RoboCop Rogue City Recensione: ritorno a Detroit negli anni ’80

Cosa significa essere supereroi con la fama di essere indistruttibili, o quasi? E cosa significa, allo stesso tempo, per una software house e un developer team mettersi al lavoro per fare sì che una storia del genere diventi realtà sulle nostre console e piattaforme? Dopo aver lavorato a braccetto con un altro eroe molto particolare, Terminator, ora Nacon e Teyon si sono imbarcati in un’altra avventura (come abbiamo visto dai recenti trailer pubblicati) dalle molteplici responsabilità: mettersi al lavoro con un titolo ambientato nel mondo narrativo di RoboCop, un capitolo, quello che abbiamo testato, che si colloca a livello cronologico tra gli eventi del primo e del secondo film, sicuramente i più famosi e altrettanto amati dai fan. Parliamo dunque di RoboCop Rogue City, uno sparatutto in prima persona che prevede però anche qualche commistione con altri generi videoludici, come l’avventura investigativa o il puro GDR. Abbiamo testato questa nuova IP su PlayStation 5, per mettere alla prova su console next-gen tutta la potenza di questo robottone a metà tra il tech e l’essere umano. Come avranno performato le nostre armi impugnate da questo eroe? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione!

robocop rogue city

RoboCop Rogue City: nel bel mezzo dei primi due film

In questo caso specifico, le vicende di RoboCop Rogue City comincia nel momento in cui Alex Murphy si è abituato, per quanto possibile, al suo nuovo ruolo di difensore della legge a tempo pieno e alla mercé della multinazionale OCP, senza più possibilità di bilanciare questa sua attività con la vita privata. Le devianze di una società ormai allo sbando e la malvagità della OCP, oltre a tutti i temi che uniscono in un solo fil rouge le trame dei tre film fanno immediatamente capolino in Rogue City, con l’azione che ci immerge subito nel nostro primo compito, in medias res in un’altra notte di distruzione, fuoco, fiamme e proiettili a Detroit, per via della presenza di una spietata banda di delinquenti che fa irruzione a Channel 9, la principale emittente locale. Cercano di attirare l’attenzione come escamotage per presentarci una misteriosa nuova presenza in città, una mente criminale che pare voglia assumere il controllo della malavita nella metropoli del Michigan. La situazione è critica e, quando gli ostaggi precipitano dalle finestre del sessantaquattresimo piano, l’agente Murphy irrompe sulla scena per dare man forte ai suoi colleghi ed entrare nel grattacielo insieme alla sua inseparabile partner Anne Lewis. Comincia così la prima di una serie di carneficine e di conflitti che punteggiano quella che appare fin da subito come un’indagine più ampia del previsto, oltre che insospettabilmente impegnativa per i due poliziotti…

Aderenza all’originale, tra alti e bassi nella scrittura

Un tratto distintivo di Teyon e Nacon, come avvenuto in Terminator Resistance e qui ancora più evidente, è stato il lavoro svolto sul comparto narrativo, accanto all’ambientazione, nel complesso piuttosto buono. I volti dei personaggi principali sono stati ricreati con grande fedeltà, riprendendo anche le voci originali e i temi musicali della colonna sonora degli Anni Ottanta (rivelando anche ritmi e melodie decisamente di altri tempi). Nel doppiaggio originale, Peter Weller è presente, prestando la sua voce al nostro cyber poliziotto, oltre ad aver svolto un lavoro curato, come un fan del franchise si aspetterebbe, aiutando così anche i giocatori che conoscono il franchise cinematografico attraverso la presenza di frequenti sparatorie, proprio come nella trilogia di film originali. Se rispettare il calco dei film era stato uno degli obiettivi posti dal team di sviluppo, possiamo dirvi che è stato raggiunto.

Più claudicanti invece altre componenti fondamentali, presenti nel più ampio quadro del gioco, a partire dai flebili tentativi di dotare il titolo di un aspetto solido da gioco di ruolo: qui abbiamo la possibilità di ricevere missioni secondarie da diversi personaggi non giocanti, molte delle quali potranno essere portate a termine con approcci violenti o provando a far ragionare i malviventi, senza spargimenti di sangue, a seconda delle occasioni e anche della nostra volontà, senza ripercussioni sul resto del gioco e del prosieguo della trama. Non solo: la scrittura complessiva e il ritmo ci sono apparsi altalenanti, e non sempre le ricompense per le missioni opzionali ci spingono ulteriormente a completarle.

