Baldur’s Gate III

Baldur’s Gate 3 Recensione: una bella conferma anche su PlayStation 5

Per i player di vecchia generazione godere su console dell’esperienza videoludica del già acclamato dalla critica Baldur’s Gate 3 è qualcosa di difficilmente concepibile. Io stesso, inizialmente scettico, ora mi accingo a scrivere questa mia prima recensione con l’emozione di un bambino a Natale e nelle orecchie il sottofondo musicale scritto da Michael Hoenig per Baldur’s Gate II. Era il 2000. La crudeltà di Irenicus, antagonista che merita un posto di fianco a grandi malvagi quali Ganondorf e Sephiroth, mi rapì grazie all’amico d’infanzia Stefano V. che mi introdusse al secondo capitolo del titolo a marchio Bioware e pubblicato da Black Isle Studios. Parliamo di un capolavoro da due milioni di copie vendute che, purtroppo, non ha avuto, sino ad oggi, un successore principalmente a causa delle difficoltà economiche del Gruppo Interplay Entertainment di cui era parte proprio Black Isle Studios. Nonostante si debbano a quest’ultima ulteriori must have quali Planescape Torment, Icewind Dale (I e II) e Fallout (I e II) per essa fu il Game Over. Tale era il crogiolo di idee e teste pensanti che ospitava il publisher che da essa scaturì Obsidian Entertainment come spin off che, a propria volta, sfornò diversi successi tra cui Neverwinter Nights II: Mask of the Betrayer, ossia il primo caso in cui un’espensione è più bella del gioco base. Beamdog Studios ci regalò, con la sua divisione Overhaul Games, il porting della saga su tablet nella Enhanced Edition e qualche contenuto bonus (niente di eccezionale, uno zuccherino per i nostalgici), ma la vera anima del gioco è rimasta sopita, in attesa. La quinta edizione di D&D ha risvegliato il drago ed il sangue di Bhaal, il cui simbolo svetta nel menù principale del gioco come stendardo di un tempio sotterraneo.

Completato questo doveroso excursus storico, vi rinvio all’entusiasta ed ottima analisi realizzata da Salvatore Cardone (la trovate qui) per una maggiore comprensione dell’esperienza su PC, mentre dal canto (bardico) mio voglio approfondire quella personalmente vissuta su PlayStation 5. Come anzidetto, ero particolarmente dubbioso sulla fruibilità del gioco sulla console di casa Sony, ma mi sono dovuto totalmente ricredere, nonostante la mia gioventù sia stata caratterizzata dal vivere simili esperienze dopo l’installazione di numerosi CD (tante e tante erano le ore di gioco a voler sfidare la tecnologia dell’epoca). Partiamo poi dall’assunto che gli amanti dei giochi di ruolo sono abituati a vivere quest’ultimi su console principalmente quando trattasi di serie JRPG (es. le varie saghe dei Tales of oppure Final Fantasy) mentre i pilastri del GDR digitale in Occidente hanno da sempre preferito il mouse al Joypad, forse con le prime grandi eccezioni individuabili in Skyrim e The Witcher (fruibili persino su Switch).

Baldur’s Gate; Baldur’s Gate 3; Baldur’s Gate III

Baldur’s Gate 3: non è tutto oro quel che luccica… ma comunque luccica!

Ovviamente prendiamo le mosse da qui. Sapete già che chi scrive ha un’opinione positiva della trasposizione su PS5 di Baldur’s Gate 3, ma ovviamente non è tutto oro quel che luccica. I quattro ulteriori criteri che seguiranno sono davvero poco condizionati dallo strumento di gioco, fatta giusto eccezione per la fruibitilità, mentre il comparto grafico in generale resta di altissimo profilo. Per quanto riguarda la storia e la narrazione, o è buona oppure non lo è senza che gli FPS facciano alcuna differenza. La vera sfida in questo caso consisteva nel rendere intuitivo un titolo che offre una gamma di opzioni di gioco veramente variegate. Perché se è vero che, da una parte, non parliamo di un open world di casa Bethesda, dove a forza di ricaricare il save e cambiare strategia potresti anche finire con lo sconfiggere il gigante di turno prima del livello 15, dall’altra, resta il fatto che le meccaniche di gioco sono di per sè molto complesse per ampiezza.

