THE FINALS

The Finals Recensione: nuovo FPS, stessa storia

Annunciato con una release a sorpresa durante la notte dei The Game Awards, The Finals è finalmente arrivato su PC (via Steam), PS5 e Xbox Series S|X. Il nuovo first-person-shooter, sviluppato da Embark Studios, un neonato team di sviluppo aveva già fatto molto parlare di sé, soprattutto quando venne lanciata la beta. In un panorama in cui gli FPS sembravano aver detto praticamente di tutto, l’idea del team svedese è decisamente originale e unica: un intero show televisivo, dove i giocatori sono trasportati in un ambiente ricreato con la realtà virtuale, circondati da una folla di spettatori con l’obiettivo di rubare denaro. Una premessa semplice, eppure decisamente unica, che ha fatto sì che intorno a The Finals si radunasse una schiera di appassionati desiderosi di provare qualcosa di nuovo.

Il 7 dicembre 2023, giorno di debutto della versione completa del gioco (rigorosamente free to play, come oramai impone un mercato dettato dalle metriche più che dalle vendite) in tanti hanno dunque deciso di prendere parte a questo folle show. L’idea c’è, ma la sua realizzazione purtroppo non sembra averci convinto più di tanto. Scopriamo il perché in questa recensione della versione definitiva di The Finals.

Benvenuti a The Finals

La premessa del primo gioco di Embark Studios non è poi troppo distante da un futuro. Se fino a due anni fa Squid Game era solamente una serie TV ed è poi diventata un vero e proprio gioco a premi realizzato da Netflix, forse nei prossimi anni ci sarà davvero spazio per qualcosa di simile. Ed è proprio il concept, per ora virtuale, a rendere The Finals un prodotto unico e divertente. Prima del suo arrivo, infatti, i first-person-shooter erano caratterizzati da ambientazioni simil realistiche con gameplay frenetici, da una dimensione di prodotti che potrebbero rientrare nel genere arena e nei tanto amati e odiati Battle Royale, che premiamo il singolo (o la squadra) sopra tutti. Con The Finals, Embark Studios cerca di fare qualcosa che sembra appartenere a un retaggio del passato, almeno in termini mainstream: mettere a disposizione dei giocatori un prodotto dove la cooperazione e la ricerca della build e della squadra siano al primo posto rispetto alle azioni di un singolo o alla bravura.

The Finals ha un gameplay molto semplice: il gioco ci propone due modalità diverse, che sono rispettivamente una classica partita composta da tre team, tutti uno contro l’altro, dove l’obiettivo è estrarre del denaro da alcuni vault per poi volare a depositarlo. Un po’ come avviene in un extraction shooter, con la differenza l’azione si concentra su mappe totalmente distruttibili. Già, e non è ovviamente una vera sorpresa: come abbiamo detto poco sopra, Embark Studios è stato fondato da Patrick Soderlund, ex di Electronic Arts, che ha lavorato come CEO anche per DICE, autori della serie di Battlefield, che in comune con The Finals ha proprio le mappe con distruzione ambientale. Questo si traduce ovviamente in uno stile di gioco che porta a ragionare, ma allo stesso tempo con molta velocità. Non c’è tempo dunque per riflettere o prendersela comoda: nel gioco di Embark Studios si è sempre in movimento, sempre alla ricerca della finestra giusta per poter agire in tempo.

Un gameplay che convince… ma non intrattiene

Embark Studios ha provveduto a donare a The Finals un gameplay che combina diversi aspetti di altri first person shooter. Il primo elemento di spicco è sicuramente la composizione della squadra: i giocatori sono divisi per tre classi diverse, ovvero Light, Medium e Heavy. Oltre all’arsenale di armi a disposizione degli utenti, a fare la differenza è anche la velocità di movimento. La classe Light sarà infatti la più veloce, mentre quella Heavy sarà più lenta nei movimenti. Non c’è un vero e proprio obbligo da parte dei giocatori di comporre la squadra selezionando obbligatoriamente uno dei tre (un team può essere composto da due giocatori di classe Light e uno di Heavy, per esempio), ma è chiaro che una scelta ben equilibrata si presti a un gameplay decisamente migliore e più fluido, a ribadire come la cooperazione in The Finals sia ovviamente uno degli aspetti più importanti. Il titolo trae infatti maggior beneficio nell’essere giocato in cooperativa, insieme a un paio di amici.

