Pentiment Recensione: il cantico delle creature imperfette

Pentiment

Durante i suoi primi anni di vita, Andreas Maler è stato un brillante sofista con una particolare affinità per tutto ciò che riguardava le lingue e la legislazione. Gli abitanti di Firenze lo consideravano una sorta di latinista prodigio, anche se ben presto divenne più prodigo che prodigioso, tendendo sempre più verso l’insaziabile edonismo che ispirava la sua arte. Solo nel 1518, quando il suo amico Fratello Piero venne accusato di omicidio nei pressi di un villaggio incastonato fra le alpi bavaresi, dovette alfine riprendere i suoi studi, ma a quale scopo, e a quale costo? Pentiment è qui per darci le risposte che cerchiamo, anche se probabilmente nel farlo solleverà molti più interrogativi di quanti ne vada a risolvere…

PentimentPentiment: serve coraggio per commettere un omicidio?

È questa la versione di Maler che ho forgiato per la mia prima partita, modellata con scrupoloso riguardo mediante le poliedriche alternative di personalizzazione disponibili: sebbene infatti il personaggio principale rimanga sempre il nostro Andreas, potremo modellare a nostro piacimento la sua personalità, il percorso accademico che ha affrontato e le ragioni che l’hanno spinto a mettersi in viaggio. È un logico o un occultista? Un teologo o un medico? Un ubriacone giunto in Baviera dalle Fiandre o un virtuoso artista dell’Italia rinascimentale? Un filosofo con la testa sepolta nei libri, oppure un nichilista speranzoso che si è guadagnato l’autorevole titolo di “canaglia” da tutti coloro che cerca di influenzare, ma che invece manda soltanto su tutte le furie? Insomma, penso abbiate afferrato il concetto. Come ogni buon gioco di ruolo che si rispetti, benché gli sviluppatori abbiano insistito spesso sulla natura di “avventura narrativa con elementi RPG” e non di RPG vero e proprio, Pentiment è orgoglioso della sua capacità di offrire esperienze diverse a seconda di chi lo affronta, motivo principale per cui la sensazione generale trasmessa mentre giochiamo è precisamente quella di un titolo firmato Obsidian Entertainment, malgrado l’assenza di classi del personaggio, ragni giganti, mondi alieni, super mutanti o sistemi tristemente sottovalutati come quelli del mai troppo lodato e purtroppo semisconosciuto Alpha Protocol, che porto ancora nel cuore dopo dodici anni.

PentimentEcco perciò che potremo condurre le indagini sul delitto come più riterremo opportuno, magari visitando in segreto la biblioteca dell’abbazia a tarda notte per esaminare documenti riservati, oppure facendo una partita a carte con i frequentatori della taverna per ottenere qualche indizio, sempre consci che gli strascichi di ogni singola accusa, insinuazione o calunnia mossa da Andreas si ripercuoteranno sulla piccola comunità alpina per le generazioni a venire. Benché l’avessimo già rimarcato nelle nostre anteprime, vale la pena ribadire che il titolo nasce da un’idea di Josh Sawyer, illustratore e graphic designer, e di un manipolo di appassionati di storia dello studio californiano. Il team, composto da meno di dieci persone, ha confezionato un esercizio creativo molto personale grazie alla direzione di Sawyer, vero e proprio cultore di storia europea con una laurea nel campo che ne attesta le competenze. Alcune delle sue tesi universitarie erano giustappunto incentrate nel luogo e nel periodo storico in cui si svolge Pentiment, ossia l’Alta Baviera del XVI secolo, ma si concentravano sulla caccia alle streghe contemporanea piuttosto che sugli elementi evidenziati nel corso della storia. Il mondo dove vive il nostro Andreas Maler abbraccia infatti molteplici sfaccettature della società dell’epoca che, agli occhi di uno spettatore moderno, potrebbero sembrare assurde, grottesche e insensate, pur preservando tutte un certo grado di accuratezza documentata. Avendo scelto di interpretare un protagonista epicureo e saccente con pochissima considerazione per ciò che lo circonda, sarebbe stato molto facile trascendere nel demenziale spinto e, per certi versi, è andata proprio così: dalle esclamazioni decisamente colorite di chi non vede di buon occhio il potere temporale della chiesa ai ragazzini che trascinano gli infermi per i campi, il senso dell’umorismo sprezzante, burlesco e caotico che caratterizza le vicende di Pentiment gli infonde una tangibile energia anche nei momenti più flemmatici, ed è riuscito a mantenere desta la mia attenzione dall’inizio alla fine proprio come fosse una qualsiasi produzione di Chapman, Idle, Gilliam, Jones, Cleese e Palin, al secolo i Monty Python.

PentimentÈ tutta colpa di Lorenz Rothvogel!

