Remnant II Recensione: fuoco, fiamme e corruzione

Siamo stati abituati, nel corso degli ultimi anni, ad aspettarci che la guerra non cambi mai. Con Remnant II, sviluppato da Gunfire Games e pubblicato da Gearbox Publishing, questa filosofia presa a piene mani da Fallout si ritrova in termini ancora più definiti. Del resto, avevamo già parlato di Remnant in passato, raccontando tutte le potenzialità di un’opera che aveva dalla sua un ottimo world building, una struttura di gioco solida e tanti, tantissimi elementi al suo interno particolarmente efficaci. Remnant II, ci teniamo già a rompere gli indugi, è un’evoluzione totale di quella filosofia, ora più matura e densa di contenuti, ora più decisa e totalizzante, oltre che appagante, efficace e memorabile. Se non altro, è una di quelle situazioni in cui è sempre bello sottolineare quando un obiettivo raggiunge ciò che si auspicava. E Remnant II lo fa, espandendo il suo contesto e migliorando quanto era stato fatto in passato, deliziando al contempo gli appassionati di sempre e pure i neofiti, scandendo la sua presenza in un panorama complesso come quello videoludico. Remnant From the Ashes usciva dal nulla, interessato più a convogliare stilemi alquanto noti alle produzioni che mettono la sopravvivenza, l’esplorazione e la scoperta nella cima della catena alimentare, non aspettandosi tuttavia di ricevere un’accoglienza del genere.

E al tempo, quando ancora Gunfire Games era ancora sconosciuta, nessuno si sarebbe mai aspettato un risultato del genere, il suo approdo su console e, soprattutto, anche su Nintendo Switch. Remnant II, come accennavamo prima, è la sua diretta evoluzione: più potente, più grosso, più forte e più bilanciato. E in quel “Più”, inoltre, si aggiunge altro, che si traduce in “Sì, ne voglio ancora, grazie”. Perché Remnant II è proprio questo: dal desiderio di mettere il giocatore a contatto con un’ambientazione chiaramente post-apocalittica in cui il Ward 13 è l’habitat naturale per nuove avventure. Procediamo con ordine, però, prima di fare altra confusione.

“Possa la mia misericordia prevalere sulla mia ira”

Preparato a dovere fisico, volto e colore dei capelli, l’avventura ha inizio. Il protagonista, rappresentato da noi, è alla ricerca del Ward 13, un luogo in cui una comunità di sopravvissuti resiste ai Root e alla corruzione che imperversa nel mondo. Mentre là fuori ci si ammazza, ci si uccide e chi riesce ad arrivare alla fine del mese con la testa ancora attaccato al collo, c’è chi si nasconde al sicuro. Non potendovi fare spoiler sulla trama dell’opera, sappiate soltanto che Remnant II evolve i ritmi narrativi e li approfondisce in maniera peculiare e particolareggiata, presentando una storia che funziona, con il protagonista che diventa più centrale rispetto al passato e vive gli avvenimenti direttamente. Definito come un Anomalo, che resiste al potere tracotante della corruzione e alle sue malefatte, il nostro alter ego affronta dunque una schiera di situazioni capaci di far impallidire persino lo stesso Rick Grimes, il protagonista di The Walking Dead. E quanto viene raccontato, quindi, si vive con maggiore intensità, specie grazie all’esplorazione e a un world building finemente proposto, che approfondisce la lore del mondo di gioco.

Come accennavamo prima, a risultare ancora più azzeccato rispetto al passato, oltre a una cura per ricreare in modo unico cosa si vive all’interno dell’architettura narrativa della produzione, è l’atmosfera. Spesso mai trattata in modo adeguato, quella presente in Remnant II fa scoprire un mondo in costante bilico, da scoprire dall’inizio alla fine soprattutto nei dialoghi con i comprimari. Sotto questo aspetto, tuttavia, l’opera presenta qualche inciampo, dovuto probabilmente all’ottima esperienza ottenuta dal team per mantenere alto il tassello del racconto, che però sa intrattenere, costringendo il protagonista ad affrontare situazioni complesse e intricate, dove niente appare come prima.

Il mondo, in tal senso, è ricco di dettagli e contenuti rilevanti, arricchito da livelli sempre ben strutturati e pensati per offrire un’esperienza di grande immersione e dallo spessore coinvolgente, in cui tutto cambia e ogni scontro potrebbe essere l’ultimo. Gunfire Games, per costruire al meglio l’intero tessuto narrativo, ha comunque offerto dei buoni dialoghi, sceneggiati discretamente, ma niente che facciano urlare al miracolo. Nonostante questo aspetto non sia il naturale punto di forza dell’esperienza nella sua totalità, resta in ogni cosa rilevante sottolineare quanto Remnant II abbia la capacità di arrivare all’obiettivo in modo intelligente, deliziando attraverso un costrutto di trama ben implementato. Anche se è ormai sempre più complesso riuscire a mantenere l’attenzione del giocatore in opere di questo calibro, Gunfire Games è arrivato allo scopo ed è andato oltre le attese, confezionando ancora migliore rispetto al passato.

