Bayonetta 3 Recensione: noi siamo… Bayonetta!

Bayonetta 3

Il delicato periodo storico in cui viviamo ci insegna che le certezze della vita sono diventate ormai ben poche ma, per fortuna, Bayonetta 3 è destinato a diventare una di quelle. Il nuovo, scoppiettante, lavoro di Platinum Games, come abbiamo già avuto modo di accennarvi durante il nostro provato, è arrivato sul mercato con un difficile fardello, figlio sia dell’importanza mediatica del prodotto in sé sia del complesso percorso di sviluppo che ha accompagnato l’avvento sul mercato del terzo capitolo della saga dedicata alla strega più amata e desiderata del medium videoludico. Dopo aver passato dei giorni di fuoco, ma non soltanto, in compagnia della splendida strega dai capelli corvini in tutte le sue “versioni”, ma anche dell’immancabile Jeanne e della new entry, Viola, siamo pronti a tirare le somme definitive su una produzione tanto ambiziosa quanto spaventosamente piena di sé, che sa di piacere e di piacersi e fa di tutto per mettere in mostra le proprie armi migliori in continuazione e con stile, e ci riesce appieno, per tutto l’arco della sua durata.

Bayonetta 3Bayonetta 3: the road so far

L’impronta narrativa di Bayonetta 3 si basa su un’infrastruttura tematica che fa un po’ un mix di quelle che sono le influenze provenienti dal medium dell’intrattenimento in generale, che si fondono in quest’opera con il capolavoro di Kamiya. Senza entrare troppo nello specifico, Bayonetta 3 ci mette davanti a una minaccia di dimensioni mai viste prima d’ora, che attraversa le linee interdimensionali e temporali in maniera inesorabile. Il giocatore è chiamato a fare fronte a quello che è un nemico la cui eco si sta espandendo non soltanto nella linea dimensionale che conosciamo ma anche nelle altre, radendo al suolo interi mondi e in generale la speranza e le emozioni del genere umano. Lo scontro iniziale che si vede già nel prologo fa da plot narrativo per gli eventi, che raggiungono il loro climax con l’arrivo di un personaggio importante, che sembra avere consapevolezza di quanto accaduto e che si rivelerà poi fondamentale nell’economia del gioco: Viola. Inizia così un viaggio che fa spaziare Bayonetta in un viaggio interdimensionale ricco di fascino e di adrenalina, in cui si arriva a visitare luoghi come la Parigi degli anni ‘40, l’Egitto, il Giappone feudale e via dicendo, e qui l’influenza del male si respira tanto nell’atmosfera quanto nelle battaglie tra Singularity e le varie versioni della strega, il cui esito però risulta sempre infausto per quelle che sono le forze del bene.

Bayonetta 3La “nostra” Bayonetta riesce comunque ad entrare in contatto con le sue diverse versioni, assumendo man mano la consapevolezza e la forza per sfidare quella che, a tutti gli effetti, è la minaccia più oscura a cui abbia mai dovuto far fronte. Quello che ne consegue è un racconto che non brilla per originalità ma riesce comunque nell’intento di tenere incollato il giocatore allo schermo, anche grazie alla solita geniale gestione del character design ed a una vena tragicomica impossibile da non apprezzare. Viene messo in scena, infatti, un cast d’eccezione che si amplia con le varie versioni di Bayonetta, che continua a mantenere il suo fascino e il suo stile sopra le righe, che nei mondi alternativi sembra essere più evidente e appariscente. E, se buona parte della storia risulta un po’ forzata in alcuni passaggi, vogliamo tranquillizzarvi sul fatto che i capitoli finali sono un tripudio di narrativa e lore, in cui vengono svelati tanti segreti, si susseguono tanti colpi di scena e vanno a incastrarsi moltissimi dettagli in un mosaico che man mano inizia a mostrarsi sempre meno superficiale, diventando più solido possibile dal punto di vista della narrazione. Esso va poi a delineare quello che si prospetta un futuro tutt’altro che convenzionale per il brand, ma che promette di essere comunque scoppiettante e frizzante. Per questo, purtroppo, dovremmo attendere un bel po’ di tempo.

