loro amore ĆØ nata la piccola Rose e, inutile dirlo, la storia ruota proprio intorno alla sua scomparsa, avvenuta nelle fasi iniziali (ma non vi diciamo nĆ© il come, nĆ© il perchĆ©). L’evento, che si abbatte sul giocatore con una violenza incredibile, fa infatti da apripista a quella che ĆØ destinata a rivelarsi una storia in realtĆ  ben più complessa di quel che possa apparire e che sembra andare al di lĆ  di Rose stessa e della sua scomparsa.

Resident Evil Village

La sparizione della bambina, avvenuta dopo il misterioso assedio di Chris Redfield alla casa dei Winters (dettagli giĆ  visti anche nei vari trailer), ĆØ l’incipit narrativo che spinge Ethan, di cui abbiamo giĆ  vestito i panni in Resident Evil 7, ai piedi del villaggio, tanto maestoso quanto spettrale e sepolcrale. Un alone di mistero e di terrore avvolge quello che fino a poco prima era un luogo tranquillissimo, timorato della misteriosa figura di Madre Miranda, venerata come una vera e propria divinitĆ  e considerata una guida spirituale dagli abitanti del posto.

Senza entrare troppo nei dettagli e senza spoilerarvi nulla, vi basti sapere che gli eventi sfuggiranno velocemente dal controllo di Ethan, costretto a fronteggiare pericoli e soprattutto scomode veritĆ  che metteranno a dura prova anche una mente preparata come quella del protagonista, giĆ  comunque fin troppo familiare con quello che ĆØ il concetto di terrore e di impotenza.

ƈ una storia ben impostata, quella di questo nuovo capitolo della saga, che festeggia quest’anno il suo venticinquesimo compleanno, una trama che si incastona alla grande con quello che ĆØ il passato del brand, ampliando l’immaginario di Capcom in modo coerente e sapiente, trasportando il giocatore in un vortice di eventi in continuo divenire. Del resto, era proprio quello che ci auguravamo di trovare: un racconto maturo, ben scritto e narrativamente intrigante, per quanto però alcuni momenti risultino sicuramente meno ispirati, specialmente nella parte centrale dell’avventura. In questi frangenti abbiamo assistito ad un leggero calo della qualitĆ  narrativa, che non ci ĆØ sembrata in linea con la scoppiettante fase iniziale o con quella finale: un finale che riesce a riportare l’asticella qualitativa verso l’alto grazie ad una serie di rivelazioni che faranno letteralmente saltare dalla sedia i fan più accaniti della saga.

Proprio per raggiungere i titoli di coda dell’avventura – a livello di difficoltĆ  Normale – abbiamo impiegato circa 12 ore e mezza, una longevitĆ  sicuramente non esaltante, ma comunque in linea con quelli che sono gli standard della serie. In queste 12 ore abbondanti non abbiamo soltanto ā€œvissutoā€ sulla pelle il villaggio e i suoi misteri, ma anche e soprattutto abbiamo imparato a conoscere quelli che sono i suoi terribili abitanti. Resident Evil Village può vantare un ā€œcastā€ di primissimo livello, in cui in particolare gli antagonisti (non tutti allo stesso modo, sia chiaro) raggiungono vette qualitative probabilmente mai toccate finora.

Resident Evil VillageResident Evil Village: la forza del character design

ƈ proprio questo, e non avevamo molti dubbi al riguardo, l’aspetto più riuscito dell’intera produzione: il character design. Resident Evil Village ha il grande merito di portare su schermo, oltre ad una gran bella storia, anche un nutrito numero di personaggi, antagonisti per la maggior parte, di primissimo livello. Del resto, una buona storia non ĆØ una buona storia senza un villain di un certo spessore e Resident Evil Village, da questo punto di vista, non ha niente da invidiare a nessuno. Anzi! Attenzione però: non fate l’errore di ā€œridurreā€ il tutto alla splendida Lady Dimitrescu e alle sue affascinanti e letali figlie, perchĆ© rischiereste di sminuire il grande lavoro svolto da Capcom nella creazione di antagonisti affascinanti e ricchi di carattere tanto quanto la bella ā€œvampiraā€. Oltre alle sopracitate esponenti della famiglia Dimitrescu e alle orribili creature che popolano il castello, giĆ  conosciute nella demo, il ā€œbestiarioā€ di Resident Evil Village si amplia con una quantitĆ  di creature incredibilmente affascinanti e soprattutto egregiamente contestualizziate con la loro area di appartenenza.

