Sono Lillo Recensione: un supereroe nato dalla costola di LOL – Chi ride è fuori

Era aprile del 2021, con l’avvicinarsi della Pasqua stavamo vivendo gli ultimi momenti davvero forti di restrizioni e chiusure dovute alla pandemia di Covid-19, e lo streaming, come tante altre forme di intrattenimento fruibili dalla propria abitazione, stava andando fortissimo. Quale momento migliore per lanciare la prima edizione del format di Prime Video, LOL – Chi ride è fuori? Una serie che aveva avuto un eccezionale successo di ascolti, per via della sua leggerezza e per i volti noti del parco mediatico comico nazionale coinvolti nelle sue puntate. Uno tra questi, incredibilmente e un po’ per caso, era proprio Lillo, il comico che fa solitamente coppia con Greg (ma non in questa occasione), che tra una gag e l’altra si era inventato nientemeno che Posaman, un “incredibile” supereroe il cui potere è quello di fare, appunto, pose. Niente altro. Quanto basta però per dare vita non solo a un personaggio rimasto nella memoria degli spettatori, tra un meme sui social network e l’altro, ma perfino per realizzare una serie totalmente a lui dedicata. Tratto dal leitmotiv finale, diventato poi un tormentone, con il quale Lillo rivelava la sua vera identità (“So’ Lillo”), è proprio Sono Lillo il titolo della serie Prime Video in arrivo dal prossimo 5 gennaio, e di cui abbiamo avuto la possibilità di visionare in anteprima i primi tre episodi. Un lancio top o flop per questo supereroe tutto italiano e nato per caso? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.

Sono Lillo: quando nasce un eroe a metà tra Superman e Spider-Man

Un accostamento troppo forte, quello con i due volti noti di DC Comics e Marvel? Non troppo, o almeno è quello che ci auguriamo. E vi spieghiamo subito le motivazioni di questo avvicinamento con la sinossi di quanto abbiamo visto, senza troppi spoiler, nel corso di questi primi tre episodi. Ciascuno della durata di mezz’ora scarsa, ci introducono alla storia di Lillo, un uomo qualsiasi che per campare fa il comico, interpretando il ruolo di Posaman. Un personaggio forte, sicuro di sé, acclamato, ma basta togliere il costume per tornare alla vita di tutti giorni, poco fortunata e un po’ “ammaccata”. Come accadeva a Clark Kent. Il ruolo di Posaman infatti sta stretto a Lillo, non tanto per quello che lui stesso pensa di Posaman, quanto per i problemi che questa sua attività, e la sua condotta di vita troppo infantile interferiscono con la vita di coppia. La moglie, intepretata da Sara Lazzaro, fatica a sopportare le costanti partite di giochi di ruolo che Lillo organizza in casa con i suoi improbabili compagni, tra cui Marco Marzocca, comico noto per il “filippino” di Claudio Bisio sul palco di Zelig. Solo il suo manager, Sergio Locatelli, interpretato da Pietro Sermonti, cercherà di salvarlo, ma Lillo sembra fermo sulla sua decisione: “basta Posaman“. Vuole farla finita con il suo personaggio, ma non sarà facile liberarsene, e qui arriva il paragone con Spider-Man: un’allucinazione, una sorta di Venom per Spider-Man, si impossessa della sua mente, facendogli vedere se stesso in versione Posaman ovunque lui vada. Questo suo alter ego cercherà di convincerlo con insistenza a tornare sui suoi passi, di ricalcare le scene vestendo il costume che lo ha reso famoso, ma riuscirà davvero a fare leva sul rimorso di Lillo e a cedere alle sue tentazioni? Tre episodi su otto, nemmeno metà della serie in arrivo, sono davvero pochi per poter avere le risposte in mano, ma le premesse si fanno gustose e con diversi intrecci sottostanti la trama principale.

