Di tutte le popolazioni che abitano il vasto continente di Tamriel, la bretone è sempre stata quella meno considerata e approfondita, vuoi per la loro somiglianza a una popolazione realmente esistita e quindi di conseguenza meno esotica e affascinante, vuoi per una passione sconfinata di Bethesda nei confronti dell’etnia elfica. Ancor meno amati dei Nord, che almeno hanno goduto delle luci della ribalta dopo Skyrim, i Bretoni di High Rock sono sempre stati considerati il popolo meno progredito (e soprattutto meno caratterizzato) dell’universo di The Elder Scrolls. Il prossimo arco narrativo di The Elder Scrolls Online, Legacy of the Bretons, si pone l’obiettivo di rimediare a questo torto mettendo al centro quella che si sta rivelando una lore davvero interessante e profonda. Grazie al supporto di Bethesda, abbiamo avuto la possibilità di gettare un primo sguardo sul nuovo capitolo dell’attuale arco narrativo, High Isle.
Le dame, i cavallier, l’arme, gli amori
Dimenticate quanto avete visto finora in ESO. Non pensate ai principi daedrici che tramano nell’oscurità per impossessarsi del Nirn (il piano dove risiedono i mortali), e lasciate perdere quegli antipatici altezzosi degli elfi. High Isle ci tuffa in una delle più classiche trame cavalleresche che il ciclo Bretone (quello vero) possa regalarvi. Un’associazione umanitaria (sì, in stile Croce Rossa) che si occupa di dare supporto alle vittime della Three Banners War, la Steadfast, guidata dal barone filantropo Bacaro Volorus, sta organizzando in segreto una riunione tra i tre leader delle fazioni nell’arcipelago delle Systers, per cercare di porre fine al conflitto. Un’idea magnifica se non fosse per un gruppo di separatisti che, con l’obiettivo di rovesciare lo status quo e “ridare il potere alle persone” rapisce King Emeric, Queen Ayrenn e il figlio di King Jorunn, il principe Irnskar. Fin dalle prime battute è chiaro che qualcosa in tutta questa filosofia da “ridistribuzione del potere” puzza e il gruppo, l’Ascendant Order, è guidato da due folli con precisi intenti che hanno a che fare molto più con il bene personale piuttosto che con il bene della comunità.
The Elder Scrolls Online High Isle: le isole Systers
Lo sviluppo di questa trama, fatta di intrighi politici degni dei Plantageneti, si svolge in prevalenza sulla maggiore delle isole Systers, High Isle appunto. Questo posto è una sorta di villaggio vacanze per ricchi nobili bretoni gestito per volere di King Emeric dalla famiglia Dufour. L’Architettura è quella che abbiamo visto a High Rock, ma con la grandeur di una Las Vegas medievale. È tutto un fiorire di mastri giostrai, castelli con torri ornate di stendardi, meravigliosi giardini e girasoli, splendidi campi di girasoli ovunque. Diametralmente opposta a High Isle abbiamo Amenos che, al contrario del suo nome, (in latino significa “piacevole”) è un posto orribile: una prigione a cielo aperto autogestita, in pieno stile Fuga da New York, dove tutti gli indesiderati e i malviventi dell’arcipelago trovano rifugio, ivi inclusi i pirati. Purtroppo non abbiamo avuto modo di approfondire quest’area perché sia in termini di quest che di world build la zona è da considerare solo come accennata, ma possiamo confermare che si differenzia dalla sua sorella non solo per il contesto sociale ma anche per quello ambientale. I prati fioriti sono sostituiti da paludi e gli animali selvatici da bestie dall’aspetto disgustoso. La particolarità è che entrambe le isole hanno un public dungeon e se quello di High Isle è piuttosto assimilabile ad altri già visti, quello di Amenos è un luogo davvero unico. La mappa è divisa in due macro aree: una zona costiera paludosa che pullula di mostri e fantasmi e una meravigliosa caverna sotterranea con sbocco sul mare, ed è teatro di una bellissima questa che vede coinvolto in cui tra l’altro si svolge una bellissima quest con al centro una nave fantasma.
Ciurma, all’arrembaggio!