Bayonetta 3 è Il nirvana dello stylish action che ci piace

Abbiamo riflettuto a lungo, in questa fase di preparazione alla recensione, per creare un paragone, una metafora, che in qualche modo possa definire e dare forma a quello che ha rappresentato per noi Bayonetta 3 dal punto di vista del gameplay e dell’offerta ludica in generale. Ebbene, dopo un periodo di riflessione piuttosto generoso, ci siamo resi conto che l’unica assonanza possibile con il tripudio ludico generato dalle oltre 25 ore di gioco passate in compagnia della strega più desiderata del mondo videoludico è una, ed una soltanto: lunapark. Bayonetta 3 è un gigantesco lunapark, perennemente in moto, che non vuole fermarsi mai e che vuole tenere il giocatore sempre con sé, e da cui quest’ultimo, credeteci, difficilmente vorrà andare via. Come vi abbiamo già ampiamente anticipato in fase di preview, dal punto di vista del gameplay e in particolar modo del sontuoso combat-system, Bayonetta 3 è un prodotto a dir poco spropositato, che riesce a fondere alla perfezione nuovo e vecchio, in un mix videoludico a tratti assuefacente. Il punto focale dell’esperienza è, come da tradizione per la serie, legato all’utilizzo e alla conoscenza profonda delle armi e delle loro Combo, che anche in questo capitolo risultano tanto numerose quanto complesse da gestire, ma allo stesso modo appaganti e strabilianti da utilizzare. Bayonetta 3, in tal senso, compie un mezzo miracolo poiché a queste dinamiche ormai ben note e profondamente impresse nel DNA della produzione, riesce ad aggiungere, senza mai snaturare la formula generale, una serie di novità che riescono a rendere l’esperienza di gioco ancor più corposa, sfaccettata e profonda che in passato. Tra una combo e l’altra di una complessità sempre e comunque gestibile a seconda del volere del giocatore, infatti, Bayonetta può avvalersi anche dell’aiuto dei Demoni succubi, una sorta di invocazione da utilizzare in battaglia con risultati spesso e volentieri molto importanti sull’esito degli scontri.

Bayonetta 3Tale dinamica, considerando la natura numerosa dei nemici e anche la presenza di diverse creature molto generose dal punto di vista dei punti vita e delle “dimensioni” risulta una vera e propria manna dal cielo in più di un’occasione, e come vi abbiamo detto durante la preview, spesso rappresenta una delle possibilità migliori per poter portare a casa la pelle durante gli scontri. In fase di preview vi avevamo proprio parlato del potenziale “problema” legato alla possibilità di affidarsi troppo spesso ai Demoni assoggettati per rendere gli scontri più semplici, poiché il loro effettivo valore, almeno nelle fasi iniziali e centrali del gioco, è a dir poco sopra il livello medio della maggior parte degli avversari. Fortunatamente, però, col passare delle ore il tutto ha assunto proporzioni diverse, con la potenza dei demoni che ha iniziato a diventare meno “invasiva” rispetto a quella degli avversari, cosa che ha reso il loro impiego ancor più intrigante e poliedrico. Durante le nostre sessioni di gioco abbiamo potuto sfruttare il potere del gigantesco Gomorrah, della splendida Madama Batterfly o del “simpaticissimo” rospo gigante, Baal, tutti in grado di dare agli scontri un tocco super personale e splendidamente unico, con abilità, sfruttamento delle debolezze altrui e tante altre sfumature videoludiche che nel complesso hanno reso l’esperienza di gioco più “personalizzabile” e decisamente intrigante rispetto al passato. A ciò va sommata anche una profondità “ruolistica” più marcata: ognuno dei Demoni sottomessi può essere infatti potenziato attraverso un classico skill tree, in grado di aumentare dettagli quali la quantità di attacchi, la tipologia di colpi, le combo e via dicendo. La valuta per il potenziamento è in comune con quella che si utilizza per potenziare le armi, che sono indirettamente collegate proprio alle suddette “invocazioni” e anch’esse, in maniera però se vogliamo un po’ più tradizionale, riescono a rendere la profondità ludica di Bayonetta 3 ancor più variegata e, è il caso di dirlo, variopinta.

