Di tempo ne è passato, ma certi shooter non invecchiano (più o meno) mai. Per gli amanti di questo genere, e che avevano già provato al primo lancio ufficiale il lavoro di Typhoon Studios e 505 Games, torna dal 14 febbraio un’occasione ghiotta per recuperare su next-gen il loro action-adventure su un mondo coloratissimo e selvaggio, tutto da esplorare e con tanti ostacoli da superare. Lo avete capito, abbiamo testato Journey To The Savage Planet su PlayStation 5 per scoprire come performa questo shooter in stile metroidvania sulle console di ultima generazione, a tre anni dalla sua prima uscita. La nuova Employee of the Month Edition da noi testata include infatti il gioco originale ed il DLC Hot Garbage insieme ad una nuova veste grafica per le console di nuova generazione, il supporto ai 60 fps su PS5 e Xbox Series X (su Series S il gioco girerà a 30fps). Ma a questo punto, la vera domanda che ci stiamo ponendo è: si faranno sentire questi tre, lunghi anni che separano la prima versione uscita il 28 gennaio 2020, addirittura prima che scoppiasse la pandemia mondiale di Covid-19, o il tempo sarà stato clemente con il lavoro di 505 Games e Typhoon Studios, oltre ad aver fatto un eccellente lavoro di porting? Lo scopriamo insieme nel raccontarvi com’è andata la nosta prova sulla console di casa Sony!
Journey To The Savage Planet: tra animali fantastici e storie ironiche
Al tempo della sua prima uscita, Journey to the Savage Planet aveva colpito davvero parecchio, riuscendo a conquistare la critica e il pubblico per essersi dimostrato un progetto sviluppato in tempi record, con un concept semplice ma estremamente efficace. Questa IP dunque si è presentata come un progetto divertente, non troppo profondo e creativo, per quanto la struttura possa risultare tendenzialmente piuttosto canonica. Parlando del gioco in sé, Journey of The Savage Planet è tutto (o quasi) incentrato sull’esplorazione di un mondo alieno decisamente strano, con un buon mix di combattimenti e risoluzione di diversi enigmi ambientali. Il tone-of-voice che permea l’intera narrazione inoltre è dettato da un’efficace comicità, anche con qualche nota irriverente, capace di donare a questo primo lavoro di Typhoon Studios un carattere piuttosto originale e distinguibile, oltre che memorabile. Questo gioco davvero colorato dunque propone una ricca varietà di uccelli e altrettante creature bislacche, tra le quali una specie di tacchino a due teste, che urla a squarciagola dalla paura ogni volta che tenteremo di avvicinarvisi, e quant’altro ancora di strambo possa incrociare il nostro cammino. L’incipit del gioco non è da meno: siamo stati pagati per esplorare un nuovo mondo da una delle migliori compagnie specializzate in viaggi spaziali. Però, a causa di importanti tagli al budget, non ci è stato fornito nessun tipo di equipaggiamento, che potrà essere costruito sul posto grazie a una stampante 3D. La stessa tecnologia ci viene in aiuto in caso di game over, venendo clonati “al 99%” uguali alle nostre condizioni originali. Ma che fare dunque su questo pianeta? Dobbiamo comprendere se sia abitabile e con risorse da sfruttare, oltre a dover rimettere a posto l’astronave per tornare sulla Terra…
I vantaggi di essere “il dipendente del mese”
In questa versione Employee of The Month Edition, un nome che dopotutto evidenzia ancora una volta l’ironia nel racconto e nel modo di porsi di Journey To The Savage Planet, abbiamo nuovi divertenti in-game ads, nuovi video di Martin Tweed, colui che ci ha incaricati di portare a termine la nostra missione, oltre a filtri e cornici per la modalità foto. Inoltre, se già si possiede il gioco, sarà possibile scaricare la nuova edizione gratuitamente, avendo questa edizione un client separato, e i salvataggi del gioco precedente, non saranno trasferibili nella nuova edizione del gioco. Detto questo però, ci sono anche diversi aspetti interessanti che ritroviamo, come lo studio delle diverse creature e degli animali presenti, anche compiendo diversi esperimenti, accanto a un’altra civiltà su cui la compagnia per cui lavoriamo vorrà saperne a tutti i costi di più. Ricordiamo inoltre che tutti gli obiettivi opzionali sono, appunto, facoltativi, ma è solo portando a termine le diverse missioni secondarie che potremo sbloccare tutte le migliorie disponibili per il nostro equipaggiamento. La creatività di questo titolo viene dimostrata anche attraverso la possibilità di creare modifiche alla nostra arma per sparare dei blob che amplificheranno i nostri salti, facendo così diventare il notro zaino di ordinanza capace di trasformarsi in un piccolo jetpack. In alternativa, ancora meglio, potremo sfruttare un rampino per raggiungere le zone meno accessibili. In Journey to the Savage Planet avremo a che fare in modo costante con nuove meccaniche che si configureranno come chiavi di accesso per le diverse aree dei quattro biomi che dovremo esplorare, senza dimenticare gli accessori secondari utili per accedere alle numerose zone segrete disseminate sulla mappa, oltre che ad aiutarci nei combattimenti. In questa versione inoltre abbiamo a disposizione non solo la campagna in single player, ma anche la cooperativa in due modalità differenti: quella in stile più classica, oppure la Old Game Minus, che ci porta a giocare con un numero limitato di vite e il tempo monitorato, ma possiamo condividere le vite con il nostro partner e trovare anche una vita bonus presente in ciascun bioma. Sarà questione di vite a disposizione di velocità per sconfiggere Teratomo e ripartire alla volta della Terra, una volta riavviata la nave. Attenzione però, le due modalità di gioco saranno disponibili anche per la campagna in single player, ma la campagna in coop sarà disponibile solo per i possessori dell’abbonamento PlayStation Plus.
Il ritorno in versione (non troppo) next-gen
Guardiamo ora nello specifico agli aspetti tecnici e grafici di questa versione next-gen testata su PlayStation 5. Innanzitutto, abbiamo apprezzato le diverse modalità grafiche di rappresentazione del contesto di gioco che abbiamo di fronte a noi: dal mondo fittizio del pianeta che dobbiamo esplorare, al video iniziale dove ci vengono spiegate le condizioni dell’avventura che stiamo per affrontare, con protagonista una persona reale, proiettando dunque un video reale e creando una commistione sempre più frequente negli ultimi tempi, all’interno dei prodotti videoludici. Detto questo, se da un lato la varietà è apprezzabile, si nota però nella definizione degli spazi e degli elementi che qualche anno è passato. Oltre ad aver avuto qualche fatica con la telecamera troppo sensibile ai nostri movimenti, e considerando che si tratta di uno shooter in prima persona, il senso di nausea si avverte dopo non troppo tempo. Il movimento non è ben calibrato nelle sue tempistiche, e proprio il tempo può diventare una variabile importante nella modalità Old Game Minus. Soprattutto quando scopriamo che non c’è modo di mettere in pausa il tempo che scorre, nemmeno aprendo i menu a disposizione, se non portando la schermata addirittura alla home. A parte queste problematiche, alcune non troppo indifferenti, il contrasto evidente e netto nei colori della palette sono apprezzabili, così come la fluidità del motore di gioco è ben sperimentabile, soprattutto quando dovremo affrontare ondate di nemici e le sparatorie dovranno davvero essere efficaci. Una serie di pro e contro dunque, che ci hanno lasciato complessivamente con un retrogusto amarognolo a fine partita. Una conclusione non facilissima da raggiungere, a seconda della modalità scelta, ma che non ha dalla sua una notevole longevità.