Questo ci porta finalmente a quello che, a mio avviso, è l’aspetto più interessante di questo arco narrativo, l’elemento marinaresco. A gennaio, Ascending Tide (a questo link la nostra recensione) aveva lasciato intendere che una buona parte della trama avrebbe coinvolto la tradizione navale Bretone di cui fanno parte non solo le epiche gesta della All Flags Fleet (la cui statua del fondatore troneggia minacciosa nel Porto di Gonfalon Bay), ma anche la minaccia pirata, che flagella tutto il tratto di mare compreso tra Glenumbra e la costa nord di Summerset. In effetti, il legame col mare in High Isle non è una questione superficiale, come purtroppo è per Summerset, ma è una cosa ben radicata nella cultura locale. L’arcipelago è disseminato di porti, cantieri e cimiteri di navi e la popolazione è costituita principalmente da persone che fanno del mare la loro ragione di vita, che sia per attività lecite o illecite. Non vi nascondo che, fino a questo momento, in otto lunghi anni di residenza a Tamriel (una residenza, la mia, che in realtà dura da molto di più) è la prima volta che percepisco un luogo come vivo e reale; e ne rimango piacevolmente stupita, a maggior ragione perché quella di High Isle è solamente build preview, quindi una build incompleta. Cosa ci sarà dunque da aspettarsi quando finalmente potremo mettere le mani sulla versione integrale del capitolo?
The Elder Scrolls Online High Isle: mazziere, fai carte!
Una delle novità assolute introdotte da High Isle è un gioco di carte ideato ad hoc per ESO, Tales of Tribute. L’introduzione a questo nuovo elemento avviene tramite una quest PVE, ma, una volta superato il tutorial, e dopo aver fatto un po’ di pratica con gli NPC, la speranza di Bethesda è che si sviluppi un buon livello di competitività in PVP. Oltre a poter infatti sfidare i personaggi nelle diverse taverne di Tamriel, sarà possibile, tramite un menù del tutto identico a quello già utilizzato per i dungeon, selezionare in modo randomico degli sfidanti tra gli altri giocatori, al fine di accumulare punteggio ed entrare nella leaderboard. Il gioco in sé è piuttosto complesso e le poche ore a disposizione ci hanno permesso di comprenderne solo le regole base. Il Tribute non è un classico gioco di carte, come quelli che possiamo fare ad esempio con le carte francesi, ma piuttosto un gioco strategico in cui l’obiettivo del giocatore è quello di costruirsi un mazzo durante il match (o meglio, una specifica combinazione di carte) che gli permetta di accumulare il maggior numero di punti prestigio e vincere così la partita.
Gli amici? Non bastano mai…
Con Blackwood Bethesda aveva introdotto la feature del Companion. Un successo istantaneo che ha avvantaggiato quei giocatori che amano girovagare in solitaria, permettendogli di affrontare anche i contenuti più sfidanti (solitamente pensati per party) grazie all’aiuto di un compagno che a seconda delle esigenze del giocatore può assumere un ruolo piuttosto che un altro. Messi da parte Bastian e Mirri, facciamo la conoscenza di due gentili pulzelle: la guerriera bretone Isobel e la maga khajiit Ember. La prima è il classico personaggio di origini bretoni e moralmente retto, come Bastian, caratterizzato da skill simil-templari; la seconda è una gattina khajiit orfana, cresciuta per strada e con un’indole ben più flessibile. Le sue skill sono del tutto assimilabili a quelle dei sorcerer e ha una particolare affinità per le magie basate sull’elettricità.
Una piccola nota a margine di questa anteprima è che, purtroppo, a causa di difficoltà logistiche (11 giocatori non sono facili da organizzare, soprattutto su un server dedicato e con una popolazione massima costituita da una manciata di giornalisti) non ho avuto modo di testare la nuova trial, Dread Sail Reef. Sulla carta, la nuova istanza per 12 giocatori si presenta simile a Rockgrove, cioè con tre singoli boss, ciascuno dei quali affrontabile in hard mode, ma al centro dovrebbe avere una questa basata sulla lotta alla società piratesca che infesta il mare circostante le isole.
Piattaforme: PC, PlayStation 4 e Xbox One
Sviluppatore: Zenimax Online
Publisher: Bethesda
Da queste premesse Legacy of the Bretons si candida per essere il miglior arco narrativo di sempre per The Elder Scroll Online. L’obiettivo deve essere, quindi, per Bethesda spodestare quel Summerset che aveva settato un nuovo standard in termini di aspettative da parte del popolo di giocatori di ESO. Giugno, purtroppo, è ancora lontano ma noi non vediamo l’ora che arrivi.