Back 4 Blood Recensione: un ritorno alle origini

Back 4 Blood

Cooperazione, sopravvivenza, zombie: sono questi i tre pilastri portanti di Back 4 Blood, il nuovo gioco prodotto da Turtle Rock Studios. È una storia interessante quella del team di sviluppo, che nasce e raggiunge gli onori delle cronache grazie a Left 4 Dead, di cui si ricevono ben due capitoli quasi consecutivamente (2008 e 2009). Poi una breve pausa, intervallata solamente da aggiornamenti e DLC sotto l’ala protettiva di Valve, che finanziò lo sviluppo di quel particolare shooter cooperativo che diede una scossa all’intero mercato PC e console, lo studio “goes alone”, va indipendente e si prende la denominazione attuale, inserendosi in una situazione complessa, dove i Game as a Services sono diventanti la regola per mantenere un prodotto attivo, ma una serie di sfortunati eventi fa fallire il loro primo, grande progetto: Evolve, che dura a malapena un anno. Ora però il team di sviluppo statunitense ci riprova, senza tuttavia abbandonare quello che è il suo main focus, ovvero la cooperazione. E ce ne accorgiamo proprio giocando al loro nuovo titolo, pubblicato da un nuovo publisher (il quarto dopo Valve, Oculus e 2K Games), ritornando alle origini, ma con un tocco di modernità.

Back 4 Blood

Back 4 Blood: chi non muore si rivede

Back 4 Blood è nello spirito una sorta di successore spirituale di Left 4 Dead. E il nome della saga prodotta da Valve lo troverete più volte, perché questo nuovo gioco è sostanzialmente un ritorno al passato per il team di sviluppo: se è vero infatti che i ragazzi di Turtle Rock non hanno mai abbandonato i pilastri cooperativi e di genere, è anche vero che Evolve e i prodotti studiati per Oculus si distaccavano leggermente dalla formula classica con cui sono nati e hanno raggiunto il successo. I designer però questa volta hanno rivolto il loro sguardo indietro e hanno compreso due cose: i tempi sono nuovamente maturi per proporre un’esperienza di gioco simile al loro esordio nel mercato e che spesso quando sei bravo a fare qualcosa dovresti continuare su questa strada. Con queste due logiche all’apparenza molto semplici, hanno deciso di lavorare al loro nuovo shooter cooperativo, con una spruzzata di modernità. E chissà, forse rispolverando qualche vecchio documento di game design già stilato impossibile ma che a causa del know how limitato e dei limiti tecnici non erano mai riusciti a trasformare in un prodotto fatto e finito.

Back 4 Blood è una sorta di B-movie statunitense, quelli dove un nutrito gruppo di 4 persone affronta una serie di zombie in quella che dovrebbe essere la fine del mondo. La letteratura e il mondo del cinema, in effetti, sono pieni di opere del genere. Basi pensare ad esempio a Zombieland (conosciuto in Italia con il titolo di Benvenuti a Zombie Land): un gruppo di persone cerca di sopravvivere, alla meglio che può, in un mondo infestato da non morti, con una serie di regole piuttosto ironiche dettate dal protagonista. Il nuovo gioco di Turtle Rock Studios d’altronde fa lo stesso: un gruppo di sopravvissuti deve falciare con delle armi tutti i non morti che incontra sulla sua via. Per farlo è necessario un coordinamento da parte dei giocatori: già, giocare in singolo con i bot (oltre a non farvi progredire all’interno del gioco) non vi permette di godere appieno dell’esperienza di gioco. Per poter progredire nei livelli, strutturati con una campagna suddivisa in vari archi narrativi, sarà necessario giocare online, meglio con un gruppo di amici. E ognuno di loro dovrà gestire al meglio le proprie risorse, come proiettili, armi e potenziamenti e soprattutto fornire assistenza: da soli non si va da nessuna parte.

Back 4 BloodL’esperienza la fa da padrone

Pur affondando le sue radici in un prodotto decisamente più vecchio di circa 13 anni fa, Back 4 Blood è anche figlio dell’esperienza e del know how acquisito da Turtle Rock Studios nel corso di questi lunghi anni di carriera. Già, la struttura è decisamente uguale a Left 4 Dead: si comincia in una stanza, dove si possono acquistare rifornimenti come armi, proiettili, kit di pronto soccorso, mirini, accessori bende e molotov e si arano infestanti che non possono far altro che cedere ai nostri colpi. Sono ancora presenti le orde, che potranno essere allertate sparando agli uccelli oppure facendo troppo rumore e i vari tipi di non morti, che hanno abilità uniche: possono esplodere, possono attirare un altro sciame, possono afferrare i giocatori e così via. Nonostante tutti questi elementi in comune, ci sono due dettagli che non possono passare inosservati: il primo è il sistema di carte, che aggiunge al titolo un brivido in più, mentre il secondo è la modalità PvP decisamente più curata e interessante.

Back 4 Blood comincia in un hub centrale: dopo aver esaurito i tutorial (completamente opzionali) ed esserci buttati direttamente nell’azione, il gioco ci chiede di utilizzare dei mazzi di carte. Questo sistema attribuisce alla squadra o al singolo una serie di bonus aggiuntivi, come ad esempio un vigore maggiore, la possibilità di infliggere più danni mentre siamo a terra, potenziamenti vari e così via. Il tutto tenendo però conto che anche il Game Director (chiamato davvero così nel gioco) potrà giocare le sue carte per ostacolarsi. Questo genere di opzione fornisce una svecchiata al gameplay e ci invita ad andare avanti: le carte aggiuntive per creare i nostri mazzi infatti sono disponibili solamente nelle varie mappe, oppure acquistandole con la valuta in game, anche dall’hub centrale.

Back 4 Blood cards

Per quanto riguarda invece la modalità PvP, c’è poco da aggiungere: purtroppo non si gioca direttamente in campagna (anche se ovviamente pensiamo a limiti di gameplay e soprattutto limiti tecnici per l’impossibilità di questa opzione) ma nella modalità Sciame. Lo Sciame non è altro che è un’orda, dove i giocatori dovranno resistere il più possibile. I 4 tipi di Infestanti più importanti però sono a comando dei giocatori. L’obiettivo è sconfiggere la squadra avversaria, sfruttando ovviamente le peculiarità e le abilità dello stesso. Complicato? Sì. Realizzato meglio rispetto a Left 4 Dead? Ovviamente sì. A livello di ritmo, di grafica e di giocabilità in questo caso si mostra tutta la conoscenza e il progresso tecnologico che hanno permesso a Turtle Rock di produrre un comparto PvP decisamente più convincente rispetto al passato. Siamo ancora lontani dalla bella idea di Evolve, mancato prematuramente ma si tratta di una piacevole aggiunta.

Altri elementi di colore sono presenti nel gioco. Alcuni riguardano gli otto protagonisti con cui affronteremo le varie campagne presenti all’interno e la loro personalizzazione. L’estetica non sarà tutto, ma il giocatore ha a disposizione una serie di modi per poter rendere un po’ più suo il proprio personaggio. I dialoghi, poi, sono proprio tratti da quelle produzioni create dai colleghi di Hollywood. Back 4 Blood non è un’opera concettuale, è più una divertente scorribanda che ci permette di rilassarci un po’ con gli amici e anche i dialoghi dei personaggi rispettano appunto questa semplice premessa. I toni non sono horror, ma sono volutamente ironici, così come lo sono le ambientazioni e i personaggi che si incontrano all’interno dell’avventura. Apocalisse zombie sì, ma con leggerezza.

Tecnicamente ambizioso

La natura cross gen di Back 4 Blood è legata indissolubilmente a due fattori: il primo è la data dell’annuncio, avvenuta nel 2019. Il secondo invece al modello di business. Ignorate la quantità di PlayStation 4 e Xbox One attualmente sul mercato sarebbe stata da folli, per un gioco che basa il tutto sulla cooperativa. Eppure, nonostante ciò (e nonostante i requisiti accessibili della versione PC), il gioco di Turtle Rock funziona ed è davvero un gioiello a livello tecnico. Non tanto per la mera grafica, che comunque risulta estremamente godibile, soprattutto a livello di dettagli e di illuminazione, ma anche per quanto riguarda la stabilità. Abbiamo provato il gioco su una macchina dotata di i5-10400F e RTX 3060 Ti. Grazie all’uso del DLSS impostato su prestazioni ci siamo ritrovati davanti un gioco totalmente privo di lag e cali di frame rate, con una qualità grafica decisamente in linea con produzioni simili. La gestione tecnica è talmente ben realizzata che i vari effetti gore e splatter risplendono e diventano parte integrante dello scenario. Durante i nostri stermini, infatti, capiterà sempre più spesso di perdere sangue a causa degli attacchi degli Infestati e questa scelta si traduce non solo in una pioggia di piastrine per la mappa, ma anche sui vestiti. Si arriverà, per forza di cose, ad avere un personaggio pieno di sangue, sia esso proprio oppure di altrui, con le texture che ricopriranno ogni singolo elemento, tra cui anche la pistola. Un effetto grafico realistico e reso possibile proprio grazie alla cura tecnica che il team di sviluppo ha voluto riservare nel gioco.

Back 4 Blood personalizzazione

Non si vive però di sola grafica. E allora i meriti tecnici di Back 4 Blood emergono anche da un supporto decisamente importante, che è la natura cross play del gioco. Il titolo è infatti disponibile su una molteitudine di piattaforme: oltre alle già citate macchine old-gen di Sony e Microsoft e PC, il titolo è anche disponibile sul client di Xbox, su Steam, su Epic Games e su PlayStation 5. Per poter offrire un’esperienza di gioco completamente libera da vincoli, che obbligano gli amici magari a rivolgersi ad una sola piattaforma, si è preferito optare per un sistema di cross play che permette l’inserimento di giocatori provenienti anche da altre console o altri client. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare, considerando quanto sia complicato gestire un simile livello di compatibilità tecnica tra le varie piattaforme. Uno sforzo, quello di Turtle Rock, che ci invita dunque a valutare positivamente il loro sostegno verso il titolo, avallato quasi sicuramente dall’avere un’esperienza importante e un publisher di grosse dimensioni pronto a dare un greenlight ad un progetto appartenente ad un genere che sembrava, ad un certo punto, pronto a lasciare questa industria.

Anche a livello di gameplay il gioco si lascia giocare nonostante qualche piccolo problema in fase di shooting. Effettivamente la produzione di Back 4 Blood è decisamente a livelli dei tripla A: tecnicamente è pulito, non ci sono gravi cali di frame rate, non abbiamo riscontrato troppi bug. Eppure c’è l’idea che il gioco sia enorme e sia volto ad essere troppo punitivo nei confronti dei giocatori, con situazioni che spesso sono molto disordinate e sfuggono al controllo totale. Un elemento forse programmato appositamente per restituire un senso di difficoltà in uno scenario assolutamente catastrofico, che però ci ha portato ad avere il più delle volte la squadra completamente a terra e obbligarci a ricominciare. Forse qualche porzione con un po’ più di calma e senza troppi imprevisti avrebbe aiutato il gioco a mantenere un ritmo più corretto e non obbligare il giocatore a correre alla rinfusa e prendere forse fin troppe botte rispetto a quanto preventivato.

Piattaforme: PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, PC
Sviluppatore: Turtle Rock Studios
Publisher: Warner Bros. Interactive

Back 4 Blood è attualmente promosso. Tuttavia, è sempre bene ricordarlo, il titolo è disponibile anche con un Season Pass che promette l’aggiunta di diversi elementi completamente inediti e mai visti prima. Questo cosa significa? Significa semplicemente che il nostro giudizio è sicuramente positivo su quello che abbiamo visto, ma non possiamo spingerci un po’ più in là perché non sappiamo per quanto (e come, soprattutto) verrà supportato il titolo. Nelle intenzione di Turtle Rock c’è sicuramente la voglia di rendere giustizia a questa produzione, ma chiaramente ogni giudizio sui contenuti in arrivo prossimamente è rimandato non appena avremo il tempo di analizzarli. Per ora, Back 4 Blood è sicuramente un gioco divertente, consigliato a tutti coloro che sono alla ricerca non di un semplice successore di Left 4 Dead, ma a chiunque abbia voglia di giocare ad uno shooter decisamente solido, a patto ovviamente che si abbiano abbastanza amici con cui giocare e potersi coordinare. L’ennesima apocalisse è cominciata, siete pronti a fermarla?

VOTO: 8

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra