Super Mario Bros Il Film Recensione: il grande salto di Mario

Super Mario Bros. Il Film

Ci sono voluti più di trent’anni, ma i fratelli Mario tornano finalmente al cinema, con una pellicola d’animazione in grande stile, realizzata congiuntamente da Nintendo e Illumination, sotto l’egida anche di Universal Pictures. Un progetto tenuto segreto per anni e tirato fuori dal cilindro a sorpresa, per la felicità di milioni di fan. Ma il risultato, infine, qual è? E di cosa parla, nello specifico, questo nuovo film? Andiamo con calma a scoprire gli elementi caratterizzanti di Super Mario Bros. Il Film.

Super Mario Bros Il Film: That’s-a-him, MARIO!

Mario e Luigi, due spiantati e ingenuotti idraulici italoamericani di Blooklyn, hanno da poco deciso di mollare l’impiego sicuro in una ditta già avviata per mettersi in proprio, sperando in un riscatto in cui nessuno però sembra davvero credere, in primis la loro famiglia, che li guarda con la benevolenza riservata agli inguaribili imbranati.
Quando, decisi a mettere a frutto le proprie abilità, finiscono per incidente in una singolarità che li porta in un’altra dimensione – tanto colorata e bizzarra quanto pericolosa e popolata da strambi abitanti – i nostri intraprendono una perigliosa missione per tornare a casa, cercando al contempo di salvare il fantastico Regno dei Funghi dalle mire espansionistiche di Bowser, il mastodontico tiranno dei Koopa, sorta di aggressive tartarughe dal guscio chiodato.

Cosa aspettarsi da un film di Super Mario?

Se siete fan Nintendo e conoscete i precedenti di Illumination non c’è praticamente bisogno di continuare a leggere questa recensione: per sommi capi sapete già benissimo cosa aspettarvi da questa pellicola animata, nel bene e nel male.
La joint venture della casa d’animazione francese con quella della software house di Kyoto di certo non è casuale, ma frutto di un attento studio di quello che Nintendo vuole trasmettere al suo pubblico, ora anche al buio della sala cinematografica. A differenza di quanto operato al cinema da altre concorrenti in ambito videoludico, Nintendo non voleva né stravolgere i suoi personaggi (tra i più iconici del mondo dei videogiochi) né addentrarsi in meccaniche troppo complesse, con questo primo tentativo. L’idea è quella di farsi strada con tutta la potenza del franchise senza, tuttavia, calcare la mano, riportando lo stile grafico (perfettamente reinterpretato) e l’atmosfera “per tutta la famiglia” che da sempre caratterizza la saga. In questo Illumination era il partner ideale, dato che a livello di design, umorismo e target erano allineati fin dall’inizio, rendendo il tutto straordinariamente naturale.
Al contempo, bisogna considerare nel pacchetto anche quelli che per alcuni potrebbero essere risvolti negativi: trame basilari al limite del banale, umorismo altrettanto semplice (ma mai volgare) e nessuna velleità che non sia quella di farvi uscire dalla sala adorando ogni-singolo-personaggio. Se cercate sperimentazione artistica e diversi livelli di lettura, forse dovreste cercare altrove, ma vi perdereste una delle giostre più divertenti dell’anno.

Mamma mia, che film!

Tutto è al posto giusto, con personaggi ottimamente caratterizzati sia per chi li conosce solo di vista sia per chi, invece, ha già passato centinaia di ore in loro compagnia. La sensazione di straniamento che accompagnava il primo film di Sonic, qui, non c’è, perché i personaggi originali sono marginali, la pellicola è perlopiù ambientata nel mondo dei funghi e i personaggi storici sono riconoscibili e coerenti con le loro controparti videoludiche, nonostante alcune modifiche alla loro backstory.
In certi punti, infatti, le origini di alcuni personaggi sembrano contraddire le informazioni centellinate nei decenni attraverso i videogiochi, ma attaccarsi in maniera intransigente a un canone peraltro molto elastico e molto poco scritto nella pietra come quello della saga di Mario non è una pratica che consigliamo: gli elementi fondamentali ci sono, sono quelli giusti e le eventuali differenze vanno prese come adattamenti o aggiornamenti perfettamente funzionali agli intenti del film. Piuttosto, è curioso notare come, dopo il revival degli anni ’80, ora siamo in pieno revival dei nineties, con elementi nei blockbuster e nei film per famiglie dedicati ai genitori dei figli in sala.
E di strizzate d’occhio ai trenta-quarantenni, in questo nuovo film, ce ne sono a bizzeffe, a cominciare da quanto si sia voluto andare a ripescare nell’immaginario americano dei primi anni ’90 del personaggio di Mario, che qui torna a essere un idraulico italo-americano con tutti i crismi, riproponendo poi citazioni, riferimenti e situazioni prese dagli assurdi cartoni e show televisivi e dallo sfortunato film con Bob Hoskins e John Leguizamo. Non temete, ad ogni modo: ogni singolo elemento è stato integrato alla perfezione, con anche alcuni colpi di genio notevoli, come ad esempio il modo in cui hanno dato al doppiatore originale dei videogiochi di Mario, Charles Martinet, la possibilità di presenziare con un cameo.

