Star Ocean The Divine Force Recensione: il ritorno dello storico RPG

Star Ocean The Divine Force

La saga di Star Ocean dovrebbe certamente dirvi qualcosa; se così non è, avete perduto per strada alcuni degli action-RPG nipponici che hanno letteralmente consolidato il genere in questione nel corso degli anni. Così come il team di sviluppatori noto come Tri-Ace: anche lui dovrebbe dirvi qualcosa. Probabilmente evoca nella vostra memoria un gameplay appagante, efficace, immediato, senza alcun sacrificio dal punto di vista tecnico… e, nello stesso momento, anche una grafica non propriamente accattivante, se non del tutto dimessa, persino bruttina in alcune produzioni. Ecco: tenete a mente tutte queste cose, e rimettetele insieme. Perché siamo finalmente pronti per offrirvi la recensione di Star Ocean The Divine Force, l’ultimissimo capitolo del franchise. E questa volta Tri-Ace, supportato da Square Enix, ha cercato la via del compromesso, puntando a uno sviluppo del sistema di gioco senza compromettere per forza di cose la cura in tutti gli altri aspetti della produzione. Ci sarà riuscito? Continuate a leggere e lo scoprirete.

La storia di Star Ocean The Divine Force: due mondi, due protagonisti

Un mercantile impegnato in missioni di ordinaria amministrazione nello spazio; un attacco improvviso da parte della Astoria, nave da guerra della Federazione pangalattica. Il pretesto narrativo minimo per Star Ocean The Divine Force è presto offerto, e da qui in poi il giocatore farà – in modo costante ma inesorabile – la conoscenza puntuale di tutti i protagonisti coinvolti nella vicenda, la quale consiste appunto in un’avventura narrativa corale. A bordo dell’Ydas, il vascello abbordato, troviamo infatti Raymond Lawrence, il quale si schianta poi su un pianeta primitivo e davvero poco famigliare, sul quale per fortuna non trova la morte in seguito all’impatto ma altri esseri umani. Ad attenderlo vi sono infatti Laeticia Aucerius (principessa del regno di Aucerius).

E qui subentra il primo aspetto interessantissimo della produzione: bisognerà scegliere tra uno dei due protagonisti. La storia principale, infatti, evolverà in seguito a questa prima, fondamentale scelta; non parliamo di sostanziosi stravolgimenti, ma comunque della prospettiva particolare dalla quale si assisterà agli eventi narrati. Giocando nei panni di Raymond sarà possibile assistere a determinati eventi (e non ad altri), impersonando la fanciulla misteriosa, in modo analogo, godremo di certi filmati sacrificandone altri. Ma anche il tono e il genere di appartenenza subiscono lievi modifiche in seguito alla scelta: la controparte maschile è infatti legata a un tenore fantascientifico, quella femminile a un contesto più spiccatamente fantasy. Lo ripetiamo: sono incentivi a rigiocare Star Ocean The Divine Force almeno due volte, ma sicuramente non si può negare che si tratti di un aspetto molto peculiare e curioso, capace di destare l’interesse dei veterani e dei nuovi arrivati. Peraltro, ora dopo ora i comprimari non faranno che aggiungersi al party principali, nelle personalità di Albaird Bergholm (cavaliere ostinato), Elena (il primo ufficiale di Raymond), Nina Deforges (una latrimante in cerca della cura per una malattia letale), Midas Felgreed (l’eremita), D.U.M.A. (sofisticata forma di vita meccanica), e tanti altri – anche influenti dal punto di vista della storia e del gameplay vero e proprio – i quali potranno essere liberamente alternati all’interno del party di cui si diceva.

Ogni personaggio non solo possiede un contesto utile per comprendere meglio la miriade di pianeti e la complessa trama che fa da sfondo alle avventure, ma anche un sistema di combattimento più o meno versatile e comunque differente se confrontato a quello di tutti gli altri. Sarebbe assurdo tentare di riassumere per sommi capi la trama principale di Ocean The Divine Force (qualcosa è stato anticipato anche da Square Enix, ma non troppo): ci sembra molto più opportuno rilevarne invece l’ossatura solida, la struttura capace di mantenere non solo coerenti le varie linee narrative al proprio interno, ma anche di tenere desta l’attenzione dei presenti per un cospicuo numero di ore, certamente tarato verso l’alto, anche considerando che si tratta di un action-JRPG vecchio stile. Grossomodo è possibile anticipare almeno il conflitto tra il mondo di Laeticia (noto come Regno di Auceriu) con le armate confinanti dell’Impero Vey’l. Ma in realtà, in un secondo momento, le vicende dei singoli protagonisti confluiranno in una più generale minaccia all’universo intero, nella quale entrerà a giocare le proprie carte a pieno titolo anche la forma di vita nota come Scorpion (e di più non possiamo dire, perché ci è stato vietato dall’alto, giustamente).

Gameplay: combattimenti vecchio stile (e un po’ di modernità)

Se Star Ocean The Divine Force propone un numero così elevato di personaggi, certo non è solo per esigenze legate alla profondità della trama o della varietà fine a se stessa. Il sistema di combattimento in tempo reale prevede infatti che il giocatore utilizzi un party composto da quattro personaggi nello stesso momento, con la possibilità di “saltare” da uno all’altro senza soluzione di continuità. Ciò consente non solo di usufruire di molteplici stili di combattimento nello stesso momento (e alcuni faranno sicuramente più al caso nostro rispetto ad altri), ma anche di sfruttare abilità e poteri specifici dei singoli presenti in una determinata situazione, con chiari vantaggi di tipo tattico sui nemici presenti.

