My Hero Academia 5 Recensione: verso il baratro!

My Hero Academia

My Hero Academia è senza alcun dubbio una delle punte di diamante dell’industria anime e manga nel mondo. L’opera di Kohei Horikoshi sta conoscendo un successo impressionante sia in patria che oltreoceano e le imprese dei giovanissimi eroi del liceo Yuei hanno appassionati milioni di spettatori in tutti i continenti. Un successo certificato anche dall’arrivo del terzo film della saga, My Hero Academia World Heroes Mission, che ha regalato un respiro internazionale alla serie, introducendo tanti nuovi pro-heroes e sparpagliando le classi 1-A e 1-B in giro per il globo. Ma soprattutto, la serie curata dallo studio d’animazione Bones ha appena portato a compimento la programmazione dei venticinque episodi della attesissima quinta stagione.

Dopo il cliffangher che aveva chiuso la quarta infatti, con la scena post-credit che ci aveva mostrato lo strano sogno di Izuku Midoriya, per la prima volta messo a confronto con le vestigia del One For All, i fan erano su di giri all’idea di scoprire che cosa sarebbe successo all’amato protagonista e quali fossero i segreti dietro a quella strana visione che era stata in grado di attivare involontariamente il Quirk che Deku aveva ereditato da All Might. Una stagione ambiziosa, che intendeva adattare alcuni tra gli archi narrativi più ricchi e densi di informazioni del manga originale di Horikoshi, per lasciare gli spettatori alle soglie di uno scontro epico e totale, che non solo monopolizzerà la sesta stagione, ma sarà l’evento probabilmente più drammatico della serie. Andiamo a scoprire che sensazioni ci ha lasciato a serie di studio Bones.

My Hero Academia

My Hero Academia 5: una nuova generazione

Lo studio d’animazione Bones, senza tema di smentita uno dei migliori nel panorama anime, ha sempre seguito un pattern abbastanza preciso nell’adattamento di My Hero Academia. Sin dalla prima stagione infatti lo studio ha sempre condensato nell’anime due archi narrativi del manga: nella prima c’erano state le origini di Izuku e la saga dell’attacco alla USJ, nella seconda il Festival Sportivo e lo scontro contro Stain lo Stermina-Eroi, nella terza l’arco narrativo del rapimento di Bakugo e quello dell’Esame per la Licenza Provvisoria e nella quarta la saga dello Shie Hassaikai e lo scontro contro Gentle Criminal. Non rimanendo fedele alla tradizione dunque, lo studio ha scelto di inserire in questa quinta stagione non due, ma ben tre archi narrativi del manga di Horikoshi, e tra l’altro proprio quelli più ricchi di personaggi, informazioni e rivelazioni.

Il primo di questi archi narrativi era quello dell’Addestramento Congiunto, che apre la stagione invernale e che vede, schierati insieme, tutti gli studenti della 1-A e della 1-B. Si trattava di una saga delicata per tutta una serie di motivi: l’altissimo numero di personaggi a cui dare risalto (quaranta studenti più Shinso Hitoshi e i professori), i colpi di scena che avvengono al suo interno e anche, più banalmente, i nuovi costumi invernali. Infatti al di là di Hagakure (che non può fare aggiunte per via del suo Quirk) e di Yaoyorozu (condannata dal fanservice a una continua seminudità) tutti gli aspiranti eroi hanno fatto delle modifiche ai loro costumi per fronteggiare la stagione più rigida. Si tratta ovviamente di un piccolo particolare, su cui però l’opera gioca molto, dal momento che le condizioni climatiche influenzano i Quirk di alcuni degli studenti, uno fra tutti Bakugo, che passa un sacco del suo tempo in scena a spiegare come l’inverno lo rallenti. Nonostante tutto però, in questa prima parte della quinta stagione Bones è riuscita a fare un lavoro ben più che dignitoso, regalando a ogni singolo studente dei due corsi per eroi della Yuei il suo momento di gloria e il suo pur piccolo approfondimento. Non era scontato che alcuni degli volti meno noti della 1-B come Nirengeki Shoda, Kinoko Komori o Reiko Yanaghi riuscissro a ritagliarsi il proprio attimo di notorietà in un anime in cui c’erano già venti aspiranti eroi da ricordare.