Ma non vorrei darvi l’impressione che i temi trattati siano esclusivamente spiritosi e burleschi, perché svariate contingenze abbracciano soggetti assai più impegnativi quali l’appropriazione da parte dello Stato, l’abuso di potere istituzionale e la grave disparità nella distribuzione della ricchezza, di cui vi sorprenderete (forse) a cogliere i parallelismi con la realtà odierna. È proprio in tali frangenti che il pedigree Obsidian raggiunge il suo apogeo, soprattutto quando possiamo sfruttare le decisioni intraprese in fase di costruzione del background per interagire e rispondere a siffatti argomenti in modi inaspettati e accattivanti. Ad esempio, una delle missioni ci porta ad incontrare una vedova di nome Ottilia, che ha perso il marito da poco: quando la incontriamo per la prima volta è fredda, acida e implacabilmente sgarbata, ma inizia a fidarsi poco a poco di noi dopo averla aiutata a sbrigare una serie di faccende delle quali non può occuparsi direttamente. Ad un certo punto potremo scegliere di rubare per lei un ramo di legna da ardere di proprietà dell’abbazia. Si tratta di un reato penale, di cui un Maler esperto di Legge Imperiale è fin troppo consapevole, ma la scelta se commettere o meno un crimine del genere resta comunque nelle nostre mani, qualora volessimo dare un peso maggiore all’equità rispetto a tutte quelle regole arbitrarie progettate per mantenere le divisioni di classe. Una volta che ci saremo impadroniti del pezzo di legno, sullo schermo appare il messaggio “Questo sarà ricordato”, e state pur certi che in un modo o nell’altro ci si ritorcerà contro: starà dunque a noi sfruttare conoscenze e dialettica per minimizzare i danni o volgere addirittura le circostanze a nostro vantaggio, se e quando verremo accusati del misfatto.

PentimentOgni tipo di azione può avere conseguenze importanti, ma una delle caratteristiche migliori di Pentiment è la sua intenzionale vaghezza sul peso concreto delle stesse, espediente non certo originale ma implementato con una cura e una ricercatezza tali da elevarlo molto al di sopra della media. Parlando di ricercatezza, è impossibile non citare l’impegno che il team ha riversato non solo in uno stile visivo coerente, ma altresì in un’esemplare direzione artistica. Da un lato, l’interfaccia utente possiede la medesima qualità di un libro di fiabe, che la rende intuitiva da navigare oltre ad incrementare l’autenticità del gioco ed il quantitativo di trovate attraverso cui una simile schiettezza viene ulteriormente veicolata. Dall’altro, avrete notato che Pentiment incorpora una nutrita gamma di caratteri medievali, ma ciò che potrebbe saltare meno all’occhio è che i balloon dei dialoghi si popolano in base a come questa grafia, scritta o stampata, avrebbe potuto essere riprodotta nel XVI secolo. Inoltre, le parole ipertestuali evidenziate nelle conversazioni non si limitano a fornire una breve nota a scomparsa, ma riportano ad una sezione apposita del manoscritto miniato che funge da cornice materiale e narrativa, contenente tutte le delucidazioni necessarie su terminologia, luoghi, persone e quant’altro come fosse un testo dell’epoca.

PentimentNon si tratta di un mero escamotage fine a se stesso, ma dell’esplicita volontà di integrare la visione artistica in un’esperienza complessiva altamente funzionale e genuina, anche se in qualche caso la navigazione viene ostacolata dalle prospettive. In tal senso, pochissimi altri titoli sono in grado di reggere il confronto. Come se non bastasse, vale la pena sottolineare quanto lo stile non vada affatto a scapito dell’accessibilità: nonostante il manifesto entusiasmo per i caratteri antichi e la fedele ricostruzione storica, Pentiment consente di selezionare un corredo di font più leggibili prima di incominciare, andando incontro ai giocatori che potrebbero avere problemi di interpretazione o preferiscono sacrificare l’estetica per la fruibilità, specificando peraltro che i testi possono essere anche letti da una voce digitale. A completamento del notevole livello di verosimiglianza raggiunto dalla produzione, Sawyer ha collaborato con l’ensemble Alkemie di Brooklyn per la realizzazione della colonna sonora, approfittando del loro approccio sperimentale alla musica d’epoca medievale, fondato sulla prassi esecutiva storica, onde ricostruire un certo tipo di atmosfera anche in termini acustici.

Piattaforme: PC, Xbox One, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Obsidian Entertainment

Publisher: Xbox Game Studios

Le dimensioni della nicchia nella quale è possibile collocare Pentiment sono certamente esigue se lo paragoniamo a opere come Fallout: New Vegas, Star Wars: Knights of the Old Republic 2 o il prossimo Avowed, ma questo non gli impedisce di raggiungere le vette qualitative divenute sinonimo di Obsidian Entertainment negli ultimi decenni. Se non ne avevate ancora sentito parlare, o non ve ne eravate curati a sufficienza, pentitevi e fate ammenda dei vostri peccati, perché solo così potrete saggiare con mano una delle “avventure ruolistiche” migliori di sempre. Del resto, quanti altri giochi vi permettono di sottrarre ricchezze ad avidi malfattori per aiutare le vecchie signore del volgo che comprendono i mali intrinseci del sistema politico designato?

VOTO: 8.3

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.