Assassin's Creed Mirage

Assassin’s Creed Mirage Recensione: il capitolo (quasi) perfetto che torna alle origini

Quindici anni. Sono trascorsi ormai quasi quindici anni da quel 12 novembre 2007 in cui il primissimo Assassin’s Creed, titolo di cui all’epoca nessuno sapeva o poteva sapere assolutamente nulla, approdò sulle console di “nuova generazione” (PlayStation 3 e Xbox 360, ripescate quel periodo nei ricordi e accettate quanto lo scorrere del tempo sia inevitabile). Il modo migliore per festeggiare i tre lustri di onorato servizio per alcuni sarebbe stato un nuovo capitolo open-world, magari quel famoso Assassin’s Creed ambientato in Giappone (che diventerà invece un titolo mobile); oppure un remake della prima avventura di Altair. Invece no: Assassin’s Creed Mirage. Che è un po’, in effetti, anche un vero miraggio: al di là del deserto, al di là delle visioni del protagonista Basim, Mirage ci fa guardare al passato, in quel velo di nebbia che ormai ha avvolto completamente il primo capitolo dello storico franchise. Ma i miraggi servono anche a rivalutare che cosa sia reale, e quanto: da questo punto di vista, abbiamo vissuto una nuova avventura solidissima. Rimandandovi a un recente speciale sul rapporto tra Assassin’s Creed Mirage e Assassin’s Creed 1, procediamo qui con la recensione del primo dei due, sempre che la sabbia del deserto e le ombre tra le quali dovrete nascondervi non vi diano troppo fastidio…

Assassin's Creed Basim

La storia di Basim: trama di Assassin’s Creed Mirage

Non temiate gli spoiler: sappiamo bene quanto sono fastidiosi e non correte il rischio di incorrerne, in questa sede. Vogliamo solo spendere qualche parola sulla storia di Assassin’s Creed Mirage, perché mai come in questo caso la trama è fondamentale. Una narrazione principale solida, il franchise di Ubisoft l’ha sempre avuta – o avrebbe dovuto averla. Non tutti hanno apprezzato allo stesso modo i singoli capitoli, ma è innegabile che la storia abbia costituito il fulcro principale anche in Origins, Odyssey e Valhalla, prima ancora in Unity, e ancora prima in Black Flag, e nelle avventure di Connor ed Ezio. Più o meno dilatata, è vero; più o meno centrata sulle vicende di Assassini e Templari o, come si chiamano adesso, Occulti e membri dell’Ordine.

Assassin’s Creed Mirage torna a concentrare il più possibile l’attenzione del giocatore e dell’intera offerta su una trama lineare, chiara, a volte anche un po’ prevedibile: è la storia di Basim, che da ladro di strada diventa membro a tutti gli effetti della Setta degli Occulti; ed è la storia di una Baghdad del IX secolo, vessata dal controllo templare in seguito alla morte del califfo. L’evoluzione del protagonista, esattamente come accadeva per Altair nel primo Assassin’s Creed, è fondamentale: Basim – quel Basim che avete conosciuto già in Assassin’s Creed Valhalla, e non proprio come una brava persona – è colto qui nel periodo della sua giovinezza, animato dalla volontà di migliorare il mondo. Ma è anche vessato da visioni inquietantissime, con demoni e in particolare un djinn che lo perseguita, senza che riesca a capirne il motivo.

Voi, invece, avrete già capito che le due cose – l’occupazione di Baghdad, con nemici da eliminare – e il percorso di maturazione di Basim sono legati a doppio filo. Evolveranno insieme, in un crescendo in cui sarà sempre più difficile capire di chi ci si può fidare, e di chi no. Gran parte del valore di Assassin’s Creed Mirage risiede proprio nei ritmi e negli sforzi profusi per raccontare questa storia, semplice ma efficace. Ci sono un sacco di comprimari e volti che si impara a riconoscere, alleati che dispiace dover perdere, mentori che è impossibile non rispettare (Roshan è probabilmente uno degli Assassini che ora entrano a tutti gli effetti tra i volti immediatamente riconoscibili della serie). Ed è, è vero, anche uno spinoff, un prodotto ritagliato su una certa dimensione che purtroppo impallidisce se confrontato agli ultimi tre open world, e pure con lo standalone di Valhalla. Ma è giusto il paragone? A nostro parere, benché si sollevi quasi da solo, solo fino a un certo punto. Perché Assassin’s Creed Mirage è anche un lavoro di artigianato: sono state scelte precise dimensioni ed estensioni per arricchirle e curarle il più possibile. E si vede, nella storia come nel resto.