Del resto però era proprio questo l’obiettivo di questo arco narrativo. Horikoshi voleva introdurre e presentare in maniera più completa quella che sarà la nuova generazione di eroi, quella che, forgiata dallo scontro contro l’Unione dei Villain e la malvagità assoluta di All For One, emergerà per proteggere e guidare un Giappone più libero e giusto. La sensazione di avere davanti agli occhi il futuro dell’eroismo pervade tutti i primi episodi della serie, che ci mostrano come i personaggi stiano progredendo e raffinando i propri Quirk, inventando e padroneggiando nuove tecniche (da brividi il Black Fallen Angel di Tokoyami, il Recipro Turbo di Ida e soprattutto e il Wall of Flames di Todoroki) e siano ormai a livelli davvero inimmaginabili.

A coronare gli scontri ci sono, comunque, sia la prestazione di Bakugo, che continua in uno sviluppo del personaggio praticamente magistrale, e soprattutto le rivelazioni sul One For All di Deku. Il risveglio del Balckwhip, e la scoperta di poter accedere a poteri dei propri predecessori, donano al protagonista quell’aura di predestinazione che non può mai mancare in uno shonen. Come Monkey D. Luffy, che porta la D. nel nome ed è figlio del rivoluzionario Dragon, come Naruto, che è stato scelto come Forza Portante della Volpe a Nove Code ed è figlio del Quarto Hokage, anche Izuku Midoriya è ora destinato a grandi cose. Proprio lui, il primo in grado di risvegliare l’interezza dei poteri del One For All, diventerà il più grande degli eroi, il nuovo simbolo della pace.

My Hero Academia

My Hero Academia 5: quando un film è la causa di ogni male

La grossa sorpresa per questa stagione di My Hero Academia però, è stata la decisione di studio Bones di operare il primo grande cambiamento rispetto alla continuity del manga di Horikoshi cambiando l’ordine “canonico” di due archi narrativi, e anticipando quello del tirocinio presso l’agenzia di Endeavor. La ragione dietro a questa scelta è stata l’uscita, in Giappone, del film My Hero Academia World Heroes Mission che si inserisce, nella timeline dell’opera, proprio tra il tirocinio del fantastico trio Deku-Bakugo-Todoroki con l’eroe numero 1 di tutto il Giappone e lo scatenarsi della guerra contro i villain. Dunque per far coincidere gli episodi interessati con l’uscita giapponese della pellicola, che è arrivata nelle sale lo scorso 6 agosto, l’anime di My Hero Academia si è ritrovato nella condizione di dover anticipare una parte. E i risultati sono stati tutt’altro che positivi.

Perché nell’arco narrativo del tirocinio sono presenti alcuni elementi di trama che finiscono per essere degli spoiler, anche abbastanza consistenti, che hanno sicuramente infastidito i fan che non erano in pari con il manga di Horikoshi, e che hanno smorzato le emozioni di un arco narrativo drammatico come quello di My Villain Academia.

E a peggiorare la situazione c’è stato anche l’inserimento di un episodio filler. Ovviamente tutti gli anime hanno i loro episodi riempitivi, ma, con un numero predefinito di puntate a disposizione e tantissimo materiale da adattare, è sembrata una scelta azzardata quella di andare a inserire un episodio incentrato sul tirocinio di Ochaco e Tsuyu, che serviva, sostanzialmente, soltanto a legare gli eventi dell’anime a quelli del film. Di nuovo dunque My Hero Academia World Heroes Mission si è messo di traverso alla quinta stagione, condizionando le scelte e costringendo lo studio Bones a delle forzature e a dei tagli per cercare di inserire tutto.

