Blood Bowl 3 Recensione: un touchdown sottotono

Blood Bowl 3

Malgrado il primo adattamento digitale sia stato rilasciato quasi trent’anni fa ed il gioco da tavolo continui a godere di una persistente popolarità, anche se invero piuttosto di nicchia, Blood Bowl rimane un prodotto abbastanza unico nel suo genere. Parliamo di una feroce simulazione sportiva che è anche un gioco tattico a turni, due generi talmente in contrasto fra di loro che non solo è quasi impensabile farli coesistere ma che non dovrebbero nemmeno condividere una fanbase. Blood Bowl 3 enfatizza ulteriormente il concetto con l’introduzione di ben poche novità, preferendo piuttosto concentrarsi su una rifinitura d’insieme del regolamento e una rinfrescata al comparto grafico. Per quanti non lo conoscessero, Blood Bowl è la definizione più vera del termine “fantacalcio” nella sua accezione legata al football americano: il contesto è una dimensione alternativa dell’universo di Warhammer, quasi simile a quella dei giorni nostri, dove numerose squadre sportive internazionali si sfidano per attirare l’interesse dei potenziali finanziatori nel corso di eventi televisivi in cui vengono esaltati la violenza smisurata e l’umorismo sfacciato che contraddistinguono il franchise. C’è ben poco di “cupo” in Blood Bowl, a meno che la vostra sensibilità non venga urtata dalle ripetute uccisioni e/o smembramenti dei giocatori sul campo.

Blood Bowl 3Blood Bowl 3: ecco perché hai bisogno di uno sponsor

Quello che si spalanca davanti ai nostri occhi è un mondo di colori sgargianti, sponsorizzazioni aziendali ed estrema ultraviolenza nel nome dell’intrattenimento. Le direttive agonistiche incoraggiano attivamente il gioco sporco e, quando capita, l’omicidio vero e proprio. Esiste persino una meccanica che permette di accalcarsi intorno a un elemento della squadra avversaria appena stordito ed ucciderlo senza che l’arbitro se ne accorga. In tal senso, Cyanide dimostra una dedizione impressionante al materiale di partenza. Le squadre preimpostate a nostra disposizione sono una dozzina, circa la metà di quelle promesse durante la lavorazione, composte da scattanti elfi, nani nerboruti, nobili umani, orchi spietati e ulteriori mescolanze multietniche provenienti dal Nuovo e dal Vecchio Mondo di Warhammer, oppure è possibile crearne una propria scegliendo tra gli svariati archetipi inclusi. Gli atleti possiedono statistiche differenti come Forza e Abilità, in buona parte riviste grazie ad una serie di accorgimenti implementati per attenuare l’eccessiva dipendenza dai campioni con il punteggio di Agilità più elevato del predecessore. Inoltre, ora ogni giocatore ha una caratteristica dedicata al Passaggio, che determina la capacità di lancio e di ricezione. Il principio è quello di poter schierare formazioni equilibrate, in grado di contrastare qualsiasi tattica l’avversario possa organizzare contro di noi. Un tutorial completo ci introduce a quasi tutte le circostanze in cui potremo ritrovarci, ma la realtà è che i rivali saranno sempre in grado di sorprenderci con manovre insolite, soprattutto se scegliamo di buttarci subito nel multiplayer. Mi sento di sconsigliare vivamente anche solo l’avvio di questa modalità finché non avrete maturato una padronanza accettabile delle regole.