Tutta la violenza di Remnant II

Qualcuno, in passato, definì Remnant: From the Ashes una sottospecie di Dark Souls sotto steroidi con le pistole e i fucili di precisione. Al contrario di quanto qualcuno potrebbe pensare, questa correlazione è particolarmente imprecisa, nonostante alcune similitudini presenti nei vari livelli dell’esperienza possano ricordare il capolavoro di FromSoftware. Remnant II, però, si discosta da quelle ispirazioni e intraprende un proprio cammino complementare ma differente, mantenendo lo stesso livello di difficoltà e adeguando, però, una struttura ludica più rifinita. Remnant II, in tal senso, è un action con meccaniche da sparatutto in terza persona con elementi da gioco di ruolo ottimamente implementati, sorretti da un sistema di gioco che intrattiene e coinvolge dall’inizio alla fine soprattutto grazie al feeling delle armi e a un miglioramento generale nella fluidità dell’opera. Il personaggio, dapprima macchinoso e complicato da muovere negli scenari della produzione, ora è finalmente più libero, e ha la possibilità di sparare con maggiore efficacia contro i nemici che escono anche dalle pareti, pronti a seminare panico, morte e una sequela di distruzioni degna del miglior film d’azione con protagonista qualche divo scultoreo di Hollywood come il buon Brad Pitt.

Il game design della produzione, già conosciuto in passato, è stato ancora maggiormente approfondito e migliorato soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del protagonista. Il menu, ora più immediato, consente di modificare l’equipaggiamento come si preferisce, e di consultare peraltro le caratteristiche di ogni singolo oggetto e arma utili per massacrare i Root in giro per i mondi di gioco di Remnant II. Intanto che la produzione presenta una struttura da gioco di ruolo ancora più approfondita, al netto di un editor del personaggio che farebbe presagire che non è così, la produzione di Gunfire Games si dimostra matura e presenta un sistema trattato con dovizia di particolari. A colpire nel segno, inoltre, sono i combattimenti: frenetici, vivaci e talvolta complessi, risultano comunque efficaci e brutali sotto ogni punto di vista, tant’è che l’opera segue quella direzione proprio per dare al giocatore le chiavi necessarie per sfruttare i combattimenti a suo vantaggio.

Come avvengono, però, i combattimenti? Sarebbe poco interessante affermare “Meglio del passato”, perché a contare è proprio la fluidità. In questo caso, tuttavia, è il coinvolgimento proposto che allieta il palato e si mostra in tutta la sua potenza. In Remnant II si spara tanto, si spara in continuazione e alle volte, per evitare di essere circondati, è necessario prendere delle contromisure. In più di un’occasione, infatti, ho abusato delle mod che è possibile installare sulle armi per avere la meglio. Avendo scelto il “Cacciatore”, che predilige il combattimento a distanza rispetto ad altro, ho implementato delle cure e, nel frattempo, la mod “Scossa” capace di risolvere le problematiche più complesse. Intanto che mi occupavo di sistemare al meglio le mie armi, mi preoccupavo delle mie difese e delle cure, oltre che degli antidoti necessari per affrontare i dungeon della produzione. Al suo interno, infatti, ce ne sono tantissimi: ognuno di essi è impegnativo, adatto allo scopo, preciso nell’obiettivo e costantemente pieno zeppo di nemici. Ed è la proceduralità a colpire, oltre che i combattimenti e le sfide che si possono vivere al suo interno, non contando la varietà di situazioni che si coniugano con una una struttura di gioco che appaga e coinvolge a tal punto da risultare ben più che essere solamente tale, arrivando nel complesso obiettivo di risultare più matura rispetto al passato.

Tante fiamme, tanto fuoco e tanta corruzione

Sul lato tecnico di Remnant II, in realtà, non abbiamo nulla da eccepire, tant’è che, rispetto al passato, è stato tutto adeguato e sistemato in modo definito e attento per offrire un videogioco capace di esaltare caratteristiche sempre appaganti e ben confezionate. Lo stesso, in realtà, si può dire della direzione artistica, che colpisce e appaga dall’inizio alla fine, mostrando tanta personalità e un’ottima dose di contenuti capaci di esaltare le meraviglie di un costrutto ludico funzionale allo scopo.

Sotto questo aspetto, inoltre, l’opera arriva all’obiettivo e sorprende, lasciando al giocatore ben più delle classica esperienza di fondo che può essere utile allo scopo. Al suo interno, va detto, potreste spendere un’infinità di ore fra dungeon, campagna principale e missioni in cooperativa, che rappresenta il cuore pulsante dell’esperienza di gioco e di certo la sua massima estensione che va ben oltre le attese. Un’opera intensa, grande e forte, potente al tempo stesso e, soprattutto, incredibilmente unica nel suo genere.

Piattaforme:  PS4, PS5, PC, Xbox One e Xbox Series X|S

Sviluppatore: Gunfire Games

Publisher: Gearbox Publishing

Un videogioco ottimo, ben strutturato e appagante, che intrattiene e coinvolgente dall’inizio alla fine in una campagna principale che potrebbe portarvi via addirittura più ore di quanto potreste immaginare. Strutturato in modo ottimo nel game design e proposto come un videogioco complesso, Remnant II è in realtà semplice da gestire, anche se è certamente meglio non sottovalutarlo totalmente.