Mario + Rabbids Sparks of Hope Recensione: una collaborazione galattica!

Mario + Rabbids Sparks of Hope Recensione

L’abbiamo marinata un po’ questa recensione di Mario + Rabbids Sparks of Hope, ma il tempo lasciatoci per analizzarlo è stato tiranno, e il titolo è più vasto, ambizioso e curato persino delle più rosee aspettative. Nata come un coraggioso esperimento che costruì, idealmente, una serie di ponti creativi tra Giappone (Nintendo), Francia (Ubisoft) e Italia (Ubisoft Milano e il talentuoso team di Davide Soliani hanno realizzato entrambi i giochi della serie) la serie Mario + Rabbids è stata senza dubbio una delle sorprese videoludiche più divertenti degli ultimi anni. Non stupisce, quindi, che nel realizzare un sequel si sia adottata la filosofia del “squadra che vince non si cambia”… ma solo se parliamo di chi il gioco lo ha pensato, costruito e, infine, rilasciato (appunto, il team italianissimo di Ubisoft Milano). Infatti, Mario + Rabbids Sparks of Hopes è stato realizzato con l’intento di consegnare nelle mani dei fan in tutto il globo un videogioco che mantenesse lo spirito tattico e riflessivo del predecessore, figlio illegittimo di un certo Xcom nelle dinamiche ludiche; ma, anche, con il desiderio mai celato di migliorare l’alchimia che ha reso famoso il primo capitolo. Così, “tutto resta uguale, ma niente resta uguale” in Sparks of Hope, che non è perfetto, ma è di sicuro più dinamico, più colorato e più assurdo (era difficile, ma ce l’hanno fatta). In una parola? Più… galattico!

Mario + Rabbids Sparks of Hope Recensione

Mario + Rabbids Sparks Of Hope è… fanciullesco?

Per quanto Mario, Peach, Luigi e in generale tutto il cast composto da ben 9 personaggi tra “originali Nintendo” e “doppioni Rabbids” sia rappresentato nella serie + Rabbids più agguerrito che in qualunque altro videogioco che li vede protagonisti, la trama di Mario + Rabbids non la si può certo definire diversamente da “fanciullesca”. Si tratta di un termine che in fase di recensione dell’ottimo e tecnicissimo Mario + Rabbids Sparks of Hope mi rendo conto essere forte, certo. Ma che, contemporaneamente, non è e non vuole essere una connotazione del tutto dispregiativa, in questo caso. Bensì, è un semplice prendere atto della volontà degli sviluppatori di confezionare una storia, come per l’originale anche per il sequel, con il pubblico interessato a seguirla più vasto possibile: da 1 a 99 anni (quasi). Non mancano, quindi, i classici siparietti comici “fisici”, ricchi di sberle, capitomboli, espressioni facciali esasperate e “rabbidsiane” alle quali difficilmente i più giovani potranno resistere restando seri. Parimenti, però, come solo un vero videogioco Nintendo sa fare, è altamente probabile che il target di adulti “cresciuti e vaccinati” interessati magari agli aspetti più ludici troveranno in Mario + Rabbids e nei suoi personaggi, nella sua trama e nella comicità semplice semplice che la caratterizza una macchina del tempo per ritrovare il proprio “fanciullino interiore”. 

Coloro i quali non riuscissero o non volessero compiere questo viaggio nel tempo, però, obiettivamente si troveranno a giocare una storyline che è, nell’ordine: doppiata bene (in italiano, il che non è poco); animata benissimo, e sottolineo BENISSIMO; longeva quanto basta per non annoiarsi, e per non pensare “tutto qui?” alla fine della campagna; ma, anche, telefonatissima sin dai primi istanti nello svolgimento (e lo è in quanto, come sopra, vuole restare fanciullesca e comprensibile, mai troppo misteriosa). In questo aspetto, in questo unico aspetto, sia chiaro, Sparks of Hope forse pecca rispetto al predecessore, che pur non essendo “un Souls” in termini di lore, scoperte e sorprese, di sicuro metteva sul tavolo qualche colpo di scena in più a livello di trama. Non giocherete a Mario + Rabbids Sparks of Hope per scoprire chi è il cattivo, e perché stia facendo quello che fa, insomma. Lo capirete immediatamente, più o meno. Piuttosto, lo farete per vedere i nuovi strampalati personaggi e mondi Nintendiani “rabbidsati”: quelli sì ancora numerosi, freschi, divertentissimi e, se non sorprendenti, di sicuro inaspettati. Ah, e magari anche per scoprire come siano riusciti, in quel di Ubisoft Milano, a rendere più dinamico un genere strategico come i “fight tra schieramenti a turni su griglia”, togliendo la griglia, tanto per iniziare. Il tutto senza far loro perdere un briciolo di tatticità o stratificazione. 

