Una storia produttiva dai tratti piuttosto dark e a tratti horror se vogliamo, quella di Ska Studios, i developer di The Dishwasher: Vampire Smile e di Salt and Sanctuary, il primo titolo di un franchise che sta avendo futuro e seguito grazie al secondo capitolo, proprio in questi giorni. Dal 10 maggio infatti possiamo mettere le mani su Salt and Sacrifice, il nuovo souls-like, un genere videoludico che proprio negli ultimi anni sta dimostrando di saper raccogliere a mani basse consensi e successi, come evidenziano titoli blasonati quali la saga di Dark Souls, da cui sono stati presi in prestito elementi di riferimento per altri titoli come Bloodborne, Sekiro e Elden Ring. Se dunque anni fa Salt and Sanctuary era riuscito a conquistare il cuore di pubblico e critica, dalla scorsa estate ne è passato di tempo per mettere a punto gli ultimi dettagli su questo sequel. Dopo aver messo le mani poco tempo fa sulla versione in closed beta del titolo in questione, con le prime aree di gioco disponibili, ora è tempo di raccontarvi di cosa abbiamo potuto fare esperienza in questa versione di lancio nella nostra prova su Epic Games. Vi anticipiamo qui un aspetto fondamentale, che abbiamo già citato nel titolo della recensione: Salt and Sacrifice si pone solo per certi aspetti come prosieguo di Salt and Sanctuary, e questo “tentativo” di portare avanti la saga non è solo per via del concept design di questo capitolo, a tratti distante dal primo, ma anche per la qualità globale del lavoro che abbiamo avuto tra le mani, lasciandoci qualche dubbio su un eventuale, futuro terzo titolo. Ma procediamo con ordine, e diamo il via alla nostra analisi.
Salt and Sacrifice, il sacrificio di un Inquisitore per la salvezza del regno
La trama di questo titolo è abbastanza classica nel suo svolgimento, in quanto ci racconta di come il regno in cui ci troviamo, un tempo pacifico, sia ora devastato e immerso nel caos per via dell’arrivo dei Maghi, ossia incarnazioni spietate del caos elementale. Saranno però i Marked Inquisitors, gli inquisitori marchiati, una forza dannata dei condannati, a mobilitarsi ancora una volta per resistere a questa minaccia, senza dimenticare che vi è anche un segreto sepolto nelle oscurità di questo regno che minaccia di portare alla rovina questo antico impero. Una situazione non delle più facili, quella che abbiamo appena descritto, ma che dobbiamo affrontare in un’atmosfera dagli elementi decisamente tetri e facenti riferimento all’universo dark fantasy, con parecchie difficoltà nel comprendere davvero chi potrà essere nostro amico e chi invece cercherà di metterci i bastoni tra le ruote lungo il cammino. Chi andiamo però a impersonare in questa avventura ardua e in salita? Si tratta di un individuo senza nome noto, un Inquisitore Marchiato, che per via di questo titolo che lo contraddistingue si trova costretto a vagare per tutto il mondo occidentale alla ricerca dei sopracitati maghi malvagi, i rinnegati in possesso della magia proibita. La nostra missione è quella di fermare questa pericolosa minaccia, per nulla facile da portare a termine. Avviamoci dunque all’inizio della partita, dove abbiamo subito l’opportunità di prendere confidenza con l’editor del personaggio, abbastanza ampio nelle opzioni offerte, ma forse non al massimo delle prestazioni di altri editor presenti in titoli recenti. Poco approfondita questa esperienza di personalizzazione del personaggio, ma comunque migliore e più ricco rispetto a quello di Salt and Sanctuary. Ricordiamo infatti che oltre alle caratteristiche estetiche del nostro protagonista senza nome, possiamo anche stabilire i vari parametri in stile RPG, prima di addentrarci in fase tutorial e cominciare ad assaggiare il gameplay vero e proprio di Salt And Sacrifice.
Chi con difficoltà comincia…
Già a questo punto, pur essendo appunto una simulazione, o comunque una fase di test e di primo approccio con il gioco, facciamo esperienza diretta delle difficoltà talvolta eccessive che andiamo a incontrare, a livello di progressione nel gioco. Considerando che proprio in questa fase di tutorial veniamo massacrati dal boss, quanto ci attende non sarà più facile, anzi. Dopo aver avuto un breve incontro esplicativo con il custode dell’hub, che ci illustra la nostra missione e come funziona l’area in questione, possiamo dare il via all’esplorazione del villaggio, che ci consente di accedere a ogni funzionalità legata al gameplay e alla progressione nelle professioni del nostro personaggio, oltre ad accedere anche alle varie altre aree del mondo principale. A tal proposito abbiamo notato, anche in fase di provato, la presenza di un portale al centro del villaggio, proprio per evitare di smarrirsi come invece accadeva in Salt and Sanctuary. Grazie a questo portale composto da rune, possiamo accedere alle varie zone, ognuna con le sue specie di nemici piuttosto infidi e ardui da sconfiggere. Queste varie regioni sono composte da diversi dungeon, abbastanza piccoli da esplorare e in grado di offrirci delle sessioni di caccia finché non si conclude, per tornare quindi all’hub al fine di investire il sale e utilizzare i vari materiali ottenuti per creare nuovi equipaggiamenti e potenziare quelli che abbiamo.
