Non è stato sicuramente un anno alquanto tranquillo per Activision Blizzard, divenuta protagonista di uno scandalo che ha scosso l’industria dei videogiochi dalle sue fondamenta. Non lo è stato soprattutto per un’annata che, nonostante una lenta ripresa e ritorno alla normalità, ha sentito tutti gli effetti della pandemia da COVID-19 e che quindi ha anche influito sull’andazzo di diversi sviluppi. I recenti rinvii di Overwatch 2 e Diablo 4 al 2023 lasciano presagire un futuro non proprio roseo per il conglomerato californiano, il quale si ritrova adesso a fare i conti con i propri scheletri nell’armadio. Sebbene le istituzioni siano in moto e pian piano la situazione si sta risolvendo, il trambusto generato quest’anno sicuramente non può non passare inosservato, soprattutto quando ci ritroviamo a recensire il nuovo Call of Duty Vanguard.
Sviluppato questa volta da Sledgehammer, Vanguard rappresenta l’avanguardia di Activision sulle console di nuova (attuale) generazione, riportandoci sui fronti della Seconda Guerra Mondiale con storie inedite e diversi protagonisti. Non possono ovviamente mancare le modalità multigiocatore e sopravvivenza zombi, i due cavalli di battaglia che da anni trascinano il brand verso la vetta delle vendite, sebbene Warzone abbia letteralmente preso il loro posto nell’ultimo anno. Noi di Gamesvillage ci siamo tuffati nel nuovo episodio della serie sparatutto, provandone ogni contenuto e cercando di capire Vanguard rappresenti un limite invalicabile per il brand, e ve lo spieghiamo in questa nuova recensione.
Gli eroi di Call of Duty Vanguard
Call of Duty Vanguard ci riporta alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, dove un gruppo di soldati scelti si infiltrerà nel cuore della Germania per sottrarre i documenti riguardanti un certo “Progetto Phoenix“, considerato come un’arma segreta dei nazisti. Tuttavia, i membri del gruppo verranno catturati da un generale nazista e portati all’interno del carcere di Berlino, dove elaboreranno un piano di evasione con l’intento di perseguire la missione. Questo in sintesi è il plot della campagna di Vanguard, l’ultima iterazione della serie di Activision e portata alla luce da Sledgehammer Games. La modalità single-player del nuovo Call of Duty, senza troppi giri di parole, ci ha delusi. In primis, Vanguard rappresenta un deciso passo indietro per la saga, colpa di un racconto non solo irrispettoso nei confronti degli eventi che hanno composto tale periodo storico, ma denota quelli che sono i limiti raggiunti dal celebre brand californiano. Se negli ultimi due anni il nuovo Modern Warfare e Black Ops Cold War (QUI per la nostra recensione) hanno proposto delle soluzioni interessanti per le loro campagne, Vanguard non riesce purtroppo a mettere sul piatto qualcosa di significativo, imbastendo soprattutto una narrazione fin troppo sopra le righe. E lo fa soprattutto con un racconto ridondante e privo di spunti interessanti, usando come espediente narrativo e ludico i flashback: conosceremo dettagliatamente ciascun protagonista attraverso un ricordo completamente giocabile, il quale ci porterà su alcuni dei già esplorati fronti di guerra, come il D-Day o Stalingrado.
E nonostante una longevità poco generosa (nove capitoli giocabili in tutto), il plot che dovrebbe smuovere la storia di Vanguard non ha uno sviluppo: basti pensare che non sapremo mai di cosa si tratti effettivamente il Progetto Phoenix, così come alcuni dettagli narrativi verranno completamente dimenticati per dare spazio alla scena successiva, non riuscendo a sviluppare in maniera approfondita il discorso imbastito. E il racconto in Vanguard glorifica il sacrificio, mettendo in primo piano gli atti d’eroismo e ritraendoli con una disarmante leggerezza, risultando impassibile dinanzi agli orrori della guerra. Siamo ben lontani dalla narrazione trascinante e filmica di World At War 2, non a caso sempre sviluppato da Sledgehammer Games, che rispetto al nuovo COD risulta persino più maturo. I racconti di guerra dunque non sono altro che uno sfondo per le nostre carneficine prive di valore, laddove la morte non viene impreziosita da citazioni di celebri scrittori o politici, bensì dalla voglia di trucidare nazisti del protagonista in utilizzo.
