Valutare con una recensione un titolo come Grid Legends non è semplicissimo. Neppure è facile inquadrare il racing-arcade di Codemasters all’interno di un qualsiasi canonico recinto da cui, però, sembra voler continuamente fuggire. Di certo, prendendo in esame il variegato universo dei corsistici, Legends, nella sua modalità più pubblicizzata, è diverso praticamente da qualsiasi cosa sia stata immessa sul mercato negli ultimi due decenni, avvicinandosi in maniera quasi romantica ad un titolo ormai dimenticato come TOCA per Playstation 1. Guarda caso, oggi come allora, in cabina di regia c’era sempre la software house inglese e no, non crediamo sia un caso, visto che Grid Legends è, per molti aspetti, l’erede designato di quella “vecchia” serie “mescolata”, ed ecco la vera novità, ai dettami narrativi imposti dal documentario “Drive to Survive” che, su Netflix, da ormai tre stagioni, racconta il magico mondo della Formula 1.
Grid Legends: Guidare per sopravvivere
Un po’ TOCA, un po’ Netflix, dicevamo. Perché rispetto al reboot del 2019, come passa il tempo, Codemasters ha voluto impacchettare una struttura ludica che più classica non si può con un bel fiocco narrativo. La fonte di ispirazione dichiarata è, appunto, la fortunata serie Drive to Survive che, neanche a dirlo, chi vi scrive ha adorato nel corso delle tre stagioni fino ad ora prodotte. Il documentario di Netflix racconta con una particolare e ricercata sceneggiatura episodica le gioie e i drammi del circus motoristico per eccellenza, ovvero la vita da paddock del campionato di Formula 1. Regia, fotografia, fuoco, luci, esposizione, dialoghi. I registi inglesi hanno studiato per benino il lavoro altrui e lo hanno traslato nel mondo di Grid, scritturando degli attori reali abili a recitare davanti alla telecamera della software house. In pratica, “Drive to the Glory”, la “principale” modalità in single player è una sorta di lungo telefilm, suddiviso in una trentina di brevi puntate e inframmezzato da una serie di gare. Il contorno è una storia più o meno riuscita, dove il videogiocatore interpreterà il Numero 22, un pilota novellino, ma dotato di grande talento, messo sotto contratto da Seneca Racing, la squadra più sfigata del campionato di Grid. Lo schema, con poche variazioni sul tema, è quindi sempre lo stesso. Ovvero: filmato, gara, filmato. L’unica cosa capace di rallentare il ritmo è proprio la prestazione del giocatore, chiamato al conseguimento di specifici obiettivi relativi al piazzamento. Tagliare il traguardo prima del proprio compagno di squadra, piuttosto che salire sul podio o, addirittura, limitarsi a concludere la gara diventavano, nel corso di una lunga stagione, gli obiettivi chiave per proseguire la “visione” del telefilm made in Codemaster. Un film già scritto, s’intenda, e quindi privo di qualsivoglia bivio narrativo. Un modo forse un po’ “antiquato” di intendere il videogioco? Sicuramente, eppure, alla fine, l’esperimento funziona. La buona qualità della recitazione, su tutti quella della star di Sex Education Ncuti Gatwa, rende il viaggio piacevole, ritmato, capace di dare un senso a quanto poi si registra sui tracciati. A patto, ovviamente, di rispettare le regole del copione. A patto, pure, di accettare alcune evidenti ingenuità. La prima, che il campionato di Grid World Series sia proprio come la Formula 1 e capace, quindi, di attirare milioni di fan da e in tutto il mondo, oltre a godere di un canale televisivo specifico che, appunto, segue i piloti in pista e fuori. La seconda, che il campionato stesso sia una sorta di contenitore “multidisciplinare”, ovvero non legato ad una specifica “classe” di auto, ma a diverse categorie mescolate senza soluzione di continuità. Insomma, proprio come fosse un videogioco. Proprio come fosse un serial tv.
Guidare per videogiocare
La modalità Storia di Grid, insomma, funziona, ma mentiremmo se la identificassimo come perfetta o capace, di sola, di reggere il destino single player del titolo. Si tratta, invece, di un simpatico diversivo che amplia, quanto lo si vedrà, la platea di un racing chiaramente assediato da una concorrenza spietata e, forse, un pelo meglio organizzata sotto l’aspettavo produttivo. Probabilmente, le “nuove” risorse di Electronic Arts hanno contribuito a rimpolpare proprio gli aspetti di contorno e, sotto questo punto di vista, le vicende di Seneca Racing sono l’emblema di quella acquisizione. Anche perché, al netto della sceneggiata, Grid è rimasto praticamente lo stesso nei due anni mezzo che separano Legends dal reboot dell’autunno 2019. Mettendo da parte lo Story mode, infatti, il perno dell’esperienza a medio e lungo termine è rappresentato dalla solita Carriera che, finalmente, vi permetterà di svestire i panni di Numero 22 personalizzando non solo il pilota, ma anche la scuderia, le livree dell’auto e il garage, oltre a potenziare in maniera ruolistica alcuni aspetti legati al Sistema Nemesis e alla struttura della squadra. Già, le Nemesi. Nonostante la loro presenza venga accennata anche nella Storia, dove il loro ruolo è però “limitato” per esigenze di sceneggiatura, è proprio nelle gare classiche contro la CPU che l’intelligenza artificiale di Codemasters incide in maniera sensibile sulle gare.