Mario + Rabbids Sparks of Hope Recensione

Addio griglia, benvenuta libertà di movimento

Togliere la griglia da un “gioco con la griglia” può sembrare impossibile, senza che quel gioco cambi radicalmente e si trasformi perdendo parte della propria identità. Invece, Mario + Rabbids Sparks of Hope rinuncia alla griglia vincolante per i movimenti dei personaggi nei molti combattimenti che propone al giocatore. Lo fa, però, proprio come quei maghi e show-man che levano la tovaglia dal tavolo senza far muovere l’apparecchiatura di un millimetro. Spiegarlo a parole è più difficile che provarlo con mano, ma di base: se prima avevamo, in un gioco simil-scacchi, dei pezzi capaci di muoversi di tot caselle all’interno di una griglia nella quale erano distribuite coperture e avversari, ostacoli e meccanismi peculiari, ora in Sparks of Hope ogni protagonista in gioco ha facoltà di camminare senza vincoli all’interno di un’area prestabilita. Se esegue un’azione offensiva deve fermarsi e passare il turno a un altro membro del team, altrimenti no. Il cuore ludico resta lo stesso, però. Iniziato il turno, dobbiamo gestire le azioni eseguibili per ogni personaggio. La scelta è tra attaccare con la nostra arma principale, usare il potere degli Sparks (gli sfavillotti fusi con i rabbids) o, in aggiunta ai suddetti movimenti, compiere una scivolata per colpire fisicamente eventuali avversari a tiro di piede. Muoversi liberamente e in tempo reale, quindi, potrebbe sembrare quasi più una gimmick che altro, dato che vi troverete comunque a cercare una copertura, colpire avversari, usare poteri speciali ecc. 

Mario + Rabbids Sparks of Hope Recensione

In realtà, però, c’è molto di più sotto… e anche sopra. Di lato? Perchè no. Insomma: è la costruzione delle arene di combattimento, prima, e dei cinque mondi liberamente esplorabili (e anche abbastanza vasti) che ci troveremo ad attraversare a giovare maggiormente del nuovo sistema di movimento libero in tempo reale. Anche perché le migliorie in termini di level design, che si esibisce con la maggiore verticalità e intricatezza di mondi e livelli, sono avvantaggiate dal rinnovato sistema di “salto sull’alleato” che già era possibile in Mario + Rabbids Kingdom Battle (di cui potete leggere la nostra recensione QUI). In Mario + Rabbids Sparks of Hope l’azione si percepisce come più naturale, grazie alla libertà di posizionamento dei personaggi nel campo di gioco, e al funzionamento intrinseco del salto. Una volta raggiunto l’alleato che ci deve dare la spinta, infatti, potremo planare aiutati dal fedele robottino-rabbids Beep-0, senza avere vincoli stretti sulla casella dove atterrare (dato che non ci sono caselle). Superando alture, oltrepassando fiumiciattoli o crepacci, raggiungendo le spalle di un nemico per garantire un devastante colpo diretto ecc.. Altro che gimmick: la libertà di movimento e la rimozione della griglia hanno fatto sì che gli sviluppatori potessero gestire con molto più respiro ogni piattaforma, copertura, combattimento e, dulcis in fundo, Boss Fight. Ben lontane, queste ultime, dall’essere meri “scontri più difficili con nemici più grossi” e basta. Strutturate, invece, in più fasi e costruite con bene in mente il nuovo sistema di spostamento. 