Anche strutturalmente la campagna non ha molto da offrire: di certo non troveremo elementi come le operazioni segrete od indagini di Black Ops Cold War, così come mancheranno quei momenti intensi che il livello “Tabula Rasa” di Modern Warfare sapeva offrirci ed anzi, Vanguard opta più per uno spettacolo pirotecnico degno dei più classici film americani, trasformando la Seconda Guerra Mondiale in una pellicola d’azione, senza però sfruttare pienamente le sue ispirazioni. Anche i personaggi coinvolti non ci hanno lasciato sensazioni positive, colpa di una caratterizzazione stereotipata e che per inerzia li nomina eroi di guerra, nonostante le loro identità siano ispirate a persone realmente esistite. Ancor peggio se pensiamo al level design dei capitoli: situazioni classiche e ormai digerite, con situazioni poco chiare per il giocatore ed una linearità che ci obbliga a rientrare nei confini pensati dagli sviluppatori, incanalando infine l’esperienza in un corridoio in cui dovremo farci strada a suon di proiettili. Di certo non mancheranno delle sequenze spettacolari, come la battaglia nel Midway o l’assedio di Stalingrado, ciononostante siamo ben lontani dalla qualità raggiunta ultimamente dal brand. Infine, ciò che più grava sull’intero corso della Campagna è proprio il plot: insipido, privo di sviluppo e gestito malamente, i cui buchi tra un filmato all’altro sono stati riempiti dai flashback giocabili. Insomma, il risultato raggiunto non è per niente convincente.
Un multigiocatore bellicoso
Il multigiocatore fortunatamente permette a Vanguard di recuperare qualche punto perso dalla Campagna. Non siamo lontani dalle solite esperienze online offerte dalla saga, ma vi sono alcuni margini di miglioramento che possono in qualche modo alzare l’asticella del comparto online di Call of Duty. Sul piano della connettività, non abbiamo vissuto particolari problemi, nemmeno con la latenza: a causa anche di un TTK basso (Time to Kill), talvolta si può compensare il proprio svantaggio con i riflessi, sebbene non sempre la velocità di risposta sarà sufficiente per sopravvivere. Tuttavia, il multigiocatore di Vanguard ha una partenza migliore rispetto a quella di Black Ops Cold War: al lancio il titolo parte con ben venti mappe giocabili di cui sedici sono destinate alla playlist principale, come Deathmatch a Squadre, Dominio, Uccisione Confermata e molte altre ancora, e propone dei filtri di ricerca davvero funzionali. Ma la novità di quest’ultimi risiede nella selezione del ritmo di battaglia, che determinerà il numero massimo di giocatori in una partita. Se si seleziona un ritmo tattico, si avranno dei match più tradizionali (6v6), mentre un ritmo Blitz triplicherà il numero di giocatori in lobby. Questo delinea un approccio al multigiocatore più caotico ma anche più stimolante, dato che anche i punteggi necessari per chiudere la partita aumenteranno a dismisura e di conseguenza, oltre a durare di più, le partite permetteranno di guadagnare più punti esperienza e di piazzare più uccisioni in classifica.
Inoltre, il multigiocatore riprende le intenzioni più classiche della saga, improntando tutto sulla competizione: con l’eliminazione delle serie di punti i giocatori saranno meno interessati alla conquista degli obiettivi, concentrandosi maggiormente sull’accumulo di uccisioni e varie ricompense da riversare sul campo di battaglia, tra cui un sbilanciatissimo lanciafiamme o l’inarrestabile unità K9. Le mappe soprattutto riprendono i vecchi canoni della serie, merito soprattutto di arene piuttosto contenute adornate da spazi aperti che si intervallano con corridoi o spazi più piccoli, senza farsi mancare ovviamente quelle aree in cui concentrare lo svolgimento della partita. Le mappe dunque offrono diversi punti d’interesse, grazie anche ad uno sviluppo verticalizzato del level design, che obbliga il giocatore a mantenere sempre alta la guardia. Inoltre, con l’implementazione di una distruzione maggiorata delle superfici in legno, si ha la possibilità di costruirsi degli angoli di tiro capaci di stanare i tanto odiati i camper, permettendo soprattutto di aprire un varco verso un punto d’interesse. Questa novità torna sicuramente utile a chi è abituato ad utilizzare i fucili di precisione (come il sottoscritto), sfruttando soprattutto le aperture lasciate dai pezzi di legno rotti delle finestre o porte.
Fortunatamente, Vanguard fa tesoro delle recenti evoluzioni del brand, riportando in auge il sistema dell’armaiolo che permette di personalizzare la propria arma al minimo dettaglio, una funzione che come abbiamo visto in precedenza attiva anche dei bonus e malus a seconda dell’accessorio installato, mutando così le prestazioni dell’arma in utilizzo. Il titolo inoltre ripropone gli operatori che, seppur non possiedono abilità speciali, conferiscono dei bonus per la progressione, come i punti arma doppi nel caso si imbraccia l’arma preferita del personaggio durante la partita. Ma come se la cava il gameplay? In Vanguard, al contrario dei capitoli più recenti, ci viene restituito un approccio più frenetico, serrato, con una leggera nota tattica basata sulla mappa. Infatti intraprendere nuovamente il ruolo del “rusher” senza doversi preoccupare troppo dei nemici è uno dei permessi che vengono concessi dal nuovo COD, il quale rimarca ancora una volta un gunplay solidissimo a cui si aggiunge persino la possibilità di esporsi dai muri. Sebbene la Campagna non sia riuscita questa volta a farsi apprezzare, ci pensa un comparto multigiocatore piuttosto valido con contenuti piuttosto validi, e sarà curioso scoprire quali mappe arriveranno con le prossime stagioni del supporto post-lancio.
