Horizon Forbidden West Recensione: al di là dell’Ovest Proibito

Horizon Forbidden West

Nel 2017 una nuova proprietà intellettuale di PlayStation a cura di Guerrilla Games si preparava a portarci in un mondo post-apocalittico per farci vivere un’avventura action di stampo open world con elementi RPG in cui una vita dai tratti tribali e tecnologici rinasce dopo una catastrofe di ampie proporzioni. Il talentuoso team di Killzone ci immerge in uno scenario ambientato negli Stati Uniti d’America, popolato da diverse tribù e macchine ostili che vagano per il territorio, dove in qualità di cacciatori ci muoveremo affrontando diverse sfide. Abbiamo approfondito la storia della protagonista nel primo gioco, Horizon Zero Dawn, nel nostro editoriale in cui abbiamo ripercorso le vicende più importanti di Aloy, ma ora è il momento di concentrare l’attenzione sull’atteso sequel: Horizon Forbidden West.

Abbiamo passato un gran quantitativo di ore nell’Ovest Proibito in compagnia di Aloy, nuove macchine e tribù, sfidando forze superiori, continuando il percorso intrapreso nel primo gioco, che ha ancora molto da raccontare. Sarà riuscito il nuovo capitolo a migliorare il predecessore sotto gli aspetti più criticati? Scopriamolo nella nostra recensione dedicata a Horizon Forbidden West.

Horizon Forbidden WestHorizon Forbidden West: una nuova frontiera da esplorare

La storia della guerriera Nora Aloy continua da dove si concludeva Zero Dawn, ovvero con la protagonista intenta a trovare una soluzione alla piaga che si sta diffondendo sul pianeta, che la porterà inevitabilmente verso ovest alla ricerca di una copia di GAIA, una intelligenza artificiale parte del progetto Zero Dawn che avrebbe avuto l’incarico di ricostruire il mondo dalle macerie del predecessore a causa della Piaga di Faro. Ciò risulta possibile grazie alle sue sottofunzioni, che allo stato attuale risultano disperse e con una propria coscienza.

L’impresa di Aloy che sul primo gioco l’ha portata a fermare ADE, una delle sottofunzioni impazzita a seguito di un misterioso segnale, in realtà non ha fermato la piaga che attanaglia il pianeta, per cui il viaggio della guerriera Nora non è ancora finito. Dopo mesi e mesi di ricerca di una copia di GAIA, la ragazza scopre che in ballo ci sono forze al di là della sua conoscenza attuale, e che se vuole ottenere un backup dell’IA con le sue funzioni dovrà superare diverse avversità, aiutata da vecchi e nuovi alleati pronti a sostenerla nella grande sfida che l’attende nell’Ovest Proibito.

Horizon Forbidden West Aloy

Durante la nostra esaustiva prova abbiamo potuto saggiare le migliorie apportate al gameplay e alla struttura narrativa, con quest’ultima che rappresentava una nota stonata nel complesso della produzione imponente di Guerrilla Games e Sony. Partiamo col dire che la base su cui poggia questo sequel è la medesima dello scorso capitolo: ci si muove in un mondo aperto curato in cui raccogliere risorse, prendere in consegna incarichi e affrontare le macchine che popolano le lande grazie a un vasto assortimento di strumenti utili alla causa, oltre a prendere parte a diverse attività di contorno utili alla crescita di Aloy e all’arricchimento dell’esperienza. Forbidden West non cambia questa formula, ma la amplifica ulteriormente con diverse meccaniche utili a rinvigorire gli scontri, che assumono un senso più ampio, in grado di intrattenere il giocatore per molte ore tra azione frenetica e pianificazione accurata.

La libertà d’azione è migliorata nettamente, con la possibilità di arrampicata libera da parte di Aloy su alcune pareti, identificabili con il focus, potendo anche sfruttare il rampino, per raggiungere alcune zone sopraelevate sia nelle sezioni esplorative che in quelle di combattimento per fornire delle scelte verticali prima limitate, per non parlare dell’introduzione della possibilità di nuotare, che offre delle possibilità esplorative rinnovate ed estremamente apprezzate per la tipologia di gioco. La verticalità, oltre che essere generata da un gran level design, può essere sfruttata anche grazie alla possibilità inedita di planare, grazie all’alascudo, un dispositivo ottenuto nelle prime battute che accompagnerà gradevolmente le nostre esplorazioni nell’Ovest Proibito.

Horizon Forbidden West alascudo

Evoluzione di una struttura solida

Insomma, è possibile sbizzarrirsi molto più che in passato, sia nei combattimenti che nell’esplorazione, grazie ad una verticalità importante e sezioni più contenute e lineari in cui risolvere piccoli enigmi per proseguire che ricordano gli ultimi lavori di Naughty Dog in fatto di struttura. La dinamicità migliorata, anche grazie allo snellimento di alcuni movimenti in relazione ad ostacoli, rappresenta una grande evoluzione per la serie, che si concretizza anche nella crescita del personaggio e nel crafting, con nuove ramificazioni e possibilità ludiche, per uno sviluppo del personaggio più complesso e personalizzabile al salire dei livelli, che conferiscono ad Aloy maggiore energia massima e punti da spendere nei relativi alberi di abilità, i quali spaziano tra combattimento, tattiche e sopravvivenza, e, tra le altre cose, permettono lo sblocco di abilità uniche per le varie tipologie di armi, tra cui troviamo nuove aggiunte di peso, e le cariche valorose, status speciali in cui Aloy sarà potenziata in un particolare campo per un periodo limitato di tempo.

