Metal Gear Solid Recensione

Metal Gear Solid Master Collection Vol 1 Recensione: “Kept you waiting, huh?”

Era l’autunno 2015 quando il mondo dei videogiochi assistette inerme alla consumazione di uno dei più grandi divorzi nella storia del medium, con l’addio di Hideo Kojima da Konami e l’abbandono da parte di quest’ultima della maggior parte del mercato videoludico per console (al di là degli annuali Pro Evolution Soccer) in favore di un business model incentrato sulla creazione del “paese dei balocchi dei salaryman giapponesi” tra slot machines, pachinko e altri prodotti facenti parte della loro divisione Amusement, portando così alla “morte” di alcuni dei loro franchise più famosi come Castlevania, Silent Hill e soprattutto Metal Gear Solid.

Una vicenda che ha intaccato irrimediabilmente il rapporto tra l’azienda e chi ancora sosteneva o sperava nell’ulteriore sviluppo di questi franchise, macchiandolo di un alone di diffidenza, scetticismo e negatività unanime che altri CEO di altre aziende più o meno controverse non vorrebbero sperimentare nemmeno nei loro peggiori incubi. Tuttavia dopo 8 anni le cose sono cambiate. Sia ai vertici di Konami Gaming, con un nuovo capo al timone e una nuova predisposizione all’outsourcing, sia all’interno degli studi di sviluppo. E nel mentre aspettiamo che l’azienda e i giocatori possano “raccogliere i frutti” di questo nuovo ciclo creativo con i nuovi titoli legati a Silent Hill e Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, è arrivato il momento di rivalutare i vecchi titoli con protagonista Snake e compagnia cantante all’interno di un nuovo pacchetto in arrivo su tutte le piattaforme moderne. Valutiamo quindi insieme i risultati ottenuti con la nuova collection Metal Gear Solid Master Collection Vol 1.

Metal Gear Solid

Master Collection: l’universo di Kojima dentro un nuovo “Big Shell”

Prima di indossare la nostra tuta da infiltrazione e immergerci ancora una volta nel mondo della Metal Gear Sega, cerchiamo di fare un piccolo “briefing” per analizzare le cause e le ragioni che hanno portato Konami a rilasciare il primo volume di questa Master Collection, oltre al rinnovato interessamento verso la serie. Novembre 2021: la notizia della rimozione dagli store digitali PS3 e Xbox 360 di Metal Gear Solid 2 e Metal Gear Solid 3 fa discutere non tanto per i motivi dietro alla rimozione – legata ad alcuni problemi legati alle immagini di repertorio mostrate all’interno del gioco tra filmati della Guerra Fredda e riprese live action di New York – quanto per uno scetticismo generale una volta che la software house annunciò di riproporre quei titoli su console di nuova generazione. Un po’ perché aleggiava tra gli appassionati la paura di assistere ad un “Momento Silent Hill HD 2” con una ri-edizione dei giochi del tutto rivista e piena di problemi tecnici, e un po’ perché la poca chiarezza nella comunicazione di Konami mise in dubbio la possibilità di rivedere le effettive remastered del gioco sviluppate da BluePoint Games uscite su console di settima generazione, soprattutto dopo l’acquisizione di quest’ultima da parte di Sony e dei PlayStation Studios.