Tale cura nella realizzazione delle creature, tra le più ispirate della storia del franchise e se vogliamo anche un po’ il simbolo della maturitĆ  di Capcom, si amplifica analizzando anche gli altri villain, i cosiddetti ā€œquattro signoriā€ – che richiamano un po’ From Software e il suo lavoro – che insieme a Lady Dimitrescu controllano il villaggio e i suoi abitanti. Proprio la signora del castello, ad esempio, confermando in parte la sua natura di ā€œTyrantā€ di questo nuovo capitolo, assume il ruolo di presenza opprimente e onnipresente per buona parte dell’esplorazione del castello, accompagnata dalle sue figlie, confermando cosƬ quelle che erano le sensazioni della vigilia, per quanto alcune scelte di scrittura ci hanno lasciato un pochino di amaro in bocca. Lady Dimitrescu ĆØ un villain affascinante, diverso, ma allo stesso tempo risulta un personaggio meno centrale di quanto si potesse immaginare all’inizio, per quanto la sua concezione e il suo sviluppo siano squisitamente coerenti. In ogni caso non vogliamo davvero spiegarvi le motivazioni di questa affermazione, lasciandovi il piacere della scoperta assolutamente immacolato.

Resident Evil Village

Discorso analogo per gli altri lord, anche se bisogna ammettere che non tutti quanti godono dello stesso ā€œtrattamentoā€. Le oscure figure che controllano il villaggio sono affascinanti e allo stesso tempo inquietanti, e ognuna di loro viene sorretta da un background narrativo complesso e variegato, ma sempre coerente e perfettamente contestualizzato. Esplorare la mente di Heisenberg, di Moreau o della bella Donna Beneviento ĆØ un viaggio tortuoso ma anche appagante, poichĆ© ognuno di loro rappresenta perfettamente i pezzi di un puzzle che si compone passo dopo passo, con qualche piccola sbavatura, ma mantenendosi sempre su livelli qualitativi importanti.

Il dolore, l’invidia, l’ira, sono tutte emozioni che muovono le azioni dei signori, che per certi versi si mostrano più umani di quanto possa sembrare. ƈ proprio questo aspetto a rendere i villain di Resident Evil Village in qualche modo speciali, perchĆ© se da un primo approccio appaiono delle entitĆ  senza emozioni e spinte solo dalla voglia di distruggere e far male, in realtĆ  nascondono ramificazioni ben più marcate.

Tutto questo e forse anche di più si cela dietro a quello che ĆØ un altro dei villain destinati a rimanere nella storia del brand, ossia Madre Miranda, la donna tanto osannata dagli abitanti del villaggio e più volte menzionata durante le prove avute col gioco in precedenza. Senza entrare nello specifico, vi anticipiamo che ella avrĆ  un ruolo molto importante nella storia non soltanto di questo capitolo, ma più in generale con tutto ciò che ĆØ legato all’universo coniato da Capcom ormai più di un ventennio fa.

Anche i ā€œbuoniā€, comunque, hanno avuto un ruolo importante nella storia e, per quanto soltanto abbozzata, la scrittura dei loro dialoghi ci ha comunque convinto, “avvicinandoli” al giocatore e ampliando il loro background narrativo.

Resident Evil VillageIl gameplay: nuovo e vecchio vanno a braccetto!

