L’attesa è finita, la guerra dei mille anni è ormai iniziata. In questa torrida estate anche le novità sul fronte animazione sono roventi. Dopo lunghi mesi di trepidazione la serie anime Bleach: Thousand-Year Blood War(in originale BLEACH 千年血戦篇 – Bleach: Sennen Kessen-hen) è arrivata anche in Italia sulla piattaforma Disney+. Prodotta dallo Studio Pierrot, la saga è composta da 52 episodi suddivisi in quattro parti rilasciate separatamente con pause intermedie. Il primo cour, denominato The Blood Warfare, è stato trasmesso in Giappone su TV Tokyo a partire da Ottobre 2022, mentre nel resto del mondo la distribuzione, in esclusiva, spetta ad HULU per gli USA e a Disney+ per i restanti paesi. La piattaforma della casa di Burbank, tuttavia, ha rilasciato Bleach: tybw in date e modalità differenti nelle diverse aree geografiche. In Italia è approdata il 5 luglio scorso, quando sono stati resi disponibili i primi 13 episodi, sia in versione originale sottotitolata che con il doppiaggio italiano, a cura della Dynit, il noto italico editore di anime e manga. La seconda parte, invece, intitolata The Separation, è in pubblicazione in Giappone dall’8 luglio e distribuita in diversi paesi tra cui l’Italia, in simulcast da Disney+, con un nuovo episodio ogni sabato, ma, per ora, solo in versione sottotitolata. Bleach: Thousand-Year Blood War è stato annunciato il 18 dicembre 2021, durante il Super Stage del Jump Festa 2022, in occasione del ventesimo anniversario del manga, che è stato serializzato sulla nota rivista giapponese Shōnen Jump dal 7 agosto 2001 sino al 22 agosto 2016. Tratta dal manga Bleach di Tite Kubo è un sequel diretto della serie anime omonima(prodotta sempre dallo Studio Pierrot) e segue la storia dell’ultima saga, dal capitolo 480 al 686, esclusa nel precedente adattamento. La prima serie anime conta 16 stagioni, con un totale di 366 episodi, molti dei quali filler, trasmessi dal 2006 al 2012. L’edizione italiana di Bleach, curata sempre dalla Dynit, è stata distribuita su Amazon Prime Video da aprile 2021 a luglio 2022, dove è tutt’ora in catalogo.
Bleach Thousand – Year Blood War: La guerra millenaria tra Shinigami e Quincy
L’arco di Bleach: Thousand-Year Blood War si ricollega di direttamente al finale della serie precedente, lasciato, inevitabilmente, sospeso ed incompleto. Ichigo Kurosaki, il protagonista, ha riacquisto i suoi poteri da sostituto Shinigami, ma la ritrovata quotidianità ha vita breve. Un’ondata di anomali omicidi di Hollow e diverse sparizioni nel distretto del Rukongai allertano gli Shinigami. I loro timori, però, si materializzano prima del previsto. I nemici assalgono brutalmente la Sereitei, decisi a rivelarsi e a dichiarare guerra alla Soul Society, con l’intento di distruggerla e rimodellare tutta l’esistenza in un nuovo impero . Sono i Quincy, l’ordine di umani medium manipolatori del reishi(il componente principale delle anime e di tutta la materia spirituale) sterminatori di Hollow (invece di purificarli come i soul reaper), che si credeva essere stati eliminati 1000 anni orsono. Guidati dal loro fondatore Yhwach, si sono nascosti per un millennio e dopo aver recuperato i propri poteri si sono riorganizzati e ribattezzati Wandenreich (termine tedesco per “impero invisibile”). Ichigo ed i suoi compagni accorrono in aiuto e prenderanno parte al sanguinoso conflitto, che per il protagonista sarà foriero di nuove verità che faranno luce sull’origine e sulla reale forma dei suoi poteri. Dramma, mistero, con un pizzico di sano humor e una nota di romanticismo si mescolano sapientemente. La narrazione è estremamente scorrevole, magnetica, rapisce lo spettatore e lo proietta nelle peripezie che si abbattono sui protagonisti. Gli eventi si susseguono veloci, inarrestabili, tangibili l’urgenza e i sentimenti che muovono i personaggi, valorizzandone la tragicità. Il ritmo e la tensione seguono, esaltandoli, quelli del manga, senza aggiungere filler o scene inutili. La storia è carica di azione ed emozioni, arricchita da numerosi colpi di scena che sbaragliano le carte in tavola. La serie ha beneficiato del supporto dello stesso Tite Kubo, il quale ha supervisionato il progetto fornendo suggerimenti e correzioni. L’intervento dell’autore fa ben sperare gli appassionati, molti dei quali sono rimasti delusi dal