Far Cry 6 Recensione: lunga vita a El Presidente

Far Cry 6

La longeva saga videoludica sparatutto open world di Ubisoft ha raggiunto il suo sesto capitolo numerato, portandoci dinanzi a un mastodontico mondo contraddistinto da conflitti per la libertà e una dittatura feroce, nell’isola di Yara, ispirata a Cuba e situata nei Caraibi, dove il tempo sembra essersi fermato sebbene la storia del nuovo Far Cry sia ambientata ai giorni nostri. Tre anni fa eravamo nel Montana a sgominare una setta religiosa e il suo folle leader, mentre ora ci siamo trovati al cospetto di una nuova figura imponente, in grado di costringere sotto il proprio controllo l’intera popolazione dell’isola, impegnandoci per una longeva lotta contro il regime dittatoriale di El Presidente. Far Cry 6 è questo e anche di più, spingendo al limite le caratteristiche iconiche del franchise, che non abbiamo mancato di esaminare in occasione della nostra recensione.

Nelle prossime righe scopriremo i valori e le debolezze della nuova opera di Ubisoft Toronto, celebre studio di sviluppo aiutato per l’occasione da molti altri studi interni della casa francese, che si presenta al banco di prova con delle premesse importanti e un’eredità di un certo peso.

Far Cry 6 Yara

Far Cry 6: una Yara tra dittatura e rivoluzione

In Far Cry 6 vestiremo i panni di Dani Rojas, selezionabile in versione maschile o femminile, protagonista orfano destinato a cambiare le sorti di Yara in favore della libertà. Dopo una rocambolesca fuga da un complesso urbano, e a seguito di alcune vicissitudini scaturite dall’oppressione ai danni degli yarani, Dani si ritroverà da solo su una spiaggia deserta, intenzionato a portare avanti le volontà di una sua amica d’infanzia. Raggiungerà dunque Clara Garcia, leader del movimento rivoluzionario Libertad, decisa nella lotta contro il regime di Antón Castillo, il dittatore di Yara interpretato da un imponente Giancarlo Esposito, che tiranneggia la popolazione dell’isola, ricoprendo al tempo stesso il ruolo di padre nei confronti di suo figlio Diego.

Nei panni di Dani, dunque, saremo inizialmente riluttanti all’idea di opporci al regime di Castillo, mirando a farci dare un’imbarcazione per raggiungere l’America, ma dopo aver prestato aiuto a Libertad decideremo di restare, mossi dagli ideali della rivoluzione. Una volta divenuti dei guerriglieri a tutti gli effetti, il vasto open world si aprirà dinanzi a noi, confermandosi come il più grande di tutta la serie. La libertà d’azione è pressoché illimitata, aprendo a molteplici possibilità in termini di gameplay, come ci ha abituato il franchise negli anni.

Per arrivare al famigerato dittatore, dovremo farci strada nelle macroaree dell’estesa mappa di gioco, in cui dovremo reclutare delle risorse chiave con storie uniche per la lotta contro l’oppressione, aiutandole contro i governatori dei rispettivi territori al soldo di El Presidente, per un gran quantitativo di ore di gioco che ci vedranno impegnati nel causare danni al regime in diversi modi. Saranno dispensati consigli su come muoversi in tal senso, anche se la progressione risulta estremamente libera, e starà al giocatore decidere come muovere i passi della rivoluzione di Libertad, attraverso incarichi principali e secondari che indicheranno il grado consigliato per poter essere completati, rendendo altresì più complesse alcune zone da affrontare e relativi nemici.

Il grado rappresenta il livello del protagonista, che aumenterà compiendo azioni ai danni del regime di Castillo, che siano incarichi principali o attività secondarie, come conquistare un posto di blocco o togliere di mezzo una torretta antiaerea, liberando magari una zona militarizzata. Il livello stesso renderà disponibili nuove dotazioni da acquistare dai vari mercanti negli accampamenti dei guerriglieri, dove, accompagnati da un’inedita visuale in terza persona solo per l’occasione, potremo interagire in vari modi con i membri del campo e relative attività, come un vero e proprio hub in cui acquistare con la moneta locale, barattare pelli di animali selvatici cacciati per altri oggetti, ristrutturare delle attività, avviare missioni parallele dei rivoluzionari e così via.

