Se questa recensione fosse dedicata a una partita di calcio, Mario Strikers Battle League Football sarebbe un fantastico, poderoso e scenograficissimo calcio di inizio. Un’affermazione che non esprimo con leggerezza, e della cui difficoltà interpretativa mi rendo conto nell’esatto momento in cui la pronuncio. Perché limitarsi “al calcio d’inizio”? Perché non rappresenta, ancora, un intero match calcistico strutturato e completo in ogni dettaglio? E poi: basterà un forte colpo di reni iniziale a convincere consumatori sempre più stanchi all’idea di portare a casa un prodotto finito, sì, rifinito persino, ma non ancora al massimo del fulgore? La casa di sviluppo e di distribuzione, Nintendo, prevedono infatti un arricchimento del gioco tramite DLC gratuiti in un futuro prossimo, ma non ancora incasellato sul calendario. In piena crisi mistica (forse dovuta al caldo? Chissà) vi invito però, prima di iniziare a leggere il resto, a soppesare quanto seguirà con spirito critico, certo. Ma anche con riguardo e affetto nei confronti di una serie, Mario Strikers, che solo arrivata alla sua terza release ha finalmente raggiunto la maturazione. Come se quel che è venuto prima di questa iterazione su Nintendo Switch, in termini di sfera calcistica e regno dei funghi, non sia stato altro che una prova; un percorso di formazione. E solo lui stesso, per primo, rappresenti l’inizio di un futuro ros-, ehm, verde prato (forse è meglio) per la serie. Appunto: un (ottimo) calcio d’inizio.
Mario Strikers Battle League Football: tre passi avanti…
Si ode un fischio, e il match comincia. Fin dai primi istanti è evidente che Mario Strikers Battle League Football abbia compiuto diversi passi in avanti tanto nella giocabilità, quanto nell’estetica generale e nella tecnica. Andiamo con ordine però: c’è tanto da dire. Partirei col confermarvi quando bello e scenografico sia tutto il comparto artistico. E, va da se, quello “pratico” che lo supporta con un frame rate granitico. Movimenti e animazioni sono sempre fluide e naturali, ovviamente calate nel contesto “fantastico” di un regno dei funghi mai così agguerrito come durante questi scontri (parola azzeccata, fidatevi) calcistici. I tiro speciali personalizzati per ognuno dei dieci giocatori, in particolare, pur essendo per forza di cose momenti scriptati sono talmente ben coreografati e pirotecnici, che anche a vederli mille volte non stancherebbero. Tutti sono ovviamente personalizzati al centesimo di millimetro per il calciatore di cui arricchiscono il pool di mosse, e contengono persino (spesso) easter egg alla lore dei giochi in cui i vari personaggi sono apparsi. Perfetta, poi, la scelta di rafforzarne l’identità distinguendoli dal resto della partita con una grafica che, nel momenTo cloue del tiro, imita lo stile delle copertine super “sketchy” dei capitoli della serie. Simpatici e curati, infine, anche tutti gli intermezzi video tra un goal e l’altro, quelli di fine e inizio partita, le esultanze a goal fatto o subito, e in generale tutti i filmati animati del gioco.
Ma ora che l’occhio ha preteso e ottenuto la sua parte, tocca alle dita raccogliere ciò che la direzione artistica ha seminato. E le meccaniche di gioco rivedute e corrette del nuovo Mario Strikers non mancheranno di soddisfarle. In particolare, se le suddette dita appartengono a giocatori affamati di tecnica, combo, strategia più consona al genere picchiaduro che a quello della simulazione sportiva… Mariesca. Anche raccontandola in breve, la modalità scelta per “complicare” le meccaniche eccessivamente lineari dei precedenti Strikers va toccata con mano per comprenderne potenzialità e difetti. Imparando a eseguire i colpi perfetti in catena, che si traducono quasi sempre in goal (ma sono difficilissimi da eseguire con costanza). Analizzando le traiettorie dei tiri a effetto, pallonetti, rasoterra e diretti veloci, caricati o parzialmente caricati, magari perfetti, o al volo o di prima. E moltiplicando le possibilità offerte dalle movenze con la variabile “statistiche dei dieci protagonisti”, che si traducono in esiti ancor più ramificati. Fate una cosa: quando a inizio gioco vi verrà proposto di provare il tutorial, portatelo a termine per intero. Più volte. Vi servirà tutto l’allenamento possibile.