In pratica, vi racconto di un gioco con una progressione lineare che, però, sconta/eccelle per le molte possibilità fornite dalle regole di Dungeons & Dragons, intessute nel vero e proprio codice sorgente sin dal primo tiro del Dado da 20 (D20) che determinerà se scassinerete o meno quella serratura, convincerete i banditi a lasciarvi andare con una prova di Persuasione o, ancora, se colpirete con una freccia il goblin su quella rupe. Non temete, quanto vi ho appena descritto, ossia la struttura portante del gameplay, è ottimizzata su PS5. Cos’è allora che non performa? Inizialmente i menù radiali delle azioni del personaggio (incantesimi, abilità, etc.) accessibili tramite R1 e L1 vi richiederanno un po’ di abitudine, ma il maggior “grado di sfida” sarà l’inventario (R2). Alle volte perdo diversi secondi a ricordare come spostare una scimitarra dal mio equipaggiamento a quella di un compagno del party e le immagini degli oggetti risultano davvero troppo piccole per permettere di individuare quanto necessario al primo colpo d’occhio o, comunque, agevolmente. Inizialmente non mi ero neppure reso conto che alcune immagini provengono da BG I e II (es. le gemme) al pari dei simboli di numerosi incantesimi. Ammetto che tutt’ora non mi ritrovo con l’interfaccia dell’inventario, ma è una pecca tra tanti pollici in su tra i quali mi sento di inserire la funzione di Level Up del personaggio che è davvero ben fatta e permette ai novizi del D20 System di entrare nelle logiche del GDR (grazie anche all’aiuto della modalità “suggerimenti” attivabile con R3).

Un consiglio? Appena iniziate a “ruolare” cliccate su Opzione, poi andate nella sezione Controller e studiatevi con attenzione la mappatura del Joystick; vi semplificherà la vita. La scorciatoia da imparare subito, invece, è Start cui segue Triangolo per il salvataggio rapido; abusatene e mi ringrazierete. Se volessi concludere le note stonate (del bardo), aggiungerei che le funzioni rapide sui direzionali finiscono spesso per essere utilizzate più per errore che per scelta consapevole, ma voglio ribadirlo, quando il livello è alto (quasi epico) è normale cercare le minuzie.
A tirar le fila del discorso, non rimpiangeremo la Steam Deck, in un porting che da questo punto di vista ci ha soddisfatti pienamente e da cui, forse, si poteva pretendere uno sforzo ulteriore ricordando che, in un passato remoto, Stadia era uno dei principali orizzonti di Baldur’s Gate 3.

Baldur’s Gate 3

Immersività: cappa e spada = popcorn

Elemento essenziale di un gioco è la sua capacità di rapirti, farti perdere la dimensione di tempo e spazio, e Baldur’s Gate 3 centra il colpo con un critico. Ho avuto modo di leggere alcune recensioni che hanno criticato la qualità della grafica di gioco, ma, fermo il rispetto per l’opinione di ciascuno, credo si tratti di valutazioni decontestualizzate rispetto al gioco in sé per sé, posto che sarei curioso di sapere che impostazioni hanno selezionato in termini di FPS (oscillabili tra i 20-60). La nostra avventura nel Faerun non ci vedrà correre (peccato) o saltare tramite una funzione comune di movimento (il salto va caricato, direzionato e attivato) e la visuale è concepita principalmente dall’alto. L’esplorazione è vecchio stile, in senso buono, e , perciò, non necessita di elementi di dettaglio esagerato, anzi la telecamera deve premiare gli spazi ampi, il che non si traduce in una scarsa qualità generale della texture quando si passa da una prospettiva isometrica ad una molto ravvicinata tramite lo zoom. In definitiva, la capacità di ottimizzazione della telecamera convince senza appello.

Al contempo, si riscontra una cura maniacale proprio per i dettagli minori quali le cornici ed i bottoni di menù e schede o l’assenza di eccessiva statiticità degli sfondi delle aree di gioco dove anche un topo di passaggio può condurci, con il giusto tiro di dado, a qualche evento inaspettato (l’interattività inaspettata è un pilastro degli RPG). Tutto ciò passa in secondo piano rispetto al sapiente utilizzo delle scene cinematografiche e dei dialoghi con visuale in prima persona disseminati durante la nostra avventura In particolare, trovo che l’impianto grafico adottato per i dialoghi si risolva in un espediente davvero scaltro e riuscito che ci dà la sensazione di un ritmo di progressione più veloce di quanto non sia davvero. In buona sostanza, traslare la visuale di gioco da una posizione sopraelevata (God’s Eye) che ci permette di incrociare uno gnomo sulla mappa ad una prospettiva in prima persona quando ci si interfaccia (bottone X) con il mezzuomo PNG, saggiandone così la fisicità in dettaglio in cui vi perderete, funziona egregiamente e fa da leva per mantenere attento e coinvolto il giocatore. A mio avviso, gli art director dovrebbero annotare tale espediente (narrativo) tra i loro appunti.