Una modalità zombi stravolta in Call of Duty Vanguard
Ciò che desta ancor più curiosità è la nuova modalità zombi. Non ci troveremo dinanzi alla classica sopravvivenza con cui per anni Treyarch ha fatto scuola, nonostante in Vanguard abbia offerto il suo contributo per realizzare tale contenuto, bensì un qualcosa di decisamente diverso, che non rinuncia però alle sue caratteristiche. Ciò che potrebbe però lasciare amareggiati è l’assenza dell’easter egg: infatti per scoprire e risolvere l’enigma legato alla mappa zombi bisognerà attendere l’avvento della Stagione 1 di Call of Duty Vanguard, mentre per il momento bisognerà accontentarsi del nuovo aspetto dei tanto temuti zombi. Attualmente è disponibile la mappa Der Angang, che catapulta i giocatori dentro una città completamente distrutta: questa rappresenterà una sorta di hub di gioco, dove troveremo diversi punti d’interesse con cui interagire. Sono stati eseguiti dei cambiamenti notevoli, i quali rendono sin da subito disponibili la Pack-a-Punch, le bibite ed altri elementi. Difatti non vi sarà il classico quadro elettrico da attivare, dato che tutto sarà disponibile sin da subito. Der Anfang invita i giocatori ad accedere ad alcune mappe attraverso dei portali, dove andranno completati alcuni obiettivi. A seconda della missione dunque, ci si ritroverà ad eseguire azioni diverse, dalla più comune sopravvivenza alla raccolta di pietre, il tutto focalizzato come sempre sull’eliminazione delle orde infinite di zombi. I non morti inoltre avranno sempre una barra che indicherà i loro punti vitali, così da renderci conto quanti colpi dovremo ancora infliggere .
Con questo aiuto visivo dunque sarà anche più semplice rendersi conto della potenza del proprio equipaggiamento, ma ancor più decisivo è il drop delle munizioni dai cadaveri putrefatti: in questo modo sarà difficile, o quasi improbabile rimanere senza munizioni. Se l’indicatore degli HP e la raccolta dei proiettili possono sembrarvi degli aiuti che in qualche modo facilitano di molto l’esperienza zombi di Vaguard, sappiate che non è proprio come sembra. Infatti, a seconda del numero di giocatori e del round raggiunto, i non morti diverranno sempre più feroci e resistenti, tanto da rendere persino inutile un’arma potenziata per ben tre volte presso la Pack-a-punch. Già oltrepassato il round undici (che di norma rientriamo in una difficoltà ancor accessibile) sentiremo una sostanziosa differenza, a cui è possibile rispondere con ulteriori strumenti messi a disposizione dal gioco. Oltre alle consuete bibite, che potranno essere potenziate più volte, il giocatore può usufruire di alcuni bonus passivi ottenibili sacrificando i cuori ottenuti ( verranno conferiti ogni volta che supererete un round), i quali spaziano dall’incremento dei danni da fuoco o corpo a corpo, fino ad una resistenza maggiore od effetti di stato, ognuno dei quali è disposto per rarità ed efficacia. Pertanto il sopravvissuto dovrà decidere accuratamente quali bonus attivare, poiché avrà a disposizione solamente tre slot. Come se non bastasse, in questa occasione (al contrario delle passate iterazioni) non vi saranno porte da sbloccare od armi da acquistare al muro spendendo i punti: semplicemente il giocatore potrà accumulare ingenti quantità di denaro, che potrà essere speso a sua volta per gli onerosi potenziamenti delle armi, delle bibite e dello scudo.