Far Cry 6 Castillo

Ogni campo mette a disposizione il provvidenziale banco da lavoro, che Dani può utilizzare per modificare il proprio arsenale sfruttando i rudimenti trovati durante l’esplorazione. Ribadiamo come la tecnologia non sia di uso frequente a Yara, specialmente tra le fasce più povere della popolazione, dunque ogni risorsa acquisita dal protagonista può essere sfruttata per creare accessori artigianali e modifiche per favorire al meglio l’uso del vasto arsenale, tra cui silenziatori e ottiche, nonché tipi di proiettili utili in diverse occasioni. Al costo di un materiale più raro, sarà possibile acquisire delle armi Fai-da-te, altamente improvvisate quanto letali e talvolta strampalate.

Ridestare la libertà con qualsiasi mezzo

Far Cry 6 non perde certamente la parte pianificativa delle operazioni, che consisteranno in larga parte in infiltrazioni in aree strettamente sorvegliate finalizzate al recupero di informazioni importanti e cacce all’uomo, per una non troppo varia esperienza progressiva, tratteggiata da sezioni di giocato più importanti e improntate strettamente a narrativa che non convincono del tutto sotto il profilo dell’esecuzione, complici qualche bug e difficoltà mal calibrate. Infatti, le attività in cui saremo impegnati a liberare le zone con libertà di approccio e relativa pianificazione, in pieno stile Far Cry, hanno dato il meglio di sé, offrendo una costruzione ambientale perlopiù interessante che ben si presta alle sezioni furtive e all’analisi a distanza con lo smartphone in dotazione, capace di marchiare i nemici e rivelarne preziosi dettagli, anche se non tutto va sempre come dovrebbe. L’intelligenza artificiale non si è dimostrata sempre all’altezza delle situazioni, risultando poco ispirata e non del tutto reattiva ai vari stimoli. Ad esempio, non è raro che all’uccisione di una guardia, anche senza ricorrere a metodi silenziosi, non ci siano allerte da parte dei propri compagni se non si esce platealmente allo scoperto.

Va però detto che non è sempre facile uscire indenni dagli scontri a viso aperto, nonostante ci sia permesso l’utilizzo di molta varietà in termini offensivi. Molte delle zone ristrette hanno uno o più allarmi, che se non disattiveremo, richiameranno alleati del regime a non finire, tenendo a mente che un indicatore di allerta dedicato aumenterà l’ostilità delle truppe di Castillo nei nostri confronti se abuseremo delle uccisioni, inviandoci truppe speciali che ci intercetteranno a vista. Sarà disponibile la canonica cura, di cui però non è possibile abusare, risultando più un salvavita in situazioni critiche. Ecco che sfruttare i ripari e le sporgenze per un vantaggio tattico può fare la differenza, rispetto a vari tipi di nemici più corazzati o muniti di mezzi pesanti.

In tal senso, il gioco dispone di due livelli di difficoltà: Storia e Azione, con il primo orientato alla narrazione, con un tasso di sfida basso in termini di danni subiti e inflitti, e il secondo che punta allo standard, che normalizza l’esperienza, dove il peso di ogni colpo si fa sentire distintamente e in cui viene richiesta una buona dose di abilità e gestione dell’inventario. Dimenticati i perk dei vecchi Far Cry, subentra un sistema di indumenti per ogni parte del corpo che avrà il compito di potenziare il protagonista, oltre che alterarne l’estetica, con diversi capi atti a conferire bonus variegati, alla ricerca di combinazioni utili in uno scenario dove anche il crafting assume un peso maggiore a fronte delle situazioni proposte, che ci son parse leggermente più complesse rispetto al passato.

