Pikmin 4 Recensione: il prato sarà una giungla per loro!

Pikmin 4

Sono trascorsi più di sette lunghi anni dal suo annuncio, ma finalmente siamo arrivati al giorno della pubblicazione ufficiale di Pikmin 4, accompagnato qualche settimana fa da una breve ma corposa demo e da una raccolta contenente i primi due episodi, che hanno consentito a tutti i curiosi e gli appassionati di iniziare a (ri)prendere la mano con le meccaniche di raccolta e lancio aggressivo che hanno caratterizzato la serie negli ultimi due decenni. Tuttavia, man mano che mi addentravo tra le sue peculiari sfaccettature, ho avuto la sensazione di essermi perso per qualche motivo un capitolo. Il prologo con il prode Capitan Olimar segue molte delle stesse battute del Pikmin originale, ma… come mai mi trovo questo strano cane in mezzo ai piedi? E che fine ha fatto Olimar? Sono abbastanza sicuro che nulla di tutto ciò sia mai accaduto nel primo Pikmin… quale occasione migliore perciò di iniziare con un breve riassunto di quanto accaduto finora prima di mettervi al corrente dei cospicui stravolgimenti che Pikmin 4 porta sul tavolo, giusto per farvi capire senza troppi (o meglio, quasi nessuno) spoiler il modo in cui le cose potrebbero prendere una piega inaspettata.

Pikmin 4Pikmin 4: un attimo, dove state scappando?

Nello spazio, si sa, nessuno può sentirti urlare, e meno male aggiungerei, perché immagino che di grida ce ne sarebbero state parecchie nella cut-scene di apertura del primo titolo della serie: mentre il capitano Olimar si sta godendo una breve vacanza intergalattica dal suo pianeta natale, Hocotate, vediamo la nave che sta governando, la S.S. Dolphin, entrare in collisione con un meteorite e schiantarsi su un misterioso planetoide nelle vicinanze, in seguito denominato PNF-404. Olimar perde i sensi, ma al suo risveglio trova la Dolphin distrutta ed un’elevatissima quantità di ossigeno contenuta nell’atmosfera del corpo celeste, una sostanza estremamente nociva per il suo popolo. Per sua fortuna, il capitano scopre presto una piccola creatura rossa, che battezza Pikmin a causa della notevole somiglianza visiva con le carote Pikpik di Hocotate, e si rende conto che la stessa è disposta ad obbedire ai comandi che le impartisce con un semplice fischio. Imbattutosi poi nella struttura madre in cui vengono prodotti e conservati i Pikmin, che soprannomina “Cipolla”, si rende conto del potenziale di questa insolita specie e inizia ad allevarne altri per aiutarlo a trovare le parti mancanti della navicella. Con appena 30 giorni di tempo prima che il supporto vitale si esaurisca, la squadra di Olimar esplora solerte il pianeta, cercando i pezzi durante il giorno per poi librarsi in volo al crepuscolo per evitare la pericolosa fauna notturna. Alla fine, il comandante riesce a scoprire altre due varianti di Pikmin, gialla e blu, ed a recuperare tutte le parti della Dolphin, decollando alfine verso Hocotate e lasciando le creaturine autoctone sulla loro terra d’origine. O almeno, questo è uno dei finali disponibili, presumibilmente quello canonico perché, qualora non riuscissimo a raccogliere almeno 25 parti disperse, il tentativo di decollo è destinato a fallire e la navicella a precipitare di nuovo su PNF-404. In questo epilogo Olimar, ferito in maniera irreversibile, viene trasportato dai Pikmin fino alla Cipolla e sottoposto ad un processo di guarigione che riesce a salvargli la vita ma lo trasforma in un essere vegetale simile a loro, che gli appassionati hanno denominato affettuosamente Olimin o Pikmar.