…e uno indietro
Purtroppo, prima di addentrarci nel comparto “multiplayer” di questa recensione di Mario Striker Battle League Football, devo togliermi qualche dente dolorante, nella speranza che, come già promesso da Nintendo fra l’altro, arrivino in fretta le capsule per sostituirli. Partiamo da una evidente carenza contenutistica: dieci personaggi presi dal regno dei Funghi, con appena 5 stage personalizzati in totale non bastano. Così come sono ridotte all’osso le modalità di gioco, sia in singolo che in multigiocatore. Perché nessuno ha in mente di dire che la quantità batta la qualità. Ma la qualità evidente che il titolo dimostra nei contenuti proposti, proprio perché evidente, fa risaltare ancor di più il loro numero esiguo. Tanto più che questo Mario Strikers è surclassato in termini puramente numerici (rooster, stage, modalità) da ogni altro spin off sportivo di Mario. Compresi i due precedenti Strikers.
Infatti, gli equip di cui possiamo dotare i nostri beniamini, che ne diversificano nel corso del playthrough l’efficacia e l’usabilità, nonché in parte l’estetica, finiscono per sembrare quasi degli escamotage. Come dire, il modo più rapido per avere più personaggi tecnicamente diversi, programmandone un numero inferiore. E i suddetti equip, poi, non sono nemmeno tanto numerosi, né personalizzati per i vari pg. La stessa armatura che potenzia la velocità di Peach, quindi, debitamente scalata e ricolorata seguendo le palette colori, potenzierà la velocità di Bowser, per fare un esempio. E poi: per quanto strategico possa diventare combinare buff e debuff di ogni pezzo di armatura, e lo diventa prestissimo anche solo giocando in single player, una volta trovato il proprio setup ideale difficilmente ne sperimenteremo altri. A conferma della bontà del lavoro svolto per rendere efficaci gli equipaggiamenti nella personalizzazione del proprio stile, certo. Ma anche indirettamente a rafforzo della ripetitività già insita nel cuore del gameplay. Che come ho anticipato, ho vissuto come un picchiaduro atipico, tecnico e frenetico mascherato da party-fanta-sport game.
Mario Strikers Battle League Football: il picchiaduro mascherato
Come definireste un titolo dove i punti si segnano facendo goal nella porta dell’avversario con una palla manovrata (soprattutto ma non solo) con i piedi? Senza dubbio un titolo “sportivo”. Sul calcio, per la precisione. Sommando all’equazione tiri improbabili alla Holly e Benji, armature e power up vari, gusci verdi, rossi, banane e bombe che invadono il campo e ci ostacolano, poi, basterebbe aggiungere la parola “fanta” davanti a “calcio”. E avremmo definito un titolo di fanta-calcio. Solo che a conclusione di tutto, prima di mettere mano al gioco, dobbiamo cambiare ancora una volta le carte in tavola. Eliminare il concetto di fallo e consentire ogni tipo di tackle scorretto; elettrificare i bordi del campo; favorire l’antisportività garantendo la vittoria al primo che abbatte tutti i giocatori della squadra avversaria. Non per tanto: solo per il tempo minimo che basta per prendere la palla a campo libero e segnare. Basta davvero la parola “fanta” a racchiudere tutto questo marasma di violenza, scivolate e infrazioni?
La risposta, la mia risposta, è no, non basta! Non se il malmenare gli avversari è una meccanica tanto approfondita e diversificata quanto il tirare in porta, o il passare la palla. Schivando quando si ha la palla, quando non la si ha, quando si sta caricando un tiro per fare efficacissime finte e dribbling. O anche, sfruttando il peso dei personaggi per scegliere se effettuare un tackle in scivolata, uno semplice, uno perfetto o uno caricato al massimo. Tutte abilità da padroneggiare, indispensabili persino al più basso livello di difficoltà della CPU in singolo. Ancor più evidentemente necessarie se dall’altro lato del campo abbiamo un essere umano. Insomma, se la campagna pubblicitaria di Mario Striker recita, tra le altre cose, “So much fun it hurts” (così divertente da far male) ci sarà un motivo. Se la colonna sonora (magnifica) del gioco è un incalzante susseguirsi di ritmi rock e metal ci sarà un motivo. Se ogni volta che eseguo un ipertiro con Luigi ho l’impressione che il tenero fratello in verde abbia represso fin troppo un violento odio verso il perfetto Mario ci sarà un motivo. Ed è per tutti questi motivi, che in questa recensione ho definito Mario Strikers Battle League Football per quel che ritengo sia davvero: un picchiaduro mascherato.
Multiplayer Party Game, o Esport?
