Fitness Boxing Fist of the North Star: allenarsi… con Kenshiro

Strano destino videoludico, quello di Hokuto no Ken / Fist of the North Star, o come lo conosciamo più semplicemente in Italia, Ken il Guerriero: oltre a vari (e “ovvi”) picchiaduro di varia foggia e natura la serie manga e anime nata dalle penne e dalla fantasia di Buronson e Tetsuo Hara ha ispirato diversi videogiochi decisamente “originali” e che, in alcuni casi, ne hanno messo in discussione l’innata serietà e rigore della trama, altrimenti inattaccabile. Hokuto no Ken è stato uno dei primi shonen manga a diventare celebri in occidente, in special modo in Europa, con le solite Francia e Italia in pole position, con un’intera generazione cresciuta negli anni ’90 col mito di Kenshiro e i notevoli insegnamenti di vita di una serie che, di primo acchito, sembra solo un’epopea post apocalittica copiata da Mad Max con al suo interno artisti marziali dai poteri supereroistici, ma contiene al suo interno un’epica e delle caratterizzazioni in alcuni casi sublimi. E che, come tanto piace al pubblico giapponese, è capitato di ridicolizzare volontariamente in titoli come Fist of the North Star: Lost Paradise o estremizzare in Fighting Mania: Fist of the North Star, incredibile titolo arcade in cui si dovevano indossare guantoni da boxe per colpire, fisicamente, bersagli semoventi che fungevano da rappresentazioni fisiche degli arti e dei punti di pressione degli avversari che Ken si ritrovava davanti in una sorta di laser game fisico e attivo che tanto ha fatto sudare gli appassionati della serie… e del concept, decisamente originale ed evoluzione “in real life” di giochi di pugilato come Punch-Out.
A distanza di tanti anni ecco ora arrivare Fitness Boxing Fist of the North Star, nuova iterazione del genere che prende, però, stavolta le mosse dalla ormai viva saga di Fitness Boxing di Imagineer.

Fitness Boxing Fist of the North Star: sei già morto (di fatica) e non lo sai

Se siete interessati ai videogiochi di fitness e possedete Nintendo Switch, sapete già di cosa stiamo parlando: i due Fitness Boxing sono tra i più popolari videogiochi del genere sulla console, dietro forse solo all’imprescindibile Ring Fit Adventure, e permettono di allenarsi nei fondamenti della (fit) boxe: i due joy-con tracciano – per quanto possibile – i movimenti delle braccia per ricreare le mosse tipiche della “Nobile Arte” e portare avanti routine di allenamento più o meno complesse, seguiti da istruttori virtuali in percorsi tanto colorati quanto musicali.
Pose di guardia, diretti, jab, montanti, ganci e tutte le possibili varianti, magari combinate a movimenti come oscillazioni, schivate, blocchi. Divertente, lontano da occhi indiscreti e, se effettuato con perizia e costanza, un aiuto effettivo nell’intraprendere attività fisica direttamente nella comodità del salotto di casa.

Si apprendono i fondamentali e li si sperimenta (magari dopo una bella sessione di riscaldamento, in coppia con un compagno umano), impostando anche le routine in maniera schematica o lasciandosi andare all’allenamento libero, magari inseguendo i vari trofei e traguardi pensati dagli sviluppatori. La varietà è assicurata non solo dagli esercizi, configurabili in combinazione, durata e impegno, ma anche dalla colonna sonora che vogliamo impiegare e dall’istruttore che ci segue: sono generalmente sempre tutti ben caratterizzati ed è possibile anche acquistare – con i punti esperienza guadagnati – nuovi brani musicali e nuovi indumenti ginnici per gli istruttori.
Ma fin qui è la descrizione base di un gioco della serie: cosa cambia in questo terzo capitolo (o primo spin-off, a seconda di come vogliamo considerarlo)? Nella pratica dell’allenamento e nello schema generale delle cose, in verità, ben poco: l’ambientazione, tuttavia, è ben diversa e c’è una modalità di gioco esclusiva e singolare.

