Assassin’s Creed Valhalla L’Alba del Ragnarok Recensione: il debutto del fantasy puro

Assassin’s Creed Valhalla, in futuro, verrà probabilmente ricordato come il più longevo tra i capitoli del franchise. Ormai si è capito che Ubisoft ha deciso di investire parecchie risorse sulle avventure di Eivor, incentivando i giocatori a tornare dal proprio eroe in modo costante. Per la prima volta, però, gli sviluppatori hanno anche alzato ulteriormente il tiro, proponendo non un semplice DLC ma una vera e propria espansione stand alone. Assassin’s Creed Valhalla L’Alba del Ragnarok può essere definito “un Assassin’s Creed nell’Assassin’s Creed”, perché di fatto offre una storia inedita, con personaggi inediti, mondi inediti e persino aspetti del gameplay a loro volta inediti. Ennesimo appuntamento obbligato con la serie, quindi? Sì e no, in verità dipenderà molto dai vostri gusti, e nella nostra recensione vi spieghiamo il motivo. Fondamentalmente, si tratta di capire se un episodio dominato dal fantasy puro, per voi, abbia senso o meno. Noi certo non l’abbiamo disdegnato. Prima di procedere oltre, valutate di recuperare la nostra recensione dell’avventura principale.

Assassin’s Creed Valhalla L’Alba del Ragnarok: Odino e Surtr

Non dovremmo incorrere in eccessivi spoiler, ormai a più di un anno dalla sua pubblicazione su console e PC. Saprete benissimo, infatti, che il protagonista di Assassin’s Creed Valhalla, cioè Eivor del Clan del Corvo, non è altri che la reincarnazione (o avatar, o come preferite) di Odino. Tant’è che già durante la trama del titolo base si era costretti a recarsi più volte ad Asgard, per una serie di missioni secondarie in salsa fantasy. Dopo ben due DLC dedicati ad eventi storici contemporanei e credibili (prima un’incursione in Irlanda, poi nel Regno Franco) questa volta Ubisoft ha deciso di tentare una strada nuova. L’Alba del Ragnarok, infatti, fatte salve brevissime sequenze in Inghilterra, è tutta ambientata in altri regni delle divinità nordiche, quelli lasciati da parte (e ora si capisce il motivo, sarebbero serviti più avanti proprio per quest’espansione) in Valhalla.

Assassin's Creed Valhalla l'alba del Ragnarok

È opportuno aver portato a termine buona parte della trama principale di Assassin’s Creed Valhalla, prima di passare all’Alba del Ragnarok. Difatti viene data per buona la conoscenza degli eventi avvenuti ad Asgard (vicende legate a Loki, all’invasione della città divina, alla profezia di Baldr). Il giocatore è poi gettato nel vivo dell’azione: proprio Baldr, figlio di Odino e Frigg, è stato fatto prigioniero da Surtr; preferiamo non soffermarci troppo sulle nozioni della mitologia nordica, ma insomma, saprete bene come tutti questi personaggi siano legati al Ragnarok, cioè alla fine del mondo, allo scontro definitivo e via dicendo. Ora, proprio Odino e Frigg (cioè Eivor e la “moglie divina”) si recano nello Svartalfheim, uno dei nove mondi, alla ricerca del figlio. Non va a finire bene: Odino / Eivor affronta la sua nemesi in una prima boss fight, ma finisce sconfitto. Frigg viene uccisa da Sinmara, moglie di Surtr, Baldr resta prigioniero, e Odino si salva per miracolo.

Aiutato da alcuni nani, i quali neanche se la passano troppo bene perché sono stati ridotti in schiavitù dall’invasione di Surtr, Odino inizia il proprio viaggio alla ricerca del figlio, con la speranza, lungo il percorso, di poter anche vendicare la moglie. Ora, Ubisoft aveva parlato di circa 30 ore e passa per portare a termine l’espansione, ma ci sembra un conteggio davvero troppo generoso. Nei fatti, una decina di ore bastano e avanzano per arrivare alla resa dei conti con Surtr e completare l’avventura; ripulire poi la mappa di gioco è un altro paio di maniche, ma questo dovreste già averlo imparato con la versione base di Valhalla. Per quanto riguarda la qualità della narrazione in sé, ancora una volta ci ritroviamo alle prese con risultati modesti: nessun colpo di scena, alta prevedibilità degli eventi, scrittura altalenante dei personaggi, alcuni dei quali vengono deliberatamente lasciati in ombra o – a un certo punto – proprio persi per strada. Non è il solo aspetto conservativo della produzione, ma certo quello che si nota di più.

Gameplay e nuovi poteri

Quante volte ci siamo lamentati della scarsa propensione, da parte di Ubisoft, nel tentare strade nuove? L’Ira dei Druidi e L’assedio di Parigi proponevano sostanzialmente nuove aree di gioco senza variare nulla a livello di gameplay. Una volta tanto, invece, abbiamo tra le mani qualcosa di nuovo, e dunque dobbiamo renderne merito agli sviluppatori. I nani donano a Odino il Predatore di Hugr, un bracciale dai poteri incredibili: può infatti rubare la forza vitale dei nemici uccisi per sbloccare nuove abilità da utilizzare in qualsiasi momento nel mondo di gioco. A conti fatti si tratta di due comandi aggiuntivi, che funzionano in modo molto simile alle abilità di base di Eivor, quelle legate all’adrenalina per capirsi. Per attivare il Predatore di Hugr, però, è necessario o ricaricare il bracciale presso alcuni luoghi sulla mappa di gioco (per esempio in presenza di un certo tipo di fiori giganti) oppure, appunto, eliminare i nemici. Caricarlo completamente può richiedere un po’ di tempo, ma ne vale la pena.

Qui gli sviluppatori di Ubisoft si sono sbizzarriti con le possibilità inedite, e chissà che non si tratti di esperimenti da riutilizzare e perfezionare poi nei prossimi capitoli del franchise. Il più banale di tutti è il potere in grado di garantire ad Odino di camminare sulla lava senza ferirsi, o di assumere l’aspetto dei nemici principali, così da aggirarsi sul posto senza essere riconosciuto (e ovviamente di attaccare a tradimento). Ma che ne dite, invece, di un potere che permette di trasformarsi in corvo e di raggiungere qualsiasi altezza sulla mappa? O di frecce ghiacciate che teletrasportano al luogo dell’impatto? E ci fermiamo qui perché lasciamo a voi il piacere di scoprire tutto il resto. Sappiate che i poteri, in tutto, sono cinque, e che possono essere ulteriormente raffinati, perfezionati e potenziati. Tutto questo richiederà il reperimento di alcuni minerali e pietre preziose sulla mappa di gioco, da portare poi presso i fabbri dei nani.

Al netto di un’introduzione che ci ha convinto, ecco un paio di osservazioni più scettiche. Innanzitutto non ha avuto molto senso mantenere i punti di sincronizzazione standard, perché in cinque minuti basta trasformarsi in un corvo e volare in alto per scoprire l’intera mappa: qui serviva un nuovo tipo di interazione con il mondo di gioco stesso, affinché determinati segreti restassero tali fino a un certo momento. In più, il livello di difficoltà dell’espansione non incentiva l’utilizzo del Predatore di Hugr. Che senso ha ricorrere a questi trucchetti aggiuntivi, quando un personaggio ormai al livello 300 o 400 può semplicemente sfiorare i nemici per annientare tutto e tutti? Il nostro consiglio è quello di impostare il massimo livello di difficoltà, soprattutto se avete già terminato Assassin’s Creed Valhalla (obbligatoriamente, poi, se avete anche giocato alle due espansioni pubblicate nel 2021).

Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X, Xbox Series S, PC

Sviluppatore: Ubisoft

Publisher: Ubisoft

Assassin’s Creed Valhalla L’Alba del Ragnarok ad oggi si presenta come un’espansione molto curiosa. Per la prima volta Ubisoft decide di provare strade nuove nel contesto del gameplay, utili sperimentazioni che potrebbero arricchire il futuro del franchise, e questo lo abbiamo apprezzato. Al tempo stesso, queste prove avvengono in un contesto completamente fantasy, il quale potrebbe essere gradito fino a un certo punto da parte dei giocatori interessati alla Storia con la S maiuscola. In passato, quasi tutti hanno apprezzato le avventure di Eivor in Norvegia, Inghilterra, Vinlandia, Irlanda e nel Regno Franco; ma in quanti avrebbero preferito concentrarsi sulla sola linea narrativa di Asgard, a base di dèi e giganti e – proprio per questo – priva di personaggi e ambientazioni storiche? Se dovessimo riassumere tutto in poche parole, vi presenteremmo il titolo così: una cospicua aggiunta, tutta fantasy e complessivamente conservativa, all’avventura principale. Male, sicuramente, non fa.

VOTO: 7.8

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.