Pikmin 4Sulla scia della conclusione positiva del predecessore, Pikmin 2 inizia con il capitano che torna sul suo pianeta natale, facendo tuttavia l’errore di passare presso la Hocotate Trasporti prima di rincasare. Qui incontra il Presidente dell’azienda, che lo informa della perdita di un carico di carote Pikpik dorate, affidato al collega Louie e provocata da un “famelico coniglio spaziale”, che ha lasciato l’azienda con un debito considerevole. Anche con la vendita della S.S. Dolphin, il buco di bilancio non viene comunque risanato, e lo shock fa perdere a Olimar il tappo di bottiglia che aveva conservato come souvenir da PNF-404: l’oggetto rotola sul pavimento e viene raccolto dalla capsula di ricerca di una nave vicina, che lo valuta ben 100 Piklari (la valuta hocotatiana), abbassando il debito a 10000 tondi tondi. Impressionato dal valore di questi beni extramondo, il Presidente invia immediatamente Olimar e Louie su PNF-404 per raccogliere altri tesori e saldare così il passivo, rimandando di nuovo a data da destinarsi l’incontro del primo con la sua famiglia. Come da copione, i due si schiantano sul pianeta e iniziano ad accumulare tesori, ancora una volta con l’aiuto dei Pikmin. La ricerca li conduce in un sistema di caverne sotterranee, come pure alla scoperta di due nuove specie di omuncoli, viola e bianco. Dopo aver saccheggiato tutto ciò che il pianeta ha da offrire, Olimar torna su Hocotate con il bottino e lo mostra al Presidente. Un attimo… ho menzionato solo Olimar? Eh sì perché, nella fretta di riconsegnare i tesori, il comandante lascia “accidentalmente” Louie su PNF-404 ma, da eroe qual è, torna immediatamente sul posto con il Presidente ad accompagnarlo e inizia a cercarlo. I due lo trovano in fondo a una caverna buia, addormentato sopra un enorme Opillide Titano, che il nostro protagonista sospetta sia stato sempre controllato da Louie. Con uno sforzo congiunto, il gruppo riesce a sconfiggere il mostro, salvare Louie e fare rotta per Hocotate. In una cutscene extra, “L’oscuro segreto di Louie”, elargita come ricompensa per aver completato la modalità Sfida senza perdere nessun Pikmin, viene rivelato che è stato Louie a mangiare tutte le preziose carote Pikpik, provocando la bancarotta della società. Pessimo, davvero pessimo…

Pikmin 4Ho lavorato come un cane

A causa della crescita della popolazione, della scarsità di cibo e di una “generale mancanza di pianificazione”, in Pikmin 3 il pianeta Koppai si trova sull’orlo dell’estinzione. Come ultimo tentativo di scongiurare l’inevitabile giorno del giudizio, tre esploratori di nome Alph, Brittany e Charlie salgono a bordo della S.S. Drake e volano verso un pianeta che credono inesplorato, nella speranza di portare a casa dei semi per ricoltivare il loro mondo natale. Tale pianeta è, ovviamente, PNF-404 e, altrettanto ovviamente, il trio vi si schianta per poi venire separato. Dopo aver esplorato per un breve periodo l’ambiente in solitaria, imbattendosi nei Pikmin volanti e rocciosi, mai visti prima, il terzetto si ricongiunge e realizza che la S.S. Drake non sarà in grado di riportarli a casa senza la sua Chiave di Attivazione Cosmica, che deve essersi spezzata durante l’incidente. Charlie rivela di aver trovato un file di dati al cui interno si menziona che un certo Capitano Olimar (vi ricorda qualcuno?) sarebbe in possesso della Chiave, e così i tre si mettono sulle sue tracce. Trascorso un po’ di tempo a scansionare i segnali e preparare succhi di frutta selvatica indigena per mantenersi in vita, la squadra rileva una lettura da parte di un esploratore che sembrerebbe Olimar: una volta giunti sul posto, trovano colui che credono essere il capitano perduto, anche se in realtà si tratta di Louie, e lo salvano da una temibile belva, la Passerape Regina. La tuta di Louie lo costringe ad un sonno forzato, così i koppaiti lo riportano sulla loro nave per interrogarlo ulteriormente al mattino, tuttavia il gaglioffo fugge rubando tutte le scorte di succo degli esploratori e inoltrandosi nella boscaglia. Alph, Brittany e Charlie riescono a raggiungerlo e, dopo averlo legato, scoprono che il vero Olimar è stato in realtà rapito da una gigantesca creatura dorata chiamata Plasma Blob, che lo tiene prigioniero presso una ciclopica quercia. La squadra si precipita al salvataggio e Louie spiega di essere stato incaricato assieme al collega di recuperare altri tesori in modo da poter riscattare la S.S. Dolphin. Con l’aiuto degli inossidabili Pikmin, i koppaiti liberano Olimar e lo riportano al sicuro su Hocotate, mentre il narratore in chiusura si domanda come mai così tante navi siano precipitate sul pianeta e suggerisce che forse non siano stati proprio tutti degli incidenti… in effetti, dopo tanti anni, un piccolo dubbio era lecito porselo.

Pikmin 4E dunque, adesso che siamo in pari con gli eventi dell’intera saga (con l’esclusione di Hey! Pikmin e Pikmin Bloom che però, essendo degli spin-off, non aggiungono granché alle vicende), come si spiegano le discordanze narrative percepite durante le primissime battute di Pikmin 4? Che quello che stringo tra le mani sia una sorta di soft reboot delle vicissitudini dei minuscoli esploratori? La storia è semplicemente destinata a ripetersi? Oppure ho per caso assistito alla nascita di una linea temporale parallela di Pikmin, capace di rivaleggiare con l’equivalente contorto e controverso di Zelda? In tutta onestà, questo è un mistero che non ho intenzione di svelarvi, poiché ritengo che valga la pena scoprirlo con le proprie forze godendosi le micro e macro novità introdotte da questo quarto capitolo. Pikmin 4 prende tutto ciò che ha reso grandi le tre iterazioni numerate precedenti della serie e aggiunge una manciata di novità volte a ripristinare l’attenzione sull’esplorazione in primo luogo. I vincoli di tempo sono ridotti, i percorsi sono tracciati in modo più chiaro, e la presenza di un’inedita meccanica (opzionale) di riavvolgimento delle azioni e di un assortimento di nuovi compagni assicurano che il viaggio attraverso il misterioso pianeta sia tracciato a nostro piacimento. Per chi ha già giocato a un qualsiasi Pikmin, l’impostazione dell’ultimo capitolo non sarà una gran sorpresa: il giocatore veste i panni di una recluta di una squadra di esploratori spaziali ben assortita, precipitata e separata su un misterioso corpo celeste nel tentativo di salvare il protagonista della serie originale, il capitano Olimar. In qualità di nuovo arrivato nel mondo e di novellino del team, dovremo imparare molto sui singoli compagni, su ruoli e funzioni che svolgono, sul pianeta stesso e, chiaramente, sulle utili creature vegetali chiamate Pikmin. Se conosciamo bene la serie, l’esteso e prolisso tutorial risulta abbastanza tirato per le prime due aree principali del gioco, ma è chiaro che questo lento avvio, caratterizzato da lunghe conversazioni tra i personaggi su ogni sfaccettatura dell’universo, è al servizio del tentativo di agevolare i neofiti della serie, così come una nuova generazione di possessori di Nintendo Switch, in quello che è ancora uno strategico incredibilmente atipico con pochissimi rivali. Una nicchia nella nicchia, insomma, ma che risulta sempre fantastica una volta che ne padroneggiamo anche solo i primi rudimenti.

Pikmin 4Tiratemi fuori da questa cava o crollerò

Pikmin 4 è la prima incursione interna di Nintendo nella magia dell’Unreal Engine, precedentemente utilizzato anche in Yoshi’s Crafted World di Good-Feel, e le migliorie visive sono evidenti fin dall’inizio: il terreno ha un aspetto tattile, la luce del sole rimbalza sulle increspature dell’acqua e la frutta raccolta sembra più lucida e gustosa che mai. In breve, il mondo dei Pikmin è davvero bello. Ma si tratta anche di un mondo con una maggiore profondità, nel senso più letterale del termine: le cave tornano in grande stile dopo essere state un po’ assenti in Pikmin 3, offrendo ampie opportunità di scendere al di sotto della superficie lussureggiante e vedere quali orrori si celano tra cunicoli oscuri e anfratti labirintici. Nel secondo episodio, queste caverne sono a più livelli e offrono un elemento di esplorazione dei dungeon che ci era mancato nel titolo per Wii U e nella rispettiva versione Deluxe. Inoltre, soltanto nella prima area mi sono imbattuto in una moltitudine di combinazioni di grotte diverse, ciascuna contenente ricompense vantaggiose quali un membro dell’equipaggio da salvare, tesori sostanziosi o nuovi Pikmin, che la voglia di scendere ad esplorare ognuna di esse per appropriarmi di ulteriore bottino era semplicemente irresistibile e, di conseguenza, è stato difficile ignorarle e proseguire la missione principale. In Pikmin 2, il tempo non scorreva mentre ci addentravamo nelle cave, una scelta di gameplay che toglieva intensità al fattore di sopravvivenza del titolo. Pikmin 4 ha riveduto e corretto in maniera opportuna tale formula e stabilisce che, dopo la prima spelonca introduttiva, le ore si susseguono in modo diverso quando ci troviamo sotto terra. Quindi, sebbene siamo liberi di spendere più tempo le viscere del pianeta, l’orologio circadiano continua a ticchettare, solo a un ritmo molto più torpido. Una volta conclusa la giornata, e dopo esserci ripresi dal trauma di vedere i Pikmin che abbiamo dovuto purtroppo lasciare indietro mangiati dalle creature autoctone, un dettaglio straziante oggi come vent’anni fa, il gioco ci trasporta in un nuovo campo base dove potremo parlare con i superstiti salvati fino a quel momento e potenziare le nostre abilità. Con ogni membro dell’equipaggio liberato, il nostro quartier generale si arricchisce di una funzionalità in più, come imparare qualcosa di più sull’ambiente, intraprendere nuove missioni e ottenere nuovi pezzi di tecnologia. Si tratta di una caratteristica della quale non ho mai sentito la mancanza nei precedenti Pikmin, eppure è stata integrata talmente bene che oggi non riuscirei più a farne a meno, soprattutto dopo aver recuperato il collega adatto per iniziare l’addestramento del nostro cucciolone…

Ebbene sì, è arrivato il momento di parlare del mastodontico (in proporzione) cane nella stanza: Occin viene introdotto come nostro singolare compagno domestico, e posso assicurarvi che ve ne innamorerete in un batter d’occhio. Durante le fasi iniziali, questo insolito membro della squadra funziona più o meno come un grosso Pikmin che ci segue, trasporta oggetti alla nave e combatte nemici occasionali, ma ben presto le decine di competenze che saremo in grado di insegnargli faranno una sostanziale differenza nel nostro viaggio: dalla possibilità di montargli in groppa per muoverci più agevolmente e scavalcare un certo tipo di ostacoli alla capacità di carico dei nostri Pikmin che possono così oltrepassare i letali corsi d’acqua, l’efficacia di Occin in un vasto assortimento di situazioni diverse è innegabile, tanto che l’unica mancanza che ho sofferto è stata l’incapacità di coccolarlo per rendere il giusto tributo ai suoi servigi. Al pari del cagnolone, le altre sistematiche novità introdotte in Pikmin 4 sono le due nuove varianti di Pikmin, gelati e iridescenti, i primi dotati di corpi resistenti al freddo e capaci di congelare nemici e fondali per regalarci qualche opzione tattica in più, ed i secondi utilissimi per affrontare le originali esplorazioni notturne o gli angoli più bui delle caverne. Lanciare un Pikmin gelato contro un nemico vicino lo congelerà, consentendoci di passare a un’altra specie con maggiore potenza offensiva per aggredirlo e sconfiggerlo. Possiamo persino gettarli all’interno di uno specchio d’acqua, trasformandolo da liquido a solido per spostare la nostra squadra su di esso senza conseguenze nocive, anche per le creaturine che non sanno nuotare. Gli iridescenti sono gli unici Pikmin che possono essere utilizzati durante le fasi notturne, e provengono da piccole tane luminose che dovremo difendere. Possono essere lanciati e comandati come gli altri Pikmin, ma hanno un meccanismo di “carica” esclusivo che consente loro di fondersi in un unico globo luminoso. Se questa palla incandescente entra in contatto con un nemico, lo stordisce con una deflagrazione: ciò provoca il distacco degli iridescenti dalla sfera e li fa fluttuare verso il bersaglio per attaccarlo. Naturalmente, non tutti gli approcci saranno sempre attuabili, come nel caso di alcune grotte invase dalla lava contro cui i poveri Pikmin gelati non potranno fare granché, ma in tal senso la facoltà di spostare agevolmente la loro Cipolla rende molto più agevole la rielaborazione repentina delle tattiche da adottare. Insomma, il fulcro del gioco resta innegabilmente quello di Pikmin, ma la pletora di nuove caratteristiche e di modifiche essenziali alle meccaniche di base lo rendono un ottimo punto di partenza per tutti coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta alla serie.

I livelli sono stati notevolmente ingranditi per creare ambienti dal respiro molto più ampio, pieni di percorsi tortuosi e di allettanti ricompense appena fuori portata, a cui non si può accedere finché non si ottengono determinate abilità, provocando quell’insidioso stimolo completista del nostro cervello che solo i migliori giochi in stile Metroid sono in grado di sollecitare. Gli scenari sono stati pensati per essere rivisitati più volte, a differenza dei predecessori che avevano una struttura più univoca e circoscritta. Tuttavia, le esperienze strategiche a breve termine sono ancora presenti, con livelli individuali di piccole e medie dimensioni integrati discretamente all’interno di altri più estesi, ai quali si accede attraverso vari portali. Altre piccole ma significative migliorie, come il sistema di puntamento e di lock-on, attenuano alcuni degli elementi problematici riscontrati negli altri capitoli e rendono il gioco più abbordabile per un pubblico moderno. Al contempo, un sistema di telecamere più dinamico, che permette di zoomare sul campo e di arretrare per la tradizionale visuale a volo d’uccello, aiuta il gioco ad abbracciare uno spirito meno tattico e più istintivo in alcuni frangenti, soprattutto quando si è in groppa a Occin per seminare caos e distruzione tra gli insetti. Ma forse la peculiarità più sorprendente del rinnovato sistema di inquadrature è una visione molto più dettagliata e personale del bellissimo mondo di Pikmin 4, che finalmente riesce a regalare quei momenti evocativi in stile “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” che la serie ha sempre cercato di promuovere. Mentre corriamo lungo il terreno sterrato, sovrastati da fiori, ornamenti da giardino e oggetti domestici, non possiamo fare a meno di ammirare la splendida luce diffusa attraverso i fili d’erba, con il sole che placidamente tramonta dietro la linea dell’orizzonte e la certezza che il nuovo formato prescelto non ha intaccato minimamente il fascino e il grado di sfida per cui la serie viene da sempre apprezzata da noi veterani.

Piattaforme: Nintendo Switch

Sviluppatore: Nintendo EPD

Publisher: Nintendo

Pikmin 4 è un’autentica rinascita della saga: ripensato da cima a fondo per renderlo molto più accessibile, e appetibile, a quanti se ne sono tenuti finora lontani per paura di una componente strategica troppo elaborata, non ha comunque ceduto il fianco a semplificazioni eccessive rendendo buona parte delle funzioni di supporto discrezionali e non parte integrante dell’impianto ludico. La presenza di Occin aggiunge un elemento di interesse e tutela supplementare, al pari delle spedizioni in piena notte, delle sfide Dandori e dell’intrigante ma modesta modalità cooperativa, perciò non posso che tessere le lodi di questo ritorno in grande stile dei Pikmin. Il mio consiglio spassionato è quello di concedergli una possibilità anche se non avete mai provato un singolo strategico, perché potreste scoprire un piccolo, grande, splendido mondo che stravolgerà completamente il vostro punto di vista.

Voto: 9.2

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.