finale del manga, a tutt’oggi una delle saghe più dibattute trai lettori dell’opera. La fase conclusiva di Bleach è stata spesso giudicata, a torto e a ragione, approssimativa e confusa, con punti in sospeso, senza risposta od adeguata spiegazione. Le critiche non risparmiano i personaggi, alcuni dei quali sono stati trascurati o sottosviluppati, mentre altri sono stati introdotti senza un reale approfondimento o utilità. Tralasciando le opinioni personali, traviate dai gusti ed esperienze soggettivi, è innegabile che il racconto del manga presenti dei difetti, pertanto non è irragionevole sperare che nell’anime tali lacune vengano colmate. La serie dispone di grande potenziale, che nella sua versione animata potrebbe palesarsi a pieno splendore. Bleach, invero, è un opera estremamente articolata tanto sotto il profilo narrativo – strutturale, quanto contenutistico. Sebbene sia uno shōnen, destinato pertanto primariamente ad un pubblico di adolescenti, presenta una maturità non comune al genere, seppur spesso celata da un approccio apparentemente leggero ed un humor che oscilla abilmente tra il sagace ed il demenziale. Non è un caso, difatti, che il rating medio sia 16+, anche per molti episodi del primo anime. Sono molteplici le tematiche affrontate nell’arco della serie, che raggiungono il loro apice proprio nella saga finale, in un turbine di azione, conflitti interni ed emozioni. Amicizia e lealtà, il rapporto spesso caliginoso ed indefinito tra bene e male, argomenti molto in voga negli shōnen, sono temi cardine di Bleach, ma non gli unici. Morte, destino e sacrificio, concetti per loro natura profondi e complicati, multiformi nella loro interpretazione, vengono approfonditi continuamente nell’opera, con una disamina equilibrata fortemente connessa all’escatologia e al rapporto vita/morte tipiche delle religioni orientali. Sfortunatamente, proprio a causa delle sue complessità, è consigliabile la visione del precedente adattamento o la lettura del manga prima di cimentarsi nella visione di Bleach: TYBW. Un limite per i nuovi spettatori che non conoscendo l’intera opera rischiano di non comprenderla e apprezzarla a pieno.
Fedeltà al manga e altissima qualità: la dicotomia vincente
L’anime Bleach: Thousand-Year Blood War è nel complesso ancor più fedele alla versione manga del precedente adattamento, con un tono più maturo e oscuro rispetto alle passate stagioni. Fino ad ora le modifiche sono minime e trascurabili ai fini della narrazione principale. Sono state eliminate alcune piccole scene presenti nell’opera cartacea, tuttavia, in compenso, sono state aggiunte delle sequenze e dialoghi extra per meglio caratterizzare taluni personaggi e gli eventi che non sono stati completamente esplorati nel manga. Diversamente dalla prima serie persino le censure sono marginali. Il precedente anime, come molti altri del passato, era stato trasposto in una versione leggermente revisionata ed edulcorata rispetto al manga. Questa forma di controllo, che vede vittima soprattutto gli shōnen, è conseguenza diretta delle regole più severe che devono rispettare gli anime per quanto riguarda la violenza, il sangue, il sesso e altri contenuti sensibili, poiché sono trasmessi in televisione e devono adattarsi al pubblico e agli orari previsti. Dialoghi riscritti per evitare un linguaggio troppo scurrile, ferite e sangue ridotti di entità, combattimenti allungati, nudità e abbigliamenti audaci ritoccati per non mostrare troppa pelle (soprattutto femminile), sono tra le correzioni più comuni per rendere più soft gli elementi considerati controversi. Tale strategia censoria, però, non è priva di fini commerciali. Le revisioni abbassano il target del programma, permettendo così la sua trasmissione in prima serata, posizione che attira un pubblico più ampio e variegato rispetto ai manga, aumentando virtualmente la platea di spettatori e la possibile audience. Proprio per questo motivo colpisce primariamente le opere shōnen le quali sono le più duttili come fascia di mercato. Fortunatamente questa pratica è attualmente meno comune o invadente rispetto al passato. Bleach: Thousand-Year Blood War ne è da pratico modello. L’unica revisione rilevante, già presente nella serie classica Bleach, è il braccio protesico di Kukaku Shiba, assente, invece, nell’opera