Dopo 3 anni dall’uscita del controverso Need for Speed Heat a cura dei ragazzi di Ghost Games, sviluppatori delle ultime 3 iterazioni, il testimone della serie videoludica di guida-arcade più famosa torna nuovamente nelle mani di Criterion Games, veterani di Burnout e autori di alcuni titoli della serie storica di Electronic Arts basata principalmente sulle corse clandestine. Il publisher statunitense ci riprova con Need for Speed Unbound, partendo dalle solide basi del predecessore per ideare un nuovo arcade corsistico dalle vibrazioni “underground” grazie ad uno stile artistico diverso per il brand, mentre dal punto di vista ludico continua per la strada battuta dal team svedese, avvicinandosi alle proprie ultime proposte.
Siamo tornati al volante per scoprire quanto c’è di nuovo e convincente nell’ultimo progetto di guida arcade che andrà ad aggiungersi ad uno storico fatto di alti e bassi, sperimentazioni interessanti e direzioni inconsistenti, alla ricerca di intuizioni e meccaniche che portino valore al franchise. Vediamo nel concreto Need for Speed Unbound nella nostra recensione.
Need for Speed Unbound: benvenuti a Lakeshore City
Prima di iniziare questa nuova avventura all’insegna di velocità, tuning e inseguimenti serrati, troveremo nel menù principale due modalità di gioco divise, ovvero quella dedicata alla Storia e quella multiplayer online. Per Need for Speed Unbound si è deciso in via del tutto inedita di separare le sezioni, creando di fatto due progressioni diverse e ben distinte, dove solo alcuni elementi vengono trasportati da una parte all’altra, risultando due offerte slegate completamente. Soggettiva è la scelta di priorità tra le due, ma volendoci concentrare sulla proposta obiettivamente primaria, abbiamo intrapreso in prima battuta la modalità storia, dove ci siamo dedicati da subito alla creazione del nostro alter ego grazie ad un editor essenziale ma capace di dare forma concreta al pilota che impersoneremo nella trama, grazie a diversi capi d’abbigliamento (anche di marche famose) e tratti distintivi.
Il nostro protagonista lavora in un garage di proprietà di Rydell insieme a Jasmine, che ha rimesso in sesto una vecchia auto che dovremo scegliere tra le tre disponibili come vettura iniziale. La passione per le corse dei due li spinge a sperimentare il nuovo bolide in alcune competizioni clandestine, che sembrano essere molto in voga a Lakeshore City, dove delle vere e proprie zone di raduno fungeranno come portale verso diversi eventi, il tutto contravvenendo al consiglio del proprietario dell’attività. Per evitare spoiler non proseguiremo con i dettagli di trama, ma l’incipit ci ricorda da vicino i vecchi NFS, in cui eravamo chiamati a ripartire da zero con una nuova macchina dalle prestazioni tutt’altro che brillanti, almeno all’inizio, poiché il tuning è l’anima stessa della serie.
Da qui, con una nuova macchina tutta da modificare e un’agenda da rispettare ai fini della progressione, saremo pronti a correre ovunque, con l’obiettivo primario di fare soldi, che nell’economia di gioco non bastano mai, favorendo il fenomeno del grinding, soluzione che poteva essere evitata almeno in single player. Prima di ingranare, infatti, ci vorrà un bel po’ di tempo e tentativi, in una struttura di gioco che ricorda molto da vicino il più recente Need for Speed Heat, tra sessioni diurne e notturne, in cui accumulare denaro vincendo gare, evitare di farsi catturare dalla polizia, modificare il bolide e ripetere il processo.
Il nostro obiettivo come piloti clandestini è quello di partecipare al Lakeshore Grand, l’evento di corse illegali più importante della zona. Per accedere all’ambito evento sarà necessario qualificarsi vincendo tre gare di ammissione presenti al termine delle settimane di gioco che compongono un intero mese, dove queste competizioni fondamentali richiederanno il possesso di un bolide di classe sempre crescente. Il resto dei giorni della settimana avremo degli eventi prestabiliti a cui accedere con proprie ricompense e rischi, in un sistema di calendario alquanto schematizzato.
Di giorno, possiamo andare in giro per la città in cerca di gare da affrontare o prendere parte a diverse attività, come dare passaggi ad altri piloti, recuperare delle macchine per conto di terzi, esplorare in cerca di collezionabili, far scattare autovelox e completare zone di velocità, in fasi generalmente più tranquille. Di notte, la situazione si fa più delicata, perché la polizia è sul piede di guerra contro le gare clandestine, e non esiterà a inseguirci regolando le proprie risorse in base al grado di minaccia accumulato nella giornata.
Come ci ha insegnato Heat, il fattore rischio e ricompense è parte centrale anche di Need for Speed Unbound, dove possiamo decidere come gestire le attività proposte, consapevoli che dilungare le giornate può mettere a repentaglio il bottino accumulato, e poiché le risorse risultano fondamentali ai fini di potenziamento meccanico delle vetture, anche a fronte di ricompense non elevate, il gioco ci mette di fronte a scelte concrete di gestione della progressione (per quanto lineare), tenendo sempre alta la tensione, che aumenta nel caso si voglia provare a scommettere una certa somma sulla nostra vittoria rispetto ad un rivale in gara.
Tutto ciò non ha valenza per quanto riguarda il multiplayer online (Lakeshore Online), che propone un free roaming in cui girovagare con altri utenti e sfidarli, con la possibilità di fare gruppo. La progressione in tal senso, concretizzata fondamentalmente nello sblocco di vetture e nell’aumento di rango, è ridotta al completamento di sfide specifiche. L’ideale, insomma, se si vuole correre con altri giocatori senza una direzione precisa una volta completato il giocatore singolo. Sebbene la tematica narrativa principale trattata dal titolo sia piuttosto seria, i dialoghi tra personaggi possono far sembrare il contrario, il che crea un’atmosfera spesso grottesca che non si prende mai davvero sul serio, avvalorata dallo stile visivo adottato per i modelli umani che sollevano NFS da una pretesa di serietà in un gameplay esente da realismo.
Cavalieri nella tempesta
Se parliamo di puro gameplay di guida, Need for Speed Unbound si presenta all’appuntamento forte delle ultime conquiste ottenute grazie alle ultime tre iterazioni, avvicinandosi molto al feeling arcade di Heat un po’ appesantito nei controlli e fortemente incline alla derapata, migliorando alcune meccaniche consolidate. Ad esempio, troviamo l’aggiunta interessante di un nitro speciale in addizione al classico sistema di spinta ricaricabile che garantisce un boost extra e istantaneo ottenibile grazie ad azioni spericolate e sfruttando le scie avversarie. Questo sprint immediato esula dal nitro tradizionale e può essere sfruttato per lanci lunghi quando carico al massimo o per riposizionamento dopo una derapata, o ancora per ripartire dopo brusche frenate. In fatto di controlli non è semplice gestire questa meccanica quando si è in derapata, con la vettura che propenderà per dei tagli di direzione decisamente grezzi e innaturali che possono mandare fuori strada e far perdere il ritmo di un controllo auto già non brillante di base.
I nostri rivali presentano una intelligenza artificiale migliorata e perlopiù onesta che offre un buon tasso di sfida a fronte di tre livelli di difficoltà selezionabili, e dove un effetto elastico presente come da tradizione viene ben gestito per non risultare frustrante ma offrendo spunti per tenere sempre alta la guardia. Le discipline offerte da Lakeshore City non offrono niente che non abbiamo già visto in passato, con classiche gare a circuito, sprint, competizioni di derapata, duelli e staffette. Purtroppo, la stessa città, così come Palm City del capitolo precedente, non offre nemmeno particolari scorci e spunti di level design, presentandosi senza una personalità precisa. È comunque assai funzionale per quanto riguarda le competizioni, ripetitive alla lunga, ma perde molto se si decide di esplorarla in free roaming, forse anche per la povertà di densità, dove però ne guadagnano le gare in fatto di pulizia e conseguentemente in leggibilità dell’azione frenetica.
Il loop di gioco lo abbiamo trovato ripetitivo esattamente come in Heat, ma è funzionale e preciso, risulta chiaro e può generare qualche ora di assuefazione se ci si pone un obiettivo di progressione personale, poiché quella di gioco può risultare lenta e a tratti stancante proprio per le dinamiche economiche non proprio favorevoli, non permettendo il più delle volte di svagarsi come si vorrebbe, magari dedicandosi al tuning estetico sfrenato messo a disposizione, ora più ricco grazie ai nuovi effetti di street art impostabili. In generale, Need for Speed Unbound non dimentica il passato remoto della serie, con diverse strizzate d’occhio qua e là ai diversi capitoli che compongono il franchise grazie a diversi elementi di gioco, cercando di trarre ispirazione da quella nostalgia che tanto affligge gli appassionati.
