Vampire The Masquerade Swansong Recensione: bevi dal tuo Calice

Vampire The Masquerade Swansong

Bela Lugosi è morto, e morto sono anche io. Ma quanto rimane di Bela sta decomponendosi in una bara di pino da qualche parte, mentre io ho l’opportunità di sedere qui sul terrazzo a gustare il mio drink e a guardarti”.

Queste sono le parole con cui comincia un vero e proprio pezzo storico dei giochi di ruolo cartacei, Vampiri. Del franchise di World of Darkness i giocatori hanno avuto modo di parlarne da tempo e hanno imparato a conoscerlo sotto diversi aspetti. Dalla forma originale, appunto quella da tabletop RPG, fino agli esperimenti per renderlo un vero e proprio videogioco. Nel corso degli anni in tanti hanno provato a rivedere la formula, magari a sperimentare un po’ eppure, solamente dopo l’acquisizione da parte di Paradox, abbiamo visto sul mercato una serie di giochi completamente diversi.

Tra esperimenti riusciti e altri invece senza né capo né coda, ci siamo avvicinati a Vampire The Masquerade Swansong senza particolari pretese, ma uscendone soddisfatti quasi subito. Bastano infatti una manciata di ore non tanto per essere catturati dal gioco, ma più che altro per ritrovarvi davanti a quella che sembra essere una vera e propria lettera d’amore di chi, in tempi non sospetti, è cresciuto con quello che definiamo il più grande gioco di ruolo moderno della storia. Abbiamo esagerato? Un filino, forse, ma seguiteci: il nostro abbraccio non sarà così brutale e subito dopo capirete il perché di questi toni.

Vampire The Masquerade Swansong

Benvenuti a Boston

Vampire The Masquerade Swansong si apre con un incipit decisamente in linea con la lore del tabletop RPG. Il gioco infatti ci mette a conoscenza di un attentato, avvenuto durante un incontro la Camarilla. La prima ora di gioco si perde perde completamente in un continuo esplorare e prendere confidenza con quelli che saranno i tre protagonisti della nostra storia. A differenza infatti di Bloodlines (il quale il successore è completamente defunto o almeno così sembra), infatti, qui ci troviamo davanti ad un gioco particolarmente chiuso. Nessun open world dunque, ma solamente lunghissimi corridoi e stanze, ricche di sorprese e di elementi da scoprire e personaggi con cui parlare. A fare da sfondo la città di Boston, diventata una delle location più importanti nelle varie campagne del gioco di ruolo cartaceo. Niente fantasy: non siamo in campo Bethesda o Obsidian, no. Piuttosto un thriller a tinte oscure, che cattura il giocatore e lo porta per la sua strada, tenendo ben alta la sua attenzione.

Come dicevamo poco più indietro, a differenza di tanti altri giochi, questa volta sono tre i protagonisti. Si tratta di tre vampiri, ovvero Galeb, Emem e Leysha e Big Bad Wolf fa sicuramente un grande lavoro nel raccontare le vicende dei tre. A inizio di ogni livello, infatti, sarà necessario scegliere lo scenario che preferiamo giocare, non necessariamente in ordine temporale. Un simpatico espediente, che non pone limiti alla narrazione e non ci obbliga a cambiare scena di continuo oppure non ci porta da una parte all’altra senza soluzione di continuità. Le tre avventure si giocano ogni volta come se fossero dei mini contenuti o dei mini episodi e riteniamo sia stata la scelta migliore. Oltre ad entrare ancora più in confidenza con i tre protagonisti, l’idea di poter spezzettare e dividere le sessioni di gioco ci ha aiutato tantissimo nel non annoiarci e soprattutto a far rimanere alta la tensione. Ci sono però altri meriti che vanno dati agli sviluppatori, soprattutto lato gameplay.

