Si definisce “punto di svolta” quel fenomeno in cui la situazione viene ribaltata da un brusco cambio di rotta, un mutamento nel pensiero di una persona, figura politica o artista in grado di alterare il corso degli eventi. Ecco, penso che non ci sia un termine migliore di questo per definire cosa l’originale Persona 3 ha rappresentato per ATLUS e per il mondo dei JRPG in generale. Tra personaggi intriganti, una storia accattivante e un gameplay che andava incontro ad alcune problematiche del genere, il gioco riuscì a crearsi una community incredibilmente appassionata nonostante la sua natura da “nicchia”, ma che tra discussioni, dibattiti e meme rappresentò l’inizio di un fenomeno che molti anni dopo divenne parte della cultura videoludica e perché no anche pop contemporanea. E a quasi 18 anni da quel cambiamento radicale, i tempi sono più che maturi per tornare dove tutto è cambiato e rivivere le avventure della cricca del Dormitorio Iwatodai sotto una luce del tutto diversa. Persona 3 Reload è l’apertura perfetta per il 2024 di ATLUS e forse anche l’apertura di un nuovo ciclo per la storia di P Studio, ed è finalmente arrivato il momento di parlarne senza troppi filtri. Partiamo!
Persona 3 Reload: Ludens Memoriae
Negli ultimi anni siamo stati spettatori di una sorprendente ascesa di ATLUS ai vertici dell’industria videoludica giapponese. Quella che fino a non poco tempo fa veniva considerata una rispettabile software house di titoli appartenenti ad una relativa nicchia all’interno di un genere apprezzata da un’altrettanta cerchia di giocatori hardcore e che magari ogni tanto trovava il modo di far quadrare i conti con accordi di publishing fortuiti (mi riferisco in primis alla relase statunitense di Demon Souls), si è trasformata in “keyplayer” non indifferente anche all’interno del pubblico meno appassionato. L’uscita di Persona 5 ha rivitalizzato in toto l’interesse di quest’ultima fetta verso i JRPG, rompendo ogni record di vendita, sia ludica che di merchandise e arrivando ad oscurare (con non poche divisioni) la serie che le diede i natali nel lontano 1996. Tuttavia, non pensiate che tutto questo successo sia arrivato per puro caso, oh no. La nomea della ATLUS odierna è frutto di un percorso di crescita e rivoluzione iniziato nei primissimi anni del 2000, incentrato sulla distruzione di tutto ciò che la serie spin-off Persona aveva instaurato in passato.
Dopo l’uscita della duologia di Persona 2 Innocent Sin ed Eternal Punishment, quella che allora fu una semplice variazione della formula dei titoli “MegaTen” nuotava in acque tutt’altro che tranquille. Tra processi di localizzazione deliranti, che hanno visto personaggi cambiare nomi, etnie e personalità durante il passaggio tra la versione giapponese e quella nord americana o europea, e politiche di distribuzione che hanno impedito al primo capitolo della duologia per PS1 di arrivare oltreoceano e che pochi anni più tardi hanno comunque consentito l’uscita di Eternal Punishment – confondendo ancor di più gli acquirenti con una storia all’atto pratico raccontata a metà – si arrivò ad un punto di non ritorno non solo per la serie, ma anche per ATLUS stessa. Perché sì, c’erano titoli interessanti come Shin Megami Tensei: Nocturne e la Digital Devil Saga, ma parliamo comunque di titoli destinati e specificatamente progettati per accontentare un pubblico molto ristretto, laddove i così detti “rivali” nel mercato come SquareSoft stavano continuavano non solo a sfornare ottimi titoli come Final Fantasy X, ma anche esperienze più accessibili per la massa come Kingdom Hearts. Lo stesso Katsura Hashino negli ultimi mesi ha definito quel periodo come una sorta di “Via Crucis”, un mood che accompagnò l’intero processo di sviluppo del terzo capitolo. Persona 3 non poteva e non doveva fallire.
Quindi che si fa? Come si esce da una situazione pressoché impossibile? L’inizio coincide con la fine di tutto e in questo caso il successo di Persona 3 coincideva con la morte di ciò che era venuto prima. Cercando su Internet è possibile trovare alcune brevi immagini pubblicate da Katsura Hashino stesso in un ormai perduto blog di ATLUS, raffiguranti un primissimo prototipo del gioco, caratterizzato da una visione estetica molto simile a quella del primissimo Megami Ibunroku: Persona. Combattimenti tra creature provenienti dalla dimensione dell’inconscio, all’interno di uno scenario “reale” ed è perché questa visione sia stata poi scartata. Si stava ritornando alle stesse dinamiche, la stessa inquadratura dall’alto, la stessa formula che non funzionava più. Forse è anche un po’ per questo che Hashino stesso – stando alle sue parole – implorò i piani alti di ATLUS di cambiare rotta. E tra rimaneggiamenti vari alla formula del gameplay, prendendo anche una piccola ispirazione allo stesso SMT: Nocturne per quanto riguarda la gestione degli attacchi consecutivi dopo aver sfruttato una debolezza nemica, e l’inserimento di un elemento di “urgenza” tramite il tempo limite dettato dal calendario e dalle dinamiche dating sim provenienti dalle visual novel (altro genere molto in voga in Giappone), il risultato finale fu talmente d’impatto e incredibilmente innovativo da risultare ancora oggi lo stampo base per tutto gli altri titoli della serie dal 2006 in poi.
