Pikmin 1+2 Recensione: agli ordini, Olimar!

Pikmin 1+2

Nintendo ha regalato a tutti i fan di Pikmin un paio di belle sorprese durante il Direct di giugno, preparandoli al debutto dell’imminente Pikmin 4 con un lancio a sorpresa dell’originale e del suo meraviglioso sequel in forma rimasterizzata. Se avete già giocato a queste due piccole meraviglie saprete che rientrano tra le migliori produzioni Nintendo di sempre, e rimettere le mani sul capostipite del 2001 rivela un titolo che ha superato egregiamente la prova del tempo: Pikmin è ancora un’avventura gioconda, scherzosa, carina e colorata e, sebbene questa rimasterizzazione in HD non sia all’altezza degli standard che ci aspetteremmo dalla Grande N, né si avvicini neanche lontanamente alle vette raggiunte dal recente Metroid Prime Remastered, rimane comunque imperdibile soprattutto se non avete mai avuto modo di provarlo su GameCube o Wii. Pikmin 1, come viene ufficialmente designato con questo porting per Switch, ci cala nei panni del Capitano Olimar (nome che contiene fra i suoi caratteri, lettere o kana che siano, l’anagramma di “Mario”), uno sfortunato dipendente della Hocotate Trasporti che precipita con la sua nave spaziale, la Dolphin, su uno strano pianeta abitato da piccole e servizievoli creature. Il mezzo di trasporto dell’astronauta viene ridotto in pezzi dall’impatto e starà a noi recuperare le sue 30 parti disseminate lungo gli scenari. Inoltre, il nostro supporto vitale è destinato ad esaurirsi nel giro di 30 giorni, quindi il tempo a disposizione è limitato… insomma, nessuna pressione!

Pikmin 1+2Pikmin 1+2: il sole sta tramontando! Presto!!!

Dinanzi a tali, drammatiche circostanze, Olimar scopre che la simpatica fauna locale, che ribattezza Pikmin per la loro somiglianza con le carote Pikpik del pianeta da cui proviene, asseconda i suoi comandi abbattendo barriere, recuperando parti della nave, eliminando creature ostili e così via. Dunque ci imbarchiamo in un delizioso strategico in tempo reale nel quale impareremo a destreggiarci tra tre diversi tipi di Pikmin disponibili per salvarci da morte certa: ci sono i rossi, ignifughi, che eccellono in combattimento; i gialli, che possono fluttuare più a lungo quando vengono lanciati e sono resistenti all’elettricità, anche se questo pericolo ambientale verrà introdotto solo nel sequel; e i blu, capaci di sopravvivere in acqua. Date le loro dimensioni, i Pikmin sono molto deboli se presi da soli, quindi per combattere i nemici, sollevare oggetti pesanti o distruggere barriere di legno è necessario che molti di loro lavorino insieme. Fortunatamente per Olimar, i mostriciattoli si moltiplicano con grande facilità, tanto che tenere traccia di quanti ne abbiamo a disposizione e come ottenerne altri costituisce parte del divertimento. Man mano che superiamo i giorni assegnati, ciascuno della durata di circa 15 minuti, è necessario operare in modo relativamente rapido per raccogliere tutte le parti della Dolphin, guidando gli esserini attraverso brevi rompicapo ben congegnati e divertenti da affrontare oggi come 22 anni fa. Non c’è bisogno di stressarsi troppo comunque, il limite imposto a conti fatti è piuttosto generoso.

Per quanto riguarda la conversione HD, è basata sull’edizione New Play Control! del 2009 per Wii, che arricchiva l’originale con il motion control, il supporto widescreen e texture migliorate. Su Switch, la risoluzione è ulteriormente incrementata e sono stati aggiunti dei comandi in linea con quelli presenti in Pikmin 3, oltre a svariati piccoli accorgimenti, come icone e rendering rielaborati qua e là o la possibilità di estrarre i Pikmin dal terreno tenendo premuto il tasto A senza picchiettarlo a ripetizione. Di contro, l’utilizzo del giroscopio è di gran lunga meno comodo e preciso del sistema di puntamento in dotazione alla sua antenata, e l’interfaccia viene penalizzata da qualche brutto stiracchiamento dei font che non sono stati rivisti per la larghezza degli schermi odierni. Nel complesso però, Pikmin 1 resta un titolo talmente bello e insolito che è difficile da criticare, anche al netto delle lacune di questa specifica riedizione. Ciò che ci viene presentato è un’intramontabile scorcio del fascino e dell’inventiva che caratterizzano da sempre Nintendo. La formula RTS del primo Pikmin è talmente semplice ed efficace che, anche a distanza di oltre due decenni e priva di qualsivoglia revisione, è impossibile giocarci senza continuare a sorridere per tutto il tempo.