Tanti dubbi, tante paure e soprattutto una fiducia tutt’altro che scontata e che a quanto pare ha messo sull’attenti gli sviluppatori di questa Master Collection e che hanno ben pensato di impreziosire il pacchetto, piuttosto che rimaneggiarlo. Come vedremo più avanti infatti, questo primo volume non solo presenta una selezione delle migliori versioni dei vari titoli della Metal Gear Saga in un formato sì modificato in termini di risoluzione e prestazioni (in linea con gli standard minimi delle nuove console), senza però modificarne le fondamenta o rimuovendone funzioni chiave. Assieme ai giochi la Master Collection include anche una selezione di vari brani iconici della serie, le scan delle sceneggiature originali di MGS, MGS2 e MGS3, riproduzioni in 3D delle varie copertine del gioco e suddivise per regioni PAL, NTSC e NTSC-J, le graphic-novel ufficiali e dulcis in fundo anche un’enciclopedia digitale e totale dell’intera Metal Gear Saga tra i titoli canonici fino a MGS V e i vari spin-off come Metal Gear Acid e… Survive. A parte quest’ultimo neo ininfluente, la Master Collection sembra avere i presupposti per affermarsi come l’edizione definitiva della Metal Gear Saga. Ma al netto di alcune problematiche per il futuro che approfondiremo durante la conclusione di questa recensione e una suddivisione del software in diversi launcher piuttosto discutibile rispetto a un hub singolo principale più elegante e soprattutto in linea con altre collection distribuite da Konami, è arrivato il momento di prendere in esame gioco per gioco e scoprire se le intenzioni di quest’ultima hanno o meno delle solide basi.

Metal Gear Solid

Metal Gear Solid: un fenomeno culturale

Alaska, anno domini 2005. Il gruppo terroristico Next Generation, capitanato da ex-membri ribelli della squadra speciale FOX-HOUND hanno preso in ostaggio il centro di stoccaggio nucleare situato nell’arcipelago di Shadow Moses. Le condizioni di riscatto sono semplici: il gruppo pretende i resti di Big Boss e 1 miliardo di dollari, minacciando di rilasciare un massiccio attacco nucleare in caso contrario. Per sedare la rivolta prima che l’evento raggiunga una portata internazionale, il Colonnello Roy Campbell chiama a raccolta un suo vecchio sottoposto. La missione di Solid Snake è quindi quella di addentrarsi all’interno dell’isola-fortezza agendo nell’ombra e salvare due ostaggi di un certo rilievo. Questo lo porterà ad addentrarsi un po’ troppo e scoprire una terribile verità. Il centro di stoccaggio non è altro che il luogo in cui è stato appena ultimato lo sviluppo del nuovo modello di Metal Gear, l’arma di distruzione di massa finale e ora nelle mani dei ribelli capitanati da Liquid Snake. Questa sinossi, l’impostazione a stampo cinematografico e l’atmosfera che caratterizzava l’iconica intro prima ancora di aver premuto il tasto START sono solo alcuni dei fattori che hanno reso il primo Metal Gear Solid una perla immortale della libreria PS1, e che oggi ritorna all’interno delle nuove piattaforme con un porting un po’… tiepido?

Non fraintendetemi, da un punto di vista tecnico e ludico stiamo pur sempre parlando del Metal Gear Solid che abbiamo tutti imparato ad amare all’epoca, immutato e senza modifiche legate ai suoi contenuti o al gameplay. Stiamo quindi parlando di uno stealth game in cui il giocatore si muove all’interno di mappe varie e piene di nemici e può scegliere tra due approcci e filosofie di gioco: l’agire nell’oscurità senza farsi individuare oppure fare piazza pulita delle vedette nemiche utilizzando la vasta gamma di armi a disposizione di Snake tra pistole, fucili d’assalto, cecchini, lanciagranate, lanciarazzi e una scatola di cartone. A dettare il ritmo della narrativa del gioco troviamo delle scene animate 3D ben realizzate per l’epoca e il Codec, il sistema di comunicazione integrato nel sistema uditivo di Solid Snake e con il quale l’agente è in grado non solo di comunicare con i propri alleati, ma anche ottenere consigli e scoprire ulteriori curiosità sul mondo di gioco e sui boss.

Il vero neo di questo porting dell’originale Metal Gear Solid – testato in versione PAL a 50Hz in quanto le versioni NTSC e NTSC-J sono risultate inaccessibili in fase di prova – riguarda proprio il modo in cui il gioco viene emulato all’interno della Master Collection. Perché se da un lato abbiamo una cura maniacale per i dettagli, dando al giocatore la possibilità di scegliere tra le varie release del gioco (Originale, VR Mission, Special Mission Europea e Integral), replicando inoltre alcune delle “chicche” da rottura della quarta parete messe in atto da Psycho Mantis come l’emulazione della seconda porta del controller e la possibilità di inserire dati di salvataggio artificiali di Castlevania: Symphony of the Night, AZURE DREAMS e tanti altri titoli menzionati “dal più potente praticante di psicocinesi e telepatia del mondo” all’interno della sua iconica boss fight; dall’altro però, Konami si è goffamente dimenticata di mettere a disposizione dell’utenza il solito insieme di opzioni e settaggi in grado di personalizzare la propria esperienza visiva. Quindi ricapitolando il gioco gira effettivamente ad una risoluzione di 1920×1080, ma senza eventuali filtri per smussare le texture, scanlines per replicare “l’effetto CRT” anni 90’, chi sceglierà di giocarlo su schermi moderni (praticamente tutti) potrebbe storcere il naso davanti ai classici “pixeloni”. Pero hey, questa volta l’aberrante doppiaggio italiano è stato preservato.

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Sons of Liberty: “Directed by Hideo Kojima”

Due anni dopo gli eventi di Metal Gear Solid l’equilibrio militare tra le varie nazioni è stato pesantemente influenzato dall’incidente di Shadow Moses. Con i segreti del Metal Gear ormai divulgati all’interno del mercato nero, ogni potenza militare dalla più colossale alla più modesta è ormai provvista di una propria versione dell’arma di distruzione di massa semovente, aumentando i timori verso un nuovo e terrificante conflitto nucleare. Sullo sfondo di una New York avvolta da un tempestoso terremoto, l’organizzazione anti-Metal Gear Philantropy manda il suo agente più fidato – un certo Solid Snake – ad indagare sul nuovo prototipo Metal Gear RAY di proprietà dei Marines e situato sotto un convoglio navale sulla costa della città. La missione viene però interrotta da una vecchia conoscenza, innescando un effetto a catena che compromette l’operazione e porta il Metal Gear RAY a sparire nel nulla. Taglio a nero. Due anni dopo questo nuovo incidente, l’imponente stabilimento di decontaminazione marittima chiamato Big Shell, sorto tra i resti del Tanker, viene preso d’assalto da un gruppo di membri ribelli del corpo speciale DEAD CELL. Tutto è pronto per l’entrata in scena di un nuovo Snake, ribattezzato successivamente in Raiden, inviato dalla FOX-HOUND per risolvere la situazione. Parlare di Sons of Liberty senza incappare in qualche spoiler è molto difficile, se non impossibile. Tuttavia, sappiate questo: nel bene e nel male, indipendentemente dal fatto che apprezziate Raiden o meno, la narrativa di Metal Gear Solid 2 rappresenta – con i suoi simbolismi, significati nascosti e sotto certi aspetti messaggi premonitori che ancora oggi vengono discussi, analizzati e riproposti – il capostipite di quei pochi videogiochi che possono vantare fatto di essere preceduti dal sottotitolo “A Hideo Kojima Game”.

Come viene raccontato all’interno del documentario “The Making of Metal Gear Solid 2”, piuttosto che limitarsi a riproporre la medesima formula ludica vincente all’interno della veste grafica avanzata garantita dalle prestazioni di PlayStation 2, all’epoca della sua uscita Sons of Liberty espanse le già solide basi impostate dal primo capitolo all’interno di scenari più ampi e districati, portando l’azione ad un livello superiore grazie all’introduzione della verticalità nel suo game design. Raiden è infatti in grado di spostarsi da un livello all’altro delle mappe – laddove possibile – attraverso i suoi movimenti leggiadri e atletici, permettendo al giocatore non solo di raggiungere luoghi remoti e pieni di segreti, ma anche di utilizzare ringhiere e pendenze rivolte verso gli angoli morti dei nemici come nascondigli di emergenza, aumentando quindi il ritmo del gameplay. E se a questo aggiungiamo un sistema di puntamento in prima persona, nuove meccaniche come la possibilità di trascinare nascondere le carcasse all’interno di pratici armadietti, un’interattività mai vista fino ad ora con gli oggetti circostanti e nuovi tipi di ricompense legate alla prestazione e all’occhio attento del giocatore, quello che viene fuori è uno dei capitoli più rigiocabili e vari di quella generazione e che in questa Master Collection viene riproposto nella sua forma definitiva. Dal punto di vista tecnico infatti, la versione di MGS2 sviluppata da BluePoint – e che a sua volta era basata sulla riedizione “Substance” uscita nel 2002 – arriva su console moderne senza particolari intoppi in fase di porting. Con un frame rate granitico a 60 fotogrammi al secondo, una risoluzione in-game HD 1080p, siamo felici di comunicarvi che quasi tutti i contenuti extra presenti come le Missioni VR, le Missioni Alternative e la folle modalità Snake Tales sono stati preservati e resi fruibili. Peccato solo per la mancanza della demo speciale del gioco “Evolution Skateboarding” ambientata all’interno di Big Shell e già rimossa ai tempi della versione PS3/Xbox 360.