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Un FPS poco attento alle shooting-action

Ecco poi un’altra grande pecca, considerando quante ne sono presenti nel titolo: quello che dovrebbe essere il cuore pulsante di tutta la IP in questione, le sparatorie, risulta al contrario una delle parti meno convincenti del prodotto. Un colpo basso per un FPS come questo, che non sa dare la giusta attenzione a un elemento così preponderante come le fasi di shooting in RoboCop Rogue City. Al netto della pesantezza dello shooting, per via della legnosità del personaggio stesso in quanto semi-automa, questo FPS sembra quasi mostrare i segni del tempo nelle fasi di azione, quasi quanto i film stessi. Non siamo rimasti molto soddisfatti per via, in prima battuta, della scarsa varietà di armi a disposizione e dalla generale legnosità dell’esperienza in sé, a partire dalla pistola di ordinanza, che il nostro eroe estrae dall’apposita fondina interna alla gamba destra nel momento del bisogno, e che rimane la sua fedele compagna di viaggio dall’inizio alla fine. Unica arma, tra l’altro, a offrirci munizioni infinite e che, se adeguatamente potenziata, sa anche performare molto bene. Altro aspetto piuttosto amarcord di questo titolo risiede nel level design piuttosto scolastico ed elementare, offrendoci nemici sì aggressivi e che compaiono a frotte, ma anche piuttosto facili da aggirare e attirare in trappola, oltre a uno shooting pesante nel ritmo.

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Anche l’occhio vuole la sua parte in RoboCop Rogue City

Resta piatta anche la parte relativa alle risposte multiple e alla profondità dei dialoghi e delle quest opzionali, mentre qualche gioia ce la regala invece la gestione di crescita del personaggio, che in stile gioco di ruolo (stavolta aderente alle caratteristiche del genere) consente di spendere i punti acquisiti al passaggio di livello su circa dieci rami di abilità e valori, che consentono in parte anche un approccio differente al mondo di gioco. Rimane nel complesso un titolo che ci prova, ma senza farcela del tutto, nel suo processo di miglioramento e svecchiamento, soprattutto paragonandolo ai suoi diretti competitor nel genere FPS. Infine, un ultimo accenno necessario circa il comparto puramente grafico e tecnico, a partire da qualche fallacia nel primo dei due.

Le animazioni e la fisica dei nemici quando incassano i colpi sono ancora poco credibili, molte delle superfici restituiscono uno spiacevole effetto fittizio e gran parte dello scenario non è interattivo, nonostante il team di sviluppo abbia fatto uso dell’UE 5, per quanto però non sia stato ottimizzato a dovere. Nonostante una campionatura non sempre impeccabile delle voci dei comprimari nel doppiaggio, non ci sono performance fuori contesto, e i dialoghi non sono appesantiti dalle performance degli attori chiamati in causa. Buone prestazioni complessive anche per la performance del motore di gioco, al netto di alcuni cali di framerate fastidiosi, ma che non inficiano in maniera importante il progresso di gioco e le nostre partite.

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Series X|S, PC

Sviluppatore: Teyon

Publisher: Nacon

RoboCop Rogue City è frutto di un lavoro da parte degli sviluppatori di Teyon nel tentativo di migliorarsi rispetto ai lavori precedenti, ma il lavoro da svolgere è ancora lungo. Consci che il genere shooting non sia il loro cavallo di battaglia, hanno forse preferito diversificare l’offerta ludica e proporre soluzioni inconsuete, anche se non tutte implementate a dovere per ottenere un risultato ottimale. A conti fatti, questo titolo sembra metterci più a nostro agio quando deve far sentire il giocatore davvero nei panni di Alex Murphy, riprendendone gesti, battute e modus operandi, mentre pecca nei momenti in cui deve limitarsi al ruolo di concorrente per il trono degli FPS su console e PC. RoboCop Rogue City potrebbe segnare il punto di svolta nella carriera di Teyon, dal punto di vista delle ambizioni narrative? Una domanda che è giusto porsi, alla luce di questo titolo, soprattutto alla luce del vistoso miglioramento qui offerto e presentato, ma senza tralasciare la complessità delle costruzioni poligonali, animazioni facciali e ampiezza delle ambientazioni, accanto ad altre piccole problematiche non del tutto trascurabili.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.