Senza contare che c’è un senso di verità nelle espressioni di tutti coloro i quali condividono la nostra sorte in game. I volti sono empatici e dotati di una emotività naturale e naturali risultano anche i movimenti ed i gesti. Applicare tanta sostanza a razze fantasy è quanto mai complesso, eppure Larian Studios ci è riuscita. Le cinematic rendono felice tutti gli appassionati dell’universo fantasy e già il nostro primo incontro con il popolo illithid è tanto truce quanto soddisfacente. Oramai, in certi casi, siamo come al cinema, e a trarne una pellicola in CGI il passo sarebbe breve. Quantomeno, la soundtrack sarebbe già pronta al 90%. Sulle musiche, infatti, c’è poco da dire perché sono eccellenti. Borislav Slavov, (magica) bacchetta musicale già impiegata in Divinity Original Sin torna a dirigere la propria orchestra immergendoci in atmosfere sonore mai troppo invasive e sempre riempitive. Insomma, una colonna sonora solida, dove la musica risulta piena e grandiosa, e l’inclusione di strumenti caratteristici fa sì che la stessa diventi una parte essenziale dell’esperienza (dovrebbe essere sempre così). C’è chi ha segnalato la presenza di bug di audio in cui io non ho avuto la sfortuna di incappare e su cui di consequenza non posso esprimermi, ma lo porto alla vostra attenzione per completezza espositiva.

Baldur’s Gate 3

Baldur’s Gate 3: lore appassionata e ritmo di gioco che non è mai lento

Swen Vincke ed il suo team hanno attinto a piene mani dall’ambientazione di Faerun che sappiamo essere una delle più avvincenti nell’universo di D&D. Qual era il rischio? Ricordate il Tempio del Male Elementale di Troika Games? No? Appunto. Avere una intera lore già pronta non significa che le difficoltà da affrontare saranno più semplici, anzi. Gli adattamenti sono sempre complessi, anche perché la fanbase è esigente. Abbiamo dei PNG per il nostro party non “da manuale”, ma “da tavolo”, come quelli inventati dai migliori giocatori che si concentrato prima sulla psicologia della pedina che sulla sua build. Lo stesso dicasi per quelli di secondo piano con cui ci ritroveremo coinvolti in dialoghi + o – avvincenti, fosse anche la più insignificante delle guardie che, grazie a Bahamut, non ci racconta ad oltranza che faceva l’avventuriero finché una freccia non gli ha preso il ginocchio. E così i druidi sono isolazionisti, gli arcimaghi volubili, gli Dei sadici, però non soltanto questo, preservandone delle inclinazioni e sfaccettature psicologiche in grado di renderli autentici ed accomunarli ai dadi che (digitalmente) rotolano sulla superficie del Fato (anche se qui possiamo ricaricare la partita dopo un fallimento critico).

Ricordo ancora quando giocai per la prima volta a Tales of Vesperia. Lo odiai. Mi appariva incredibilmente complicato nelle battaglie e stranamente lento nell’avanzamento della storia.
A dispetto di un Final Fantasy a caso (prendiamo il X ad esempio perché resta il mio preferito) dove incontri gli avversari (mob) lungo i percorsi e li sconfiggi più e più volte per loot ed exp finché non ti si incrociano gli occhi, qualcosa qui proprio non mi convinceva. Con il tempo imparai ad apprezzare quel titolo action-RPG dove le tattiche erano essenziali ed imparai che non sempre i sistemi a turni ci imbrigliano in ritmi rallentati, ripetitivi e/o gelatinosi. Baldur’s Gate 3 ne è l’ennesima riprova. I combattimenti non sono uno stress, specie se si sceglie, tra le 3, la modalità equilibrata. La difficoltà delle battaglie non le rende impossibili come in un souls-like mentre vincerle ci darà grande soddisfazione perché senza ingegno e puntuale calcolo delle singole mosse si rischierà facilmente di dover caricare l’ultimo salvataggio. L’equilibrio nel party è essenziale per la vittoria. Un gruppo di maghi verrà prima o poi falciato dai tank. Bisogna diversificare le classi e rendere compatibili i vari personaggi tramite una sapiente evoluzione/build degli stessi da costruire livello dopo livello.