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Snake Eater: la “genesi” di tutto

Immaginate di trovarvi nei panni di Hideo Kojima la notte tra il 13 e il 14 novembre 2001. Metal Gear Solid 2 è un successo e ormai la serie si è presa di diritto un posto nell’olimpo videoludico. La vostra firma è diventata una garanzia, ma l’unico pensiero che vi tormenta è lo stesso che milioni di giocatori avranno una volta arrivati alla conclusione di Sons of Liberty: “Bello, molto bello. Ma ora?” Effettivamente la narrativa di MGS2 si chiude lasciando il giocatore con più domande che risposte, molte relative alla figura leggendaria di Big Boss e alla sua eredità. Quindi che si fa? Semplice, si fa quello che fa CAPCOM quando Ryu e Ken iniziano a sembrare troppo vecchi per Street Fighter, sviluppando un terzo capitolo che agisce da prequel per tutta la Metal Gear Saga. Ma tornando a noi, riprendiamo il ruolo di narratori per introdurre questo terzo capitolo. Siamo nel 1964 e nel mentre lo spettro della Guerra Fredda rischia di esplodere in un terzo conflitto mondiale, un aereo della neonata Unità FOX della CIA sorvola lo spazio aereo sovietico prima di lanciare un singolo agente nella regione di Tselinoyarsk. A Naked Snake viene assegnato il salvataggio di Nikolai Stepanovich Sokolov, una delle menti più brillanti dell’URSS e ideatore dello Shagohod. Stando alle parole dello scienziato questo carro armato semovente è in grado di lanciare testate nucleari in ogni momento, da ogni posizione. Come se non bastasse, l’unità presente a Tselinoyarsk è stata rivendicata dal gruppo GRU interno agli Spetznaz sovietici e con a capo lo spietato Colonnello Volgin. Questi i presupposti per una delle avventure più iconiche e importanti della serie. L’inizio della leggenda del solo e unico Big Boss.

Metal Gear Solid

Pad alla mano, il discostamento dai fasti della guerra ultratecnologica raggiunta in Sons of Liberty in favore dei mezzi e degli equipaggiamenti tipici degli anni 60’ ha permesso al team della Kojima Productions di decostruire la formula di Metal Gear Solid e rielaborarla in chiave survival. Naked Snake può arrivare a stancarsi, se il livello della sua barra della stamina arrivasse ad un livello fin troppo basso, portandolo alla costante ricerca di risorse alimentari tra la flora e la fauna sovietica in cerca di alimenti commestibili. Razioni istantanee? Nossignore, qui ci affidiamo a una pratica funzione in cui il giocatore effettua un pronto soccorso fai da te utilizzando le cure accumulate durante la partita. Ma la più grande aggiunta, e in un certo senso rivoluzione apportata da Metal Gear Solid 3 risiede nel CQC (Closed Quarter Combat) e nel modo in cui esso può essere sfruttato durante le infiltrazioni. Nei capitoli precedenti il combattimento corpo a corpo a mani nude ha sempre rappresentato la parte più debole del gameplay, soprattutto per il modo in cui “tradiva” le premesse di un titolo improntato sullo stealth. Il sistema CQC invece permette al giocatore di approcciarsi seguendo nuove strategie, come la possibilità di prendere in ostaggio i nemici per utilizzarli come scudi umani oppure interrogarli e ottenere informazioni sugli scenari. E se a tutto questo aggiungiamo un accelerazione totale verso l’interattività, con centinaia di interazioni possibili tra nemici, oggetti, veicoli, fisica di gioco e in alcuni casi il sistema stesso della console si percepisce la voglia di sperimentare con la doppia natura sandbox del gioco. Un embrione di quello che avremmo visto 11 anni dopo in The Phantom Pain.