Dai giochi di ruolo alla stand-up comedy

La trama di Sono Lillo infatti si compone di diversi filoni narrativi, oltre a quello principale che vede il protagonista combattuto tra l’abbandono delle scene e il recupero dell’equilibrio nella vita di coppia, contro il suo alter ego fantasmagorico che cerca di attirarlo esattamente dalla parte opposta. Una sottotrama riguarda il rapporto tra Lillo e il fratello Edoardo (Cristiano Caccamo), che conduce l’azienda di famiglia, nella quale vorrebbe entrare a far parte Lillo, come alternativa alla carriera di comico. Una mano non farebbe male, proprio ora che la moglie del fratello è incinta, ma tutto è ancora da vedere, soprattutto per via di Sergio, l’agente che continua a voler puntare sul suo cavallo vincente, Posaman, non l’unico però della sua scuderia. Il suo business continua a girare, e Lillo non è che un pezzo di un puzzle importante, ma non insostituibile. Vi sono poi due interessanti aspetti culturali evidenziati in questa serie che restano solitamente nascosti, o comunque parecchio laterali e su cui si sorvola, nella produzione seriale e cinematografica del made in Italy: i giochi di ruolo, sulla falsa riga di Dungeons&Dragons, e la stand-up comedy, come quella che possiamo vedere in La fantastica Signora Maisel, sempre per prendere a esempio una serie (di successo) su Prime Video. Due componenti che si presentano di frequente sulle scene di Sono Lillo, integrando con facilità e naturalezza due aspetti non di certo distanti dall’immaginario collettivo, ma raramente inseriti nel contesto italiano.

Un cast che solo Sono Lillo poteva recuperare

Per quanto al momento non possiamo sbilanciarci troppo sulla valutazione della trama, è proprio la compagine di attori che sa attirare la nostra attenzione. I momenti sopracitati di stand-up comedy vedono spiccare in particolare figure come Andrea Delogu e Valerio Lundini, per portare una comicità ancora da sbozzare e goffa sul palco di un locale, coppia già nota per la presenza nel programma Una pezza di Lundini. Altro volto già noto agli iscritti Prime Video è Camilla Filippi (protagonista del film italiano La Stanza, uscito a gennaio 2021) che interpreta la sorella della moglie di Lillo e a cui affida suo nipote, che rimane vittima di uno spiacevole, quanto leggero incidente dovuto alle sue allergie alimentari. Un’interessante ripresa, inoltre, di parte del cast di Boris (Sermonti e i fratelli Guzzanti, quest’ultimo non ancora incrociato nei primi episodi), serie la cui quarta stagione si è poco tempo fa affacciata sugli schermi di Disney+, si incrocia con una produzione originale Prime Video, vuoi per la comicità anche sottile e intrigante degli attori sopracitati, oltre che la presenza dello stesso Guzzanti alla scorsa edizione dello stesso LOL – Chi ride è fuori. Una serie di attori, comici in particolare, che popolano le scene del cabaret italiano da lunga pezza, e che promettono di saper tenere banco ancora una volta grazie a questa novità nel panorama seriale contemporaneo.

Siamo a meno di metà di Sono Lillo, e quanto abbiamo visto ci convince nella giusta misura. Episodi leggeri, il cui terzo e ultimo che abbiamo visionato ci lascia con un cliffhanger finale, dopo aver seguito un conto alla rovescia sullo schermo degno della serie 24, uno dei padri della serialità mondiale, che scandisce il passare delle ore fino ad arrivare all’ora X, i cui dettagli ci sono ancora ignoti. La trama scorre velocemente, vuoi per la leggerezza della storia, vuoi per il formato abbastanza ridotto di ciascuna puntata. Siamo quasi a metà della stagione, e la curiosità di conoscerne la prosecuzione non è ancora venuta a mancare. Il recupero di alcuni volti ci è forse risultato abbastanza forzato (ad esempio quello di Tiberio Timperi), ma di sicuro non ha guastato o stonato nel quadro complessivo, che dimostra ancora una volta la complessità e l’imprevedibilità degli snodi narrativi nel mondo dell’intrattenimento.

Voto: 7