Pikmin 1+2La prospettiva di trovare tesori è allettante

Come ogni sequel che si rispetti, Pikmin 2 prende le solide basi del predecessore e aggiunge con delicatezza una maggiore varietà di combinazioni possibili per il nostro piccolo esercito vegetale. Olimar parte di nuovo alla volta del pianeta dei Pikmin, affiancato dal collega Louie, per raccogliere un mucchio di oggetti preziosi abbandonati sopra e sotto la superficie: a quanto pare i tappi di bottiglia, le batterie e altri rifiuti che inquinano il paesaggio valgono un bel po’ di Pokos sul pianeta natale dei due arditi esploratori, che vengono quindi incaricati di raccoglierne ben 100000 per risanare i conti della loro società di trasporti. Le mappe sono molto più vaste ed offrono parecchio spazio di manovra aggiuntivo con cui distruggere i nemici, abbattere gli ostacoli e risolvere gli ingegnosi enigmi ambientali. Tolto il limite di tempo, un vantaggio o uno svantaggio a seconda dei punti di vista, adesso Olimar e Louie possono scegliere di addentrarsi nelle profondità del pianeta assieme ai loro Pikmin e dedicarsi a un po’ di sano dungeon crawling per racimolare merce ancora più costosa, espansione attentamente calibrata della formula standard che prolunga l’avventura preservandone tuttavia l’attrattiva grazie a zone e nemici più interessanti e variegati, oltre a una manciata di nuovi tipi di Pikmin con cui fare i conti. Eh sì perché alle creaturine arboree rosse, gialle e blu se ne aggiungono di bianche e di viola: i primi sono in grado di resistere ad effluvi e nemici velenosi, intossicando di conseguenza i nemici che tentano di mangiarli, e di scoprire tesori nascosti sotto la terra, mentre i secondi sono praticamente dei Pikmin sotto steroidi, grossi e pesanti, che hanno la stessa potenza di dieci loro simili e di conseguenza possono stordire i nemici e sopportare più danni. L’altra grande novità, oltre ad alcuni nuovi potenziamenti spray che possono essere sfruttati per incastonare i nemici nella pietra o accelerare temporaneamente i nostri minuscoli seguaci, è la facoltà di prendere il controllo di Olimar e Louie separatamente, una tattica che possiamo impiegare per oltrepassare gli ostacoli con una manovra a tenaglia oppure per destreggiarci con più di un compito alla volta. Il passaggio da un personaggio all’altro, e relativi Pikmin, avviene tramite la semplice pressione di un tasto, moltiplicando a dismisura i potenziali approcci per ogni circostanza.

Pikmin 1+2Sotto il profilo tecnico, Pikmin 2 paga il medesimo scotto dell’1: alla risoluzione incrementata ed alle migliorie ereditate dalla versione Wii fanno da contraltare un’interfaccia utente non sempre gradevole da consultare ed una risoluzione leggermente deformata. Inoltre, questa versione difetta dei brevi video dimostrativi che venivano riprodotti indugiando nella schermata iniziale e che mostravano brevi scampoli di gameplay per spiegare i concetti basilari, nonché dei marchi esistenti su alcuni dei tesori del gioco, come le pile Duracell o i pacchi di caramelle Haribo, sostituiti da prodotti fittizi presumibilmente per una questione di licenze scadute. Non si tratta di una grande perdita né di qualcosa che va ad inficiare la giocabilità, poiché di fatto era solo una forma sfacciata di pubblicità indiretta, ma la magia di trovare e recuperare questi oggetti dalla forma e dalle etichette riconoscibili, che tutti noi avevamo da qualche parte in casa, conferiva all’originale un ulteriore brivido contestuale, una modesta ma potente connessione tra il vostro mondo e quello di Olimar. Un dettaglio quasi insignificante ma, nonostante le varie migliorie di questa versione per Switch, i veterani di Pikmin potrebbero avere difficoltà a scrollarsi di dosso la sensazione di non aver comprato la versione definitiva del gioco. Comunque, malgrado tali carenze ed una conversione ridotta davvero all’osso (come per i Super Mario Sunshine/Galaxy contenuti nella raccolta Super Mario 3D All-Stars, anche in questo caso parliamo di codice originale che gira su Hagi, l’emulatore GameCube/Wii proprietario Nintendo), restano due esperienze invecchiate magnificamente che sapranno regalarvi ore e ore di geniale ilarità, soprattutto se fino ad oggi non le avevate mai vissute.

Piattaforme: Nintendo Switch

Sviluppatore: Nintendo EAD

Publisher: Nintendo

Insomma, il comparto audiovisivo di Pikmin 1 + 2 è riuscito a lasciarmi a bocca aperta, come hanno fatto il summenzionato Metroid Prime Remastered o il precedente Pikmin 3 Deluxe? Assolutamente no, perché il lavoro svolto in questo caso è alquanto minimale, pur ostentando il prezzo del primo se vogliamo uno solo dei due giochi o del secondo per il pacchetto che li include entrambi. Ci sono diversi aspetti che portano tutto il peso degli anni trascorsi dalla loro pubblicazione, e una cura maggiore nel riproporli avrebbe migliorato tantissimo il risultato finale. Se non altro, adesso potrete vantarvi di possedere tutti i capitoli della serie su un’unica console, e chissà che non sia il modo giusto affinché questo pazzo mondo di piantine animate possa finalmente ottenere il successo e il riconoscimento che merita.

Voto: 6.5

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.