Con le dovute evoluzioni del caso, tra la gestione completa del party introdotta in Persona 4 (reintrodotte anche nella versione portatile di P3 su PSP) e la rivoluzione totale di Persona 5, è chiaro come in quel preciso momento di disperazione e chaos, Katsura Hashino abbia colto l’occasione di tentare il tutto per tutto con un azzardo non da poco, andando però a salvare un’intera azienda dal collasso. Ed è qui che arriviamo alla parte finale di questa introduzione, nel quale pongo a me stesso e un po’ a chi sta leggendo questa domanda: ha senso nel 2024 proporre un remake di Persona 3 piuttosto che spingere l’acceleratore sulla produzione di un sesto capitolo? Sì. Al di là del discorso sulla preservazione del medium videoludico, e considerando che una remastered delle versioni PS2 del gioco sarebbero state irrealizzabili dato l’utilizzo all’epoca del motore di gioco Renderware di Criterion e per il quale oggi chiedere una licenza ad Electronic Arts risulterebbe uno spreco di risorse, e a fronte di quanto raccontato in tutto questo discorso di apertura, Persona 3 Reload prende ancora una volta il ruolo di spartiacque. Una sorta di “titolo commemorativo” per festeggiare i 25 anni del brand e che trae insegnamento da ciò che è venuto prima, preparando le fondamenta per ciò che verrà dopo.
La vita dello studente tra lezioni, conoscenze e… Personae
Persona 3 Reload si apre come una qualunque visual novel farebbe nei suoi primissimi minuti: il nostro protagonista è uno studente appena trasferito alla Gekkoukan High School di Tatsumi Port Island, un’isola artificiale situata nella costa giapponese. Il treno fa giusto in tempo ad arrivare pochi istanti prima della mezzanotte, momento in cui tutta la città si illumina di uno strano colore verde smeraldo emesso dalla luna. Nulla di strano, ad eccezione delle bare cremisi che popolano la città durante questo strano periodo di tempo denominato “L’Ora Buia”, un momento della giornata nascosto in cui le tenebre regnano sovrane e il Tartaro – una torre dalla struttura impossibile e fuori da ogni logica – si erge al centro dell’isola. Dopo una serie di presentazioni e giornate passate tra i banchi accadrà qualcosa, un evento che porterà il protagonista a risvegliare il proprio Persona e ad entrare all’interno del S.E.E.S (Specialized Extracurricular Execution Squad), una squadra speciale a difesa della città dagli attacchi delle Ombre. Questi esseri oscuri che in un certo senso hanno una sorta di ispirazione “Neon Genesis Evangeliana” nella loro follia, mischiata ad un insieme di reference reali e pop, creeranno scompiglio tra la popolazione e faciliteranno la diffusione della “Sindrome dell’Apatia”. Queste più o meno le premesse della trama principale di Persona 3 Reload, una storia che sì ha ancora oggi quel vibe un po’ sempliciotto alla “Monster of the Week” figlio della cultura Tokusatsu giapponese, ma che sotto sotto nasconde personaggi, eventi e una narrazione su una delle tematiche più umane e comuni del nostro tempo che ha dell’incredibile e che sono sicuro necessiterà di un sacco di empatia e fazzoletti per essere “digerita” da chi ancora non ha avuto modo per viverla.
Trattandosi di un gioco della serie Persona, ovviamente il ritmo della narrativa viene scandito attraverso i giorni di un anno scolastico, con il calendario che andrà a dividere gli eventi principali e le operazioni speciali all’interno del Tartaro, dalle giornate quotidiane della vita di uno studente qualsiasi. A differenza del quarto e quinto capitolo della serie però, non vi è una vera e propria situazione di urgenza. Certo, le “scadenze” sono rappresentate dalle varie fasi lunari che precedono l’arrivo di un boss o di un momento significativo della trama, ma esse non rappresentano un punto di game over per il giocatore. Come vedremo più avanti nella sezione dedicata al gameplay infatti, dopo le prime fasi dedicate al tutorial del combat system l’esplorazione del Tartaro è consigliata piuttosto che imposta, salvo alcuni casi in cui l’accesso alla struttura è obbligatorio per volere della trama. Questo permette un tipo di approccio molto più “libero” e che anche in Persona 3 Reload da al giocatore la possibilità di gestire a modo suo i propri impegni e risorse, senza intaccare la maggior parte delle attività dedicate alla gestione delle proprie statistiche e all’approfondimento delle Affinità Sociali (Social Link), la componente “visual novel” del gioco.