Se da un punto di vista narrativo e tematico il titolo si mostra desideroso di osare e di spingersi verso orizzonti mai toccati finora, lo stesso si può dire soltanto in parte da un punto di vista del gameplay e delle dinamiche di gioco. Il titolo infatti si presenta come una naturale evoluzione del precedente capitolo, con diverse novitĆ  interessanti e inserite con perizia nelle dinamiche di gioco. Pad alla mano, infatti, il titolo offre – in larga parte – quelle stesse sensazioni giĆ  assaporate nel viaggio nella Villa Baker, con l’aggiunta però di diverse novitĆ  molto interessanti. Per darvi un’idea di quanto visto, vi basti sapere che anche da questo punto di vista, il nuovo capitolo della saga si rifĆ  con grande amore a quello che ĆØ stato il quarto capitolo, da cui non eredita soltanto in qualche modo il setting, ma anche alcune delle dinamiche ludiche più interessanti.

Per prima cosa, in Resident Evil Village ritorna con grande gioia degli appassionati quella sorta di vena ā€œruolisticaā€ giĆ  vista proprio nel quarto capitolo della saga, che consente ai giocatori di potenziare il proprio alter ego grazie ai servigi del ā€œDucaā€, una figura misteriosa che accompagnerĆ  il protagonista per praticamente tutto il gioco. CosƬ come il famosissimo mercante di Resident Evil 4, egli offre al nostro Ethan un importantissimo supporto, dandogli la possibilitĆ  di sbloccare – in cambio di Lei (la valuta del gioco) – nuove armi, modifiche, munizioni e consumabili vari, oltre alla possibilitĆ  di migliorare non solo il proprio arsenale ma anche le caratteristiche fisiche di Ethan.

I servigi del Duca si ampliano con il passare del tempo e con l’avanzamento della storia, e diventano fondamentali in alcune sezioni specifiche, sezioni in cui essere sprovvisti di un buon arsenale potrebbe non essere una scelta particolarmente vincente. A questo proposito, si lega con forza quello che ĆØ il secondo punto più importante dedicato all’analisi del gameplay di questo Resident Evil Village, ossia il livello di sfida. Poco fa parlavamo della necessitĆ  di sfruttare i servigi del Duca per un avanzamento più agevole, ma questo non rappresenta una veritĆ  assoluta, per diverse ragioni. La prima ĆØ legata fortemente al livello di sfida generale del titolo, il quale si dimostra in più di un’occasione altalenante e, se vogliamo, non esattamente proibitivo, specialmente al livello di difficoltĆ  Normale, quello cioĆØ scelto da noi per la prima run.

Resident Evil Village

Con questo settaggio, infatti, ci siamo ritrovati in difficoltĆ  veramente pochissime volte in tutta l’avventura, forse soltanto proprio alla fine o nelle battute iniziali, due punti nevralgici di un viaggio comunque ricco di pericoli. CosƬ come nel quarto capitolo, continuando con le similitudini, il villaggio (ma non solo) ĆØ un luogo ricco di nemici e proprio la presenza massiva di tante minacce ha dato il “la” all’inserimento di alcune dinamiche molto interessanti, pensate apposta per agevolare in qualche modo gli scontri più complessi. In Resident Evil Village ĆØ infatti possibile utilizzare alcuni elementi ambientali, come ad esempio mobili e scaffali, per potersi barricare in casa e affrontare cosƬ i nemici in maniera più tranquilla, cosƬ com’è stata introdotta la possibilitĆ  di utilizzare sacchi di farina (cosa giĆ  vista nelle demo) per accecare i nemici e stordirli temporaneamente. Purtroppo, però, queste dinamiche hanno perso di mordente con il passare del tempo, inevitabilmente. Alla difficoltĆ  da noi selezionata per la prima avventura, infatti, non abbiamo praticamente mai sentito il bisogno di sfruttare queste dinamiche, poichĆ© i nemici, seppur quasi sempre numerosi, sono risultati nel complesso arginabili e meno coriacei del previsto nella maggior parte dei casi.