Il paragrafo finale prima delle conclusioni, lo dedico alla modalità multiplayer. A quella online, che ho avuto modo di testare approfonditamente contro altri colleghi in possesso del titolo da tempo, e che in tanti hanno provato grazie alle sessioni di DEMO di inizio giugno. E che ritengo sia la vera sublimazione dell’esperienza Mario Strikers Battle League Football. Tutto ciò che ho scritto fino ad ora, infatti, fa convergere verso la conclusione che Nintendo abbia costruito questo gioco con l’intenzione di farne un esport accessibile, ma non troppo. Tecnico, ma anche pirotecnico. Veloce, compassato, vario e mai statico. In evoluzione con nuovi personaggi e modalità, in pieno stile “hero competitive game”. Giocabile da 1 vs 1 a 4 vs 4, con tutte le combinazioni possibili nel mezzo ovviamente. E con il compromesso imprescindibile che al salire del numero dei giocatori coinvolti, il genere si allontani sempre più dall’Esport, atterrando sullo sregolato party game.
Ma se come gioco “for fun” il titolo può dirsi praticamente perfetto già oggi, alle sfere esportive, ma soprattutto a quella “da single player” mancano ancora alcune rifiniture. A partire da una IA dei portieri non entusiasmante, fino alla quasi scorretta capacità delle squadre nemiche controllate dalla CPU di muovere contemporaneamente 4 personaggi perfettamente anche quando siamo in 1 vs 1. La vostra squadra finirà praticamente sempre a terra ai livelli più performanti dell’IA, e non potrete farci niente. Possibile, poi, che offline si possa solo competere o con amici reali, o in una manciata di coppe e tornei IDENTICI gli uni agli altri? Volendo, si sarebbe potuto e forse dovuto fare di più. Magari proponendo mini-game calcistici per allenare la mira, alterando il campo da gioco per rendere imprevedibili i rimbalzi, e chi più ne ha più ne metta. Anche per questo, sebbene non sia pienamente una giustificazione, propendo per l’interpretazione di cui sopra. Ovvero, che Mario Striker Battle League sia stato pensato e sviluppato praticamente solo come proposta esportiva/multigiocatore.
In conclusione: palle (da calcio) d’acciaio!
Per vincere un match di Mario Strikers Battle League, o anche solo per giocarlo fino in fondo senza “ragequittare“, ci vuole abilità. Prontezza di riflessi, memoria per ricordare tutte le assegnazioni dei tasti, le sfumature e i virtuosismi di ogni mossa, tiro, o passaggio. Una buona dose di fortuna coi power up non guasta mai, ma, fondamentale, non bisogna mai scordare di affilare i tacchetti e giocare di anticipo calpestando il giocatore giusto al momento giusto. Operazione non sempre facilitata da una inquadratura forse troppo lontana dal campo di gioco; tanto che i campi personalizzati a volte son difficili da distinguere. E rappresentano l’unico elemento “storto” di un comparto tecnico e artistico, visivo e uditivo, altrimenti perfetto in ogni sua parte.
PIATTAFORME: Nintendo Switch
SVILUPPATORE: Next Level Games, Nintendo
PUBLISHER: Nintendo
Diversamente da come potreste pensare se siete digiuni della serie, quindi, Strikers non è il classico simulativo-sportivo con Mario e compagni. Nintendo in Mario Strikers Battle League ha calcato la mano sugli aspetti più tecnici di un gameplay in origine fin troppo elementare. Trasformato con sapienza in un susseguirsi di previsioni, evoluzioni, corse, tiri e schivate all’ultimo secondo (con tanto di bullet-time). Un Esport, o un “vorrei esport” più picchiaduro che calcistico. Identitario e unico nel suo genere, come dicevo, anche confrontandolo con altri giochi di matrice idealmente simile (Mario Tennis/Golf ecc.). Che ancora pecca, però, in un numero di personaggi, stage e modalità troppo scarno persino per chi lo affronterà come un gioco ultratecnico. Ma la palla è calciata nella direzione giusta, il vento è a favore. La grinta c’è tutta, la voglia di emergere pure. E va detto anche che, se tutto va come credo, Mario Strikes Battle League sarà un successo negli ambienti live streaming/content creator in generale. Mi pare già di vederli: video, canali, live, tornei con commentatori e agitatori, meme, cori da stadio e via così. Speriamo solo che bastino, intanto, per accontentare un pubblico giustamente avido di buoni contenuti; in attesa dei promessi DLC gratuiti di arricchimento.