Come per MGS2, anche la remaster di questo terzo capitolo vanta di un comparto tecnico di prim’ordine. Se pensiamo che all’uscita originale nel 2004, Metal Gear Solid 3 Snake Eater non riusciva neanche a mantenere un frame rate che andava oltre i 30 fotogrammi al secondo spingendo l’hardware PS2 al massimo delle proprie possibilità, rivedere la vasta tundra e i ruderi di Tselinoyarsk e soprattutto i momenti più importanti della storia in Full HD a 1080p permettendomi di ammirarne anche i dettagli più nascosti continua a suscitare emozioni che oscillano dallo stupore all’estasi. Trattandosi inoltre della versione del gioco basata sulla riedizione “Subsistence” – e con quindi tutte le aggiunte e ribilanciamenti del caso – al netto di qualche compromesso come la mancanza della modalità online e del crossover con Ape Escape, anche in questo caso la Master Collection propone la migliore versione possibile di questo capolavoro del medium.

Metal Gear 1&2: per i duri di cuore

Parlare di Metal Gear 1&2, riproposti nella Master Collection nella loro versione definitiva sempre rimasterizzata da quei pazzi artigiani di Bluepoint Games, è complicato. Non tanto per ciò che comunica, alla fine raccontano le spy stories con cui la leggenda di Solid Snake ha avuto inizio – al netto di alcuni retcon arrivato con il passaggio della serie al 3D – durante “l’Operazione Intrusione” all’interno di Outer Heaven e successivamente Zanzibar .Sia messo agli atti che considero Metal Gear e il suo sequel come dei videogiochi fondamentali per la storia del medium e soprattutto come principali padri fondatori del genere stealth moderno. Però diamine quanto sono invecchiati male! Il vero problema in questi due titoli risiede principalmente nella loro struttura in quanto figli delle prime generazioni di videogiochi di stampo prevalentemente arcade.

A livello di gameplay ci troviamo davanti a due grandi giochi di “nascondino” dove l’unico modo che il giocatore ha per non farsi vedere risiede nell’evitare il contatto visivo con il nemico, per superarlo in silenzio oppure farlo fuori senza allertare i suoi alleati e rischiare di innescare una fase di allerta in cui ogni sentinella verrà a cercarci, e non si darà pace fino a quando il timer non raggiungerà lo zero. E se per ora ciò che avete letto rappresenta più o meno il “bread and butter” di tutti i titoli della Metal Gear Saga analizzati fino ad ora, è con la progressione che Metal Gear e Metal Gear 2 smettono di essere giochi e si trasformano in vere torture psicologiche. Sfido chiunque a completare questi due titoli senza il bisogno di un qualche tipo di guida o con una dose di pazienza abbastanza grande per sopportare alcune delle idee di design alla “Nintendo Power” di questi due titoli. Però dai, se dobbiamo per forza trovare un aspetto positivo su questi due titoli al giorno d’oggi, almeno il loro schema di controlli è stato adattato ad un formato che rispecchia i controller moderni. Piccola nota a parte, la Master Collection include anche le versioni NES di Metal Gear e Snake’s Revenge… anche se, come nel caso della versione PS1 di Metal Gear Solid, l’emulazione lascia il tempo che trova e non offre alcuna opzione per migliorarne l’aspetto visivo. Considerateli quindi come dei simpatici bonus di cui è apprezzabile la presenza, ma che alla fine della fiera risultano aggiunte di poco conto. 

Metal Gear Solid

Il meglio DOVREBBE ancora venire

Arrivati a questo punto della recensione possiamo dire con certezza che l’offerta ludica di questa Metal Gear Solid Master Collection Vol.1 è senza dubbio di ottima qualità e rappresenta un ottimo modo per riportare in auge la serie dopo questi ultimi anni di inattività, tensioni tra i fan e macchine pachinko di dubbio gusto. Tuttavia, bisogna ammettere anche che quanto proposto non è altro che “la pappa pronta”, titoli già impacchettati, funzionanti, sviluppati anni fa da uno studio terzo e riportati per l’occasione su piattaforme moderne. Ma guardando al futuro, cosa accadrà con l’uscita del Volume 2 e/o i successivi? La situazione in questo caso cambia e da fan (anche se non così tanto entusiasta) della serie sento un attimo il bisogno di esprimere qualche perplessità a riguardo.

A parte l’inclusione di Peace Walker, capitolo uscito su PSP e subito dopo riproposto in versione PS3 sempre da BluePoint Games, il resto della Metal Gear Saga dovrà subire un processo di porting ancora inedito. E se posso già immaginare come Metal Gear Solid V: Ground Zeroes e The Phantom Pain possano essere riportati su PS5 e Xbox Series X|S con relativa tranquillità viste le somiglianze nell’architettura sulla quale questi ultimi due giochi sono stati sviluppati, lo stesso discorso non può essere applicato per il quarto capitolo Guns of the Patriots. Rumors e voci di corridoio mai corroborate fino in fondo parlano di una sua inclusione all’interno delle prossime raccolte, magari con un codice basato sulla fantomatica versione Xbox 360 mai uscita o sulla struttura PC del videogioco Metal Gear Arcade… Ma siamo sicuri che Konami voglia o abbia le risorse necessarie per permettere a tutti di giocare l’atto conclusivo delle avventure di Solid Snake? E se mai uscisse, cosa accadrebbe a tutti quei contenuti “superficiali” come l’integrazione dell’iPod (la cui licenza sarà scaduta da anni ormai) e del “Integral Podcast”? E per concludere con un po’ di malizia, siamo davvero sicuri che l’azienda ne abbia preservato il codice sorgente? Forse non lo sapremo mai, o forse sì ma non sarà come ce lo aspettiamo. Discorso ancora più intricato per i vari spin-off: Metal Gear Rising Revengeance potrebbe rientrare nei titoli inclusi, ma Acid, Portable Ops e purtroppo anche Survive? Non ci resta che aspettare e vedere cosa la software house annuncerà nei prossimi mesi.

Piattaforme:  PC, PS4, PS5, Xbox Series X|S, Nintendo Switch
Sviluppatore:  KONAMI
Produttore: KONAMI, Bluepoint Games
Data di uscita: 24 ottobre 2023

Al di là di alcune magagne tecniche quando si parla dell’emulazione NES e PS1, la Metal Gear Saga torna su console moderne nel miglior stato possibile, testamento di come nonostante gli anni l’operato che ha visto Kojima e soci possa rimanere una delle saghe più attuali e “fresche” del panorama videoludico. Rimangono però dei dubbi sulla gestione del progetto che arriverà dopo l’uscita di questo Volume 1. Il materiale rimasterizzato dal collaudato Bluepoint Games è quasi terminato e i prossimi capitoli necessiteranno di un investimento non indifferente da parte dell’azienda giapponese. Anche perché a parità di problematiche tra licenze, architettura PS3 non ottimale per i processi di porting e tante altre magagne a parte, il fatto che Metal Gear Solid 4 non sia ancora fruibile al giocatore generalista rappresenta una vera e propria occasione che un Volume 2 potrebbe sfruttare per portare vecchi e nuovi giocatori a (ri)scoprire questo pezzo fondamentale del nostro medium.

Game Designer e scrittore, alla fine si è deciso ad aggiornare la propria bio dopo 50 anni di muffa. Perché va bene l'essere "cresciuti a pane e Tekken 2", ma a una certa arriva il momento di "voltare pagina".