Vorrei iniziare questa recensione di Heaven Dust 2 mettendo subito in chiaro che sì: il gioco è in tutto e per tutto un clone INDIE dei classici Resident Evil. E non c’è davvero nulla di male in questo. Enigmi da risolvere con il collaudato “memorizza la sequenza” o “sposta la cassa per spingere il pulsante”; chiavi di colore e forma diversa per identificare a colpo d’occhio porte che conducono a nuove armi; munizioni, e oggetti combinabili per crafting semplici semplici tipo “erba verde + erba rossa = medicina. E, per finire, una visuale fissa che non consente di esplorare le ambientazioni a 360 gradi. Ma che, a differenza di quella dinamica primi Resident Evil, è bloccata in posizione isometrica “dall’alto”. Gli ingredienti, compresi ovviamente zombie di varia natura, un virus cattivissimo e un’azienda spregiudicata che vuole sfruttarlo per iniziare una guerra batteriologica, ci sono. E il loro assortimento, a dirla tutta, non è nemmeno malvagio come potrebbero far presagire alcuni aspetti meno curati della produzione.
Heaven Dust 2: un sequel migliorato
Partiamo da qualche tempo addietro, con la release di Heaven Dust (1). Il sequel, il secondo capitolo che ho testato su Nintendo Switch per tutte e dieci (circa) le ore di durata della campagna, è anzitutto nettamente migliorato rispetto al predecessore. La visuale è stata allargata quanto basta per migliorare l’orientamento nelle stanze della labirintica location, tanto per iniziare. E gli scontri con i nemici sono più movimentati e soddisfacenti; sia quelli semplici, che soprattutto i Boss. Anche la fluidità generale e la cura riposta nella costruzione dei livelli e dell’estetica generale sono diversi step avanti a Heaven Dust (1). Questo perché, nonostante se ne sia parlato poco sui canali mainstream, l’Indie game originale di One Gruel Studio ha da subito fatto sollevare più di un sopracciglio tra i più incalliti giocatori di Resident Evil. E non tutti in segno di sdegno: anzi. Nonostante fosse macchinoso e poco rifinito, anche l’originale Heaven Dust aveva il suo perché per essere portato a termine; per iniziare, costava poco, e anche il secondo capitolo è economicamente abbordabilissimo sia su PC che su Switch. E poi, è riuscito a lasciare la sua impronta distinta in un panorama di cloni ResidentEviliani spesso fin troppo omologati, soprattutto nell’estetica.
Quanto alla trama, o alla lore (la trama di Heaven Dust 1 in pratica) non c’è nulla di davvero rilevante da segnalare. Non è per scoprire le macchinazioni della società bio-ingegneristica di turno che ci metteremo nella pellaccia di Steve, il protagonista. Un Chris Redfield che, non me ne vogliano i dev, a primo impatto sembra più simile agli avatar dell’Xbox360 che a un navigato soldato pronto a tutto pur di sopravvivere. “Prendete questo zombie: POTERE DELLA X VERDE!”. Scherzi a parte, è chiaro che il focus di Heaven Dust 2 risiede principalmente nel feeling old style recapitato dai succitati enigmi da risolvere nella abbastanza variegata mappa di gioco. E qui, un altro plauso va ai developer per essere riusciti a produrre una location evocativa, pur se profondamente stilizzata. Che strizzando l’occhio, come già detto, ai Resident Evil del passato non manca comunque di stupire con shortcut piazzati sempre nel posto giusto, e una gestione del backtracking, immancabile (purtroppo) non troppo fastidiosa. Attenzione: ho detto non troppo.
Tra enigmi, fucilate e (sigh) backtracking
Il Backtracking: croce e… basta (nessuna delizia) dei videogame del passato, limitati dall’impossibilità di inserire troppe location nelle periferiche di memorizzazione dell’epoca. O, nel caso di Heaven Dust, strumento usato per dilatare la durata “quantitativa” del videogioco. Così, se da un lato mi pare di aver già esplicitato che la durata “qualitativa” di Heaven Dust 2 sia un punto a favore del gioco, devo altresì ammonirvi. Se non siete giocatori abituati alle tempistiche tipo: “raccolgo una chiave, che apre una porta posta dall’altro lato della mappa, in cui trovo un cristallo da inserire dove ho trovato la chiave, che mi rivela la soluzione a un enigma dietro la porta che ho aperto per trovare il cristallo” Heaven Dust 2 NON E’ il gioco che fa per voi. E questo resta valido anche sapendo che gli sviluppatori hanno tentato di mascherare la necessità di “tornare sui propri passi” molto frequentemente; con zombie che respawnano a sorpresa, premi decisamente allettanti per i camminatori più indefessi ecc..