Street art e trap
Dal punto di vista tecnico, Need for Speed Unbound si rifà di netto allo scorso capitolo ma introducendo un’atmosfera più colorata e meno realistica grazie agli effetti dinamici di stile street art applicati alle auto e al cel-shading che riguarda i personaggi in gioco, scelta sicuramente inedita e coraggiosa per la serie, che ci sentiamo di premiare in virtù di un gioco molto simile a Heat in quasi ogni aspetto. Gli effetti visivi disegnati funzionano molto bene, e si sposano ottimamente con la grafica più classica di Need for Speed, tendente al realismo, per una resa complessiva che non dispiace affatto. Forse i modelli degli interpreti di questa nuova avventura possono restituire delle sensazioni di straniamento, ma se si paragona il risultato ottenuto rispetto ai modelli umani normalizzati precedentemente realizzati con Heat, allora la scelta di rivisitazione estetica intrapresa si rivela assai azzeccata, anche per avvalorare quello stile underground eternamente ricercato data l’affezione del pubblico al leggendario Need for Speed Underground 2.
I veicoli possono contare su un livello di dettaglio degno di nota, questo partendo dal solido reboot del 2015 che ha posto le basi per le nuove iterazioni a venire. Gli effetti atmosferici sulla carrozzeria e i danni estetici subiti funzionano molto bene, e più in generale l’ambiente circostante restituisce un’ottima resa complessiva. Grazie alla dualità grafica si crea uno stacco tra fotorealismo e fantasia dal puro valore soggettivo, una scelta particolare e audace a cui ci sentiamo di dare credito. Un peccato per qualche fenomeno evidente di pop-up e caricamento texture su PS5, piattaforma sulla quale abbiamo testato il gioco, il quale per questa nuova proposta abbandona la scorsa generazione per favorire risoluzione e frame rate più che i dettagli visivi.
Infatti, Need for Speed Unbound può contare su 4K e 60 fps sull’ammiraglia di Sony, senza incertezze sulla fluidità generale e offrendo caricamenti praticamente azzerati tra una transizione e l’altra. Il Frostbite di EA insomma continua a tenere botta, anche se per una totale ripartenza della serie verso il futuro è necessario un motore nuovo di pacca che possa portare davvero in next-gen la serie ed eliminare i noti problemi di quello utilizzato, nonostante il colpo d’occhio continui a regalare qualche momento importante, grazie anche ad un sistema d’illuminazione che fa il suo dovere.
Sotto il profilo sonoro, Need for Speed Unbound conta su una colonna sonora interessante che si adatta perfettamente con lo stile voluto per questo capitolo, concentrandosi quasi esclusivamente sui generi trap, hip-hop e rap, non presentandosi forse troppo varia, ma di sicuro d’effetto, abbracciando la contemporaneità. Da sottolineare il buon doppiaggio in italiano, che riesce a dare una spinta decisa ai dialoghi tra personaggi, e gli effetti sonori delle auto, di ottimo livello esattamente come nelle ultime proposte della serie.
Piattaforme: PS5, Xbox Series X|S, PC
Sviluppatore: Criterion Games
Publisher: Electronic Arts
Need for Speed Unbound è un capitolo particolare dello storico franchise di guida arcade. Da un lato pesca a piene mani da Need for Speed Heat, migliorandone diversi aspetti, dall’altro tenta un approccio stilistico ibrido per dare una nuova identità alla serie, prendendosi pochi rischi in ottica di rilancio. Il titolo sa divertire nella sua essenzialità, nonostante qualche rallentamento della progressione voluto e furbo in un loop di gioco che, proprio come in Heat, può annoiare ben presto, anche a causa di una trama né originale né affascinante. Troviamo dunque il solito arcade di guida con qualche problema sui controlli, non particolarmente piacevole da giocare soprattutto nelle prime fasi, forte di personalizzazione estrema ed effetti visivi artistici e fantastici che ben si sposano con la controparte più realistica per un’accoppiata peculiare che può piacere o meno. Unbound sembra a tutti gli effetti un capitolo di transizione e sperimentazione, dove qualcosa funziona meglio e altro peggio, visivamente di carattere e con un comparto ludico reiterato ormai da qualche tempo che fatica a farsi apprezzare appieno, nonostante si ricerchi spesso il gancio con il passato, senza una direzione ben definita. Il vero salto generazionale per lo storico brand di corse clandestine di EA si fa ancora attendere.