Il pugno di Hokuto

Il gioco è ambientato nell’universo narrativo di Ken il Guerriero, ma senza alcuna parvenza di serietà o verosimiglianza: semplicemente, Ken, Toki, Mamiya e altri personaggi “buoni” ci prendono sotto la loro ala protettiva e ci addestrano. Il nonsense insito nella premessa è tipicamente nipponico e c’è da porsi poche domande in merito: del resto, tra giochi di parole, citazioni e temi (nonché certi costumini che è possibile fare indossare ai personaggi) è impossibile prendere il tutto sul serio, anche quando lo avremmo un minimo voluto. E tralasciamo anche il fatto che l’Hokuto Shinken è un’arte marziale derivata dal kempo, molto più variegata del pugilato e che comprende, chiaramente, l’utilizzo di pose, guardie e colpi diversi dal pugilato “classico”. Da un certo punto di vista, anime come Rocky Joe o Hajime no Ippo sarebbero stati molto più calzanti e in focus, ma chiaramente sarebbero stati anche meno noti e appetibili al grande pubblico.

Il “piatto forte” dell’offerta è la modalità Battaglia, che ripropone scazzottate contro i classici punk postatomici fino all’arrivare, al quinto stage ogni quadro, al cospetto di un boss, preso di peso dalla serie: Shin, Rei, Jagi, Souther (ci rifiutiamo di utilizzare la traslitterazione “Thouzer” usata nel gioco, perdonateci!) e Raoul. Qui le cose cambiano leggermente, dato che la nostra barra di energia scenderà vertiginosamente se non pareremo a dovere colpi dei nostri avversari, caratterizzati da routine specifiche e colpi speciali. Quando trionferemo potremo, infine, effettuare il mitico colpo dei cento pugni di Hokuto e porre fine alla lotta, sbloccando poi il boss in veste di istruttore (!!).

Se da un lato l’idea è vincente, quel che non convince è l’effettiva implementazione del gameplay, troppo statico e in cui le fasi di attacco e difesa sono, in realtà, identiche nell’esecuzione e semplici allenamenti “mascherati”… anche male, potremmo dire, dato che il pathos dello scontro uno contro uno è costantemente interrotto dai commenti e dalle anticipazioni di Toki, Lynn e Bart. Le animazioni risultano tutt’altro che esaltanti e, se vi aspettate il tocco splatter dell’anime originale, verrete immancabilmente delusi: i nemici crollano a terra e stop, introdotti dalle tavole riprese dal manga originale, che tutto sommato stonano con la grafica poligonale tutt’altro che rifinita proposta da Imagineer. Riproporre filmati tratti dall’anime o utilizzare del cell-shading come in ormai tutti i videogiochi tratti da manga attualmente in commercio avrebbe sortito sicuramente effetti migliori da un punto di vista grafico.

C’è, inoltre, da considerare il comparto sonoro: sono una ventina i brani disponibili, ma solo un quarto sono tratti direttamente dall’anime e sono versioni cover e strumentali, che non hanno proprio lo stesso impatto delle originali. Curiosamente – cosa assolutamente inaspettata – il gioco non solo è tradotto in italiano, ma anche doppiato nella nostra lingua, andando addirittura a recuperare i doppiatori storici italiani dell’anime: quelli anni 2000, chiaramente, ma è una bellissima sorpresa ritrovare Lorenzo Scattorin come nostro “allenatore”. Peccato solo, tuttavia, che non è possibile ascoltare il doppiaggio originale giapponese (le alternative sono quelli in inglese e francese) e che il lavoro di adattamento e missaggio sonoro risultano a dir poco mediocri, andando a inficiare il lavoro dei voice actor professionisti con frasi palesemente adattate male o inserite a forza all’interno delle routine, addirittura con effetti troncati o accelerati chiaramente non imputabili ai doppiatori stessi.

Piattaforme:  Nintendo Switch
Sviluppatore: Imagineer
Publisher: Nintendo

Esattamente come i due predecessori, Fitness Boxing Fist of the North Star è un videogioco di fitness che vive di alti e bassi: le opzioni di allenamento e personalizzazione sono numerose, le attività intrattengono, divertono e allenano e, in generale, è piacevole allenarsi con questo software una mezz’oretta al giorno. Il rovescio della medaglia, tuttavia, è la palese mediocrità dei valori produttivi, che si accontentano del minimo sindacale quando c’è da presentare qualcosa di nuovo rispetto alla precedente incarnazione della serie e sprecandone molte delle potenzialità. I controlli sembrano leggermente più reattivi e precisi che in passato, ma è ancora facile “barare” e far registrare un colpo riuscito anche quando si tira un jab al posto di un montante; è inoltre un peccato che a livello tecnico ci si accontenti di una sufficienza ristretta, con musiche meno coinvolgenti del dovuto e un comparto grafico vecchio di dieci anni.

VOTO 7

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.