Spediti come sulla Rainbow Road

Per il resto, la trama procede spedita lungo tutta una serie di location ben note ai fan del brand, per un tour intento a mettere in mostra tonnellate di fan service che vi farà continuamente puntare il dito allo schermo ma che non necessita di conoscenze pregresse da parte dei neofiti. La trama del film non è ispirata a un videogioco in particolare, ma prende elementi da diversi titoli per creare tutta una serie di situazioni attraverso lo scibile mariesco: chi è fan di lunga data riconoscerà il singolo titolo che si va ad omaggiare nella determinata inquadratura (dai palesi Mario Kart e Smash Bros. a citazioni più raffinate come quella a Super Mario 64) ma non è una gara per iniziati, anche se non mancano anche strizzatine d’occhio a tanti titoli anni ’80 del NES.
Super Mario Bros Il Film è comunque basato sui personaggi, tutti molto estrosi e la cui personalità esplode in maniera accentuata in ogni singolo dialogo o reazione: tra tutti, il più sacrificato in realtà non è Toad come potevamo aspettarci ma Luigi, le cui sequenze “horror” alla Luigi’s Mansion potevano essere più estese, ma ha anche lui un ruolo importante; Bowser è reso alla perfezione nella sua possanza ma anche nella sua ridicolaggine, mentre Donkey Kong ne esce irresistibile vincitore a livello di simpatia. I veri mattatori, ad ogni modo, sono Mario e Peach: la seconda è praticamente la vera protagonista del film, emblema di girl power e tutt’altro che stereotipo della “damsel in distress”, ruolo tradizionalmente destinato alla principessa da salvare, come da copione nel primo gioco. Qui è intraprendente, fiera, fortissima, ma non suona come una provocazione voluta né la si risalta sminuendo le figure maschili: il fatto che faccia da guida a Mario serve solo a far risaltare la crescita del protagonista, fornendo da eccezionale role model. Del resto, non si può proprio accusare Nintendo di seguire una “moda”, dato che in realtà è stata tra le prime a creare eroine pop: Peach era una protagonista già dal secondo gioco della serie e la Grande N ha sempre portato avanti tanti personaggi femminili forti, come ad esempio Zelda, che nonostante non sia il personaggio guidato dal giocatore dà il titolo alla saga, o Samus Aran, impareggiabile eroina spaziale che solo alla fine dell’avventura si scopre essere una donna. Insomma, Peach è una delle migliori figure femminili viste al cinema negli ultimi anni, e su questo non ci piove.

Pregi e difetti di un’opera sostanzialmente riuscita

Chiudiamo la nostra disamina con un pregio e un difetto, entrambi inaspettati.
Il pregio riguarda il doppiaggio e, in generale, i dialoghi: non sono profondi né particolarmente arguti o memorabili, ma funzionano e non stonano mai, e c’era molta ansia in merito, dato che Mario ha sempre parlato pochissimo nei videogiochi, limitandosi poi, a livello vocale, a incitazioni e frasi di circostanza. Oltretutto, i voice talent scelti per la versione originale sono assolutamente in parte e si vede quanta attenzione hanno prestato per dare il giusto tono all’operazione. Un plauso va anche ai bravi doppiatori italiani, tra cui l’unico talent (nel senso di nome sbandierato nei materiali promozionali) è Claudio Santamaria, che ancora una volta stupisce per professionalità e capacità di manipolare tono e interpretazione: non era facile immaginarselo nei buffi panni di Mario e invece risulta irriconoscibile in quanto Santamaria ma riconoscibilissimo come Mario. Brava anche Universal che, per una volta, ci ha risparmiato talent di dubbio gusto basandosi solo sulla popolarità del momento consegnandoci invece un qualcosa di realizzato con stile e bravura indiscutibile.
Il difetto? Potremmo dire che la regia di Aaron Horvath e Michael Jelenic non brilla, però è funzionale, quindi gli diamo credito di essere riusciti comunque ad affrontare una prova del genere, non esattamente semplice. Siamo rimasti un pochino delusi dalle musiche, invece: i temi di Koji Kondo tratti dai videogiochi sono ben sfruttati, ma la colonna sonora di Brian Tyler risulta, invece, abbastanza anonima. Inoltre, Illumination ha da sempre saputo sfruttare benissimo brani pop e rock ultranoti nelle sue pellicole, da Cattivissimo Me e Minions fino all’eccellenza della selezione in SING: qui sono presenti brani arcinoti e che ben si adattano alle scene, ma sono anche brani già sentiti mille volte al cinema. Holding Out for a Hero e Take On Me, in special modo, suonano quasi riciclate dopo essere state utilizzate in altri live action importanti degli ultimi tempi: peccato.

 

Volendo si potrebbe essere molto cattivi con Super Mario Bros Il Film: artisticamente e registicamente non dice nulla di nuovo, così come la sceneggiatura non è certo quella di un Pixar d’annata. Così facendo, però, piuttosto che cattivi si sarebbe in verità ingiusti con un’opera che sì, sicuramente si adagia sulle basi granitiche di un franchise meraviglioso e amatissimo, ma della sua semplicità fa anche un punto di forza, divenendo recepibile per la totalità del suo pubblico, che conquista inevitabilmente con una resa dei personaggi impeccabile. Quel che conta è il risultato, e il risultato è un film che fa uscire dalla sala rinfrancati e divertiti… e con una gran voglia di giocare a Mario Kart 8.

Voto: 8

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.