Assassin's Creed Mirage

Tornare alle origini: nascondersi in piena luce

Così come per le dimensioni e la rilevanza della trama, anche il gameplay di Assassin’s Creed Mirage torna a calibrarsi su una serie di necessità ridimensionate, e proprio perché ridimensionate, in prospettiva, curate in modo notevole. Dimenticatevi tutto l’arsenale, la personalizzazione, la miriade di armi e oggetti degli ultimi capitoli della serie principale, in cui molto spesso capitava persino di dimenticarsi quanti strumenti si era arrivati ad avere a disposizione. Gli oggetti in dotazione di Basim non sono moltissimi, ma sono tutti ugualmente letali, e riportano l’idea di base alla filosofia del primissimo Assassin’s Creed (lo ribadiamo ancora una volta, ma è anche l’ultima). Spada e pugnale, tanto per cominciare, dovranno bastarvi negli scontri all’arma bianca – scontri che, peraltro, il titolo spinge sempre ad evitare il più possibile, perché pericolosissimi, soprattutto in presenza di più di due o massimo tre nemici.

Qui, come fu a suo tempo tra Gerusalemme e Damasco, bisogna agire nell’ombra e sfruttare la lama celata. Bisogna tornare a nascondersi, fischiare dai cespugli, nascondere i corpi dei nemici, spostarsi da un punto all’altro al momento giusto. Ma soprattutto è necessario studiare gli ambienti:  quasi ogni missione, che si tratti di ritrovare un oggetto, di liberare alleati o eliminare un nemico, si svolge in un ambiente aperto o chiuso dalle dimensioni tutto sommato gestibili. Un po’ con l’aiuto dell’occhio dell’aquila e un po’ con il fidato Enchidu, è necessario memorizzare la posizione delle stanze, delle sentinelle, i loro movimenti, e poi agire di conseguenza. Quasi mai esiste un unico percorso, più spesso ci sono tanti modi diversi per arrivare a destinazione: basta che non destiate sospetti, o peggio, che facciate suonare l’allarme. Perché il game over, in questo caso, è davvero dietro l’angolo: i nemici picchiano duro, e picchiano tanto, e picchiano anche tutti assieme. Sembra che l’intelligenza artificiale non aspettasse altro che di vendicarsi, dopo tanti anni in cui è stata derisa.

Assassin's Creed Mirage

Combattere o agire d’astuzia

Abbiamo spiegato che agire in modo stealth è la chiave d’accesso principale ad Assassin’s Creed Mirage. La cura della produzione si vede anche nel fatto che, pur non essendo incentivato, anche il combattimento vero e propria sia possibile, e con una certa versatilità. Basim è in grado di eseguire affondi leggeri e pesanti; può parare i colpi nemici, e in caso contrattaccare immediatamente eseguendo una uccisione; oppure schivare quegli assalti davvero eccessivi, contrassegnati dall’indicatore rosso. In tutto questo, bisogna tenere conto delle barra della stamina, che si consuma sia per le parate che per gli attacchi (bisogna rimanere a riposo per ricaricarla); e di una serie di possibilità secondarie, come i coltelli da lancio, gradio ritorno dal passato. Oltre a ciò, in determinate occasioni Basim può utilizzare l’Istinto degli Assassini, una sorta di Ultra Istinto mutuato da Dragon Ball Super, in cui fondamentalmente il giocatore scegliere sì i bersagli, ma poi lui farà tutto da solo, agendo in modo rapidissimo e letale, senza la possibilità di essere fermato.