originaria. Una scelta che, probabilmente, è giustificata dal voler mantenere una continuità con il precedente adattamento. Oltre ciò, il taglio di due scene in cui sono presenti nudità femminili con annesso un breve scambio di battute ironiche, che, come di prassi in Bleach, sono ben contestualizzate e non sessiste. Di contro il sangue scorre copioso, le battaglie violente e feroci, non risparmiando le minuzie più truculente, sempre, tuttavia, rappresentate con stile e garbo. La serie, anche da quest’ottica, ha avuto il vantaggio di essere prodotta dopo dieci anni dalla fine della precedente, beneficiando così dei progressi tecnologici e artistici del settore. L’animazione è in sinergia con la narrazione, fluida e dinamica, con sequenze d’azione spettacolari e intense, dai movimenti naturali ed effetti appariscenti. I Bankai, la forma finale e completa delle Zanpakuto(le spade spirituali degli Shinigami), si manifestano in tutta la loro magnificenza. L’utilizzo di elementi 3D CGI, come i medaglioni Quincy e alcuni elementi nelle sequenze di combattimento, risulta equilibrato e ben combinato con il resto dell’animazione. La grafica dell’anime è nel suo insieme di alta qualità e più fedele allo stile manga del precedente adattamento. Il character design dei personaggi, infatti, è curato e raffinato, le espressioni, le proporzioni e lo stile estremamente rassomigliante ai disegni dell’opera cartacea. La fotografia è ben bilanciata, perché, pur risultando nel complesso omogenea è estremamente versatile, composita e si trasforma piacevolmente a seconda del contesto narrato. Alcune delle sequenze più cruente, ma al contempo connotate da una forte carica emotiva, sono caratterizzate da una fotografia che ricalca i filtri cinematografici, con trucchi di vario tipo, dall’effetto viraggio, più o meno marcato, di un colore dominante ai soft focus, che creano una leggera sfocatura sulle immagini. A ciò si aggiungono giochi di luce, comprese scene in sovraesposizione o in sottoesposizione. Soluzioni visive, che non sono una forma di censura o mitigazione della rappresentazione, bensì all’opposto un espediente artistico che valorizza la sequenza, cristallizzandone la drammaticità, evitando l’effetto splatter. Il tutto potenziato egregiamente dal taglio delle inquadrature, anch’esso fedele al manga, sempre molto curato e raffinato, capace di enfatizzare al meglio l’azione, l’espressione, i particolari e l’atmosfera dei personaggi e delle scene. Artifici che abbattono le critiche sulla presunta eccessiva violenza della saga, la quale esattamente come il fanservice è in Bleach è sempre ben contestualizzata e legittimata, mai volgare o banalizzata. Un esempio lo ritroviamo nell’episodio 10, L’ultima battaglia. Le tinte fosche e cupe, screziate dal rosso carminio del sangue, al contempo vivido e scuro, donano all’epico scontro un’ambientazione cruenta e spietata, che si va ad equilibrare con la grafica dei flashback dei protagonisti contraddistinta da forti contrasti e da un lieve filtro seppia che richiama l’effetto antico dell’omonimo viraggio. Analogamente, seppur con resa contrapposta, nelle puntate 11 e 12(Tutto ma non la pioggia e Tutto ma non la pioggia – la verità di giugno) la fotografia è armoniosa, ricca di piacevoli dettagli, dalla luce soffusa e con una palette di colori più tenui e caldi per creare un’atmosfera nostalgica e romantica, che ben caratterizza la profonda emozionalità delle scene. In molte sequenze sbaraglia l’alto contrasto di colori tra i personaggi ed i background, che in alcune situazioni regala un particolare effetto antitetico. Un esempio è il bianco ottico delle divise dei Quincy che, insieme all’effetto aura blu del reishi, regala loro un’apparenza quasi angelica, in ferino contrasto con la loro brutalità ed il loro tetro quartier generale, il Wandenreich(giustificatamente buio data la sua locazione). In contrapposizione, spicca Ywhach, il capo progenitore dei Quincy, vestito totalmente di nero, dall’aspetto solido e particolareggiato, ma che al contempo appare fumoso, di corvina impalpabilità. Sono finezze espressive che in Bleach: Thousand-Year Blood War vengono esaltate al massimo, con una maggior resa visiva rispetto al manga stesso, grazie proprio alla sua fotografia e del non meno notevole livello dell’animazione.