Questo si palesa ancor di più tenendo conto dell’intelligenza artificiale di essi, in veritĆ  fin troppo statica e in alcuni casi deficitaria. Senza entrare troppo nello specifico, ci siamo ā€œdivertitiā€ a sfruttare le safe room per controllare il livello di arguzia con cui sono stati programmati i nemici, per scoprire, purtroppo, che da questo punto di vista si poteva fare decisamente di meglio. Ciò sicuramente vanifica in parte quella sensazione di impotenza che pervade il giocatore sin dalle primissime battute, una sensazione che sbiadisce col passare delle ore, fino ad arrivare in un punto in cui le parti sembrano quasi invertirsi. Chiaramente, il tutto si sente molto di meno ai livelli di sfida più elevati. Sia chiaro: purtroppo l’intelligenza artificiale dei nemici, anche di quelli più importanti intendiamo, non si evolve più di tanto, ma la natura più coriacea e aggressiva di quest’ultimi rende obbligatorio (o quasi) un approccio alle battaglie più tattico e strategico, che si sposa decisamente meglio con tutte le dinamiche introdotte di cui vi abbiamo parlato poco fa, anche se soltanto in parte.

La quantitĆ  di luoghi in cui ĆØ possibile sfruttarle ĆØ infatti molto limitata e, complessivamente, ci ĆØ apparsa una dinamica introdotta in maniera troppo superficiale. Inoltre, vogliamo dedicare due secondi al ā€œgrande assenteā€ di questo Resident Evil Village: la tanto amata cassa oggetti (o deposito). Gli sviluppatori hanno deciso infatti di dare al giocatore un inventario sin da subito più generoso in termini di spazio, rimuovendo però definitivamente una delle dinamiche più longeve della saga.

Infine, vogliamo parlarvi di un’altra piccola chicca che sicuramente farĆ  la felicitĆ  dei giocatori di vecchia data. In apertura vi abbiamo parlato più volte (con giuste motivazioni) delle similitudini tra il quarto capitolo della saga e questo Resident Evil Village, similitudini che si avvertono anche sul piano contenutistico. Non vogliamo anticiparvi come e quando, ma all’interno del titolo di Capcom fa ritorno la modalitĆ  Mercenari, introdotta proprio con Resident Evil 4 (e poi rivista nel quinto capitolo) e che ha sempre scaturito un grande interesse nei giocatori.

E, invero, non vogliamo nascondervi che la possibilità di divertirsi trucidando orde di Lycan, con la possibilità di sfruttare timer up e power up vari ci ha ha strappato più di qualche sorriso, per quanto queste tipologie di mini-giochi rischiano di cadere nella noia molto rapidamente. Va detto che comunque è possibile cimentarsi in sfide sempre più ostiche, cosa che potrebbe rendere la longevità della modalità in questione sicuramente più intrigante.

Level design, esplorazione, enigmi ambientali

Tutto questo discorso si lega profondamente anche con il secondo punto fondamentale relativo al gameplay: il level design e il fattore esplorazione. Resident Evil Village, sotto questo aspetto, strizza un po’ l’occhio ai lavori di From Software, portando su schermo una mappa caratterizzata da un level design in alcuni casi veramente magistrale. Scorciatoie, porte da sbloccare, segreti da trovare: l’esplorazione ĆØ un elemento letteralmente fondamentale della produzione, anche perchĆ© molto remunerativo in termini di oggetti utili come consumabili e materiali di produzione. ƈ proprio per questo motivo che prima vi parlavamo di poche ragioni per sfruttare le nuove dinamiche introdotte.

Esplorando bene (cosa ovviamente consigliata) vi accorgerete presto della generositĆ  con la quale ĆØ possibile trovare i vari materiali di produzione e i consumabili stessi, anche se anche quest’ultimo elemento ĆØ legato certamente al livello di difficoltĆ  selezionato. Ad onor del vero ci ĆØ apparso tutto un tantino più reperibile rispetto al capitolo precedente, in cui, vuoi anche per una diversa conformazione delle mappe e del level design, il tutto era più ā€œchiusoā€ su se stesso. Va da sĆ© che la vastitĆ  e la densitĆ  delle aree sia uno degli aspetti più interessanti della produzione, che gioca proprio fortemente sul level design e sul puzzle-solving in più di un’occasione. Spesse volte ci siamo trovati di fronte alla necessitĆ  di risolvere enigmi per poter proseguire, specialmente nella prima metĆ  del gioco, enigmi in veritĆ  nella maggior parte dei casi di media difficoltĆ , con qualche piccolo acuto in sporadici casi ma sempre tutto sommato gestibili.

