L’importanza di preservare i videogiochi nel tempo è un aspetto fondamentale dell’evoluzione dell’industria, e da diverso tempo si sono intraprese diverse azioni al fine di permettere ai nuovi videogiocatori di fruire dei software datati sulle piattaforme più moderne. Abbiamo familiarizzato diverse volte con rimasterizzazioni, remake, reboot e porting, e non c’è un’operazione migliore dell’altra in senso assoluto, dovendo ogni software house e publisher valutare caso per caso in base a diversi fattori. L’episodio più recente di conversione che prenderemo in esame è quello di Red Dead Redemption a cura di Rockstar Games e Double Eleven, che con un’operazione di porting rilasciano il celebre titolo western del 2010 originario di PlayStation 3 e Xbox 360 su PlayStation 4 e Nintendo Switch.
La necessità di tale pubblicazione nasce dalla richiesta del pubblico di poter fruire del bestseller videoludico sulle piattaforme attualmente sul mercato, essendo un prodotto, almeno lato Sony, confinato su PS3, mentre la retrocompatibilità estesa di Xbox ha già potuto accontentare gli utenti Microsoft da diverso tempo. Ciò che l’utenza però si aspettava da Rockstar era una conversione del prodotto più corposa, ravvisabile potenzialmente in una remaster di sorta, e ciò ha lasciato l’amaro in bocca al pubblico al momento dell’annuncio, soprattutto se si rapporta il porting in oggetto al prezzo di lancio scelto per l’occasione. Noi siamo tornati nel favoloso selvaggio West ideato da Rockstar in versione PS4 giocato in retrocompatibilità su PS5 per evidenziare punti di forza e criticità di questa edizione, cercando di capire se il lavoro dell’acclamata software house vale la spesa e soprattutto per chi.
Red Dead Redemption: il naturale invecchiamento di un capolavoro
La storia di Red Dead Redemption è ambientata qualche tempo dopo gli eventi di Red Dead Redemption 2, e vede protagonista John Marston, ricattato dai federali e costretto a dare la caccia ai suo vecchi compagni della banda del carismatico Dutch van der Linde per ottenere una redenzione per lui e la sua famiglia. Il percorso che John Marston dovrà affrontare sarà complesso e irto di ostacoli, sanguinoso e costellato di diversi personaggi che ne plasmeranno le azioni. La narrativa di gioco è legata a doppio filo all’immenso open-world, che ancora oggi risulta centrale e capace di regalare scorci suggestivi e sequenze degne di nota, seppur sotto diversi aspetti i limiti del tempo si avvertono inesorabilmente. Cavalcare a cavallo risulta ancora un’esperienza immersiva, soprattutto quando si è nel bel mezzo dei dialoghi scritti in pieno stile Rockstar che avvalorano non di poco una produzione già imponente tredici anni fa, i quali possono essere fruiti anche attraverso i sottotitoli in italiano, ora personalizzabili in fatto di dimensioni insieme ai testi.
I contenuti dell’offerta sono i medesimi del 2010, fatta eccezione per il multiplayer, assente in questa versione, che tuttavia può vantare dell’espansione fantastica Undead Nightmare, che racconterà una storia inedita e horror la quale vedrà John Marston alle prese con un’invasione di zombie da risolvere che attanaglia tutto il continente. La progressione è la stessa che contraddistingue tutti gli open world di Rockstar, basata su delle icone di lettere iniziali dei personaggi con cui interagiremo presenti sulla mappa che se raggiunte daranno il via alle missioni principali. Il tutto è ovviamente contornato da attività secondarie contestuali che contribuiscono alla credibilità di un mondo selvaggio e spietato, dove le nostre azioni avranno un certo peso bilanciato da una barra di fama e onore che influenzerà l’ambiente circostante.
Dal punto di vista del gameplay, le fasi di shooting si son dimostrate semplicistiche ma funzionali, grazie al classico sistema di coperture e al portentoso Dead Eye che permette di colpire al rallentatore molteplici bersagli, ma ad essere invecchiati pesantemente risultano i controlli del protagonista, il quale dimostra una certa macchinosità quando si muove all’interno del mondo di gioco e tenta delle interazioni con ciò che lo circonda. Proprio su questi ultimi fattori la conversione tanto bramata sarebbe dovuta intervenire per restituire un prodotto levigato, mentre vedremo che il focus del porting in esame è circoscritto alla risoluzione e alla stabilità dell’esperienza.