Non bisogna comunque fraintendere, in sé e per sé l’arco narrativo del tirocinio presso l’agenzia di Endeavor è assolutamente perfetto, e si lega in modo magnifico alla tematica dell’Addestramento Congiunto. La serie continua a spingere sull’idea di una sorprendente nuova generazione di eroi, in grado di fare passi da gigante e, sotto la guida della persona giusta, superare in fretta gli stessi pro-heroes. Inoltre proprio in questa saga viene approfondita la figura di Endeavor e soprattutto il suo rapporto con i figli, Natsuo, Fuyumi e Shoto, oltre a una scena toccante che ci mostra l’eroe pregare di fronte alla foto del quarto figlio, Toya. Si tratta di indizi che ci vengono consegnati e che torneranno utili nella prossima stagione.

My Hero Academia

My Hero Academia 5: nel cuore di un villain

Per contrasto, tutte le scelte operate in funzione di My Hero Academia World Heroes Mission hanno avuto ripercussioni negative sull’arco narrativo di My Villain Academia, probabilmente uno dei più amati e attesi dai fan. Con pochi episodi rimasti infatti, lo studio d’animazione si è dovuto ingegnare per cercare di far quadrare i conti a livello di contenuti e di minuti. Questo ha ovviamente portato a dei tagli consistenti del materiale a disposizione, con l’ultima parte della quinta stagione che non ha mostrato il passato di Spinner, le difficoltà dell’Unione dei Villain prima di incontrare il dottor Garaki, la vera storia di Re-Destro e dell’Armata di Liberazione dei Superpoteri. Parti tutt’altro che fondamentali, ma comunque utili a caratterizzare e approfondire meglio i personaggi, che senza di esse sono un po’ più poveri, un po’ più monodimensionali.

Chi sicuramente non è monodimensionale è Tomura Shigaraki, o Tenko Shimura se preferite. Il capo dell’Unione dei Villain, erede designato di All For One, è stato oggetto di uno struggente flashback che si è rivelato, dal punto di vista morale, la parte più profonda di questa quinta stagione. Perché se il mondo di My Hero Academia era una perfetta utopia dove il bianco è bianco e il nero è nero, l’infanzia di Tenko, ossia l’origine del villain Tomura, ci lascia a interrogarci su quale sia la linea di demarcazione. Possiamo davvero considerare Shigaraki un villain, o forse il ragazzo è soltanto una vittima? La vittima di una società perfetta esteriormente ma indifferente, egoista, marcia nel suo interno? Riusciamo davvero a condannare il suo desiderio di distruzione? Davvero non ci immedesimiamo nelle ferite che hanno martoriato il suo passato? E così My Hero Academia si abbandona al grigio crepuscolo dell’ambiguità, dell’incertezza. Dove si può provare compassione per un villain, comprenderlo persino, e si può disprezzare, persino odiare un hero.

In concomitanza con i tagli è arrivata anche la rinuncia alle scene più complesse e lunghe (che sono anche difficili da animare), e un calo generale, e preoccupante, nella qualità delle animazioni e dei disegni. La fretta di concludere, o frose il poco tempo a disposizione, hanno portato a una minor cura dei particolari, con disegni più rudimentali, scene grossolane, ed errori banali, come Shigaraki che è scalzo in un’inquadratura, ha le scarpe in quella successiva per tornare poi di nuovo scalzo in quella dopo ancora. Errori che non ci si aspettavano da uno studio come Bones e che sono andati un po’ a intaccare la qualità di una stagione che era partita sotto i migliori auspici.

Al di là di un calo finale, dovuto forse ai troppi compromessi, forse alla volontà di adattare troppo materiale, forse ai sacrifici fatti per il film, la quinta stagione di My Hero Academia si è confermata un prodotto straordinario, e rimane uno degli anime meglio realizzati e sceneggiati nel panorama di questo medium. La sicurezza è che Bones non ripeterà gli errori degli ultimi episodi in futuro e che la sesta stagione, già annunciata, sarà un vero trionfo. Dopotutto, lo dice anche il motto della Yuei: Plus Ultra!