Vampire The Masquerade Swansong

Dalla penna al pad il passo è breve con Vampire The Masquerade Swansong

Al di là delle scelte stilistiche e della storia, la verità è che Vampire The Masquerade Swansong è sicuramente uno dei giochi meglio realizzati di un franchise del World of Darkness. Già, perché sarebbe stato abbastanza facile per il team di sviluppo creare l’ennesimo gioco di ruolo o l’ennesimo shooter. In realtà quello che Big Bad Wolf ha fatto è stato ricreare da zero l’esperienza del tabletop RPG. Come? Con pochi, semplici e ben studiati dettagli, che diventano parte del gameplay e ci lasciano decisamente soddisfatti. Il primo è sicuramente la scheda del personaggio. Siamo onesti: riuscire a sbloccare tutti i talenti è semplicemente impossibile, almeno durante le prime ore di gioco. La scheda si divide in due distinte schermate: la prima riguarda i tratti basi del Vampiro, con tutte le statistiche necessarie per sbloccare ulteriori opzioni di dialogo o completare i livelli in maniera diversa. La seconda, invece, riguarda i talenti e le discipline. Un altro punto in comune con il tabletop RPG sono le possibilità di terminare il mini episodio del protagonista di riferimento. Se è vero che Vampire The Masquerade non è un RPG open world, è anche vero che ogni stanza e ogni scenario nascondono segreti da svelare. Da un dialogo mancato oppure da una cassaforte non aperta, da documenti non portati via e che rischiano di mettere in pericolo la Masquerade e tutti i clan sotto di essa, al di là delle ripercussioni sulla storia, il recap finale ci permetterà di guadagnare più o meno punti esperienza. Non poteva, infine, non esserci la fame: ogni abilità e ogni azione ha un costo vero e proprio, che aumenterà la fame di sangue del Vampiro. Non saziando o non controllando c’è il rischio di avere delle conseguenze negative sul gameplay.

Vampre The Masquerade Swansong

Il gameplay si completa poi con un utilizzo sfrenato delle abilità del Vampiro, che sono ovviamente diverse le une dalle altre e dai dialoghi a scelta multipla. Da non sottovalutare anche l’aspetto dei Confronti, che deciderà i colpi di scena più importanti e non solo. In questo caso l’esperienza del gioco di ruolo è ancora più definita: oltre a calcolare le possibilità di successo in base ai punti abilità, in caso di pareggio la “partita” sarà risolta da un lancio di dadi. Insomma, un vero e proprio rifacimento interattivo (o quasi) della controparte cartacea.

Il consiglio è ovviamente quello di prendersi del tempo. L’esplorazione premia in gran parte il giocatore, permettendogli di entrare in possesso di ulteriori informazioni e sbloccare così ulteriori strada. Una sorta di sensazione di guida c’è, come ad esempio il simbolo che ci informa, dopo una determinata scelta, che tornare indietro non sarà possibile ma nonostante ciò l’intero gioco si sviluppa lasciando un buon margine di libertà.

Non il canto del cigno, ma un nuovo “inizio”

Al di là dei tanti pregi che abbiamo appena elencato, Vampire The Masquerade Swansong non riesce in tanti altri aspetti. Il primo è sicuramente legato alle animazioni. I volti sono completamente irrealistici e con movimenti decisamente poco accettabili nel mercato odierno. Il secondo, e forse questo potrebbe essere il più grave, è dettato dal ritmo. Non sembra esserci differenza tra azioni concitate e rilassate e soprattutto non si avverte mai un vero e proprio senso del pericolo o di urgenza. Sappiamo bene che probabilmente l’intenzione del team di sviluppo era quella di proporre qualcosa di molto simile alla controparte originale, ma quando si scende nel campo dell’interazione è forse bene provare a cambiare un po’ la formula.

Da elogiare il doppiaggio: il voice over è davvero di talento, così come una menzione d’onore la meritano ovviamente gli ambienti, ben realizzati a livello tecnico. Ottima anche la traduzione in italiano, che rende sicuramente il gioco ben più godibile ai fan di Vampiri del nostro paese.

Piattaforme:  Switch, PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S
Sviluppatore: Big Bad Wolf Studios
Publisher: Nacon, Bigben Interactive

Vampire The Masquerade Swansong non sarà probabilmente il gioco dell’anno e non vuole neanche esserlo. Si tratta più che altro di un gioco che cerca e accoglie i reduci di Vampiri, oramai stanchi di non poter avere a disposizione un vero e proprio RPG in grado di far rivivere loro ciò che hanno oramai perso nel mercato dei videogiochi. Se siete fan avrà sicuramente una marcia in più, mentre se invece non vi siete mai avvicinati al World of Darkness ma siete in cerca di un’avventura narrativa con una componente role playing, quello che avrete in mano sarà un bel gioco, ma forse non proprio adatto a voi.

VOTO: 7.5

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra