Il panorama delle visual novel sta per ampliarsi ulteriormente, almeno in Occidente, rimasto indietro rispetto al Sol Levante. Non sempre infatti le date di uscita coincidono (come vi annunciavamo qui), ed è proprio il caso della nuova avventura per Nintendo Switch realizzata nelle fucine di Otomate e Aksys Games. Parliamo questa volta di Radiant Tale, un titolo in arrivo solo il 27 luglio per il pubblico di videogiocatori occidentali ma già noto dal 26 maggio 2022 a coloro che si trovano in Giappone. Una versione, quella che sta giungendo sulle nostre console, dunque totalmente tradotta in inglese e rivista solo da un punto di vista linguistico, a quanto ne sappiamo finora. Ne abbiamo approfittato per entrare in questo circo coloratissimo, e vi raccontiamo com’è andata la nostra prova sulla console di casa Nintendo!
Radiant Tale: un’avventura davvero… radiosa?
L’introduzione al gioco è piuttosto lenta, mostrando fin dall’inizio un tratto che ci accompagnerà durante tutto il cammino di questa nostra esperienza videoludica. Il ritmo non sembra essere il punto forte di Radiant Tale, apparendo piuttosto lento per via di lunghe sessioni di dialogo parecchio prolisse, e impiegando così parecchio tempo ad arrivare al nocciolo della questione. Vi raccontiamo dunque la storyline di base di questa visual novel, che racconta la vicenda di Tifalia, giovane ragazza rimasta orfana dei genitori e che ora lavora con sua zia in una locanda. Un giorno, un gruppo di circensi arriva in città, ma il loro primo spettacolo è un enorme fallimento. E questo è molto più importante di quel che possa sembrare, in quanto lo scopo del loro spettacolo è quello di risvegliare il sentimento di gioia nel cuore del pubblico per far rinascere e rifiorire Flora, un fiore necessario per sciogliere e scacciare una volta per tutte la maledizione che attanaglia il cuore del principe di questo regno. Il giovane regnante infatti è privo di emozioni da tempo, costringendolo all’età di 17 anni a vivere come se ne avesse dieci in meno e non consentendogli di vivere la sua vita appieno. Ma cosa hanno in comune i circensi e la giovane Tifalia allora? Quando questo gruppo di artisti si reca alla locanda di sua zia, e dopo aver parlato con la ragazza, questi scoprono che lei sembra avere delle idee interessanti per aiutarli a raggiungere il loro scopo, così decidono di reclutarla e vedere come Tifalia renderà i loro spettacoli migliori e finalmente di successo. Questo è il main plot in cui ci ritroviamo, conducendoci man mano in diverse città che sono tutte in qualche modo collegate alle vicende dei ragazzi di questo gruppo, e tra uno spettacolo e l’altro si rendono conto che abbandonare il genere circense potrebbe essere una soluzione…
Tra emozioni “terrificanti” e ritmi strazianti
Se il main plot di Radiant Tale racconta questa questa trama principale, un interessante subplot è rappresentato in forma “endwalker” per raccontare del lato più intimo e sentimentale dei vari personaggi, spesso sopraffatti da emozioni negative e che si trasformano perfino in mostri. Senza rivelarvi troppo di questa doppia identità della storia, possiamo solo anticiparvi che arrivare alle maniere forti a volte è la soluzione migliore per porre fine a questa trasformazione quasi demoniaca di coloro in cui ci imbatteremo, ma non pensate di avere a che fare con sequenze narrative adrenaliniche o ad alto tasso di coinvolgimento emotivo o di plot twist quasi “scioccante”. Come anticipato infatti, si tratta pur sempre di una visual novel e l’azione sullo schermo della nostra console non sarà per niente coinvolgente. Quello che intendiamo dire è che, raccontando una storia dove si svolgono anche momenti narrativi interessanti e intensi, rappresentarli in una visual novel statica non risulta per niente efficace ai fini della comunicazione, per non parlare del fatto che abbiamo assistito a diverse sequenze dialogiche dove possiamo assistere a lunghi dialoghi e ai soli riquadri che riportano le frasi pronunciate dai nostri personaggi, e nient’altro. Nemmeno la rappresentazione dei protagonisti stessi. Questa non è evidentemente una soluzione efficace la lunghezza e la lentezza delle sequenze stesse. Il vero problema di Radiant Tale è che dobbiamo aspettare davvero parecchio tempo prima che qualcosa si smuova e che ci sentiamo un po’ più legati alla storia e avvinti da quanto succede, e questo è davvero un peccato. Anche le scelte che siamo chiamati a compiere non ci sono sembrate troppo rilevanti ai fini della storia, rendendo la visual novel ricca da un punto di vista di contenuti, ma non guardando all’offerta concreta del gameplay.
Esteticamente appagante, tecnicamente legnoso
Radiant Tale dunque fatica parecchio a raggiungere un buon livello di coinvolgimento sul lato narrativo nel gameplay, ma non sembra migliorare se guardiamo anche all’aspetto più tecnico. Non meno statica e poco appagante è stata infatti l’intera soluzione di rappresentazione visiva della vicenda e dell’interfaccia stessa, dove il menu principale non ci spiega in modo chiaro quanto dobbiamo fare, così come la selezione delle opzioni è piuttosto legnosa e a percorsi obbligati di scorrimento delle stesse tra una voce e l’altra, per quanto siano state rappresentate sullo schermo in maniera esteticamente appagante e creativa. Sapete però cosa abbiamo decisamente apprezzato? La risposta touchscreen di questo software, una delle rare occasioni in cui possiamo accedere senza timore a questa funzione e che ci facilita a sopperire le mancanze di un sistema di puntamento legnoso e difficoltoso. Molto apprezzabile è stato invece il comparto estetico, per quanto riguarda la rappresentazione degli scenari e dei personaggi, resi secondo il classico stile nipponico simil manga e anime. Scarso è invece il risultato dell’interfaccia, che ci è apparso parecchio invecchiato e d’altri tempi, con un costante sfondo in filigrana tra il dorato e il rosa tenue, una soluzione abbastanza demodé e che non ci ha convinti davvero. Radiant Tale infine recupera in parte con la resa tecnica della risposta del software sulla console di Nintendo, senza restituirci problemi di caricamento delle schermate e dell’avanzamento di gioco. Una sola pecca rimane a livello di scelte di adattamento liguistico: perché arrivare in Occidente con un titolo doppiato in lingua originale, ma presentando sottotitoli e adattamento linguistico solo in inglese, senza alcuna possibilità di passare al giapponese? Una scelta confusa e poco coerente forse con l’adattamento occidentale in toto, senza contare che anche le varie schermate presentano un’alternanza di font delle scritte che crea un po’ confusione e miscela il tutto in modo non sempre chiaro.
Piattaforme: Nintendo Switch
Sviluppatore: Otomate
Publisher: Aksys Games
Radiant Tale è un titolo che funziona solo a metà, quella del comparto estetico e della risposta del motore di gioco. Davvero gradevoli i personaggi e gli scenari, nel classico stile mangaka che contraddistingue la produzione nipponica originale e che dunque ci aspettavamo in questa visual novel. Anche la funzione touchscreen vale davvero la pena di essere testata (ringraziando il team di sviluppo per averla inserita), e risulta parecchio comoda quando possiamo utilizzarla al posto del puntatore manuale, essendo un po’ più legnoso nella navigazione del menu e nei controlli. Non ci hanno convinto però diversi aspetti di questo titolo, a partire dal ritmo davvero lento, che impiega troppo tempo a ingranare per riuscire davvero (e forse) a coinvolgerci sul serio, così come le opzioni stesse di scelta non variano la storia seriamente, per essere una visual novel. Parecchie sono le pecche grafiche poi, le scelte sia di stile dell’interfaccia, sia di impostazione delle schermate durante il gioco, che risultano perfino prive dei personaggi che stanno partecipando alla conversazione in corso. Infine il discorso confuso e contraddittorio della localizzazione occidentale, dove rimane disponibile la sola lingua inglese ma con doppiaggio giapponese delle voci. Una scelta che se vuole evidenziare l’origine nipponica del prodotto, va in conflitto con la localizzazione in toto in inglese, senza nemmeno poter scegliere tra inglese e giapponese la lingua di gioco. Un titolo che riesce solo in alcune sue sfaccettature, incontrando così il nostro disappunto su parecchi punti (non di certo sulla corposità narrativa e sulla realizzazione a tutto tondo dei personaggi), soprattutto se consideriamo che questo progetto ha impiegato oltre un anno di lavoro, dopo aver fatto capolino nel Sol Levante ed essere rimasto poi nell’ombra. Dove rischia, a questo punto, di rimanerci.