Il valore del porting
Se fondamentalmente, sotto il profilo ludico e narrativo, il porting di Red Dead Redemption mette in scena esattamente lo stesso gioco, qualche aggiunta e miglioria dal punto di vista tecnico c’è ed è importante farne menzione. Il titolo, in versione PS4, può vantare di una risoluzione di 1080p, che arriva a 4K nel caso venga eseguito in retrocompatibilità su una PS5, in entrambi i casi con il frame-rate bloccato a 30 fps, vera nota dolente della produzione sebbene sia granitico in ogni occasione senza alcuna incertezza. La versione da noi testata ci ha permesso di andare a personalizzare l’antialiasing di gioco in due opzioni, che di default risulta impostato su FSR2 (la tecnologia di upscaling di AMD), il quale migliora la resa complessiva, anche rispetto a FXAA e alla versione in retrocompatibilità eseguita sulle console Xbox.
Presente anche la possibilità di disattivare il motion blur per evitare le sfocature di movimento, ma nessun miglioramento per quanto riguarda i modelli ed effetti visivi, e talvolta è capitato qualche bug strutturale e sul versante delle animazioni. Anche l’impianto audio è rimasto invariato, così come le texture del mondo di gioco, che tuttavia beneficiano della risoluzione aumentata rispetto alla versione PS3, che ricordiamo girare a 640p con un frame-rate non sempre ancorato ai 30 fps. Tra i benefici troviamo chiaramente una velocità dei caricamenti superiore rispetto alla versione nativa, che garantisce meno tempi morti tra una schermata e l’altra.
In sostanza, parliamo di un’operazione conservativa utile ai fini della fruizione ma che non presenta particolari accorgimenti che possano migliorare decisamente l’esperienza, rappresentando un’iniziativa per garantire semplicemente l’accesso al gioco agli utenti delle piattaforme di attuale generazione, non una proposta all’altezza della qualità del gioco Rockstar, che tuttavia garantisce anche all’utenza di Nintendo Switch l’accesso al proprio titolo western, ma che esclude nuovamente e in maniera ingiustificata quella PC.
Piattaforme: PS4, Switch
Sviluppatore: Double Eleven, Rockstar Games
Publisher: Rockstar Games
Red Dead Redemption è, ancora oggi, un grande gioco, e nonostante su diversi fronti si avverta il peso dei suoi anni, questo non ne impedisce la giocabilità, e lo dimostra il semplice porting di cui siamo testimoni. Proprio l’operazione messa in atto di Rockstar Games e Double Eleven è un’arma a doppio taglio: da una parte apre un grande titolo ad una fetta di utenza inedita, quella di Nintendo, che può accedere all’epopea di John Marston in portabilità e con prestazioni decisamente accettabili, mentre dall’altra parte delude le aspettative di un’utenza che avrebbe voluto di più dal punto di vista prestazionale. Se è vero che per molti aspetti, il titolo si difende ancora bene, grazie anche a piccoli accorgimenti di antialiasing e risoluzione, insufficiente è la mancanza di un intervento in termini di prestazioni che possano sfruttare l’hardware di Sony, ad un prezzo inoltre non esattamente invitante per questo tipo di manovre che si attesta a 49,99 € in questo caso specifico. La rinnovata assenza di una versione per PC è probabilmente l’ombra più grande di una pubblicazione che a conti fatti andava pensata meglio per dare lustro a uno dei migliori videogiochi della settima generazione di console, che comunque al di là della morale e dell’etica, grazie a questo porting non andrà perso nel tempo. I suoi importanti attributi direttamente dal lontano 2010 lo rendono una pietra miliare del videogioco, altamente giocabile oggi esattamente come allora, ed è consigliato soprattutto a chi non ha mai avuto a che fare con la serie, o chi aspettava da tempo un’occasione di giocare il primo capitolo dopo aver completato il secondo, consci di una manovra che farà discutere per diverso tempo.
