Rust Console Edition Recensione: spirito di sopravvivenza

Rust Console Edition

Il tempo è una di quelle variabili molto strane nella vita degli esseri umani. Non ci si ferma mai abbastanza a pensare a quanto le cose cambino con il correre degli anni. E poi un giorno, d’improvviso, pensate a una data, e vi accorgete che è passato quasi un decennio, che il mondo non è più lo stesso, che tutto è cambiato. Per esempio pensate al 2013. Non sembra un anno tanto lontano in fondo no? Eppure è l’anno dell’abdicazione di Benedetto XVI, di Giorgio Napolitano presidente della Repubblica, della morte di Nelson Mandela e Paul Walker. Ed è anche l’anno dell’uscita, su Steam, di Rust.

Esperimento intrigante di Facepunch Studios e Double Eleven, Rust non ebbe bisogno di molto tempo per diventare uno dei maggiori successi sulla nota piattaforma di gaming. E uno degli ingredienti di questo successo stava nella sua sostanziale unicità. Perché di Rust è difficile persino andare a definire il genere: è un first-person shooter, ma è anche un battle royale, uno strategico ma pure un sandbox, con qualche elemento di gestionale, qualcosa preso a prestito dagli RPG, e molti aspetti del survival. Un mix indistricabile che ha fatto la fortuna del titolo di casa Facepunch Studios, e che è finalmente approdato anche su PlayStation 4 e Xbox One, lo scorso 21 maggio, con la sua Console Edition. Noi siamo andati a scoprirlo per voi, giocandolo su Xbox One.

RustRust Console Edition: la lotta per la vita

Immaginate di svegliarvi in riva a un mare ghiacciato, a -15 gradi Celsius di temperatura, vestiti solo dei vostri indumenti intimi. Accanto a voi non c’è nulla se non sabbia, neve e pietre. Non sapete perché siete lì, non sapete come orientarvi, non sapete cosa fare. Beh, è precisamente così che inizia Rust. Ex abrupto, dal nulla, mettendovi immediatamente di fronte a una realtà dura e selvaggia in cui la parola chiave è sopravvivere. E, come scoprirete, per sopravvivere in un ambiente ostile c’è bisogno di molto più che trovare un’arma e andare avanti col coltello tra i denti in un tripudio di headshot e massacri alla Rambo.

Per sopravvivere è necessario scaldarsi, bere, mangiare, stare riparati, avere un rifugio, difendersi dalle bestie feroci e da qualsiasi essere umano ostile che possa aggirarsi nelle vicinanze. Il mondo di Rust è difficile e punitivo come lo sarebbe la realtà, e proprio come la realtà tende a gettarci nella mischia senza grosse spiegazioni e senza alcuna preparazione. Nessun tutorial, nessuna presentazione, nessuna indicazione di quale tasto serva a fare cosa. Solo la cruda esperienza diretta, che implica, ovviamente, fallimento. Solo così si può andare avanti in Rust: sbagliando, cadendo, venendo derubati, morendo miseramente sotto i colpi di un avversario e tra le fauci di qualche bestia selvaggia, o avvelenati di radiazioni, o di sete, di freddo, di fame.

Come diceva il titolo di un vecchio film, c’è almeno un milione di modi per morire in questo gioco, il che significa perdere tutti i propri progressi, e dover riiniziare praticamente da capo, solo con quel poco di esperienza in più necessaria per andare avanti. Per molti giocatori può rappresentare una sfida ed essere l’elemento in più che li fidelizza al gioco. Per altri invece è soltanto frustrante ed è proprio l’aspetto che li fa disconnettere per non tornare mai più. Di certo il titolo di Facepunch non fa alcun tipo di compromesso e procede dritto per la sua strada, senza preoccuparsi delle defezioni.

Rust non prevede missioni, obiettivi, checkpoint di salvataggio. Non c’è una storia da seguire, ordini da portare a termine. C’è soltanto la brutale necessità di rimanere in vita. Una primordiale lotta per la sopravvivenza in un mondo che sembrerebbe riduttivo definire devastato. Dovrete costruire rifugi instabili su un terreno fatto di permafrost indurito, cercare legname, cibo e acqua potabile, evitando, se possibile, di rimanere vittime delle radiazioni. Insomma, esattamente come se vi perdeste davvero in un bosco, dovrete fare attenzione a mille piccoli particolari, ognuno dei quali potrà portarvi al successo o precipitarvi nella sconfitta. Il risultato è che, per essere un FPS, in Rust si spara relativamente poco, e si lavora tantissimo sugli altri aspetti, dalla ricerca di risorse al furto. Sono tante le abilità che potrebbero salvarvi la vita, e non necessariamente il combattimento rientra tra queste.