Durante le partite, le squadre dovranno scontrarsi in una folle corsa all’oro: sarà necessario localizzare il Vault contenente i diecimila Dollari, riuscire ad aprirlo senza interferenze e per finire portare il denaro alla cassetta di sicurezza per riuscire a estrarlo. I giocatori possono essere fermati mentre posseggono il denaro e si recano alla cassetta di sicurezza ed è anche possibile invertire il processo di estrazione, assegnandolo alla propria squadra. Per fare ciò sarà necessario coordinarsi con i propri compagni, selezionare la strategia migliore per l’attacco (e per la difesa, nel caso si stiano portando a casa i Dollari) e ovviamente anche capire in quale finestra effettuare le giuste mosse. La prima squadra ad arrivare a 20.000 Dollari (ovvero due estrazioni) sarà la vincitrice. I giocatori avranno a disposizione diverse mosse per poter vincere la partita: oltre alle classiche armi come per esempio i fucili e le mitragliette, sarà possibile utilizzare gadget come le granate Goo, che consentono di creare delle barriere protettive in schiuma oppure l’utilizzo di un Healer, pistola in grado di ricaricare la salute dei compagni senza attendere il suo ripristino. E alla propria eliminazione, le modalità non competitive offrono respawn illimitati. Presente anche la possibilità di rianimare un compagno, ma spesso potrebbe non essere la strategia giusta.

Il gameplay di The Finals è curato, ben realizzato e supera brillantemente ogni aspettativa. C’è solo un piccolo problema: dopo anni passati a giocare praticamente qualsiasi tipo di first person shooter, la sensazione è quella di trovarsi davanti a un more of the same. Se all’epoca del debutto di PUBG e della nascita del genere Battle Royale i giocatori erano genuinamente soddisfatti di ciò che vedevano su schermo, ciò ovviamente non vale per The Finals.

Le mappe distruttibili e l’interazione ambientale? L’abbiamo già visto in Battlefield, per degli anni. Il gameplay cooperativo? Praticamente qualsiasi tipo di shooter degli ultimi dieci anni ci permette di entrare in contatto con una sorta di strategia di squadra. La selezione delle classi? Overwatch ha avuto il suo momento di gloria e poi nessuno ha più adottato questa strategia. In The Finals tutti questi elementi combinati sono realizzati decisamente bene, ma paradossalmente è il suo setting a stupire, molto di più della prova alla mano. Il lato tecnico è sicuramente ben costruito. La componente shooting funziona bene, la selezione di gadget e armi è decisamente sufficiente per un prodotto del genere e in linea di massima c’è stata molta attenzione, per tutto. The Finals non innova e forse non vuole farlo, ma sicuramente se cercate qualcosa di nuovo a livello di gameplay, il titolo di Embark Studios potrebbe non essere la soluzione migliore.

Tecnicamente un prodigio

L’aspetto tecnico di The Finals è sicuramente qualcosa che in tanti speravano di vedere. Abbiamo testato il gioco su Xbox Series X e graficamente è probabilmente lo shooter più solido mai visto prima: abbiamo davanti una resa grafica molto importante, accompagnata da effetti di luce decisamente convincenti. Anche gli effetti sonori, così come la colonna sonora, sono ben realizzati e richiamano in tutto e per tutto un vero e proprio prodotto di questa attuale generazione.

Durante la nostra prova abbiamo riscontrato un solo bug, ovvero l’impossibilità di cambiare loadout a partita in corso. L’errore si è comunque verificato una sola volta su più partite, ma per il resto non abbiamo riscontrato nessun tipo di problema. Anche a livello di connessione non abbiamo notato nessun desync del server, così come la latenza è stata praticamente azzerata. Solidi anche i 60 frame al secondo, che garantiscono un’esperienza di gioco ancora più fluida.

Per il suo primo gioco, Embark Studios ha optato per una distribuzione free-to-play, anche se il gioco sembra avere le carte in regole per essere un tripla A. Il motivo è ovviamente da ricercarsi in un mercato che premia le transazioni e The Finals ovviamente non fa eccezione a tutto ciò. La valuta di gioco sono i Multibucks e sono acquistabili in diversi pacchetti, dai più economici ai più costosi. È poi presente un Battle Pass, acquistabile separatamente, così come cosmetici, come le skin e le animazioni. Non è obbligatorio acquistare questo genere di elementi, ma riflette comunque l’economia del titolo: Embark Studios cerca il successo sul lungo periodo piuttosto che sull’incassare cifre immediatamente per poi vedere il gioco svuotarsi di giocatori, senza che esso possa ancora essere profittevole.

Piattaforma: PlayStation 5, Xbox Series S, Xbox Series X, PC
Sviluppatore: Embark Studios
Publisher: Embark Studios

The Finals è un buon first-person-shooter, che combina elementi ben conosciuti dai giocatori ma che non cerca veramente mai di innovare. La sua disponibilità gratuita è sicuramente un incentivo a provarlo, insieme ad altri due amici. Tecnicamente impeccabile, il primo gioco di Embark Studios è un progetto interessante, ma che non aggiunge veramente nulla di nuovo al vasto panorama di FPS già disponibili sul mercato. Una buona idea, sviluppata tecnicamente benissimo ma che purtroppo non ha nient’altro da dire se non le solite cose. Non un’occasione persa, ma sicuramente un prodotto che si rivolge a un target ben specifico (e che possibilmente sia disposto anche a spendere). Un buon esordio per il team, meno forse per il panorama degli sparatutto, che rischia di non riprendersi dalla stagnatura degli ultimi anni.

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra