Forza Horizon 5 Recensione: l’infinita vacanza di Playground Games

Forza Horizon 5

Prendete una serie amata da pubblico e critica e lucidatela a fondo, rendendola sfavillante sugli hardware di nuova generazione e, pure, gratuita per gli abbonati al servizio di gaming più in voga del momento. Prendete quella serie e ridategli una struttura ludica, un pizzico di competitività che si era perso, magari una storia tutta da scrivere che restituisca un senso di progressione che sembrava smarrito. Prendete un racing-arcade e, alla fine, trasformatelo in una avventura open world che profuma di vacanza e odora di meraviglia. Forza Horizon 5, prima ancora che un capolavoro, rischia di diventare un esperimento, sociale e di mercato, destinato ad un successo planetario. Enorme, parzialmente gratuito, tecnicamente maestoso. Privo, prima ancora della pubblicazione, di veri e propri bug capaci anche minimamente di intaccarne l’esperienza. Incapaci, noi sì, di scalfirne la crosta in una manciata di giorni che hanno preceduto la recensione: per questo, scaduto l’embargo blindato, ci ritroviamo qui, quasi inebetiti, a raccontare i tanti pregi e i pochi difetti di una delle più incredibili esclusive Microsoft dell’ultimo decennio. Vamonos!

Forza Horizon 5: si va in Mexico!

Giù in Mexico, cantavano i The Coasters in un capolavoro immortale dedicato a quella grande nazione del Centro America. Tra bandana rosse, folti mustacchi neri e drink caldi appoggiati su un piano blues, quella canzone è stata, per decenni, uno dei modi più romantici per essere catapultati in pochi istanti in atmosfere alle volte colorate, altre depressive e giallognole, come bruciate dal sole. Ecco, la prima cosa che Forza Horizon 5 riesce a cantare è proprio la bellezza di quei paesaggi, mescolati e poi sintetizzati in una mappa enorme, ma allo stesso tempo curata e avvincente. Sì, proprio così. Modificando la narrazione cui la serie ci aveva abituati, è proprio la location, frammentata in una decina di biomi diversi, a trasformarsi in cantastorie e ispirando in espressione visiva ed emotiva le voci dei vari protagonisti che il nostro alter ego virtuale incontrerà nel corso della campagna. Una campagna infinta, sterminata proprio come lo stesso Messico e che canta, proprio così, di libertà e velocità. In una bettola, in Mexico, dove il Festival Horizon approda dopo un lungo peregrinare che, negli anni, ci ha portato prima in Colorado, poi tra Francia e Toscana, e ancora in Australia e in Irlanda. Roba per turisti e no, non è certo un mistero che la serie, col tempo e coi capitoli, avesse perso un po’ di agonismo per sposare, magari, ritmi più rilassati, comunque spettacolari. Nel giudizio di chi vi scrive, Forza Horizon 4, pur premiato dalla critica, aveva smarrito un po’ la rotta o, meglio, ne aveva sposata un’altra, perdendo quel filo della narrazione che, in questo speciale sotto genere, serve a non perdere di vista l’obiettivo, semplicemente a rimarcare uno scopo. Qui, in Mexico, quelle incertezze si sono dissolte poco alla volta, quando la spettacolarità delle prime fasi, invero ereditata dai precedenti capitoli, si è rapidamente evoluta in una struttura ludica di tutto rispetto.

Ci piace credere che Playground Games abbia voluto riprendere in mano le redini del racconto, fissando dei paletti ben definiti su cui il giocatore, ogni giocatore, potrà ricamarci la propria epopea. Perché Forza Horizon 5 è un’avventura, ancor prima che un racing. La struttura Open World, marchio di fabbrica della saga, non è stata certo smantellata, se mai ampliata e resa ben più interessante, sicuramente meglio integrata all’interno del pacchetto. Eppure, Forza Horizon 5 è “anche” un racing. Un gioco di corse in auto arcade, nell’accezione più moderna del termine, perché incapace di rinunciare ad una fisica, se pur semplificata, retaggio dalla famigliare serie “Motorsport”, con l’ambizione di coniugare il il piacere di guida ad una sorta di venerazione pornografica per le auto. Quei bolidi, oltre 400, così luccicanti, splendenti, bagnati. Accecanti. Se non vi è dubbio alcuno che, in Forza Horizon 5, il protagonista sia lo scenario duplicato nelle sue molteplici varianti, è altrettanto sicuro che le auto siano comprimarie di lusso, abilmente compresse in un garage notevole per varietà, tipologie e gusti. Dalle utilitarie alle super car, tra mostri sacri e nuove proposte del mercato, la scelta del mezzo, anche quando obbligata dal racconto, non è mai in affanno o in imbarazzo, risultando, piuttosto, quasi sfacciata rispetto alla concorrenza. Ed ecco che, di nuovo, si riaffaccia l’importanza dell’impasto, esaltata dalla capacità di disegnare attorno al mondo aperto un percorso chiaro e preciso. Non era scontato: memori dell’esperienza un po’ confusionaria del precedente capitolo, il Messico secondo Microsoft è più vivibile e ordinato dell’Irlanda. Il trucco c’è e si vede. Dopo una prima fase introduttiva,  il nostro pilota è chiamato ad affrontare, in sequenza, alcuni eventi specifici, necessari per avanzare nella campagna. Ognuno di questi eventi, suddivisi nei vari avamposti, è uno speciale tassello di un mosaico ben più vasto che racconta un po’ del Festival e pure dello stesso Messico, della sua storia, delle sue origini. Un piccolo, grande tour che sfrutta in maniera intelligente il parco auto e pure lo scenario, ma che richiederà, oltre alle doti di guida, anche un certo gusto per l’esplorazione. Ovviamente, non mancano le solite attività collaterali, ben note ai fan della saga, ma non crediamo di sbagliare nel ritenere la schematizzazione del “single player” un elemento di novità che soddisferà una platea di giocatori piuttosto vasta.

La Grande Bellezza

Ovviamente, lo stesso concetto di avventura in singolo dovrà essere rivisto all’interno di un mondo in perenne e continua evoluzione come sarà, sin dai prossimi giorni, quello di Forza Horizon 5. Per ovvi motivi legati all’apertura dei server e, quindi, al mancato avvio delle varie “serie” già in programma, il test è stato chiaramente castrato. Resta chiaro che alle varie attività secondarie da vivere eventualmente in solitaria, la nostra preferita resta la scoperta dei “Gioielli Dimenticati” nei vari fienili abbandonati”, bisognerà affiancare tutti quei “giochi” da vivere con amici e sconosciuti. Inutile confermare come anche il capitolo Messicano, come i precedenti, è infarcito di attività fantasiose da gustare in “carovana” all’interno dell’open world. Al netto di una sessione multiplayer colorata dalla presenza degli sviluppatori e di coraggiosi approcci con altri giocatori, tra giornalisti e insider, pizzicati in giro per il Paese, una delle novità più interessanti è la modalità Arcade, una serie di mini attività che richiederanno di raggiungere determinati obiettivi in termini di punteggio lanciandosi per fantasiose evoluzioni disseminate lungo la mappa. Interessante come l’ingresso nelle lobby sia praticamente immediato e legato, fondamentalmente, al raggiungimento di uno specifico punto indicato entro un termine di tempo ben preciso. Torna anche l’Eliminator, una sorta di Battle Royale su quattro ruote, e tornano, semplicemente, le gare, quelle pure e crude, della tradizione racing più classica. E allora, in questa ottica, particolare importanza riveste la personalizzazione del pilota, chiaramente infinita in termini di estetica, abbigliamento e accessori, e quella, ben meno futile, delle vetture. Delle magie dell’editor di Forza, ereditato dai maestri di Turn 10, sappiamo tutto. Meno nota, invece, è  la possibilità di elaborare l’auto in maniera sensibilmente più complessa, potenziandone singoli componenti e, addirittura, installando kit estetici che, in qualche modo, ricordano i primi episodi di Gran Turismo. In tutto questo, le auto sorprendono per la cura della modellazione, nettamente superiore agli episodi precedenti. Alcune “semplificazioni” dei modelli del passato sembrano essere state superate, tanto nei disegni delle vetture, quanto nella cura dei materiali interni, raggiungendo vette che, una volta di più, ricordano una certa produzione giapponese. E no, non si tratta solo di dettagli e neppure del numero dei poligoni.

A fare la differenza, in ogni situazione, è il potenziamento, drammatico, del sistema che regola l’illuminazione. Il Ray Tracing, quello puro e crudo, è presente solo all’interno del garage, eppure il ForzaTech, in questa ultima incarnazione,  si danna costantemente per riflettere sulla carrozzeria ogni elemento, ogni fonte di luce, ogni piccolo dettaglio presente sullo scenario e a qualsiasi velocità. Chiaramente, l’entusiasmo del testo è figlio di una prova cristallizzata su Series X, per quanto la versione One, ancora una volta X, sia, per certi aspetti, ancora più miracolosa. Tanto per essere chiari, in qualsiasi condizione tecnica, Forza Horizon 5 è una meraviglia da vedere. Proprio su Series X abbiamo comunque preferito quasi sempre le performance a 60fps garantite costantemente dall’omonima modalità, ritenendo, a differenza dei colleghi di Digital Foundry, la più “densa” quality mode un po’ zoppicante sul fronte della fluidità, di base dimezzata. A non cedere mai è invece la risoluzione, ancorata ai 4K nativi, per un dettaglio che, questo sì, alle volte viene sacrificato sull’altare dei fotogrammi. Si tratta, ad ogni modo, di dettagli che lasciamo volentieri agli esperti, preferendo, ai freddi numeri, le sensazioni audiovisive. Artisticamente il lavoro svolto è quasi commovente e certifica l’incredibile talento di Playground. Che si tratti di un ponte sospeso, piuttosto che i residui di un’antica civiltà o, ancora, del bollore di un vulcano da tempo sopito, la meraviglia offerta dai piccoli mondi che compongono la mappa è speciale.  Deserti e vulcani. Rocce e sabbia. Jungla fitta e spiagge immacolate. Colline, montagne, persino paludi. Impossibile, a memoria, immaginare una morfologia più ricca e variegata dal Messico. Forza Horizon 5, anche a fronte di un meteo alla bisogna instabile e che supera la seriale schizofrenia delle “stagioni” subite in Irlanda, è una sorpresa continua, una scoperta infinita, una ludica e maestosa grande bellezza che ci riconcilia con una generazione fino ad ora troppo canonica. Fino ad ora, appunto.

Forza Horizon 5: quel che resta e che verrà

La sensazione, dopo una trentina di ore di gioco messe in disordine dalla voglia di vedere tutto o quanto più possibile, è che Forza Horizon 5 nasconda ancora molte, moltissime sorprese. Specialmente negli aspetti multi e social, anche a fronte di quella che chiameremo “variante Game Pass”. Lo sbarco del racing direttamente sul servizio di abbonamento apre, probabilmente, a scenari inediti, con milioni di giocatori pronti ad affollare sin da subito i server di gioco. Probabilmente, la vera portata del quinto capitolo potrà essere misurata solo tra qualche settimana, quando anche gli aspetti più competitivi saranno messi a dura prova. In fase di critica, i dubbi sulla qualità complessiva della produzione riguardano proprio la guida, pura e semplice, certamente arcade ma, forse, ancora troppo poco aggressiva e carismatica. Pur considerando la scalabilità che caratterizza un universo dichiaratamente arcade e pensato per piacere a tutti, ci piacerebbe assistere, prima o poi, ad un atto di coraggio da parte del team sollecitato, da una specifica fetta di pubblico, a lavorare in maniera più realistica sulla fisica di un gioco che no, specie se messo alla prova di un volante, proprio perfetto non è.

Piattaforme: Xbox Series X/S, Xbox One, PC

Sviluppatore: Playground Games

Publisher: Microsoft

Nonostante i The Coasters, colonna sonora da Spotify, continuino a restituirci suggestioni malinconiche, è giusto tornare con i piedi per terra. Da un punto di vista produttivo, Forza Horizon 5 è fantascienza. Un po’ per meriti oggettivi, artistici e tecnologici, un po’ perché, nonostante la tendenza del mercato, sembra incredibile che un gioco di questo livello possa essere proposto a tutti all’interno di un abbonamento da pochi euro al mese. Restando fedele alla filosofia del viaggio esotico, ma al contempo sviluppando in maniera più razionale la mole di contenuti infusa nelle infinite modalità, Forza Horizon 5 trascende, in maniera definitiva, il concetto di racing-arcade presentandosi, filosoficamente, come una grande e avvincente avventura, costellata da tante, piccole storie meno frammentate rispetto al passato. Forza Horizon 5, in sintesi, è sicuramente il miglior esponente del suo esclusivo genere. Anche perché l’unico. Forse perché l’unico.

VOTO: 9.4