Non dimenticatevi, infatti, che Blood Bowl 3 è prima di tutto uno strategico e, come ogni proprietà intellettuale di Games Workshop che si rispetti, qualunque sua meccanica è basata sulla casualità governata dai tiri di dado. Se siete dei completi neofiti senza un briciolo di familiarità con l’universo di Blood Bowl o di Warhammer in generale, anche nel loro regolare formato da tavolo, questo dettaglio potrebbe costituire una barriera d’ingresso non trascurabile. Se avete mai giocato ad un qualsiasi tattico a turni e vi siete spazientiti tutte le volte in cui un assalto pianificato alla perfezione è stato reso vano dal concretizzarsi di una minuscola probabilità contraria, preparatevi ad avere a che fare con dinamiche quali il controllo dell’equilibrio, che farà piombare faccia a terra i vostri fuoriclasse nei momenti meno opportuni, magari mentre sono lanciati verso il touchdown che ribalterà le sorti del match. In Blood Bowl 3, ogni singola azione compiuta ha la facoltà di tramutarsi in qualcosa di catastrofico, e state pur certi che succederà più spesso di quanto vorreste: dalla presa della palla ovale alla corsa in linea retta davanti a un altro giocatore, tutto è subordinato alla volubile fortuna dei dadi, e scoprirete ben presto che ci sono poche cose più frustranti di fallire un possesso perché un titolare inciampa all’improvviso nei suoi stivaloni personalizzati, che nelle immagini statiche parevano così gagliardi e adesso invece vi sembrano grotteschi e inutili. Per non parlare di quando sarete alfine riusciti a mettere insieme un team efficace e ben rodato solo per assistere al tragico infortunio, o al decesso, dei suoi membri più promettenti grazie ad un paio di bordate ben assestate dei contendenti. E sì, come da tradizione per Warhammer, anche nel microcosmo di Blood Bowl la morte è un evento perlopiù irreversibile.

Blood Bowl 3Sai dov’è la pizzeria più vicina, Jim?

Naturalmente, anche l’altra squadra soffre dei medesimi “inconvenienti” e, per mitigare almeno in parte l’ostilità dei piccoli cubi a sei facce, avremo a disposizione tiri salvezza per difenderci, possibilità limitate di ripetere un lancio iellato e persino un medico che potremo chiamare in campo per salvare una vita o riparare una lesione all’inguine che ha stroncato la carriera del nostro migliore quarterback. A volte, guadagnare preziose linee di yard è un processo incredibilmente lungo e ponderato e, qualora commettessimo financo un singolo errore, non potremo fare altro che metterci comodi e imprecare mentre osserviamo la squadra avversaria si accalca sul nostro portatore di palla come fosse l’ultimo pezzo di pane raffermo lanciato in uno stagno di anatre. Il ritmo in teoria sarebbe sostenuto, ma l’intelligenza artificiale si diverte a prendere quanto più tempo possibile per “pensare”, cosa che alla lunga risulta abbastanza noiosa e del tutto superflua: essere costretti ad aspettare ogni turno i comodi dell’avversario che si accarezza il mento come un esperto scacchista per due minuti prima di muovere le sue pedine è un comportamento che posso giustificare online, non certo da un algoritmo. Se non altro, quando si riesce a eseguire una serie di mosse vincenti e a segnare finalmente un touchdown, la sensazione è paragonabile a quella di aver sconfitto un boss in un qualsiasi altro gioco. Ma, per raggiungere tale obiettivo (più e più volte se vogliamo vincere), sono richieste dosi abbondanti di dedizione e pazienza: Blood Bowl 3 non è un gioco che si può affrontare alla leggera, spammando sempre le stesse mosse nella speranza che la sorte ci arrida e che la superiorità statistica faccia il resto. Tentare di affrontare una partita in fretta e furia o, peggio ancora, senza la dovuta cura e attenzione porterà ad un bel po’ di ossa rotte e crisi isteriche. In certi frangenti, qualunque cosa proveremo a fare, i dadi si rivolteranno semplicemente contro di noi, un’eventualità che potrebbe scatenare violenti attacchi di rabbia apoplettica.

