Un anno fa, mancava poco più di un mese a quello che è finito col diventare il gioco più premiato di tutti i tempi: The Last of Us Parte II. Chi l’avrebbe mai detto che, a distanza di così poco tempo, si sarebbe risollevato un polverone nella community dei giocatori intorno al franchise di Naughty Dog, ma con un “ritorno al passato”? Già, perché nell’immediato futuro dello studio di Sony non ci sarebbe al momento il progetto di una Parte III (alla cui trama Neil Druckmann sta già lavorando), bensì un remake del primo capitolo, che ha visto la luce appena 8 anni fa. Mentre tutti noi rimaniamo in attesa di conferme ufficiali, occorre fermarsi un attimo a riflettere sulla questione per tentare di rispondere alla fatidica domanda: c’è davvero la necessità di un The Last of Us Remake?
The Last of Us Remake: tutta colpa di Bloomberg
Per comprendere al meglio la faccenda, occorre fare un riepilogo di come sia emersa la notizia di un remake delle avventure di Ellie e Joel. La scintilla che ha acceso la fiamma proviene da rumors sollevati da un report di Jason Schreirer, noto – e discusso – giornalista di Bloomberg, nel quale veniva affermato che The Last of Us Remake per PlayStation 5 era attualmente in sviluppo presso Naughty Dog. La produzione, in realtà, era stata precedentemente affidata al Visual Art Service Group, un team “segreto” che aiuta nell’ombra Sony nelle produzioni dei suoi titoli più importanti (come Uncharted e Spider-Man), per poi passare alla fine nelle mani di Naughty Dog, che non ha esitato nell’accettare: questa scelta avrebbe portato, poi, allo smantellamento del team mai del tutto riconosciuto da Sony. La decisione di quest’ultima di affidare l’incarico all’Alma Mater della serie, sempre secondo Schreirer, sarebbe dipesa dal fatto che lo studio al momento non aveva niente di meglio su cui concentrarsi completamente, visto che tutti gli altri progetti si trovavano ancora nella fase di pre-produzione. Tra l’altro, questa sarebbe stata una buona occasione per Naughty Dog di familiarizzare con l’hardware next-gen, visto che sarà PlayStation 5 il loro futuro campo di battaglia. Perché, dunque, tanto scalpore?
Ritorno al passato con uno sguardo al futuro: remastered e remake
Era il 14 giugno del 2013 quando The Last of Us faceva il suo ingresso come esclusiva per PlayStation 3, conferendo un inaspettato splendore ad una console che ormai andava incontro al termine del suo ciclo di vita e che, fino a quel momento, non era riuscita a riprendersi il trono dal quale era stata spodestata tanto dalla Xbox 360 di Microsoft quanto dalla Wii di Nintendo. L’action-adventure dall’atmosfera horror di Naughty Dog, attingendo a tutta la potenza possibile della vecchia console targata Sony, sfoggiava una grafica sbalorditiva per l’epoca e una storia che, pur presentando la fin troppo consueta ambientazione in un mondo post-apocalittico, riusciva a toccare nel profondo i giocatori, in maniera del tutto inaspettata e totalmente in contrasto con il gameplay all’insegna della violenza e delle sparatorie che caratterizza tutto il gioco. Questo perché, dietro al racconto dello spietato istinto di sopravvivenza, si cela quello di un semplice amore tra un uomo da anni dilaniato dalla perdita della sua unica figlia e una ragazzina che aveva già visto andar via tutti coloro a cui voleva bene, ma che è riuscita a trovare tra le macerie della devastazione la figura paterna che cercava. Un sentimento tanto forte e reale da non aver paura di sfociare nell’egoismo, donandoci così un finale che ci ha scaldato il cuore e lasciato un sorriso. Un successo da parte di critica e pubblico che ha portato l’anno seguente alla remastered per la fresca PlayStation 4: una versione “ripulita” e migliorata, caratterizzata da texture più definite e una maggiore risoluzione e che si dimostrava in grado di scatenare il medesimo incanto della sua veste sorella anche nei possessori dell’allora ultima console di Sony. Ma l’inarrestabile Naughty Dog sapeva come attrarre anche chi aveva già avuto modo di giocare il titolo per PlayStation 3, per questo incluse nella remastered un contenuto inedito, Left Behind, che ci aveva regalato qualche ora di gioco in più nei panni di Ellie.