Gli scontri, comunque, cedono più spesso il passo al ragionamento. In Assassi’s Creed Mirage bisogna il più delle volte giocare d’astuzia, comprendendo quale sia il punto debole di un nemico e pianificando così le proprie mosse. Dal momento che le indagini e le missioni sono organizzare un uno schema reticolare, in cui ogni anello si incastra con gli altri, il giocatore può scegliere come proseguire, dedicandosi prima a una e poi all’altra: l’obiettivo finale sarà sempre l’assassinio di un nome importante dei nemici, ma la via per arrivarvi cambierà. Inoltre, considerando l’azione possibile all’interno dei singoli siti di Baghdad, ci si potrà appoggiare a una serie di variabili notevoli rispetto ai capitoli precedenti della serie. Facciamo un esempio: se dovete introdurvi all’interno di un carcere, qual è la strada migliore? Meglio assoldare dei mercenari per combattere le guardie, o convincere un mercante a portarvi con sé come suo aiutante? sono appena due di tutti gli scenari proposti da Mirage. Per accedere alle varie possibilità, però, servono delle monete di scambio di tipo diverso, tutte disponibili depredando forzieri e completando varie missioni. Non guasta un accenno alle possibilità di personalizzazione e potenziamento: raccogliendo materiali per la città, è possibile recarsi ai soliti centri per migliorare un po’ di tutto, anche dal punto di vista estetico. Sono migliorie piacevoli, ma non invasive come all’epoca di Valhalla, in cui era disponibile addirittura uno store digitale a parte.

Ancora qualche parola merita di essere spesa per il comparto grafico e tecnico. Abbiamo completato Assassin’s Creed Mirage privilegiando, su PlayStation 5, la modalità prestazioni, così da avere da subito disponibile i 60 fps. Quasi superfluo è confermarvi che la fluidità è davvero notevole, così come – del resto – il colpo d’occhio generale. La cura per i particolari è la solita che è lecito attendersi dai prodotti Ubisoft, anzi forse in alcuni casi anche un po’ più solida, proprio perché il prodotto è dal punto di vista delle dimensioni “più gestibile” rispetto agli open world immensi degli ultimi anni. Qualche compenetrazione di troppo, o “scivolamento” a caso di Basim o ancora atteggiamenti strani da parte di NPC li abbiamo notati comunque, ma nulla che possa davvero compromettere l’esperienza.

Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Serie S/X, PC

Sviluppatore: Ubisoft

Publisher: Ubisoft

Assassin’s Creed Mirage è uno dei migliori Assassin’s Creed degli ultimi anni! La premessa necessaria è che possiate per un momento accantonare l’idea degli open-world e degli RPG mastodontici e interminabili, perché con questa operazione Ubisoft ha voluto rendere omaggio alle origini della serie. La trama principale è snella, chiara, diretta, i personaggi pochi e ben caratterizzati, perfettamente riconoscibili. Basim è il giusto alter ego di Altair, le meccaniche quelle dello storico, primo capitolo, con i giusti aggiornamenti; le atmosfere non inedite, ma una piacevole riscoperta dei tempi andati. Mirage ci riporta dove tutto quanto è cominciato, ma ci ricorda – al tempo stesso – che sono passati quindici anni dalla prima avventura. Ci racconta una storia di formazione e scoperta, necessaria per la comprensione piena di un personaggio problematico e oscuro come Basim. Soprattutto, ci porta ad immergerci in un mondo meraviglioso, storicamente curatissimo, visivamente esaltante, in cui si respira in ogni missione, anfratto, sfida, scontro, la logica che tanto colpì, a suo tempo, col primissimo Assassin’s Creed. Se siete fan della serie, non potete assolutamente trascurarlo; e se non siete fan, questa è più che mai l’occasione per diventarlo. In fondo, Assassin’s Creed non è neppure più un gioco, no? È un credo.

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.