Non si tratta di una novità assoluta perché, appunto, già vista e apprezzata nel titolo precedente, eppure, la possibilità di “provocare” i piloti avversari e di subirne la rabbia continua piacerci, almeno ai livelli di difficoltà più alti. Quando un avversario si “arrabbia”, magari per colpa di un sorpasso troppo aggressivo o di un maldestro tamponamento subito, se ne vedono davvero delle belle. Intendiamoci, nonostante il nome, un avversario non si trasformerà mai in Tyrant di Biohazardiana memoria, ma percepirne la presenza costante nello specchietto retrovisore o, a nostra volta, subirne una scorrettezza rende le corse più frizzanti e dinamiche, non certo imprevedibili. Anche perché, a conti fatti, Grid Legends ha un livello di difficoltà di base tarato verso il basso, almeno secondo i canoni tipici di Codemasters. Poi, sia chiaro, basta ritoccare qualche parametro legato all’AI o agli aiuti e il gioco, come per magia, cambia, ma non si trasforma. Non si trasforma, ad esempio, in una simulazione perché Legends, come il predecessore, è un arcade piuttosto puro, forse anche più, con un modello di guida che ricorda, specie se supportato da un buon volante, i classici arcade degli anni ’90. Non si trasforma mai, neppure, in un simcade come Gran Turismo e Forza Motorsport e no, non è neppure paragonabile, per dimensioni e contenuti, ad un mostro come Horizon. Grid Legend è, né più né meno, un titolo onesto che, a numeri discreti, alterna buone idee legate alla leggerezza dell’esperienza di guida, con un feedback adeguato e in sintonia, immaginiamo, ai gusti di quella fascia di videogiocatori cui si rivolge. Pur lontano dagli opulenti garage costruiti su altri lidi, in altre produzioni, Grid Legends mette in campo oltre 100 tracciati sparsi e variati lungo 22 location diverse. Ritornano i grandi classici della serie, come Chicago e il porto di Yokohama, e si aggiungono nuovi scenari, come Mosca e Londra, da ammirare alla guida di un centinaio di auto sapientemente suddivise per categorie. Ecco, un altro punto dove, forse, la pesante mano di un producer come EA si tocca e si sente e nella notevole stabilità dei server e delle gare in multiplayer online. Niente lag, niente singhiozzi, niente problemi, con la possibilità, per altro, di entrare subito in pista nelle corse dove il primo posto libero è rappresentato da un bot in pista. Insomma, nonostante la presenza di una serie televisiva infilata di forza, il gioco resta pensato per essere giocato e no, anno di grazia 20220, forse non era neppure così scontato.
Al netto delle novità elencate, restano da valutare gli aspetti tecnici, in questa prova relegati alla versione next-gen del titolo in formato PlayStation 5. I fotogrammi, è possibile visualizzare il titolo a 60 o a 120 FPS, sono scolpiti nella pietra e, nella prova lunga una settimana e più, la fluidità del gioco non è mai stata messa in difficoltà dalla presenza su schermo di decine di auto, effetti particellari, elementi su schermo dal pop in sconosciuto. Eppure, nonostante la solidità del solito e apprezzato Ego Engine, non possiamo certo dirci stupiti. Dopo aver ammirato le meraviglie messicane di Forza Horizon, per altro in ambiente realmente open-world, è lecito aspettarsi di più dai nuovi hardware, anche se il software è stato pensato per essere giocato su piattaforme diverse.
Piattaforme: Xbox Series X/S, Xbox One, PS5, PS4, PC
Sviluppatore: Codemasters
Publisher: Electronic Arts
Grid Legends è un bel gioco di corse, che introduce una nuova narrazione e, idealmente, crea un nuovo universo dietro a quel campionato del mondo immaginario che tutti vorremmo dominare. Grid Legends, pure, è per certi aspetti un titolo “alla moda”, che non rinuncia, però, a quel croccante sapore da arcade anni ’90 cui molti sono legati. Grid Legends non è un capolavoro, ma è un titolo onesto, pensato per chi non ha tempo o voglia di ottenere una patente oro zecchino a bordo di una 500, preferendo piuttosto salire direttamente su un prototipo da centinaia di cavalli in cerca della gloria. Grid Legends ci è piaciuto, ma non così tanto da consigliarne l’acquisto a tutti, sin da subito. Perché non tutti sono destinati a diventare leggende.