Si è trattato, dunque, di una rivisitazione in termini grafici e di prestazione, che ha mantenuto di fatto inalterate le componenti dell’opera. Il discorso, però, si fa diverso quando si parla del remake: esso, infatti, consiste nello sviluppo da zero di un gioco uscito precedentemente per renderlo compatibile con gli standard attuali e in grado di competere così con i titoli del momento. Generalmente investe titoli di vecchia data che sono stati in grado di lasciare un segno, a loro tempo, nella game-industry, ma il cui stato “obsoleto” risulta difficile da comprendere e apprezzare ai giocatori più giovani di oggi, abituati a qualità e generi del tutto diversi. Perle come Final Fantasy VII, Demon’s Souls o Resident Evil 2 sono andati incontro ad una vera e propria rinascita, sotto la spinta ovviamente dei grandi del settore, che hanno visto nei remake una fonte di guadagno grande e sicura. Nel caso specifico di The Last of US, di gran lunga più recente rispetto agli esempi riportati, si tratterebbe di adeguare la grafica del primo capitolo a quello del secondo, tramite l’utilizzo dello stesso motore grafico potenziato di quest’ultimo, e di apportare modifiche al gameplay, ritenuto un po’ l’elemento debole della Parte I, per conferirgli quella fluidità e varietà che, durante le sessioni di gioco della Parte II, ha saputo tenerci incollati allo schermo ed arricchire la nostra sfida con una grande dose di divertimento.
Sogni americani e IA: cosa spettarsi
Eppure, manca ancora quel qualcosa in più che possa giustificare a tutti gli effetti l’esigenza di un remake. A questo punto, l’unica ipotesi plausibile è che il team di Naughty Dog voglia ricorrere alla stessa strategia della remastered, ampliando ulteriormente la storia originale. Un piccolo spunto può esserci fornito da The Last of Us American Dreams, tradotto in italiano con Il Sogno Americano. Per chi non lo sapesse, si tratta di un fumetto scritto e disegnato a sei mani da Neil Druckmann, Faith Erin Hicks e Rachelle Rosenberg, e che è uscito in più parti nel corso del 2013 (qui potete acquistare la versione completa uscita lo scorso anno): costituisce un vero e proprio prequel della Parte I e permette di gettare un breve sguardo al passato di Ellie prima del suo incontro con Joel. Quella del remake, dunque, potrebbe essere l’occasione perfetta per inserire nel gioco ri-sviluppato gli eventi narrati in quelle pagine, ampliando di gran lunga il quadro offerto da Left Behind. In questo caso, però, occorrerà calibrare perfettamente l’aggiunta di contenuti inediti, per evitare che questi finiscano con lo stravolgere totalmente la natura dell’opera originale, dando così vita a qualcosa di veramente “nuovo”.
Un altro aspetto che potrebbe apparire marginale se confrontato con le novità riportate sopra che potrebbero trovare spazio, ma che comunque è dotato di pari importanza, riguarda l’IA dei nemici. The Last of Us Parte II presenta indubbiamente una delle migliori IA in circolazione: Iene, Lupi, Infetti ci hanno dato più e più del filo da torcere – a qualunque difficoltà stessimo giocando – soprattutto per il loro agire in sincronia, in maniera del tutto realistica e intelligente, dai combattimenti corpo a corpo alle fasi stealth. C’è dunque molta aspettativa su questo elemento che siamo quasi del tutto sicuri che farà la sua comparsa nella lista delle migliorie volute dal – presunto – remake del primo capitolo della serie. Ma al momento queste rimangono semplici congetture per tentare di comprendere come possa essere arricchito ulteriormente un prodotto che ancora oggi, nonostante le piccole imperfezioni, è ancora capace di esprimere al massimo tutto il suo potenziale, nonostante i passi avanti compiuti nel settore gaming siano stati tanti. Eppure, in fondo, permane ancora il desiderio di preservare quell’opera che, fin dalla sua prima apparizione, ha lasciato un’impronta indelebile tanto nell’industria quanto nei giocatori, soprattutto nel loro modo di intendere e giocare un videogioco.
In conclusione, l’avventura di Ellie e Joel non è ancora così datata da giustificare né tantomeno suscitare l’esigenza di un suo remake. Tuttavia, ciò potrebbe rappresentare un’opportunità per Naughty Dog di arricchire il gioco originale, magari ampliando la storia di alcuni personaggi prima degli eventi principali narrati, e implementando le meccaniche di gioco della Parte II che tanto ci hanno deliziato. Ma l’urgenza non sussiste. Forse The Last of Us Remake può attendere ancora un po’ di tempo. Forse perché in primis siamo proprio noi stessi, “gli ultimi rimasti” della generazione PlayStation 3 che hanno avuto l’onore e il piacere di giocarlo fin da subito, ad aver bisogno di più tempo. Per adesso navighiamo ancora nel limbo, in cerca di quella luce che, siamo certi, arriverà presto a fare chiarezza. Chiudiamo con un interrogativo legato al nome del gioco: Naughty Dog opterà per The Last of Us, The Last of Us Remake, oppure un più affascinante The Last of Us Part I?