L’Attacco dei Giganti 4×18 Recensione: da che parte stare?

Attacco dei giganti

La scorsa settimana avevamo avuto l’onore e il privilegio di tornare sull’isola di Paradis, rituffandoci immediatamente nel conflitto definitivo de L’Attacco dei Giganti. L’opera di Hajime Isayama corre spedita verso la sua conclusione con la seconda parte della stagione finale dell’adattamento animato, ma ai fan è rimasto ancora molto da vedere e da scoprire. L’assalto di Marley, arrivato non del tutto inatteso, ma sicuramente ben congegnato, ha gettato il caos non solo sul campo di battaglia all’interno dell’anime, ma anche tra gli schieramenti nei quali i nostri protagonisti stanno cercando di muoversi. Questo soprattutto perché ogni schema “nazionalista” sta finalmente saltando, sostituito da sogni e piani personali, da sentimenti e volontà di salvare qualcuno, di mettere fine alla guerra, alla follia, di evitare la carneficina.

Chi combatte contro chi adesso? Per quale scopo? Con quale obiettivo e fine recondito? Se possibile questo nuovo episodio ha gettato ancora più benzina sul fuoco, confondendo le carte e dando una forma completamente nuova alla definizione di buono e cattivo all’interno de L’Attacco dei Giganti. E mentre una lotta che vede schierati in campo praticamente tutti i Giganti conosciuti si svolge di fronte ai nostri occhi ammirati, l’anime, realizzato con la solita cura e maestria dallo studio MAPPA, si prende anche il tempo di approfondire personaggi e situazioni, e persino di indugiare su un momento che potrebbe essere quasi definito romantico.

Attacco dei giganti

L’Attacco dei Giganti: la vecchia squadra

Al termine dell’ultimo episodio avevamo visto Armin riuscire a convincere Mikasa, Jean e Connie (unici sopravvissuti del mitico gruppo di reclute della prima stagione dell’opera) che il piano di Eren dovesse essere più complesso e articolato di quanto non credessero. Non sarebbe da Eren accettare un folle piano nichilista d’annullamento totale come l’eutanasia di Zeke. Forse, questa è la speranza di Armin, Eren sta solo usando il fratellastro, il suo sangue reale, per poter scatenare il Boato della Terra, per difendere Paradis e gli eldiani.

Ovviamente i dubbi rimangono. Eren ha seminato troppa discordia, troppo odio negli ultimi episodi della precedente stagione. Ha destabilizzato Mikasa, e a maggior ragione Jean e Connie. Armin è l’unico che continua a vedere il suo vecchio amico all’interno di questo insensibile mostro senza cuore che è diventato Eren Jeager. Nelle parole dei suoi più sinceri e vecchi amici però sentiamo una fiducia e un’ammirazione significative. Il Corpo di Ricerca ne ha vissute troppe per non fidarsi di lui. La loro convinzione è quella di poterlo ancora aiutare (e quindi in un certo senso salvare). L’unica a nutrire dubbi profondi è Mikasa. Non a caso la donna abbandona, per la prima volta dall’inizio della serie, la sua sciarpa rossa prima di scendere in campo per cercare di aiutare, ancora una volta, quel bambino accanto al quale è cresciuta e che, lo sappiamo benissimo, nel suo profondo ama con tutta se stessa.

La vecchia squadra scende di nuovo in campo, di nuovo accanto a Eren, liberando anche tutti coloro che, attraverso il piano di Yelena e degli Jeageristi, hanno bevuto il liquido spinale di Zeke. Anche loro vogliono partecipare alla difesa di Paradis. Anche loro combatteranno contro Marley. Ma è proprio contro gli invasori che bisogna combattere? Dov’è il vero nemico? Ma soprattutto, la domanda che aleggia su questo episodio de L’Attacco dei Giganti è una sola. Esiste un nemico?

Attacco dei giganti

L’Attacco dei Giganti: come un horror

Nel corso degli anni e delle stagioni, l’anime de L’Attacco dei Giganti non ha certo risparmiato scene gore e truculente agli spettatori. Smembramenti, mutilazioni, laghi di sangue, violenza dietro ogni angolo presentata senza grosse censure. L’opera di Isayama, del resto, ondeggia tra la definizione di dark fantasy e quella (a volte più calzante) di horror. Ma con questo episodio lo studio MAPPA è riuscito a portare tutto a un livello più elevato. E lo ha fatto senza un eccessivo ricorso al sangue.

Certo non sono mancano scene ai limiti dello slasher, con fontane di sangue che zampillano e grida belluine, così come è sempre presente il gusto per il macabro, con i gravi danni riportati dal Gigante Corazzato di Reiner (la mascella penzolante attaccata a nulla più che qualche fibra muscolare fa davvero impressione) portati in primo piano tanto quanto la carne maciullata che sostituisce una buona metà del volto del Gigante d’Attacco di Eren. E anche il combattimento tra i due eterni nemici si è fatto più macabro, arrivando a mostrarci un Eren capace quasi di decapitare Reiner con l’uso di una sola mano.