Che mondo sarebbe senza le armi?

La collisione interdimensionale narrata da Bayonetta 3, il vero e proprio cuore pulsante della produzione in termini tematici e non soltanto, è intersecata anche col gameplay, e in particolare proprio col concetto di armi. L’espediente narrativo è molto semplice: le varie versioni di Bayonetta, prima di andare incontro al loro destino, passano a quest’ultima il loro potere, che spesso si palesa proprio sotto forma di Demoni succubi ma anche di Mimesi Demoniaca e, dunque, proprio con l’aggiunta di “bocche da fuoco” con cui la strega dà la caccia agli Homunculus. E, lasciatecelo ribadire ancora una volta, da questo punto di vista il lavoro svolto da Platinum Games è a dir poco sontuoso. La quantità e la varietà delle armi a disposizione di Bayonetta, tutte come dicevamo poc’anzi potenziabili, è veramente impressionante e ci sono bastati pochi capitoli per capirlo. Per dare la caccia agli spietati succhia linfa vitale che seminano morte tra le dimensioni dello spazio tempo, Bayonetta può scegliere “liberamente” attraverso una vastissima gamma di gingilli all’avanguardia, equipaggiabili in due slot con cui è possibile cambiare velocemente arma attraverso la sola pressione di un tasto in qualunque momento, anche durante la battaglia. La scelta delle armi influisce pesantemente sul sistema di combattimento e sulla gestione delle combo, a causa proprio della profonda diversificazione che abbiamo potuto apprezzare nell’utilizzo di esse. Che siano gli scattanti e super fighi Yo-Yo Aranea, passando per il “pesante” martello Pilastro G, senza dimenticare la geniale e affilatissima Motosega esiziale, l’arma migliore per il vostro modo di giocare è una compagna di viaggio tanto splendida quanto importante e lo si capisce velocemente, anche se il tutto assume dimensioni più calzanti soprattutto con il passare del tempo e con l’aumento del livello di sfida, che richiede chiaramente una maggiore consapevolezza dei vari strumenti a disposizione e delle loro effettive potenzialità.

Bayonetta 3Personalmente, abbiamo preferito optare per un’alternanza di armi veloci con quelle un po’ più pesanti, per quanto però dobbiamo ammettere che abbiamo preferito nella quasi totalità delle occasioni evitare di utilizzare armi come il Pilastro G, eccessivamente lento nel moveset e difficilmente utilizzabile in un contesto in cui i nemici non danno veramente un attimo di respiro. Questa tipologia di arma è pensata più per le boss fight e di fatto, più di una volta, ci ha letteralmente salvato la vita anche grazie alla sua capacità di “mandare più rapidamente al bar” le resistenze di questi ultimi ed esporli così alle Apoteosi della splendida strega. Va da sé che, al netto di quanto detto poco sopra, Platinum ha saputo fare un ottimo lavoro in termini di bilanciamento e nel sistema di progressione delle armi stesse, che abbiamo trovato a fuoco e soprattutto perfettamente in grado di dare un senso di continuità a tutta l’opera, durante tutto l’arco delle oltre 27 ore di gioco che abbiamo impiegato per concludere la storia, senza soffermarci troppo su sfide secondarie e senza ripetere i capitoli per ottenere una valutazione più alta. Le armi si sposano alla perfezione con un gameplay come al solito frizzante e rapido, che si snoda non solo con la velocità e la concatenazione degli attacchi ma anche con la capacità di difendersi in maniera sapiente. Bayonetta ha ancora una volta dalla sua la possibilità di affidarsi al Sabbath Temporale per schivare perfettamente e ribattere i colpi ricevuti, ma può anche contare su diversi accessori, che garantiscono degli ottimi bonus a diverse meccaniche del gioco. In mezzo tutta questa perfezione stilistica e strutturale, è doveroso però segnalare una sbavatura in alcuni momenti decisamente importante. Stiamo parlando della gestione della telecamera, che in diverse occasioni ci ha reso la battaglia ben più complessa del previsto, specialmente contro i nemici più grossi. Non vogliamo farne un dramma, ovviamente, ma è qualcosa che comunque va considerato nella valutazione di un prodotto comunque solido, appagante e ricco come non mai.