Va da sé che diventa importantissimo comprendere i menù presenti a schermo durante le battaglie: noterete la presenza di due indicatori, il primo dei quali (quello superiore) di colore verde, noto come AP, il secondo (quello inferiore) consistente in una barra blu, e nominato VA. Le azioni in battaglia vengono eseguite consumando punti AP (cioè punti azione, in inglese Attack Point). Non tutti i protagonisti combattono allo stesso modo: Raymond utilizza un pesante spadone, dai colpi letali ma anche lenti, mentre Laeticia punta tutto sulla velocità delle raffiche di colpi legate alle doppie lame che impugna; determinate azioni in battaglia possono anche determinate l’aumento dei punti AP massimi, portando così all’esecuzione di mosse molto più potenti del normale. Gli altri personaggi sono in grado di combattere utilizzando la magia, attaccando sulla lunga distanza o con abilità particolari, e altri ancora – è il caso di Nina – non sono affatto portati per mosse offensive o difensive, bensì per supporti curativi (o che comunque potenziano gli altri alleati presenti in un certo raggio d’azione).

Ma se il gameplay di Star Ocean The Divine Force fino a questo momento sembra legato in modo molto evidente al passato in quasi tutte le sue meccaniche (nessuna delle quali, va detto, particolarmente innovativa; e comunque i riferimenti a Final Fantasy XV ci sembrano evidenti), ecco che un tocco di modernità viene garantito dall’implementazione di D.U.M.A. Questo drone è una vera e propria forma di vita intelligente, la quale può aiutare l’intero party in vari modi, non soltanto in battaglia. L’esplorazione del vastissimo mondo di gioco articolato in più pianeti, ad esempio, trova in D.U.M.A. un importante facilitatore: è possibile utilizzarlo come “jetpack” per sorvolare centri abitati e pianure, raccogliere cristalli per volare ancora più a lungo, spostarsi in generale più velocemente; e ancora, l’androide è in grado di funzionare come scanner, evidenziando luoghi segreti o tesori nei luoghi vicini.

Oltre che nell’esplorazione, D.U.M.A. arricchisce poi il sistema di combattimento durante gli scontri con i nemici: è lui a consumare la barra azzurra nota come Vanguard Assault, respingendo i nemici o infliggendo loro danni particolarmente consistenti. E non è ancora finita, perché D.U.M.A. può ancora garantire una maggiore velocità in battaglia e infine agire in modo differente in base al membro del party che lo sta utilizzando in un determinato momento. La protagonista, ad esempio, può sfruttarlo per scansionare al volo i nemici, identificando i loro punti deboli (immaginate quanto ciò possa tornare utile durante gli scontri con i boss dei vari mondi) oppure Nina può utilizzarlo per curare meglio o potenziare in modo ancor più significativo gli alleati in battaglia.

Queste sono solo le basi di Star Ocean The Divine Force: ma il titolo non fa altro che illustrare nuove possibilità ad ogni ora di gioco. Immaginate quindi la complessità dell’intera produzione e la ricchezza dei suoi contenuti, anche semplicemente tenendo a mente che l’albero delle abilità dei protagonisti viene sbloccato poco alla volta e di tanto in tanto stravolge completamente l’approccio che conoscevate all’esplorazione e il combattimento. Occorre moltissimo tempo per padroneggiare tutto ciò che viene offerto; questo è sicuramente un bene. Meno bene, invece, sul versante meramente tecnico: perché dal punto di vista grafico (lasciamo da parte la questione legata alla direzione artistica, che può piacere e non piacere) innegabilmente Star Ocean The Divine Force sembra un prodotto ancora legato alla scorsa generazione. La cura per fondali e dettagli, soprattutto nelle aree più aperte, non è certo eccezionale; ma il colpo d’occhio generale comunque si salva, e del resto l’interesse principale per la produzione non consiste in questi aspetti. Né la macchinosità di alcune meccaniche svilisce in qualche modo l’ottimo livello raggiunto nel genere degli action-RPG (o action-JRPG) in sé.

Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, PC

Sviluppatore: tri-Ace

Publisher: Square Enix

Star Ocean The Divine Force è una lunga, profonda, validissima avventura nello spazio profondo. Offre ore ed ore di gioco, e sicuramente rappresenta il validissimo, nuovo titolo del franchise in questione. I protagonisti sono ben caratterizzati e sufficientemente profondi, la storia interessante sia dal punto di vista generale che nelle varie sfumature, i comprimari solidi e “sensati” anche dal punto di vista del gameplay. Qualunque cultore di action-RPG e action-JRPG avrà davvero poco di cui lamentarsi, e anzi apprezzerà il complicatissimo e meticolosissimo sistema di combattimento che sì, d’accordo, a volte sembra un tantino troppo legato al passato e poco innovativo – del resto, se una cosa funziona, dobbiamo stravolgerla per forza? – ma poi arriva il supporto di D.U.M.A. ad arricchire sia le fasi esplorative che quelle degli scontri con nemici occasionali e veri e propri boss. Complessivamente non tutto è perfetto, soprattutto sul versante tecnico, e vari aspetti potevano essere raffinati ulteriormente; ma ci troviamo alle prese con un’avventura mastodontica e memorabile. Questo, ogni tanto, dovrebbe pur bastare.

VOTO: 7.8

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.