Esattamente come spiegava il personaggio di Haymitch nel primo Hunger Games (che, tra l’altro, precede la data d’esordio di Rust di un solo anno), il freddo, la fame, la sete, la disidratazione uccidono quanto un coltello ben affilato o una pistola. La sola differenza tra l’arena dei Giochi e questa sua perversa versione post-apocalittica, è che piacere al pubblico non vi garantirà nessun tipo di aiuto o di supporto. Tutto è nelle vostre mani: quale sarà la strategia più giusta? Questo potrete deciderlo solo voi (ma, a titolo informativo, le mie strategie non si sono mai rivelate dei grandi successi).

Da una piattaforma all’altra

Rust

Rust è stato ottimizzato su console oltre otto anni dopo il suo esordio originale, ma a giocarlo ci si potrebbe quasi chiedere perché ai ragazzi di Facepunch e di Double Eleven ci sia voluto tanto. Il port del titolo sulle console current-gen ha una fedeltà all’originale per PC che è quasi maniacale, e le meccaniche di gioco sono state traslate sui controller con discreto successo (anche se chiaramente qualche dinamica risulta meno fluida qui che usando tastiera e mouse).

Intelligente è stata la scelta di Facepunch di limitare il cross-play di questa Console Edition soltanto alle due versioni per PlayStation 4 e Xbox One. Aprire a scontri incrociati tra giocatori su console e giocatori su PC avrebbe significato creare un ambiente di gioco troppo squilibrato: la maggiore esperienza dovuta agli anni, la fluidità superiore del titolo su PC e la possibilità di usare scorciatoie di tastiera, senza contare la maggior dinamicità del mouse rispetto agli stick analogici, avrebbero reso inclemente il confronto. In questo modo invece il livello di sfida rimane duro, ma accettabile e soprattutto ben bilanciato. Senza contare che, comunque, il titolo offre la possibilità di partecipare a mappe in cui ci sono soltanto giocatori che utilizzano la stessa piattaforma.

A questo, Rust aggiunge un’interfaccia di gioco pulita, facilmente comprensibile e gestibile, e rapida da imparare. La possibilità di accedere all’inventario semplicemente con la freccetta superiore, così come l’utilizzo di alcuni comandi standard per gli FPS (il grilletto destro per usare le armi, il tasto A per saltare o interagire con gli oggetti, ad esempio) rendono il titolo facile da utilizzare, semplificando, almeno in parte, il compito di un giocatore già fin troppo preso a pensare alle mille variabili che potrebbero condannarlo a una morte più o meno lenta e dolorosa.

Rust Console Edition: vecchio già prima d’uscire

Rust

Trattandosi del port di un titolo del 2013, non ci si poteva aspettare da questo Rust Console Edition una resa grafica da next-gen, l’impressione però è che lo studio abbia deciso quasi di non intervenire sull’intero comparto grafico, lasciandolo quasi completamente invariato rispetto alla versione per PC. Ma se per otto anni fa la grafica del gioco era ben più che accettabile, al giorno d’oggi i modelli poligonali spigolosi,  volti sfocati e inespressivi, le interazioni quasi completamente assenti tra il nostro personaggio e l’ambiente esterno hanno un retrogusto di stantio che rende questa versione per console vecchia ancor prima di vedere la luce.

E non sto parlando di quel senso di vecchio un po’ agé che renderebbe il gioco piacevolmente vintage, ma di una sensazione sgradevole di qualcosa che non è più al passo coi tempi, inadatto all’anno in cui è uscito. Nel 2021, di fronte a una resa grafica come questa, alle animazioni e alle ambientazioni di questo titolo, si potrebbe con buona ragione parlare di un fallimento tecnico. Quasi per necessità, finiamo per tentare di coprire i nostri volti con anonime maschere antiradiazioni o con pelli e teschi di animali, che hanno però lo stesso difetto di un’apparenza plasticosa, vacua e imprecisa. Gli ambienti mancano di profondità e di effetti, risultando così praticamente piatti. Insomma Rust ha il sapore acre della polvere, della naftalina e, ci si passi il doppio senso, della ruggine.

A un comparto visivo datato, corrisponde anche un audio non irreprensibile. I vari rumori ambientali sono poco realistici, artefatti, restituendo all’orecchio una sensazione sgradevole di artificiosa falsità. L’intensità e il tono del rumore dei passi non cambia quasi mai, sia che si corra sull’asfalto, sia che si cammini sulla neve, anche quello degli spari è abbastanza irrealistico. Si tratta di piccolezze tecniche, che però hanno il loro effetto sul risultato finale di questo titolo.

Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One

Sviluppatore: Facepunch Studios

Editore: Double Eleven

In conclusione, Rust Console Edition è un port fedele e preciso di un originale che aveva saputo conquistare i cuori dei giocatori su Steam. Le interessanti premesse del titolo, la sua capacità di contaminare tra di loro tanti dei generi più in voga di questo periodo, così come la sua natura estremamente sfidante costituiscono i veri punti di forza di questo ambizioso sandbox FPS. Peccato però per un comparto tecnico datato, che condanna questo altrimenti interessantissimo multiplayer a una altrimenti immeritata mediocrità.

VOTO: 6.5