Far Cry 6 Chorizo

A volte, procedere cautamente può rivelarsi più appagante, soprattutto quando i nostri piani avranno successo, potendo ricorrere a diversi stratagemmi, come ad esempio corrompere le guardie per informazioni, o rinfoderare le armi quando non è necessario dare nell’occhio, o addirittura sfruttare gli Amigos per aprirci la strada in qualche modo. Questi ultimi sono gli animali da compagnia che Dani, una volta stretto un legame con essi, può utilizzare in combattimento o fuori, impartendo degli ordini di movimento che potremo sfruttare in diverse circostanze, offensive o tattiche, in cui ognuno dei quali possiede abilità uniche che lo caratterizzano.

Nelle situazioni più scomode, dove c’è bisogno di una mossa risolutiva, Dani può fare ricorso al suo zaino speciale, denominato Supremo, un particolare strumento sulla schiena del protagonista che può avere diverse funzioni in base al tipo equipaggiato. Si può guardare al Supremo come a una sorta di mossa finale che necessita di essere caricata uccidendo i nemici, e che permetterà diverse azioni spettacolari, come lo sparo di razzi a inseguimento a mo’ di mortaio, oppure una fiammata sul posto che incenerirà i nemici circostanti, salvandoci dai guai. I Supremo risultano una meccanica estremamente divertente e caciarona, capaci di incrementare la goliardia su schermo ma varcando di netto il confine del realismo, che Far Cry ha gradualmente abbandonato nel tempo in favore della spettacolarità visiva e ludica.

Far Cry 6 Supremo

Abbiamo sottolineato come la vastità della mappa di gioco sia cosa concreta. Infatti, a disposizione per gli spostamenti ci verranno in aiuto diversi mezzi per attraversare i biomi, tra cavalli, auto, velivoli e mezzi acquatici, richiamabili da apposite postazioni, o, nel caso di veicoli peculiari, anche dalla ruota delle armi, per avere sempre un mezzo a supporto dei lunghi chilometri da percorrere in lungo e in largo, senza dimenticare la presenza del viaggio rapido utilizzabile in punti chiave di Yara, essenziale in un open world così ampio, colmo, tra le altre cose, di collezionabili per la gioia dei completisti.

Complessivamente, Far Cry 6 ci ha posto davanti un open world denso di contenuti e cose da fare, scadendo talvolta in ripetitività e qualche operazione sottotono, ma mostrando un gameplay più rifinito e libero, come da un titolo a mondo aperto che si rispetti, ancora impreciso in qualche frangente, che sia una hitbox, sezioni mal calibrate o deficit di IA, mostrandosi al pubblico con un sistema di shooting ben fatto e avvincente e mantenendo l’anima della serie nonostante qualche cambiamento. L’ombra di Far Cry 5 è ben presente, specialmente nel sistema di progressione della narrativa e nell’impostazione del mondo di gioco, ma un machiavellico villain alza l’asticella della spettacolarità per la propria presenza scenica e una recitazione di livello, aiutata spesso dalla figura dell’erede, creando un binomio davvero convincente per il racconto.

Far Cry 6: un’isola tutta da scoprire

L’isola di Yara nasconde scorci davvero interessanti e un entroterra non sempre ispirato, che si riprende in prossimità dei centri abitati, per un worldbuilding variopinto al servizio del giocatore, che può sfruttare come meglio crede, con qualsiasi mezzo a sua disposizione, dove ogni area offrirà sempre qualche attività da svolgere. Da complessi urbanizzati, fino alle spiagge, passando dalle colline, è difficile non notare la cura costruttiva riposta nello scenario, con un colpo d’occhio interessante su PS5, sulla quale abbiamo svolto la nostra intensa prova, che ci ha garantito un’esperienza in 4K a 60 fps costanti, supportati da un ottimo HDR e un meteo dinamico ben implementato, oltre che da caricamenti praticamente istantanei grazie all’SSD della nuova macchina di Sony.