Quello che ci ha convinto ĆØ comunque la contestualizzazione di questi ultimi, sempre coerenti e calzanti, mai banali e soprattutto mai frustranti. Tornando al discorso del level design, ĆØ impossibile non menzionare una delle aree giĆ  ampiamente mostrate da Capcom: il castello. Muoversi per la tanto splendida quanto inquietante location ha avuto un sapore particolarmente dolce proprio grazie ad una realizzazione strutturale per lunghi tratti encomiabile, che proprio contestualmente alla sua natura di luogo di orrori e tortura fa della necessitĆ  di muoversi per shortcut e della ricerca di una via ā€œsecondariaā€ i propri punti di forza più evidenti, e non c’è niente di più bello del ritrovarsi, ad esempio, ad inizio mappa, magari dopo aver raggiunto una determinata area avanzata e sbloccato un passaggio segreto o una porta che inizialmente ci appariva caratterizzata da quella scoraggiante, ma allo stesso tempo ottimistica, scritta ā€œChiusa dall’altro latoā€.

L’esplorazione viene poi “agevolata” dalla meccanica cromatica relativa alla mappa, giĆ  vista nei Remake di Resident Evil 2 e 3. Dando uno sguardo alle aree ĆØ possibile capire, in base al colore blu o rosso, dove si ĆØ giĆ  stati e dove no e soprattutto dove ci possa essere sfuggito qualche dettaglio, con conseguente necessitĆ  di tornare sui propri passi per essere sicuri di non aver lasciato veramente nulla sul proprio cammino.

Resident Evil Village: tecnica e realizzazione

Non vogliamo girarci troppo intorno: artisticamente e a livello di ispirazione estetica, Resident Evil Village ĆØ un vero e proprio tripudio sensoriale. Sin dalla primissima area, passando poi per quelle successive, l’opera di Capcom trasuda carisma e amore per i fan (e per la saga) da ogni singolo poro. La rappresentazione del villaggio, cosƬ oscuro nella sua ā€œnormalitĆ ā€, la cui quotidianitĆ  viene spezzata dagli eventi, trasformandolo cosƬ in un silente luogo di morte e disperazione, risulta assolutamente magistrale e contribuisce appieno ad amplificare tutte quelle che sono le emozioni e le sensazioni trasmesse dal gioco.

Resident Evil Village ĆØ infatti molto più del castello, intravisto ampiamente nelle demo rilasciate dal publisher, il luogo più iconico di una produzione che in veritĆ  si spinge verso vette incredibili, legandosi però con grande cura e tradizione a quelle che sono le origini della serie. Pur trovandosi in luoghi ben diversi da quelli a cui siamo abituati, l’Europa dell’Est ritratta da Capcom ĆØ spaventosamente legata al passato della saga, anche a livello artistico, e ciò risulta un ulteriore tassello nella costruzione di un piccolo capolavoro.

Resident Evil VillageIl fatto poi che a livello puramente tecnico il tutto sia supportato da una qualitĆ  audiovisiva imponente ĆØ un plus da non trascurare. Anzi. La versione PlayStation 5 da noi testata ci ha infatti convinto su quasi tutta la linea, grazie ad una realizzazione per certi versi encomiabile, capace di sfruttare sapientemente la potenza dei nuovi hardware. Sia chiaro, la natura cross-gen del titolo ĆØ evidente se si vanno ad analizzare elementi come l’interazione ambientale o la distruttibilitĆ , ancora fortemente legati al passato del medium videoludico, ma si tratta comunque di dettagli di minor conto, specialmente contestualizzati con la natura del titolo.