Se volete, potete considerarlo come un “omaggio” ai ritmi e alla giocabilità originale dei primi Resident Evil, pure loro densi di “passi ripassati” in giro per i corridoi della magione dell’orrore. Ma io, in tutta onestà, non ci riesco proprio. Ritengo, invece, che data l’abilità dimostrata dai developer nel progettare enigmi interessanti, e un level design degno di Capcom, si sarebbero potute trovare soluzioni alternative. Oppure, evitare almeno la metà delle sessioni di backtracking, anche a costo di ridurre la durata complessiva dell’esperienza. Rendendola, però, meno indigesta per “il gamer moderno”. Qualche strumento di teletrasporto, delle botole in stile Among Us, un mezzo di locomozione portatile che accelerasse in nostri passi sarebbero calzati a pennello. E invece no: siamo bloccati con Steve e la sua flemmatica camminata/corsa. Che poi, vi sfido a notare una differenza sostanziale tra le due movenze, in termini di rapidità. Spoiler: non ne troverete!
L’horror “puccioso”
Forse, però, sono proprio le movenze mai “scattose” o frettolose del personaggio e degli zombie rappresentati nel titolo a contribuire maggiormente al feeling “horror” della produzione. Proprio come rigiocando oggi gli originali Resident Evil, infatti, “spaventarsi” giocando a Heaven Dust 2 è una vera impresa. Anche perchè, esteticamente parlando, la semplificazione stilistica del gioco conduce verso uno stile grafico che non stento a definire “puccioso”. Termine stra-tecnico, ovviamente, perfetto per descrivere nel modo migliore l’art stile e il design deformed dei personaggi.
Non potendo contare su Jump Scare ed espedienti propriamente orrorifici, piuttosto, è la sensazione di costante pressione dovuta alla componente survival a rendere il titolo a tratti più o meno spaventoso. La mancanza di proiettili in un momento sbagliato, contro un avversario super tosto; lo zaino troppo piccolo che ci costringe a scegliere quale equipaggiamento o ingrediente conservare, e quale perdere per sempre. L’eredità di Resident Evil si palesa con peculiare intensità proprio in questi momenti di gameplay. Che Heaven Dust 2, come ho già avuto modo di raccontarvi, risolve egregiamente. Chiudono il cerchio ludico un discreto arsenale di armi e potenziamenti per le stesse disseminati per le ambientazioni. A volte nascosti da enigmi più impegnativi del solito, o semplicemente richiedenti un backtracking più lungo.
Heaven Dust 2: in conclusione: old but (quasi) gold
Heaven Dust 2 è un titolo Indie che riesce, anzitutto, nel suo intento principale: riproporre le atmosfere, i tempismi e i “meccanismi ferruginosi” dei primi Resident Evil in maniera più fedele possibile. MA, ed è un bel ma, filtrandole attraverso uno specchio quasi “deformante”, in senso buono, che attribuisce al gioco originalità. Manifesta anzitutto nell’estetica, ma anche, uno spunto qua, uno là, nel contesto narrativo e ludico. Purtroppo, però, proprio la narrazione cede sotto il peso prima dei cliché e dei topos, fin troppo abusati, del mondo zombistico. Poi, minata da una fruibilità dei testi a prova di occhiali da vista, almeno su Nintendo Switch. Le scritte, tutte, sono infatti alquanto piccole tanto in TV mode, quanto ahimè in portatile. Lo schermo della Switch Oled non aiuta, se mai vi venisse il dubbio (ho provato con tutte le switch di casa, eppure ho 10 decimi eh).
Piattaforme: PC, Nintendo Switch
Sviluppatore: One Gruel Studio
Publisher: One Gruel Studio
Tutto sommato, per il prezzo a cui è proposto, Heaven Dust 2 non merita una recensione troppo severa. E sebbene non debba essere, a mio avviso, né un elemento di merito, né di demerito (ovviamente), é giusto che sappiate da quanti membri è composto il team di One Gruel Studio: due persone. Due genitori per Heaven Dust 2, che con passione e determinazione hanno condotto il titolo da semplice e “cheap” rip off (Heaven Dust 1), a vero e proprio videogioco fatto e finito (Heaven Dust 2). Non mi resta altro da fare, se non consigliarvi, a prescindere dal voto che leggerete in calce, di dare una possibilità al gioco qualora foste amanti del survival horror d’annata. Aiuterete, inoltre, a porre le basi per sviluppare un ulteriore sequel del titolo, almeno stando alle dichiarazioni dei developer. Dato il salto qualitativo riscontrabile da Heaven Dust 1 a 2, direi che potrebbe decisamente valerne la pena.