Eppure l’orrore non è nel sangue e nella violenza, ma è principalmente psicologico, ed è concentrato nel personaggio di Yelena. Il primo indizio sta nella sua posa allucinata ed estatica mentre osserva i dirigibili di Marley, colpiti da Zeke e divorati dalle fiamme, che precipitano su Shiganshina privi di controllo. Sembra di vedere la realizzazione del suo sogno, l’annientamento di Marley, la fine dell’oppressione. Ma è anche qualcosa di più: è gioia di fronte a una carneficina, godimento purissimo nell’osservare la morte di altri esseri umani. Un vero atteggiamento da psicopatica, che non fa che aumentare nel momento in cui il suo sguardo torvo, allucinato, cade su Armin. Veterano di mille battaglie, l’uomo che ha affrontato il Gigante Colossale trionfando, non può far altro che avere un brivido di fronte all’espressione psicotica di Yelena. Si tratta del momento più spaventoso dell’episodio, di pochi secondi che paiono un’eternità, e che sono seguiti da un ancora più sconcertante (e spaventoso) ritorno al sorriso. Un sorriso ilare, gioviale, fatto di femminilità e calore umano. Impossibile non tremare.

Attacco dei giganti

Esperienze che fanno crescere

Nel corso della prima parte della quarta stagione de L’Attacco dei Giganti, Gabi è stata uno dei personaggi più odiati dai fan. Questo perché la ragazzina si era dimostrata il prodotto perfetto del lavaggio del cervello marleyano, capace di credere a qualsiasi menzogna le venisse rifilata, arrivando fino a sminuire il suo popolo, a bollare come demoni persone che non aveva mai visto, a uccidere Sasha. Il suo personaggio si era sviluppato in contrasto con Falco, più empatico e comprensivo, capace di cogliere le sfumature, capace di preoccuparsi degli altri, in breve di utilizzare il cervello, di pensare da solo.

In questo singolo episodio però Gabi mette in scena una maturazione impressionante, espressa non solo nella volontà di andare a salvare il suo giovane amico, ma anche e soprattutto nel discorso che la ragazzina pronuncia mentre si nasconde dal combattimento in una casa isolata. “Da quando sono giunta su quest’isola io non ho visto demoni, solo esseri umani“. Si tratta di una presa di coscienza enorme, che ricalca quella di Reiner, proprio nel secondo episodio del primo cour della serie, che tanto aveva stupito la giovane Gabi all’inizio. Mentre ascolta, nascosta sotto alla finestra, la preoccupazione della famiglia di Sasha per il suo benessere, Gabi comprende pienamente. Vorrebbe alzarsi, forse vorrebbe correre da quegli uomini che le hanno dimostrato un affetto e un amore incondizionato. Quello che la ferma è la voce di Kaya. Kaya che non può dimenticare la morte di Sasha. Kaya che vorrebbe ancora vendicarsi. Ucciderla. E Gabi capisce di aver fatto qualcosa di ancor più grave di un omicidio: capisce di aver ucciso l’innocenza di questa bambina bionda che in tutta la sua vita non aveva fatto altro che chiedersi perché sua madre era stata mangiata.

Quella di Gabi è una crescita così inaspettata e straordinaria che la confessione di Falco passa quasi in sordina. Quell’amore tanto evidente finalmente confessato dal ragazzo per la giovane compagna, la paura di potersi trasformare presto in un Gigante, in un mostro, la volontà di dire tutto, di parlare fino all’ultimo. Falco è e rimane uno dei personaggi meglio costruiti e caratterizzati di questa serie, in grado di suscitare simpatia e comprensione immediata, non solo negli spettatori, ma anche negli altri personaggi.

Non è un caso che Nile se lo sia preso così a cuore tanto da restituirlo senza colpo ferire a Colt e Gabi. Non è soltanto perché Falco è un bambino. Semplicemente, ogni schema sta saltando. Marley ed Eldia non esistono già più e Nile ha scoperto di far parte di un unico grande complesso, il genere umano. Non esistono più nemici, non c’è più uno schieramento, c’è solo l’umanità. E in fondo, in questo senso, torniamo quasi all’inizio della serie, a tempi più semplici, quando quelli dietro le mura erano gli unici superstiti del genere umano. Quando i Giganti erano soltanto mostri cannibali da temere. Quando ciò che c’era in ballo era la sopravvivenza della razza umana.

Ben presto quei tempi torneranno. Eren e Zeke stanno per entrare in contatto. E allora la guerra assumerà un altro volto.

Insomma questo secondo cour dell’opera si sta rivelando sempre più coinvolgente e intenso, tanto da superare, nell’impressione generale, i suoi predecessori. Al successo dei nuovi episodi (che arrivano in simulcast in esclusiva su Crunchyroll) contribuiscono animazioni di altissimo livello e disegni impressionanti grazie ai loro dettagli e alla loro accuratezza. E ovviamente non bisogna sottovalutare i meriti di una opening come Rumbling, che sempre di più appare la colonna sonora perfetta per l’atto finale dell’avventura di Isayama.

https://www.youtube.com/watch?v=w9S7Tr5HZa8