Parlando di dettagli più ā€œtecniciā€ Resident Evil Village offre una pulizia ed una nitidezza dell’immagine di primissima qualitĆ , in realtĆ  giĆ  splendide anche nel precedente capitolo ma che qui, giocoforza, si elevano ad un livello superiore. L’utilizzo del ray tracing e dell’HDR rende la qualitĆ  dell’immagine un vero e proprio trionfo cromatico, anche nelle sezioni più ā€œoscureā€, in cui ĆØ comunque possibile ammirare la resa tecnica del prodotto. Ci hanno lasciato un grandissimo senso di appagamento alcuni elementi in particolare, come ad esempio i particellari del fuoco o gli splendidi giochi di luce (aiutati da alcune aree, come ad esempio il castello), con cui ĆØ possibile ammirare tutta l’abilitĆ  di Capcom nello sfruttare le peculiaritĆ  di PS5. Ciò viene impreziosito anche, banalmente, da una natura ā€œsenza filtriā€ del gioco, il quale si mostra senza freni per quanto riguarda la gestione di elementi quali il sangue, la violenza, conseguenze obbligatorie dei continui scontri a cui il protagonista ĆØ sottoposto.

Il tutto, chiaramente, si unisce ad una fluiditĆ  dell’azione praticamente al top, con un frame-rate solidissimo sui 60 fps che soltanto raramente ha dato qualche piccolo segno di incertezza, specialmente in alcune sezioni specifiche.

Il vero ā€œcampioneā€ del comparto tecnico, dal nostro punto di vista, ĆØ il sound design. Ogni rumore di ogni area sembra essere riprodotto con una cura maniacale, soprattutto perchĆ© ciò diventa anche un importante elemento di gameplay, in più di un’occasione. Gli orrori del villaggio sono ancor più tali grazie proprio all’ottima gestione dei suoni ambientali (ma non solo), i quali contribuiscono attivamente anche alla natura da jump scare del titolo, ma non soltanto. Più volte ci siamo fermati ad ascoltare ciò che il castello sembra ā€œdireā€, cosƬ come le sue perfide abitanti, perdendoci spesso anche nello splendido doppiaggio italiano, sicuramente non ai livelli di quello originale ma comunque molto valido.

In chiusura, legandoci al comparto sonoro, non possiamo non menzionare la magnifica soundtrack che accompagna questo Resident Evil Village e il viaggio di Ethan, e che conferma ancora una volta lo splendido gusto degli sviluppatori sotto questo aspetto a cui ci aveva giƠ abituato ampiamente lo scorso capitolo, portando avanti cosƬ una tradizione che speriamo possa durare a lungo.

Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, PC, Google Stadia

Sviluppatore: Capcom

Publisher: Capcom

Resident Evil Village ĆØ il coronamento di un percorso di cambiamento e di maturazione intrapreso da Capcom con il precedente capitolo della saga. Per quanto alcuni aspetti ci hanno sicuramente convinti di meno, ĆØ impossibile non apprezzare il grande lavoro svolto dalla software house nipponica nel coniare un universo tanto sfaccettato e variegato, impreziosito da un character design semplicemente imponente. I villain di Resident Evil Village sono tra i più preziosi della storia del medium videoludico, cosƬ come la storia, per quanto priva di colpi di genio particolari, che riesce a unire alla perfezione passato, presente e futuro del brand in maniera più che intelligente. Anche le varie modifiche apportate al gameplay ci hanno lasciato delle buone impressioni, per quanto alcune dinamiche potevano essere sfruttate in maniera più sensibile. Quello che ci ha convinto di meno sono il livello di sfida e l’IA dei nemici, che soprattutto a difficoltĆ  Normale hanno mostrato i limiti di una produzione che, in fin dei conti, ĆØ ancora legata alla sua natura cross-generazionale. Peccato anche per alcune sezioni del gioco, sicuramente meno ispirate di altre, ma che nel complesso non inficiano la qualitĆ  complessiva di un prodotto dal valore produttivo indiscutibile. Insomma: se siete appassionati del brand, e soprattutto fan della prima ora del marchio Resident Evil in generale, questo Resident Evil Village saprĆ  coccolarvi per bene, raccontandovi una storia che difficilmente dimenticherete.

VOTO: 9.2

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.