Dead Jeanne

A livello di gameplay, non possiamo non menzionare e apprezzare il grande lavoro svolto nel dare una forte ventata d’aria fresca alla produzione, con una serie di “variazioni” sul tema decisamente importanti e super azzeccate, che hanno reso l’esperienza di gioco ancor più succulenta. Vi abbiamo già parlato della possibilità di utilizzare Viola come personaggio giocabile, ma vogliamo però specificare che la giovane guerriera è utilizzabile soltanto per un numero preciso e non esattamente ricchissimo di Stage, che comunque sono bastati per dare grande profondità ludica al nuovo personaggio. Viola, come vi abbiamo già detto, non può cambiare arma e si affida ad un’unica “invocazione”, ossia Cheshire, i cui poteri ricordano molto quelli di Gomorrah, e anche il comportamento in battaglia ne è una variante più frizzante e veloce. Viola si distingue per un sistema di combattimento più “pesante” e meno caciarone, più elegante e da “guerriero”, con un utilizzo quasi circense della Katana, che fa volteggiare con grande maestria. A differenza di Bayonetta, la giovane ha dalla sua la “parata perfetta” per attivare il Sabbath temporale, che le dona una doppia possibilità di difesa che va a un po’ a pareggiare il suo arsenale più limitato di armi e invocazioni varie.

Bayonetta 3Se, al netto delle differenze evidenti, Viola è comunque un personaggio in linea con Bayonetta sul piano del gameplay, a lasciarci veramente estasiati sono le sezioni dedicate a Jeanne. Senza entrare troppo nel dettaglio, e conservandovi il piacere della scoperta, abbiamo trovato questi frammenti di gioco veramente eccellenti, in termini sia meramente estetici sia, e soprattutto, videoludici. Nei panni di Jeanne, infatti, il gameplay cambia dannatamente, e assume quelli che sono i dettami dei più classici metroidvania e hack & slash a scorrimento, con connotati sicuramente più “semplicistici” ma comunque molto funzionali. Questi capitoli extra sono poi perfettamente inseriti nel contesto narrativo della storia e, nonostante siano raccontati con un piglio molto diverso, sono comunque parte integrante di un’offerta generale a dir poco sensazionale. Vogliamo però avvertirvi: queste sezioni, con tanto di boss fight annesse, sono molto complesse e richiedono un grado di attenzione sicuramente molto più elevato del normale, non tanto per completarla quanto per ottenere una valutazione più elevata nel computo finale.

Quando lo stile “rompe” i pixel

L’annosa diatriba relativa al bisogno di una nuova e più performante macchina per Nintendo si è ovviamente riaffacciata anche con l’arrivo di Bayonetta 3, un pretesto se vogliamo perfetto per riprendere una polemica che mai come in questo caso si è dimostrata tanto sterile e per certi versi inutile. Sia chiaro, in molti casi, Bayonetta 3 ha evidenziato dei limiti di natura tecnica importanti, ma che, oggettivamente, se paragonati allo stile, alla carica di fascino e alla densità scenica e cromatica della produzione sono destinati a finire rapidamente in secondo piano. Da un punto di vista audiovisivo, infatti, Bayonetta 3 è un vero e proprio tripudio cromatico e stilistico, un’ode al trash più puro ma che però ci piace, fatto di improbabili accostamenti in termini di fasci di pigmentazione e in generale di una spiccata e accesa vena sopra le righe anche dal punto di vista della riproduzione su schermo di quanto avviene nel mondo di gioco. Forte di un materiale di partenza solido e su cui poter dormire sonni tranquilli, Bayonetta 3 centra il compito di portare avanti la “tradizione” nel migliore dei modi, con un capitolo che, pur senza far gridare al miracolo sotto il profilo tecnico, rimane comunque solidissimo e soprattutto un vero e proprio maestro di stile. Bello da vedere e coloratissimo, soprattutto se si osservano la protagonista e le sue splendide Mimesi demoniache, il nuovo capitolo della saga targata PlatinumGames mostra i muscoli però soprattutto a livello di ottimizzazione, che risulta, come al solito, il vero punto focale della produzione in termini strettamente tecnici. Sia in modalità docked sia in portabilità, infatti, Bayonetta 3 gira perfettamente, non ha quasi mai alcun tipo di calo e si mantiene graniticamente ancorato a un frame-rate solidissimo, che non viene intaccato nemmeno nelle fasi più concitate del gioco, magari con più nemici a schermo o magari con avversari di grosse dimensioni.

