Dynasty Warriors 9 Empires Recensione: il prezzo dell’unificazione

Dynasty Warriors 9 Empires

Fino a qualche tempo fa, gli episodi principali di Dynasty Warriors venivano affiancati dalla corrispettiva versione Empires l’anno successivo al rilascio, una tradizione iniziata nell’ormai lontano 2004 con Dynasty Warriors 4. Tuttavia, nel caso del qui presente Dynasty Warriors 9 Empires, di anni ce ne sono voluti ben 3 dall’uscita dell’originale: neanche Akihiro Suzuki si è sbottonato con noi circa le motivazioni ufficiali ma, considerate tutte le modifiche apportate per riportare il gameplay ad uno stile più “consueto”, è lecito supporre che gli sviluppatori abbiano dovuto riversare un notevole quantitativo di energie per correggere quelle innovazioni che nel 2018 erano state stroncate sia dal pubblico che dalla critica. La nona iterazione del franchise (ottava in realtà perché, come sanno bene gli appassionati di lunga data, la progressione occidentale parte dal primo Sangoku Musou, picchiaduro a incontri del 1997, e prosegue con il medesimo titolo per i successivi spin-off hack ‘n’ slash, laddove in patria erano invece stati ribattezzati Shin Sangoku Musou) aveva infatti rappresentato un notevole punto di rottura introducendo l’esplorazione open world al posto dei classici livelli circoscritti, con tutta una serie di dinamiche a corredo come svariate risorse da raccogliere, torri di guardia da scalare e una generale verticalità agevolata dall’impiego di un inedito rampino. Purtroppo però, tale rivisitazione si era rivelata alquanto scialba, con piccoli e insignificanti brandelli di azione sparpagliati lungo una mappa senza soluzione di continuità, tanto vasta quanto spoglia, e un comparto tecnico ridotto ai minimi storici. In seguito ad un’accoglienza decisamente gelida, Koei Tecmo e Omega Force hanno deciso di tornare sui propri passi e ripensare l’intera esperienza di Empires.

Dynasty Warriors 9 EmpiresDynasty Warriors 9 Empires: noi tre siamo fratelli, legati da intenti virtuosi

La modalità cardinale di Empires ci permette di scegliere fra 7 scenari descritti nel Romanzo dei Tre Regni come la rivolta dei Turbanti Gialli, la battaglia di Guandu o quella di Chibi, più uno aggiuntivo che consente di riscrivere la storia come meglio crediamo e altri messi a disposizione via DLC. Come nelle estensioni dei capitoli pregressi, è possibile governare l’intera nazione con un’oculata gestione dei suoi affari interni e dei rapporti che coltiveremo tra compagni e subordinati: obiettivo di ciascuna campagna resta, naturalmente, quello di unificare la nazione sotto la nostra egida, conquistando i territori limitrofi ed ampliandone lo sviluppo interno. Se ci siamo imbarcati in uno degli scenari preconfezionati, possiamo vestire i panni di uno dei personaggi che hanno giocato un ruolo fondamentale durante quel determinato periodo oppure creare un personaggio inedito da zero, anche se la coerenza narrativa non sempre viene rispettata e molte delle figure più importanti le ritroveremo come gregari o contendenti quando, per le cronache del tempo, avrebbero dovuto essere morti o comunque estranei alle vicende… del resto, Koei Tecmo non ha mai puntato alla fedeltà assoluta nei confronti dell’opera di Luo Guanzhong, perciò un minimo di sospensione dell’incredulità (oltre a quella necessaria per assistere alle imprese sovrumane dei protagonisti, s’intende) è da mettere in conto. Una volta avviata la partita, veniamo travolti da una valanga di menu, proprio come mi sarei aspettato da una qualsiasi simulazione degna di tale nome: non preoccupatevi però, perché ogni singola voce viene spiegata in maniera esaustiva e corredata da indicatori grafici che consentono di monitorare l’andamento della nostra amministrazione. Il potere politico è legato ad una serie di fattori che annoverano le riserve di cibo, oro e altri materiali, l’esperienza di ufficiali e relativi plotoni al loro comando, le relazioni diplomatiche e via dicendo. Gli incontri con burocrati e graduati danno occasionalmente accesso ad opzioni facoltative che, se selezionate, incrementano l’affinità e le corrispondenti prestazioni in campo del nostro interlocutore, beneficio che ai livelli più elevati può concederci l’utilizzo di strategie segrete altrimenti inaccessibili. Qualora non volessimo avere a che fare con tutta questa noiosa burocrazia, il gioco ci fornisce l’opportunità di interpretare un comandante o un generale, nel qual caso dovremo sottostare alle decisioni prese dalla IA pur mantenendo in parte la nostra autonomia, potendo ad esempio obiettare determinati ordini che riteniamo avventati o sfavorevoli.

