Hogwarts Legacy Recensione: uno Stupeficium dopo l’altro

Hogwarts Legacy

Spolverate le bacchette, lucidate le scope di saggina, tirate fuori dall’armadio cappa e cappello a punta: si torna nel Wizarding World of Harry Potter con uno dei videogiochi che ha maggiormente catalizzato l’hype dei videogiocatori negli ultimi anni, finalmente a disposizione di tutti i fan della saga del maghetto ideato da J.K. Rowling e che qui ritrova uno spin-off prequel davvero godibile che rientrerà sicuramente tra i titoli più venduti e giocati del 2023. Parliamo, ovviamente, di Hogwarts Legacy.

Tantissime sono le domande che hanno affollato la mente dei possibili utenti del gioco negli scorsi mesi; in questa recensione risponderemo ad alcune delle più comuni (senza alcuno spoiler) dando anche un giudizio di merito a un titolo che, premettiamo, non siamo riusciti a spremere al 100% dati i tempi assai ristretti concessi alla stampa per la prova della build definitiva: ma torneremo in seguito sull’argomento, ampliando la nostra copertura in merito successivamente.

Hogwarts LegacyHogwarts Legacy è il gioco più atteso del 2023: perché?

Per molti (compresi noi di GamesVillage) Hogwarts Legacy è il titolo più atteso del 2023. Sappiamo benissimo che c’è chi storcerà il naso di fronte a questa affermazione, nell’anno in cui usciranno giochi come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, Starfield e Final Fantasy XVI… siamo perfettamente coscienti del fatto che Zelda ha ipotecato il GOTY, ma qui parliamo di estensione del fandom e portata del tutto: Zelda uscirà solo su Switch e coinvolgerà un pubblico relativamente ristretto, mentre Legacy debutterà su quante più piattaforme possibili, coinvolgendo anche i fan del franchise che non sono videogiocatori accaniti. Il fandom di Harry Potter (al netto degli scossoni degli ultimi tempi relativi alle alterne fortune della seconda saga cinematografica e del burrascoso rapporto dell’autrice originale con i media e la comunità LGBTQ+) rimane uno dei più numerosi e solidi e l’interesse per questo nuovo videogioco è decisamente ben riposto, viste le premesse. Sono infatti più di dieci anni che non vediamo un videogioco tripla A dedicato alla saga, che ha avuto nel corso degli anni uno sviluppo videoludico prettamente legato al mercato mobile.

Legacy, invece, vuole essere un gioco dall’ampio respiro, un Action RPG semi-open world dai grandi valori produttivi a cui Avalanche Software si è evidentemente dedicata con tutta l’anima per dare ai fan l’esperienza che agognavano da sempre. Portkey Games, l’etichetta creata da Warner Bros. per la creazione di videogiochi dedicati al Wizarding World, ha rifondato Avalanche appositamente per questo gioco, in lavorazione dal 2017. E dobbiamo ammettere che, al di là di qualche sporadico bug pre-launch patch, si nota che la perizia con cui è stato costruito il titolo: non è andato sprecato un solo giorno di produzione.

Hogwarts LegacyIl canone è importante, ma gli elementi originali altrettanto

Legacy è ambientato alla fine del 1800, dunque circa cento anni prima dell’ingresso a Hogwarts di Harry Potter e una quarantina prima delle avventure di Newt Scamander in Animali Fantastici e Dove Trovarli. La scelta del periodo storico è ottima, perché permette di agganciarsi idealmente a quanto accadrà successivamente, pur essendone slegato e poter percorrere i propri binari, restando sempre all’interno dei confini del (per certi versi confuso ed elastico) canone potteriano.
Tutto ciò che vedrete e sperimenterete sarà perfettamente in linea con quello che conoscete dai libri e dai film, con pochissime licenze “pratiche” perfettamente sensate, l’utilizzo di alcuni elementi già noti qui espansi e tanti altri inediti e perfettamente integrati, come oramai da tradizione dei videogiochi Portkey, che sono autorizzati dall’autrice ma in cui la stessa non ha messo mano in alcun modo: sono interamente frutto di game designer e sceneggiatori che lavorano sul canone in maniera eccezionale. E se già Hogwarts Mistery su mobile aveva presentato alcuni personaggi molto accattivanti, Legacy non è da meno: gli NPC sono tutti ben caratterizzati e dotati di una propria, singolare, personalità, che ben si fonde col tono della saga.
A proposito di questo, è interessante notare come Avalanche abbia fondato il suo lavoro sul canone originale riprendendo grandemente il lavoro già svolto in precedenza per i lungometraggi cinematografici, ma anche da EA per i suoi videogiochi della saga: il castello non è certamente reinventato, anzi, tutte le location rispettano le planimetrie già create illo tempore, rinnovando e ampliando, tuttavia alcuni elementi, e non solo dal punto di vista visivo. Un lavoro di ricerca e implementazione enorme, completato da vaste porzioni di mappa inedita relativa, in gran parte, alle Highlands scozzesi che circondano la celebre scuola di magia.

Hogwarts LegacyHogwarts Legacy: un incanto, in più di un senso

Già dopo qualche ora di gioco avrete chiaro come l’intento del gioco non sia quello di realizzare nulla di particolarmente nuovo o originale, quanto singolare e “meraviglioso”. L’impianto si mantiene tra gli standard degli ARPG più noti di Warner Bros. Games, dai giochi di Batman della serie Arkham a quelli su La Terra di Mezzo di Monolith Software, attingendo a piene mani dall’esempio del capolavoro di genere rappresentato da The Witcher III: Wild Hunt. In tanti, negli ultimi mesi, hanno ironizzato sul fatto che andare in giro a bacchetta spianata avrebbe reso il gioco simile a un “GTA con le magie”, ma in realtà è, con le dovute proporzioni, alle avventure di Geralt di Rivia che dovete guardare. La trama è forse meno profonda, meno ricca di sfumature morali e il mondo di gioco più ristretto, ma l’impostazione lo ricorda continuamente, pur non essendo un rip-off ma, anzi, mantenendo una propria identità legata alla natura del contesto.

La trama, esponendola per sommi capi senza spoilerare nulla, vede il nostro personaggio protagonista (un avatar del giocatore in ogni senso possibile) arrivare come “primino” a Hogwarts all’età in cui dovrebbe già essere al quinto anno, scelta di sceneggiatura che ben integra la necessità di non avere un protagonista appena decenne e una interessante premessa di trama, che lo vede, tra le altre cose, predisposto a scorgere le tracce di una antica e (perduta?) forma di magia, ricercata da alcuni maghi oscuri e da uno spietato goblin a capo di una pericolosa armata di ribellione.
Alternando vita scolastica, lezioni private e in aula e incredibili avventure dentro e fuori dal castello, dovremo scoprire cosa si cela dietro a questo intrigante mistero, aiutati da un carnet di bizzarri personaggi, tra cui compagni di scuola assortiti e insegnanti di ogni risma.

Se l’impianto è quello di un collaudato ARPG con missioni principali che portano avanti la trama, missioni secondarie ed esplorazione più o meno libera, è lo spirito dell’operazione che conquista, restituendo finalmente al Mondo Magico quel Sense of Wonder che negli ultimi anni era andato latitando e che, invece, ha fatto la fortuna nella saga classica, che ha appassionato milioni di persone con le sorprese che riservava a ogni voltare di pagina. La trama è tutt’altro che sciocca e bambinesca (i toni sono quelli del Dark Fantasy fin dai primi minuti) ma fa anche a patti con la sospensione dell’incredulità minima a cui la saga ci ha abituati, spesso accentuata nei videogiochi di ruolo: le semplificazioni e le apparenti ingenuità fanno parte dell’esperienza ed è normale stare al gioco, anche perché comunque se ne vedono meno che in un JRPG medio…
Il gusto vero di questo gioco – ed è la lezione suprema appresa dal Classico creato da CD Projekt RED – sta nel lasciarsi andare senza l’assillo del “check alle missioni” all’esplorazione libera: ogni anfratto del castello di Hogwarts nasconde qualcosa, fosse anche solo un quadro parlante particolarmente divertente o un dettaglio curioso, integrato in modo da farvelo scoprire al momento giusto.

La quantità di cose da fare e la varietà delle stesse è notevole e difficilmente sentirete sopraggiungere la noia, sospinti anche dal senso di meraviglia di cui parlavamo poc’anzi: tuttavia, se al contempo rimaniamo felici delle (inaspettate) possibilità offerte dal farming e dal crafting, al contempo siamo un po’ delusi dalla semplicità di alcune meccaniche relative a questi e alle lezioni, così come alla mancata possibilità di inserire più sottogiochi, meccaniche relative alle attività sociali da intreprendere coi compagni (uscite, cene, sessioni di studio di gruppo) fino ad arrivare a vere e proprie scelte romance, svolte uniche di trama, scelte morali. Per assurdo, sono più presenti in un titolo mobile come Hogwarts Mistery, ma capiamo che implementarle avrebbe richiesto chissà quanto altro tempo. Il nostro desiderio sarebbe, in futuro, l’uscita di diversi DLC in merito. E, chissà, magari un remake proprio di Mistery, con il gameplay di Legacy.

Tecnicamente il titolo è di pregio, pur non facendo mai gridare al miracolo: ambienti, personaggi, mostri ed effetti sono tutti di buona se non ottima fattura, e avrete modo di giocare con ben quattro diverse modalità di visualizzazione a seconda delle vostre preferenze in merito al rapporto realismo grafico/FPS. Il generale fotorealismo e il buon utilizzo degli asset (raramente avrete l’inevitabile sensazione di “riciclo” degli stessi) contribuiscono alla riuscita dell’immersività dell’atmosfera, insieme all’audio e alle musiche dinamiche e a un ottimo doppiaggio, riuscito peraltro anche in italiano, seppur con una marcia in più nella versione originale.

Piattaforme: PC, PlayStation 5, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Avalanche Software

Publisher: Warner Bros. Games

Se dovessimo giudicare Hogwarts Legacy solo dall’atmosfera che veicola, non potremmo che dargli un 10 pieno, dato che se siete fan della saga adorerete anche solo girovagare per il castello o indugiare in qualche attività secondaria. Naturalmente siamo qui per giudicare il titolo Avalanche nella sua interezza, cosa che ci fa essere più realisti su molte cose, per quanto è impossibile non tributare i giusti onori agli sforzi del team realizzativo, che ha dimostrato intraprendenza, senso pratico, grande rispetto per i fan e per il materiale originale, perizia nel rinnovarlo e nell’integrarlo con elementi inediti e la capacità di presentare un unicum il cui difetto principale sta nel non poter essere “tutto” quel che ci si potrebbe aspettare. “Non c’è il Quidditch”, “Le meccaniche di alchimia, crafting erbologia sono troppo semplicistiche”, “Non ci sono le romance” e tanto altro gli verrà additato, ma al contempo sono presenti tantissime altre feature che non ci aspettavamo, tra cui la possibilità di utilizzare Maledizioni senza perdono in una maniera sensata e coerente.

VOTO 9.2

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.