I modelli poligonali e le animazioni non ci hanno sorpreso più di tanto, complice anche la natura cross-gen del titolo, che comunque si difende bene sulle nuove macchine, tralasciando qualche texture più sporca su schermo. Con il DualSense è stato possibile avvertire le peculiarità del feedback aptico e dei grilletti adattivi costantemente, con i secondi sempre reattivi e di intensità diversa in relazione alle armi imbracciate e ai veicoli guidati, puntando alla varietà tattile dell’esperienza.

Ci duole constatare il cambio di approccio alle cut-scene, passando dalla prima alla terza persona, una soluzione che, in relazione anche alla qualità altalenante delle stesse e ad un cast non proprio memorabile, pecca dell’immersività che contraddistingueva i capitoli precedenti del brand, lasciando spazio a sequenze più spettacolarizzate e sceniche in cui vedremo all’opera il protagonista Dani, nel complesso ben interpretato e con qualche forzatura nelle scelte, denotando una sceneggiatura complessiva molto basilare.

Far Cry 6 Dani Rojas

L’audio si è dimostrato all’altezza in tutte le situazioni, tra effetti sonori e brani locali, anche se va sottolineata l’assenza del doppiaggio in italiano del titolo, fortemente presente in passato, che ha forzato la nostra prova in un inglese sottotitolato in italiano di buon livello, rafforzato da una calata contestuale al luogo sudamericano che rafforza piacevolmente l’atmosfera. Infine, sarà possibile godere dell’esperienza interamente in modalità co-op online, molto apprezzata per scatenare la rivoluzione in compagnia di un amico o giocatore casuale, permettendo di ottenere anche una valuta peculiare utilizzabile per acquistare dotazioni e armi speciali. Far Cry 6, infine, viene incontro a un vasto pubblico grazie alla moltitudine di opzioni d’accessibilità, che rendono la fruizione altamente personalizzabile per chiunque voglia impiegare le proprie energie nella liberazione di Yara.

Piattaforme: PS5, PC, Xbox Series X|S, PS4, Xbox One, Google Stadia

Sviluppatore: Ubisoft Toronto

Publisher: Ubisoft

Far Cry 6 è un titolo enorme, sia nell’open world offerto e sia nella mole contenutistica, in cui esplorazione e personalizzazione dell’esperienza sono i punti focali della produzione, che porta con sé delle modifiche e scelte non proprio condivisibili. L’anima della serie è ancora intatta, con un’identità messa in discussione da contesti meno selvaggi e un realismo che si affievolisce in favore della spettacolarità visiva e delle possibilità di gameplay, con quest’ultimo che si riconferma una certezza, grazie ad una formula solida e ben rodata dai predecessori. La partecipazione di Giancarlo Esposito nei panni del dittatore Antón Castillo è una garanzia, capace di invogliare il percorso rivoluzionario del giocatore, che avviene attraverso incarichi spesso ripetitivi e non sempre stimolanti o ben calibrati, accompagnati da storici problemi di intelligenza artificiale e qualche bug occasionale che smorzano l’immersione complessiva nella ispirata quanto letale isola caraibica. In sostanza, Far Cry 6 non dimentica il passato, ereditando soprattutto da quello più recente, e vuole evolversi ancora in tal senso, volendo rappresentare un’icona del genere videoludico a mondo aperto che non manca di libertà nel senso più ampio del termine, quella ricercata dai guerriglieri di Yara, che sapranno accogliere chiunque voglia abbracciare la giusta e sanguinolenta causa di Libertad.

VOTO: 8

Mirko è un appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni. Ama alla follia i platform 3D e i GDR, ma è un giocatore a tutto tondo. Grazie a una PlayStation e a un Mega Drive, il mondo per lui si è fatto dinamico fin da subito grazie a un irriverente marsupiale arancione e a un velocissimo porcospino blu. Cresciuto credendo che il cuore sia la propria chiave guida, ritiene che il videogioco sia la quintessenza dell’intrattenimento e materia dall’alto potenziale costruttivo.