Non manca la possibilità di installare modifiche su abiti e armi per conferire dei bonus in battaglia, quali maggior penetrazione di corazze o danni elementali migliorati da sfruttare contro le diverse armature delle tante macchine che popolano l’Ovest Proibito, previa analisi attraverso il focus, dove sarà possibile evidenziare i punti deboli delle stesse e diversi dettagli utili per l’approccio. Notiamo anche un profondo miglioramento per quanto riguarda il corpo a corpo, meccanica sfruttata superficialmente nel primo capitolo e che in Horizon Forbidden West trova nuova espressione, con un ramo di potenziamento dedicato e combo funzionali da applicare contro le macchine o avversari umani.

Ecco quindi che l’alternare delle varie meccaniche diventa fondamentale nel gameplay, e talvolta sfruttare l’ambiente circostante per trappole o vantaggio posizionale si rivela estremamente divertente e appagante oltre che utile, specialmente al cospetto di un grande e ostico avversario meccanico. Le lunghe battaglie estenuanti sono anche quelle che ricompensano il giocatore maggiormente sul piano dell’appagamento personale e di gioco, grazie all’ottenimento di materiali da crafting più rari che inducono ad una visione della caccia ispirata e più coinvolgente.

Armonia ludica e ritmi narrativi

Quando parliamo di integrazione migliorata tra i vari sistemi in gioco ci viene in mente una mossa che prevede il colpire l’avversario con la lancia di Aloy, caricandola, per poi colpire con l’arco per innescare un’esplosione devastante. Il tutto applicabile sfruttando anche le sopracitate cariche valorose, tante e varie, ma equipaggiabili solo una per volta dal menù dedicato alla crescita di Aloy, che permette un approccio agli scontri estremamente diverso e vantaggioso. Esse possono inoltre essere potenziate fino a tre volte per migliorare il tempo d’uso e gli effetti scaturiti, cambiando radicalmente gli esiti delle battaglie. La barra dedicata del valore si può accumulare rimuovendo componenti dai nemici colpendoli o eseguendo determinate azioni ai loro danni.

Le situazioni che affronteremo durante il nostro viaggio ci metteranno di fronte a scenari diversificati, seppur simili tra loro, e sempre avvincenti, capaci di stimolare la sperimentazione di tutte le meccaniche offerte in totale sinergia, stavolta con più varietà e bilanciamento. Ogni arma ha ad esempio pregi e difetti e Aloy deve individuare quando e come usare cosa, potendo contare anche su nuovi rudimenti ben innestati. Insomma, siamo davanti alla sublimazione della formula già rodata con Zero Dawn, andando a formare un gameplay che non potrà che appassionare ancora di più coloro che hanno amato il titolo del 2017.

Il primo capitolo presentava un ritmo di narrazione tutt’altro che incalzante, aprendo la storia all’inizio con impeto e lasciando il giocatore in balia dell’open world per tutto il prosieguo con nozioni meno interessanti, salvo riprendersi nelle battute finali, in cui convergono le nostre azioni e conoscenze acquisite, scoprendo una costruzione del mondo complessa e interessante, che sarà approfondita poi in Horizon Forbidden West, che migliora nettamente il metodo di racconto della storia e le sue sfaccettature, con un ritmo sicuramente più corroborante e avvenimenti stimolanti, collegati intimamente all’intreccio avvincente, talvolta scandito con delle scelte morali atte a cambiare alcune scene che tuttavia non impattano l’unico finale di gioco. Sostanzialmente, abbiamo trovato una progressione più snella, meno appesantita e dispersiva. Non mancano ovviamente incarichi di varia natura, tra missioni secondarie – qualitativamente migliorate rispetto al passato – e attività disparate che invitano il giocatore a sperimentare ed esplorare ogni angolo dell’Ovest Proibito, che presenta un level design imponente per un open-world, molto ben studiato.

Le meraviglie dell’Ovest Proibito di Horizon Forbidden West

Horizon Forbidden West rappresenta una gioia per gli occhi su PS5, piattaforma su cui è stata svolta la prova, capace di muovere senza singhiozzi un grande mondo aperto colmo di punti di interesse e cose da fare. Le terre dell’Ovest Proibito sono bellissime da vedere, nei loro colori e natura caratteristica dei vari biomi, tra lande desolate, deserti, foreste e rovine del mondo antico; splendendo grazie ad un sistema di illuminazione rinnovato e più efficace, esaltato dall’HDR, in aggiunta al meteo dinamico che dona all’ambiente e all’esplorazione un volto diverso e credibile. La direzione artistica, se già con il primo titolo aveva avuto modo di convincere, in Forbidden West raggiunge vette di qualità elevate per ogni scorcio in cui ci imbatteremo.