Sotto diversi punti di vista la modalità zombi è stata decisamente snellita. Der Anfang non può essere considerata come una mappa, nonostante vi siano zombi al suo interno e i punti d’interesse amati dagli appassionati di zombi. Questo perché, similarmente alla vecchia Tranzit di Call of Duty Black Ops 2, essa è composta da diverse mappe accessibili tramite teletrasporti. Tra queste ritroviamo anche una vecchia fiamma che altro non è Shi No Numa, uno dei teatri più importanti dell’intera lore costruita da Treyarch per zombi. Da una parte però troviamo anche una decisa semplificazione della suddetta modalità, sebbene la sfida arriverà solo dopo aver superato almeno una decina di round. Non mancheranno di certo gli zombi speciali, come gli urlatori o i corazzati muniti di mitragliatrice, mentre troviamo una discreta varietà per gli obiettivi che ci verranno man mano proposti durante la partita. Tuttavia l’assenza di un easter egg e soprattutto di una storia sono fattori penalizzanti per questa rinnovata modalità, che al momento non è altro un pretesto per farmare punti esperienza. Infatti la modalità zombi e il multigiocatore condividono gli stessi progressi per quanto concerne il livello dell’utente, dell’operatore e delle armi, facilitando ulteriormente lo sblocco di skin ed accessori. Der Anfang dunque è un’esperienza riuscita per metà: mentre il plot risulta piuttosto debole e i dialoghi dei vari interlocutori rimarcano i medesimi difetti della Campagna, questo rinnovamento della sopravvivenza zombi offre degli spunti interessanti ma piuttosto fini a sé stessi. Soprattutto le missioni non propongono dei curiosi guizzi di level design e nemmeno le mappe riescono a darci sensazioni positive. Tuttavia sarà curioso scoprire quali contenuti verranno aggiunti prossimamente per tale modalità e soprattutto, come questi si rapporteranno con le nuove meccaniche introdotte nella versione di Call of Duty Vanguard.
Call of Duty Vanguard: non il miglior COD, graficamente parlando
La serie di Call of Duty ha sempre vantato un comparto tecnico e grafico solido o quasi inespugnabile. Grazie al nuovo engine, le ultime iterazioni della saga sono riuscite a sbalordirci più volte, soprattutto Call of Duty Black Ops Cold War che risaltava persino le potenzialità delle nuove console. Eppure anche sotto questo aspetto, Call of Duty Vanguard ci ha lasciati alquanto perplessi. Sebbene il comparto tecnico continua ad essere granitico, senza incappare in alcun bug o cali delle performance, graficamente il titolo presenta qualche piccola incertezza. I modelli dei protagonisti sono quelli che più hanno beneficiato dal trattamento di Sledgehammer Games, risultando non solo così reali ma anche convincenti e ben animati, mentre i vari scenari sono notevoli e soprattutto offrono un colpo d’occhio interessante. Tuttavia, ci ritroviamo dinanzi ad una qualità delle texture non proprio avvincente, dato che i modelli poligonali secondari (NPC, veicoli) non risultano particolarmente curati come normalmente ci si aspetterebbe e soprattutto, troviamo delle incertezze anche da parte del sistema dell’illuminazione, che non solo propone delle ombre piuttosto generiche, ma manca effettivamente la profondità dei colori e della luce, i quali avrebbero potuto dare un apporto significativo alla scena.
Quando il gameplay è in atto, notiamo sin da subito la sostanziale differenza che lo separa dalle sequenze nel carcere: i filmati dopotutto sono stati realizzati con una tecnica decisamente migliore, imbastendo delle immagini su schermo davvero potenti, ma che purtroppo vengono svilite non appena prenderemo il controllo della situazione. Un gran peccato, specie se consideriamo i notevoli passi in avanti compiuti dalla saga in questi ultimi due anni. Altro elemento che farà storcere il naso ai possessori della versione PlayStation 5 è il supporto del DualSense. Se in Black Ops Cold War le feature del nuovo controller di Sony vennero implementate accuratamente, in Vanguard gli effetti dei grilletti adattivi e del feedback aptico sono meno evidenti e più generici. Il comparto sonoro invece non delude le aspettative, i suoi sono ben definiti e differenziati, con i bassi che ci permettono di rilevare i passi dei nemici nelle vicinanze.
Piattaforme: PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, PC
Publisher: Activision
Sviluppatore: Sledgehammer Games
Call of Duty Vanguard è senza ombra di dubbio un passo falso per la serie. Sia chiaro, qualitativamente ci ritroviamo dinanzi ad un prodotto solido ed un gameplay che difficilmente può deludere, tuttavia sembra che Sledgehammer Games sia rimasta indietro rispetto ai colleghi di Treyarch ed Infinity Ward. Tra una campagna poco entusiasmante, priva di sviluppo e penalizzata da una narrazione poco contestualizzata, ed una modalità zombi rivista ma ancora scarna di contenuti, il multigiocatore per quanto imperfetto rappresenta un’ancora di salvezza. E in tutto ciò, dobbiamo aggiungere un comparto grafico non sempre all’altezza delle aspettative, seppur proponga ottime prestazioni. Insomma, Vanguard è una creatura mistica che però sembra essersi dimenticata delle ultime evoluzioni del brand. Non ci resta dunque che attendere il supporto post-lancio per scoprire quali miglioramenti contenutistici e tecnici verranno apportati in futuro.