Gangs of Sherwood

Gangs of Sherwood Recensione: Robin Hood in salsa steampunk

Probabilmente non esiste sulla faccia del pianeta una persona che non abbia mai sentito parlare del leggendario Robin Hood e della gang of Sherwood, ovvero i suoi sodali, resi famosi da tantissimi contenuti multimediali e raccontati più e più volte al cinema sotto una quantità incredibile di punti di vista, compreso quello comico del buon Mell Brooks:  Robin Hood un uomo in calzamaglia. Insomma una quantità enorme di materiale da cui prendere idee, situazioni, personaggi già descritti all’osso ed un immaginario figurativo fatto di tutto quello che si possa desiderare. In questo lo sforzo di Appeal Studios è stato veramente notevole in quanto una versione steampunk con elementi cyber e ambientazione scenografica medioevale non deve essere stata per nulla facile da elaborare. Se poi ci mettiamo in mezzo anche il genere che necessita di spazi molto ampi per il combattimento possiamo tranquillamente concludere che il lavoro finale è di discreta fattura. La prima cosa che salta all’occhio è la composizione del party che oltre Robin Hood ci permette di giocare con Little John, Lady Marion e Fra Tuck. Quest’ultimo, un vero e proprio tank fatto e finito è probabilmente quello più debole dal punto di vista narrativo essendo stato sottoposto ad un “race swap” del tutto immotivato, Robin stesso poi ricorda nei tratti molto di più un brigante balcanico che l’eroe nazionale inglese per definizione. Il cattivo di turno è invece lo sceriffo di Nottingham a cui dobbiamo dare la caccia quale termine ultimo del gioco (niente Giovanni Senza Terra purtroppo), asserragliato nei suoi bastioni e difeso da guardie tecnologicamente molto più fornite degli avventurieri.

Gangs of Sherwood

Gangs of Sherwood eroi senza tempo

Uno dei punti di forza del gioco sono proprio i personaggi o meglio il tipo di gameplay che impostano. Robin basa tutto il combattimento sulla distanza e sul numero di frecce che riesce a scagliare e , insieme a Marion, che è armata di velocissimi pugnali rappresentano la componente agile del gruppo. Little John e Fra Tuck, gli arieti sfonda tutto, sono invece armati l’uno di pugni infuocati e l’altro di un martellone direttamente ereditato dai Souls (e magari anche da Verendicto) che può essere caricato per colpi devastanti. Il combat-system c’è da dire è davvero ben fatto almeno per le richieste che oggi arrivano dall’utenza. Gli attacchi sono due: quello forte e quello medio che possono essere usati per sviluppare le combo, inanellarle è fondamentale perché dopo i primi e semplici livelli i cattivi diventano davvero tanti e non è sempre semplici levarseli da dosso. Accumulando denaro che troveremo in giro per le mappe e l’esperienza potremo sbloccare tecniche più potenti o andare a modificare l’abilità speciale del character. Questa fase di upgrade non ci farà scervellare particolarmente in quanto pur avendo un discreto impatto sul gioco con un po’ di pratica riusciremo ad uscire dalle situazioni più spinose sempre nel modo ottimale ovvero utilizzando sempre le medesime combo. In più avremo la possibilità di usare un colpo finale e, cosa che ho apprezzato particolarmente, gli attacchi in salto.

La gestione dello spazio verticale è infatti davvero ben progettata cosa ben rara in titoli simili. Per concludere possiamo anche attivare la modalità ribelle un vero e proprio Berserk mode che bisogna conservare per i momenti in cui si è alle strette perché permette di recuperare l’energia perduta. Se avete un minimo di esperienza in giochi di questo tipo probabilmente non la userete mai. Se poi non siete avventati e più che spammare combo vi muovete la possibilità di farla franca in mezzo a nugoli di avversari è decisamente alta, almeno nei primi livello perché dal secondo in poi la musica cambia. Avremo anche la nostra residenza in cui tornare Great Oak dove potremo recuperare le skin alternative dei personaggi, potenziarci e fare allenamento ma null’altro, sarebbe stato bello trovare delle simpatiche missioni in salsa medioevale che ci avrebbero raccontato le varie sfaccettature del personaggio.

Tecnicamente da rivedere

Nonostante le ottime premesse Gangs of Sherwood è tutt’altro che privo di problematiche che minano l’esperienza di gioco. La prima riguarda sicuramente le ambientazioni che nel mix che è stato creato sono invero molto deboli. Le case costruite nell’albero dialogano davvero poco con le unità di trasporto delle truppe tipicamente cyberpunk ed anche lo stile di base dei personaggi non si ritrova né nelle ambientazioni né nei nemici che potrebbero essere tranquillamente i nemici di chiunque. Il comparto animazione poi è probabilmente la parte più debole del gioco, quelle facciali in particolare rovinano parecchio l’intero comparto grafico, i dialoghi troppo semplici non aiutano a superare questo scoglio. Oltre ciò giocare da solo è praticamente inutile oltre che molto poco divertente. Se siete soli infatti, avrete subito tutti i nemici addosso ed i tank nemici vogliono davvero molti colpi per cui morire non è una possibilità remota. Se morite quando state giocando insieme al party il personaggio finirà in Agonia e potrà essere rianimato ma se siete soli dovrete usare i soldi che avete messo da parte, secondo quanto spendete potrete riavere quota parte della vostra salute ma il problema è che non conviene farlo oppure non è possibile perché nel conteggio ci va soltanto quanto depositato in banca. Tutto questo si traduce nel rifare la missione da zero e morire contro il boss dopo mezz’ora ti ributta negli anni ’80 oppure ti rende estremamente prudente e con poca voglia di esplorare, esplorazione per altro non estremamente vasta.

Uno dei sistemi che ho trovato per bypassare il problema è un farming selvaggio nei livelli precedenti che possono essere comunque giocati ma a parte la noia il tempo di recupero risorse è davvero troppo alto. I ceckpoint poi andrebbero poi messi più in prossimità dei combattimenti più dispendiosi, non è raro infatti che una volta fatto strage di cattivi e preso un sacco di botte vi troviate a giocare sul “chi va là” perché non avete più un filo di energia. Una cosa che invece ho particolarmente apprezzato è invece il caos che si genera nel momento in cui si combatte, divertimento puro a cui abbandonarsi senza pensieri  anche perché il lock dei nemici è completamente da rivedere come anche la gestione della telecamera forse il più grande avversario dei giocatori hardcore. Il combattimento in party poi soffre anche il fatto che causa meccaniche fare azioni combinate è estremamente difficile o addirittura impossibile per cui fatalmente ognuno si trova a giocare per se stesso.

Piattaforme: PC, PlayStation5 , Xbox Series X|S

Sviluppatore: Appeal Studios

Publisher: Nacon

Gangs of Sherwood è un gioco che potrebbe coinvolgervi abbastanza perché giocato in compagnia ha un certo grado di coinvolgimento. Tuttavia dopo le prime partite potrebbe subito dimostrare quelli che sono i suoi difetti strutturali ovvero la mancanza di un background convincente ed una certa limitatezza delle meccaniche. Giocando da solo ci si accorge anche di come alcune idee siano soltanto abbozzate e che lo sviluppo sia di là da venire.  Questo non permette mai al giocatore di identificarsi nei personaggi che sono comunque davvero deboli nella loro scrittura nonostante una ponderata e ben costruita individualità per quanto riguarda le meccaniche singole. Insomma non si può gridare al capolavoro ma ad un titolo onesto che può risultare anche divertente con il grande difetto però di non emergere mai dalla massa di titoli simili.