Di pari passo con la libertà di movimento negli stage dove si combatte all’ultimo proiettile (o freccia, nel caso di Luigi) anche durante le fasi di esplorazione i giocatori sono spronati da un level design certosino a scrutare, camminare, analizzare ogni elemento su schermo per individuare eventuali segreti, scorciatoie (certi shortcut sono davvero ben piazzati!) e, soprattutto, attività secondarie. Queste ultime sono davvero molto utili in Mario + Rabbids Sparks of Hope, in quanto il loro completamento, oltre ad aggiungere un filo di complessità narrativa e worldbuilding in ogni pianeta da esplorare, consente di ottenere potenziamenti altrimenti irraggiungibili e conquistare nuovi Sparks dagli effetti quasi “overpowered”. Ma non temiate di “rompere il gioco” usandoli. Anzitutto, perché per ottenere quelli davvero rilevanti sarà necessario ricadere nella categoria dei completisti, senza lasciarsi sfuggire, nelle fasi di gioco in cui compaiono, le missioni secondarie che permettono l’unlock dello spark in questione. Spesso celate dietro muri distruttibili, passerelle invisibili e altre diavolerie (come puzzle ambientali più intricati) che solo grazie all’aiuto di Beep-0 potrete scovare senza impazzire. E poi, perché selezionando la difficoltà massima a inizio avventura (potete poi tornare a quella base o al “facile” in qualunque momento) avrete pane per i vostri denti, e ne avrete bisogno anche scontrandovi contro avversari apparentemente meno pericolosi. Per non parlare dei Boss, ovviamente. Ma adesso che vi ho parlato di come conquistarli e ottenerli, e vi ho anticipato che i loro effetti possono essere determinanti in una battaglia… cosa sono questi “Sparks”? 

Tutti gli “sparks” nelle nostre “hopes”

Gli Sparks sono, in breve, poteri viventi equipaggiabili su ciascuno dei nove protagonisti giocabili, dotati di capacità peculiari e utili a “classificare” il personaggio che li utilizza nelle ideali categorie di “attaccante, difensore, support, healer, ranged combat” e altri. Oltre, quindi, la classificazione iniziale garantita dal diverso tipo di armi e proiettili in dotazione standard a ciascuno. Ho scritto “in breve”, perché se volessimo dilungarci sull’utilità degli Sparks, sulle combinazioni possibili (quindi sulle build del singolo personaggio, e delle squadre in cui lo posizioniamo con lo specifico Spark) dovremmo anzitutto elencare tutti e trenta gli Spark presenti nel titolo, discutendo delle statistiche di ognuno, o dei cinque livelli di potenziamento che possono raggiungere per migliorare prestazioni ed efficienza del personaggio equipaggiato. Ancora, dovremmo specificare come e dove trovare ogni Spark e, se avete letto il paragrafo precedente, sapete ormai che nemmeno il solo “possederli tutti” è un’impresa facilissima. Infine, ci troveremmo a distinguere i poteri attivi degli Spark (fai tot danni, resuscita un alleato ecc.), dai loro effetti passivi di buff/debuff alle stat e agli effetti elementali delle armi, quindi al/supporto e alla cura degli HP; o, per tornare in un campo offensivo, di nerf alle statistiche nemiche, alla capacità di movimento delle truppe e via discorrendo. Gli “Spark”, insomma, sono strategicamente tanto interessanti da aver rappresentato in fase di recensione buona parte delle nostre “hope”, speranze, nell’impeccabile riuscita tattica e strategica dei combattimenti di Mario + Rabbids Sparks of Hopes. Senza poi metterci a discorrere di quanto siano deliziosamente “sciocchini” nell’estetica, con il corpo tondeggiante e colorato da sfavillotti e il volto, l’espressività, la carica comica dei Rabbids. 

Sviluppatore: Ubisoft Milano, Ubisoft Paris
Publisher: Ubisoft
Piattaforme: Nintendo Switch
Data di pubblicazione: 20 ottobre 2022

Lo ribadisco in chiusura di recensione, Mario + Rabbids Sparks of Hope è davvero un ottimo titolo, che evolve il gameplay del predecessore, le sue dinamiche esplorative, il world building e la direzione artistica portandole su un territorio decisamente “spaziale”. Perde qualche punto nella costruzione di una trama che non convince del tutto se si ha “qualche pelo in più sulla faccia” e qualche anno in più sulla carta di identità. O forse, se si ha qualche grammo di fantasia in meno, e meno voglia di ridacchiare in compagnia degli sconquassati Rabbids di Ubisoft. Lato prettamente ludico non ha rivali: è tattico, immediato, strategico e moderno, un vero “centro perfetto”. Tanto che non dubitiamo avrà in futuro, come già accaduto con il precedente Mario + Rabbids Kingdom Battle, una lunga vita grazie a espansioni che non vediamo l’ora di esplorare. Carisma, stile, colori e divertimento, conditi della giusta dose di sfida, originalità e assurdità, fanno insomma di Mario + Rabbids Sparks of Hope se non una “killer app” della Nintendo Switch, almeno un titolo “fortissimamente consigliato” a tutti i possessori dell’ibrida Nintendo. Meglio se Oled, per gustarsi al meglio quelle palette vividissime. Preparate gli occhiali da sole, in caso!

VOTO: 8.7

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.