Combattere con “classe” in Salt and Sacrifice
A questo punto, è bene trattare da vicino le meccaniche di gioco, che ci catapultano in un mondo sviluppatosi in due dimensioni, secondo un asse orizzontale e verticale. Per questo motivo, l’uso di armi a distanza ci torna utile per attaccare i nemici che ci attendono dall’alto (o dal basso, a seconda delle prospettive e dei punti in cui ci troviamo), oltre a poter scegliere tra attacchi leggeri e pesanti, selezionando combo e modalità di consumo dei punti della barra del vigore in modo da non cadere vittime degli avversari. Inutile dire che questa calibrazione che ci viene richiesta è fondamentale per evitare che il nemico ci porti al game over in pochissimi colpi, come accade abitualmente nei souls-like. Basterà il nostro scudo a proteggerci, scivolando per schivare i colpi che ci verranno inflitti? Per quanto i vari antagonisti non abbiamo presentato una serie di schemi di attacco improbabili, ma altamente prevedibili, la pericolosità di fatto non è dettata dalle combo, ma per via della potenza degli attacchi in sé, variabili anche in base alla scelta delle classi del nostro Inquisitore. La scelta delle classi infatti prevede una plethora di dieci variabili, nella maggior parte classiche e ciascuna con i propri elementi caratteristici e distintivi, ma sempre in grado di modificare il nostro comportamento in combattimento, per legarci a quanto detto poc’anzi.
Mors tua, vita mea
E se le cose dovessero mettersi nel modo peggiore? Non a caso, il titolo recita “sale e sacrificio”: non perderemo il sale raccolto in caso di game over. In questo caso, si torna sul luogo della “perdita” e recuperarlo, così come potremo raccogliere anche diversi oggetti base per arricchire l’esperienza del gameplay, a favore degli amanti del completismo. Non solo per ampliare il nostro inventario, ma anche per ottenere strumenti finalizzati alla progressione, la cui mancanza penalizza la progressione nel gameplay. Per rimanere in linea e coerenza con il genere di Salt and Sacrifice, gli oggetti in questione sono realizzati con l’utilizzo di sangue e ossa degli antagonisti sconfitti, nella concreta realizzazione del concetto di “mors tua, vita mea”. Il comparto artistico merita come sempre una puntualizzazione a se stante, proponendo uno stile particolare nella realizzazione di fondali e personaggi, tra disegno e animazione. Nel complesso infatti, il gusto estetico con cui è stato realizzato l’intero gioco è abbastanza singolare nel suo genere e diventa difficile dare un giudizio oggettivo. Da un lato, sembra recuperare i titoli quasi amarcord, con un disegno quasi abbozzato e poco definito qualitativamente parlando, dall’altro può invece incontrare il gusto dei giocatori di lunga pezza, che apprezzano il recupero di uno stile poco pulito e patinato, a tratti quasi claudicante. Il tutto, almeno, riesce a regalarci una buona performance dal punto di vista del motore di gioco, non essendo un titolo troppo longevo nella sua decina abbondante di ore per completare una run e dunque, non richiedendo grandi sforzi di prestazione nella fluidità della macchina su cui abbiamo installato il software.
Piattaforme: PS5, PS4, PC
Sviluppatore: Ska Studios, Devoured Studios
Publisher: Ska Studios
Il risultato finale di Salt and Sacrifice è forse un’accozzaglia di generi, in maniera a tratti confusa, a tratti priva di originalità. Il tentativo di miglioramento rispetto a Sanctuary è abbastanza evidente in alcuni punti, ma non abbastanza per avere tra le mani un titolo di valore effettivo. Rimane pur sempre una produzione indipendente, ma con diverse pecche evidenti, in primis nella cura estetica e nella mancanza di vigore nella trama e nel gameplay, che non ci restituiscono una esperienza indimenticabile e unica nel suo genere. Un titolo dunque che rischia di non soddisfarci appieno, per via di queste sue caratteristiche non in grado di fare breccia nel cuore dei giocatori.