Purtroppo, la situazione viene aggravata dalla presenza di un cospicuo quantitativo di bug e glitch che nemmeno le patch rilasciate lo stesso giorno del lancio sono riuscite ad arginare. Dai progressi azzerati subito dopo aver completato il (lunghissimo) tutorial per la prima volta, che mi hanno costretto a ripetere tutto dall’inizio, alla telecamera che spesso e volentieri diventa ingestibile, dai giocatori che si teletrasportano a casaccio sul terreno alle animazioni che si inchiodano senza preavviso, fino ai crash spontanei nel bel mezzo dell’azione che chiudono il gioco senza tanti complimenti e lasciano emergere il difetto più grave dell’intera produzione, ossia l’impossibilità di salvare durante un match. Poiché la durata di questi ultimi raggiunge e travalica quasi sempre la soglia dei sessanta minuti, e non è consentito in alcun modo lasciare il campo se non vogliamo concedere la vittoria a tavolino, va da sé che l’ennesimo blocco imprevisto potrebbe spingere anche il più paziente degli allenatori ad abbandonare la carriera e dedicarsi a qualcos’altro, magari a uno di quei rilassanti simulatori di fattoria che vanno tanto per la maggiore. Per carità, comprendo che il salvataggio temporaneo non sia stato inserito per incentivare l’analisi dei rischi e boicottare la ripetizione selvaggia di ogni mossa dall’esito negativo (il cosiddetto “save scum”) che, in pratica, annullerebbe il fattore aleatorio, ma non sarebbe certo il primo strategico a tollerare una simile condotta. E poi, se pure gli utenti volessero giocare in questo modo, perché impedirglielo a priori ed aumentare piuttosto il senso di “ingiustizia” nei confronti delle regole? Si tratta comunque di un problema annoso del franchise gestito da Cyanide, che quest’ultima ha scelto di non risolvere, o di non porsi, nemmeno per questa iterazione. Per concludere, le microtransazioni simbolizzano al momento un aspetto davvero allarmante a causa del modo in cui sono state integrate nell’economia complessiva: benché influiscano solo sull’estetica dei personaggi, scegliere non solo di relegare qualsivoglia customizzazione all’acquisto con valuta premium ma anche di limitare gli oggetti cosmetici ai singoli giocatori, costringendoci dunque a spese ripetute se vogliamo apportare un tocco personale ad un intero team, senza peraltro elargire nemmeno un paio di opzioni basilari gratuite, denota una scarsa premura nei confronti della compagine di appassionati di quello che resta pur sempre un gioco di miniature, ed un enorme passo indietro rispetto agli altri episodi.

Blood Bowl 3Eppure, il mondo lurido, rabbioso e sboccato di Blood Bowl 3 possiede sempre un certo fascino. I modelli e le animazioni dei personaggi sono massicci ed esagerati, gli allenatori “famosi” e i vari agenti aggiungono umorismo e colore anche alle telecronache più semplici, soprattutto grazie al ritorno di Jim e Bob che ormai rappresentano dei capisaldi della serie (anche se le frasi riciclate dal 2 diventano ripetitive dopo poco), sono presenti numerose scene d’intermezzo che prendono in giro sponsor e firme reali, e il tutto viene condito da cinismo e humor nero a profusione. Anche ciò che resta del comparto audio è molto ben strutturato e di grande impatto, gli effetti sonori dei corpi che vengono colpiti e sbattuti in terra hanno un peso quasi tangibile, e il tifo che si sente dagli spalti mi ha spinto addirittura a cambiare le carte in tavola durante le partite più difficili. Oltre al già citato multiplayer, che soffre di una precarietà generale dei server tale da impedire il corretto svolgimento di buona parte delle sfide, il gioco è provvisto di una campagna per giocatore singolo formata da 15 partite in totale, che ci faranno scontrare con varie squadre e giocatori famosi della storia di Blood Bowl. Ahinoi, gli spunti interessanti si esauriscono in fretta, e le ricompense per il completamento sono davvero misere: sarebbe stata un’ottima occasione per snocciolare qualche cosmetico gratuito, ma evidentemente i responsabili del sistema di monetizzazione erano di tutt’altro avviso.

Piattaforme: Switch, PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Cyanide Studio

Publisher: Nacon

Da entusiasta di Blood Bowl 2, mentirei se non vi dicessi che attendevo con ansia l’uscita del terzo episodio, anche se le problematiche emerse dopo ogni rilascio delle varie beta mi avevano lasciato alquanto interdetto. Ebbene, gran parte di queste incertezze sono rimaste parte integrante della versione definitiva, peraltro flagellata da un impianto di microtransazioni che sconfina nel predatorio. Le fondamenta restano solide, la parte strategica è robusta e soddisfacente quando funziona, ma la pletora di impedimenti tecnici non consentono nemmeno ai veterani del predecessore di goderne appieno. Non c’è dubbio che il titolo guadagnerà interesse nel corso dei mesi con patch consistenti, squadre aggiuntive, irrobustimento dei server e via dicendo: il team di sviluppo si è detto già al lavoro per limare gli aspetti maggiormente instabili e controversi, ma per adesso Blood Bowl 3 resta difficile da consigliare se non ai più accaniti sostenitori del marchio, disposti a chiudere più di un occhio sulle sue evidenti lacune.

VOTO 6.6

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.