Baldur’s Gate 3

Gli oggetti consumabili sono essenziali (pergamene, pozioni, etc.) e lo stesso dicasi del mantenere la vostra squadra al massimo della forma prima di una battaglia, magari tornando all’accampamento dove ci si potrà riposare e si sbloccheranno nuovi dialoghi con i compagni del proprio party. Per farla breve, non ci si annoia, gli scontri sono tanti e non confusi così come gli incontri con i PNG che aggiorneranno il nostro diario con nuove quest. Vi ho già parlato dell’ottima visuale in prima persona durante i dialoghi, così come della psicologia non spiccia dei PNG, ma quello che non vi avevo ancora accennato è come il risultato finale si risolva in una serie di interazioni avvincenti degne del miglior librogame. Insulterete il bifolco o lo porterete alla calma con parole sagge? Ah, l’avete decapitato. Bhè succede con i mezzorchi barbari. Alla fine della fiera, l’unico ritmo che ogni tanto ho trovato pesante è quello dei caricamenti che su PlayStation 5 può superare anche i 20/30 secondi.

Fruibilità: quando la levetta analogica non ti fa rimpiangere il mouse

Ho già illustrato ampiamente in precedenza alcuni fattori tecnici che rendono il gioco più o meno godibile e dove non è stato approfondito il sottoscritto lo siamo stati nella nostra recensione della versione per PC. La barra delle azioni in basso presente su PC è stata sacrificata sull’altare delle levette analogiche. La ricompensa è stata grande. Si sfrutta a pieno la levetta sinistra per il movimento mentre con la destra spostiamo l’angolo di inquadratura con una fluidità che il mouse non sa regalarci. I tasti superiori servono per accedere ai menù a torta, alle schede del personaggio ed a cambiare il membro del party da gestire in prima persona e, come ampiamente già spiegato, magari non sono immediate, specie per i novizi al genere, ma si acquisiscono abbastanza in fretta e lo diventano. Ma ecco anche un paio di critiche. La prima è quasi un reminder: la poca intuitività delle funzioni connesse ai tasti direzionali. La seconda è l’aver relegato il D-pad a poche funzioni minori come aprire la mappa. Qualche difetto c’è e si vede, ma la perfezione è materia che appartiene a dei, santi, Kojima e Tarantino!

Piattaforme: PC, PS5

Sviluppatore: Larian Studios

Publisher: Larian Studios

Un must have! Vi aspettavate qualche ulteriore commento? I prodotti che funzionano non hanno bisogno di troppi motivi per comprarli. Io non vi priverò inutilmente delle vostre ore di gioco intessendovi vane conclusioni perché quello di cui avevate bisogno era capire se valeva davvero la pena o meno investire su Baldur’s Gate 3 (in termini economici e di aspettative) e per gli amanti del genere la risposta è affermativa. Per chi si affaccia per la prima volta al genere, invece, è una scommessa, ma nella vita vale la pena farne qualcuna e se la vincerete con voi stessi probabilmente vi ritroverete a voler sapere di più di D&D ed a cercare nel passato della saga una continuazione, in attesa di futuri DLC. Certo, ci sono elementi di innovazione rispetto al passato, ma la verità è che Baldur’s Gate ha inventato una magia che merita di essere tramandata e non è frutto soltanto di Larian Studios. Una magia semplice, amica dei migliori titoli sui nostri scaffali e che consiste nel dare profondità alla trama con una sceneggiatura solida ed una struttura narrativa che ti consente di immergerti attivamente in essa come tra le pagine del miglior libro di cui diventi protagonista. Parlo sicuramente da fanatico della saga, ma proprio per tale ragione ho soppesato con dovizia i miei commenti e le mie valutazioni, perché quando tieni a qualcosa così come tiene il sottoscritto alle lacrime di Aerie, all’amicizia di Minsc ed alle frecciatine di Edwin, allora, con difficoltà, tolleri qualsivoglia sacrilegio di una simile pietra miliare. Buon divertimento.

Recensione realizzata da Jacopo Ierussi