Dynasty Warriors 9 EmpiresIl combattimento si svolge come nella stragrande maggioranza degli altri titoli della serie, con centinaia di nemici che ci attaccano da ogni dove, avamposti da espugnare e punti nevralgici da occupare, nel tentativo di infiammare il morale delle truppe alleate e volgere le sorti della battaglia in nostro favore. Buttarsi nella mischia alla cieca, dispensando gragnuole di colpi devastanti e facendo volare soldati a destra e a manca, potrebbe però rivelarsi controproducente perché è di vitale importanza mantenere alta l’attenzione su tutta la mappa, onde evitare che le retrovie cadano preda di imboscate senza che noi o i generali che ci accompagnano possano accorrere per sventare l’agguato. Fortunatamente, i numerosi aiuti visuali ci informano anche quando un fronte sta per ingaggiare gli eserciti antagonisti, pertanto abbiamo un certo margine con cui pianificare per tempo le prossime mosse. La vittoria ci assicura l’occupazione del territorio attaccato, e la conquista della rispettiva capitale pone l’intera regione al nostro servizio, ma è un peccato constatare che non vi sia alcuna differenza fra le varie province, indipendentemente dal fatto che siano domini periferici oppure Luoyang, la capitale della dinastia Han: i bonus elargiti in termini offensivi, difensivi e come fornitura di risorse sono sempre i medesimi, le uniche variabili consistono nelle dimensioni e nella durata dell’assedio.

Gli scontri sul campo si dividono in invasioni e battaglie difensive, con le prime orientate ad accerchiare una fortificazione per indebolirne le frange protettive esterne prima di sfondare i cancelli ed affrontare il campione o i campioni posti a guardia della stessa, e le seconde con la medesima impostazione ma a ruoli invertiti. In entrambi i casi è previsto l’utilizzo di catapulte, macchine da assedio, carri incendiari ed altri strumenti tipici impiegati durante i conflitti che si svolgono intorno alle cinte murarie e, fino a quando non viene raggiunto uno degli obiettivi conclusivi (l’annientamento delle forze all’interno del castello, oppure la distruzione del campo base degli aggressori), gli eroi continueranno a rigenerarsi anche se sconfitti per dare man forte ai due schieramenti. Una volta terminata la contesa, i soldati di rango più elevato che appartengono al reggimento sconfitto vengono catturati dal vincitore, che può scegliere se giustiziarli, lasciarli andare o reclutarli: è bene ricordare che le perdite derivanti da un’improvvida disfatta potrebbero incidere significativamente sui nostri propositi di conquista, pertanto la difesa dei territori occupati e gli sviluppi delle operazioni belliche condotte dai nostri avversari