Bayonetta 3Il prezzo da pagare però è quello della pulizia generale, che sicuramente non è altrettanto performante e lo si capisce sin da subito. Se il design di Bayonetta, delle sue alleate e quello dei demoni principali è comunque curatissimo, sotto il profilo della densità dei pixel e della qualità dell’immagine il titolo di PlatinumGames non mostra certamente i muscoli, con una risoluzione generale che sicuramente non fa gridare al miracolo e che mette in evidenza tanto la necessità di adattare il tutto alle potenzialità della macchina quanto uno sviluppo iniziato comunque diversi anni fa. Ciò si evince anche dal contrasto a volte forte tra il character design e quello delle mappe di gioco, che spesso risultano molto spoglie e decisamente meno curate, ma ciò risulta comprensibile se si mette in conto quanto detto poco sopra in termini di stabilità e di fruizione generale, due aspetti fondamentali per un prodotto del genere. Se proprio volessimo trovare un vero “problema” allora dovremo sicuramente puntare il dito contro la telecamera, come abbiamo già avuto modo di dirvi, ma ancora una volta rimaniamo comunque nel campo di un match in cui Bayonetta 3 vince comunque “ai punti”. Chiosa finale, doverosa, sul comparto audio e sonoro: il tanto chiacchierato doppiaggio di Bayonetta, per quel che ci riguarda, funziona molto bene, per quanto dobbiamo ammettere che la mancanza della doppiatrice originale si fa comunque sentire, specialmente in alcune linee di dialogo, in cui sembra mancare quella carica erotica e volutamente ilare dell’originale Cereza, ma è comunque un discorso che si può agganciare parecchio al gusto personale. Quello che, invece, è a dir poco clamoroso è il comparto sonoro relativo alla soundtrack: ogni battaglia, ogni boss fight, ogni angolo dei mondi di gioco è accompagnato da una colonna sonora gargantuesca, sia nella quantità sia nella qualità, che ci ha letteralmente estasiato e gasato, unendosi perfettamente alla stessa naturale, eccitante e adrenalinica identità di un prodotto che da questo punto di vista può soltanto fare scuola.

Piattaforme:  Nintendo Switch

Sviluppatore: Platinum Games

Publisher: Nintendo, Nintendo of America Inc.

Bayonetta 3 è un gigantesco parco giochi, una titanica ruota panoramica da cui nessun giocatore vorrà scendere. Soprassedendo su un impianto narrativo se vogliamo “debole” nelle fasi iniziali, i cui gli eventi ci sembrano incastonati in maniera troppo forzata e “pacchiana”, quello che il giocatore si ritrova tra le mani è un action incredibile, divertente, complesso e semplicemente esagerato. Ogni cosa funziona a dovere, tre invocazioni incredibili e armi originali e fuori di testa, che fanno da “contorno” a quello che è un gameplay che come al solito può soltanto far scuola ai prodotti del genere, a livello tanto stilistico quanto ludico. A ciò si unisce una vena estetica super chic e in generale una resa cromatica molto ricca, che riescono alla grande a contrapporsi all’oscurità di una storia che promette grandi cose per il futuro della serie e del brand in generale.

VOTO: 9.5

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.