L’alta qualità di Bleach: TYBW, tuttavia, non si limita al comparto visivo. La colonna sonora di Bleach: Thousand-Year Blood War è composta da Shiro Sagisu, lo stesso autore delle musiche delle precedenti stagioni dell’anime. Si caratterizza per il suo stile epico e drammatico, che ben si adatta alle scene di battaglia e ai momenti di pathos della storia. Non mancano alcuni brani delle precedenti stagioni, soprattutto le theme dei personaggi principali, che contribuiscono a mantenere quel rapporto di continuità che fa da sfondo e ponte tra le due serie anime. Legame ulteriormente espresso nella sigla di chiusura del primo episodio, rivelatasi una piacevole sorpresa per i fan. Si tratta di “Rapport” di Tatsuya Kitani, che era stata usata come tema principale per la mostra del 20° anniversario di Bleach, Bleach EX1. Nel video di accompagnamento si susseguono le immagini della mostra, con i disegni originali di Tite Kubo e delle sequenze della serie classica. Un gradito omaggio al creatore della serie e ai suoi fan, che a lungo hanno aspettato il ritorno dell’anime. Per i restanti episodi del primo cour l’ending è “Saihate” di SennaRin, mentre l’Opening è “Scar” di Tatsuya Kitani, sostituite nel secondo da “STARS” dei w.o.d., come apertura ed “Endroll” di Yoh Kamiyama in chiusura. Canzoni pop e rock che ben si sposano con la restante soundtrack della serie, valorizzandone il carattere in modo distintivo. Il doppiaggio italiano è curato nuovamente dalla Dynit, che si era già occupata della serie passata, questa volta con la supervisione di AntonioGenna.net, un sito specializzato nel mondo dei doppiatori e della zona animazione. Il cast, fortunatamente, è rimasto lo stesso della serie classica, di cui si era già apprezzata la fedeltà alle voci originali e la qualità delle interpretazioni. Pregi che ritroviamo riprodotti anche in Bleach: TYBW. L’adattamento è stato fatto con riguardo e criterio, mantenendo i nomi originali delle tecniche e dei poteri e traducendo fedelmente, nei limiti del possibile, i dialoghi. Unica nota stonata riguarda alcuni piccoli errori di sincronizzazione tra le labbra e le voci, che comunque non guastano l’esperienza audiovisiva. Per quanto concerne la seconda parte(attualmente trasmessa sottotitolata), la Dynit ha annunciato recentemente l’inizio dei lavori per il doppiaggio del secondo cour, nonché la distribuzione dei DVD di Bleach: Thousand-Year Blood War prevista per il 2024. Non mancano le piccole chicche, ennesima prova dello zelo con cui è stato realizzato l’anime. Gli Eyecath, le brevi scene o immagini usate per segnare l’inizio e la fine di una pausa pubblicitaria in un programma televisivo giapponese, sono realizzati con le illustrazioni esplicative dei volumi del manga, rappresentanti i vari personaggi. Al termine della sigla di chiusura, in sostituzione dei classici Omake, le sequenze extra o bonus alla fine degli episodi di molti anime, vengono mostrate delle citazioni dei personaggi tratte dal manga o dall’anime di Bleach, che riassumono il tema o il messaggio dell’episodio appena visto. La grafica è semplice e minimalista, in stile manga, con un disegno(sempre ripreso dall’opera cartacea)in alto e sotto le frasi, scritte in giapponese, i cui kanji compaiono contestualmente alla lettura del protagonista. Una scelta che conferma la volontà di offrire maggior spessore e pregio alla saga.
Bleach: Thousand-Year Blood War un’opera ambiziosa e complessa, che cerca di dare una conclusione encomiabile e doverosa ad una delle opere più popolari e influenti del genere shōnen. Bleach, infatti, è considerato uno dei manga e anime “Big Three” dei primi anni 2000, insieme a Naruto e all’interminabile One Piece. Il sequel, pertanto si fa carico dell’eredità della serie cartacea e della responsabilità di conferire nuovo lustro alla versione animata. Un obiettivo temerario che ad oggi, per quanto concerne gli episodi rilasciati, è da considerarsi raggiunto. Nonostante qualche imperfezione, la fedeltà al materiale originale del manga e l’eccelsa qualità tecnica dell’anime, rendono Bleach: TYBW un sublime tributo all’iconico shōnen. Un’ottima occasione per apprezzare lo stile e la creatività di Tite Kubo, il quale ha dato vita ad un universo poliedrico ed intrigante, che ha saputo coinvolgere e appassionare milioni di fan in tutto il mondo.