Dynasty Warriors 9 EmpiresÈ chiaro che la mia fede viene messa alla prova

La porzione open world di Dynasty Warriors 9 è stata drasticamente ridotta in Empires, dove il mondo di gioco si apre dinanzi al nostro avatar solo per consentirgli di scambiare battute con altri comprimari ed ammirare il panorama, invero piuttosto spoglio. Obiettivo di queste passeggiate è incontrarsi con altri condottieri, rinsaldare le amicizie, arruolare potenziali compagni e persino fare la conoscenza di colei o colui che potrebbero diventare il nostro futuro consorte. Abbiamo anche la possibilità di assoldare o corrompere dei mercenari per rimpolpare le milizie semmai ve ne fosse bisogno, di acquistare oggetti e mercanzia assortita e di misurarci contro malfattori e bestie feroci per recuperare qualche risorsa aggiuntiva. Così come le altre azioni politiche, anche queste “escursioni sociali” richiedono tempo all’interno di ogni mese, pertanto saremo chiamati a scegliere come concentrare i nostri impegni a seconda delle questioni che richiedono maggior riguardo. Nel complesso, Dynasty Warriors 9 Empires ci permette di sperimentare indirettamente l’epoca dei Tre Regni da diversi punti di vista, impersonando monarchi o comandanti militari, seguendo l’unica, grande finalità di pacificare i belligeranti stati di Wei, di Shu e di Wu. La gestione degli affari interni è un po’ noiosa, per quanto sia interessante assistere allo svolgimento degli eventi che si verificano a seguito dei nostri interventi politici, piccoli o grandi che siano. La parte action viene fortemente limitata dal contesto esclusivo degli assedi, che riducono tanto la portata delle battaglie quanto la varietà del level design, mentre qualche idea viene ripresa dal 9 come il rampino che possiamo sfruttare per muoverci agevolmente tra le torri mobili. Le potenzialità del sistema di customizzazione degli ufficiali faranno la gioia degli amanti degli editor di personaggi, e lo scenario personalizzato consente una rigiocabilità pressoché infinita a patto di metabolizzare il corretto funzionamento degli strumenti governativi a nostra disposizione, comunque di gran lunga semplificati rispetto alla precedente espansione e forse un pelo ripetitivi una volta comprese certe dinamiche.

Dynasty Warriors 9 EmpiresPurtroppo, la pecca più grande di questa iterazione risultano essere le prestazioni: al netto di un generale miglioramento nella qualità dei modelli tridimensionali, pop-in e cali vistosi di frame rate sono all’ordine del giorno anche in situazioni poco comprensibili come le suddette passeggiate, durante le quali l’azione è quasi inesistente. Le versioni old-gen sono, per forza di cose, quelle che soffrono di più la mancanza di una generale ottimizzazione, ed è stato bizzarro constatare quanto fossero poco accettabili le performance sulla mia PlayStation 4 Pro, la medesima console che ha visto girare titoli impegnativi quali God of War, The Last of Us Parte II, Red Dead Redemption II o Uncharted 4: è vero, nessuno di questi prevedeva la presenza contemporanea di centinaia di nemici sullo schermo, ma l’impossibilità di ottenere performance accettabili da nessuna delle due modalità grafiche proposte induce un certo sconforto. La situazione non cambia di tantissimo su macchine più carrozzate, dove peraltro gli hard disk vengono messi a dura prova da caricamenti continui e, di nuovo, piuttosto incomprensibili perché presenti addirittura fra schermate fisse e testuali: diciamo che non si tratta di un titolo che i proprietari di PlayStation 5 vorranno mostrare agli amici per evidenziare i vantaggi del disco SSD.  Chiude la panoramica una colonna sonora che attinge dai brani composti da Masato Koike, Masayoshi Sasaki, Gota Masuoka e l’intera divisione audio di Koei Tecmo, aggiungendo poco e nulla alla già notevole epicità delle musiche presenti nell’originale. Anche il doppiaggio è di buon livello come sempre, con Voxx Studios che ha raccolto il testimone da Voicegroup e assegnato nuovi interpreti anglofoni ai personaggi, che da questo episodio vengono finalmente elencati con nome e cognome nei credits finali.

Piattaforme: Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series S|X, PC

Sviluppatore: Omega Force

Publisher: Koei Tecmo

La più recente espansione della serie Empires corregge molte delle ingenuità commesse con il passaggio alla struttura open world, nella speranza che Omega Force sia impegnata a studiare un approccio migliore per il prossimo episodio ed impari dai propri errori. Il connubio fra azione e strategia è sempre apprezzabile, per quanto Dynasty Warriors 9 Empires lo alleggerisca onde consentire anche ai neofiti del genere di avvicinarsi senza timore di essere sopraffatti. Il passo indietro in termini di meccaniche sarà apprezzato da tutti gli estimatori che non avevano gradito le blande innovazioni del 9, tuttavia l’estrema ripetitività delle missioni e una diffusa imperizia nella cura degli aspetti più tecnici metteranno a dura prova persino i veterani.

VOTO: 6.5

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.