La console di nuova generazione di Sony porta con sé delle migliorie e aggiunte in termini di prestazioni e funzionalità che si traducono in miglioramenti visivi e tecnici, senza dimenticare l’integrazione delle applicazioni offerte dal DualSense. La versione PS5 di Horizon Forbidden West, oltre ad offrire caricamenti pressoché istantanei grazie all’SSD e texture più dettagliate della controparte PS4, permette al giocatore di scegliere tra due diverse modalità di rendering: una predilige la risoluzione e il dettaglio con un frame-rate a 30 fps e l’altra pone in evidenza la fluidità con 60 fps granitici, opzione quest’ultima che abbiamo gradito di gran lunga, data la frenesia degli scontri. Con l’utilizzo del DualSense sarà possibile un’immersione interessante, grazie alla vibrazione aptica e ai grilletti adattivi, chiamati in causa durante l’uso dei diversi strumenti, sposandosi egregiamente con l’utilizzo degli archi simulando la tensione. Le cut-scene si presentano con un’ottima messa in scena e una recitazione migliorata rispetto al passato, aiutate da modelli perfezionati e animazioni più rifinite, che si riflettono anche sul gameplay vero e proprio.

Come da tradizione Sony, anche l’accessibilità al titolo ha un certo rilievo, risultando in tantissime opzioni di personalizzazione dell’esperienza tali da garantire l’accesso al titolo ad una vasta platea, partendo dalle diverse difficoltà di gioco, trovandoci complessivamente dinnanzi a un titolo più semplice da percorrere nella storyline principale anche a livello normale, e potendo scegliere quanto l’esperienza possa essere guidata o meno nell’indicazione degli obiettivi sulla mappa. L’adattamento in italiano con relativo doppiaggio si riconferma di assoluto pregio, dando continuità a quanto visto in Horizon Zero Dawn, all’altezza per tutta la durata dell’avventura, ancora una volta longeva e particolarmente adatta per i completisti.

Dal punto di vista sonoro, la versione PS5 sfrutta egregiamente il Tempest 3D AudioTech, capace di far percepire al giocatore ogni fonte sonora distintamente, aumentando l’immersività, il tutto accompagnato da una colonna sonora di valore, che si fa davvero interessante durante gli scontri. Abbiamo sottolineato come questi ultimi siano davvero avvincenti e migliorati, anche se non sempre si dimostrano precisi al millimetro, a causa di alcune hitbox non sempre convincenti quando alle prese con le macchine, risultando in conflitti talvolta sporchi.

Impossibile comunque non farsi rapire dal design delle stesse, che vedono in Forbidden West il ritorno di alcune già note e novità di assoluto valore, riconfermandosi le star assolute della produzione. Dal futuro della serie ci aspettiamo un miglioramento della fisica generale del mondo, che tende a rimanere talvolta statico e privo di interazioni salvo per alcune occasioni più scriptate, nonostante il rinnovato dinamismo applicato alla protagonista, una rivoluzione che immaginiamo possibile solo in un ipotetico terzo capitolo in esclusiva next-gen con tutte le accortezze del caso; ma senza alcun dubbio siamo di fronte ad un prodotto estremamente curato, funzionale e ricolmo di amore da parte del team di sviluppo, che crede fermamente nel progetto avviato 5 anni fa.

Piattaforme: PS5, PS4

Sviluppatore: Guerrilla Games

Publisher: Sony Interactive Entertainment

Horizon Forbidden West si dimostra il sequel che Zero Dawn merita di diritto, il quale migliora nettamente le asperità del primo capitolo, soprattutto in termini di narrazione, per ampliare il vasto mondo dominato dalle macchine con nuove meccaniche che ben si sposano con l’impianto voluto da Guerrilla Games. Siamo di fronte al miglioramento del primo capitolo sotto ogni punto di vista, mantenendo gran parte di quello che abbiamo visto nel 2017 su PS4, che rappresenta una solida base di partenza da cui evolvere le varie meccaniche, e nonostante la natura cross-gen di questo sequel, è impossibile non farsi catturare dal mondo di gioco, dalla sua estetica e costruzione, e ciò che ha da offrire in termini di contenuto, dove gli appassionati che hanno apprezzato la prima avventura di Aloy non esiteranno a farsi rapire nuovamente dalla guerriera Nora e le sue vicende, che hanno ancora molto da dire.

VOTO: 9.2

Mirko è un appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni. Ama alla follia i platform 3D e i GDR, ma è un giocatore a tutto tondo. Grazie a una PlayStation e a un Mega Drive, il mondo per lui si è fatto dinamico fin da subito grazie a un irriverente marsupiale arancione e a un velocissimo porcospino blu. Cresciuto credendo che il cuore sia la propria chiave guida, ritiene che il videogioco sia la quintessenza dell’intrattenimento e materia dall’alto potenziale costruttivo.