Se siete abituati al funzionamento dei Confidant di Persona 5, sappiate che all’atto pratico stiamo parlando della stessa meccanica dedicata al consolidamento di un legame con un personaggio secondario e allo stesso tempo all’aumento del bonus in punti esperienza ottenuti dopo una fusione tra Personae, ma con qualche variabile rispetto a quanto visto nel quinto capitolo. Rimanendo infatti fedele al gioco originale, durante le interazioni con i vari personaggi bisognerà scegliere la frase migliore da dire nel momento giusto e con la dovuta cautela. Se in P5 infatti, rispondere male a Tae Takemi per esempio comportava ad un rallentamento della progressione del suo personale Confidant, richiedendo multiple visite prima di poter ottenere il livello successivo, fare lo scorbutico o l’antipatico in Persona 3 Reload porterà ad un rovesciamento dell’arcano corrispondente a quello specifico personaggio. In parole povere, fare i pezzi di fango comporterà l’interruzione del rapporto d’amicizia e annullerà qualsiasi bonus ottenibile. Nei casi più gravi, una reiterata mancanza di rispetto verso quel personaggio porterà alla rottura definitiva del legame. L’unico modo per risolvere la situazione risiede nel rendere omaggio al Tempio Naganaki e sperare in una pescata fortunata, prendere parte ad un piccolo evento di riconciliazione e comportarsi da persona empatica. In alternativa se proprio non ce la fate a frenare il vostro “inner bad guy”, si può sempre sperimentare con il classico “Carica Partita” oppure con la nuova funzione “Riavvolgi” per riprendere il gioco da un salvataggio temporaneo. In ogni caso, anche nella limitazione vi è una libertà di scelta piuttosto ampia e che accoglie anche approcci più spontanei, in nome del roleplaying a discapito del completismo.
E se da un lato ritroviamo una feature dell’originale riproposta in modo più che fedele e addirittura migliorato, Persona 3 Reload introduce anche nuove attività che coinvolgono i membri della S.E.E.S. Se nell’originale Persona 3 e Persona 3 FES gli unici Social Link effettuabili con i membri del party riguardavano i personaggi femminili come Yukari e Mitsuru e Persona 3 Portable introduceva ulteriori interazioni con il resto della gang maschile, Persona 3 Reload sceglie di accontentare tutti e in un certo senso nessuno. No, non ci sono nuovi Social Link disponibili ma è comunque possibile prendere parte ad alcuni eventi speciali che andranno ad approfondire la personalità e le motivazioni dietro ad ogni personaggio. Una cosa che ho particolarmente apprezzato e che mi ha portato ad aumentare ancora di più l’empatia che provo verso determinati personaggi, già colpevoli di essere uno dei party più armoniosi tra i tutti e 3 i gruppi che compongono la saga dei Persona moderni. Ma questa operazione di approfondimento non coinvolge solo loro, va anche a prendere in causa il gruppo rivale Strega. Non andrò a dilungarmi in eventuali spoiler, sappiate solo che in questo remake ATLUS è riuscita a rendere giustizia a questo misterioso trio antagonista con nuove scene inedite e soprattutto in linea con i loro personaggi. Non parliamo di monologhi assurdi o capovolgimenti epocali, ma posso assicurare che i fan della prima ora assisteranno a delle belle sorprese.
Giro Giro Tartarus
Ma senza alcun dubbio, la maggior parte delle migliorie al gameplay sono state riservate alla parte JRPG del titolo, accessibile una volta entrati nel Tartaro per la prima volta. Ma prima di tutto, partiamo con un presupposto o quanto meno una presa di coscienza: affrontare la torre nell’originale PS2 o anche nella sua riedizione portatile al giorno d’oggi potrebbe essere classificato come puro masochismo digitale. Non tanto per la lunghezza di questo unico e immenso macro-dungeon, ma più che altro per il nulla cosmico che i giocatori erano costretti ad attraversare tra corridoi sempre uguali al quale veniva applicata una texture più bella della precedente. E dopo un primo momento di paura e dubbi, posso confermare che in Persona 3 Reload è stato effettuato un vero e proprio miracolo. Ma partiamo per gradi: gli innumerevoli piani del Tartaro sono rimasti, anche se questa volta ognuno dei “biomi” ha ricevuto un sostanzioso upgrade visivo. Per esempio se Thebel mantiene il suo look “metafisico” fatto di architetture moderne e religiose, una volta giunti dentro Arqa la struttura assume un’estetica più esoterica e complessa. In questo modo, ogni sessione di esplorazione all’interno dei vari blocchi della torre porta con sé un senso di scoperta e inquietudine per ciò che verrà dopo. Inoltre, all’interno di ogni piano sono stati disseminati svariati punti di raccolta e tesori in grado di mantenere il giocatore sempre concentrato e in allerta.
Oltre ai classici forzieri – di rarità variabile e dal contenuto sì fisso ma variabile tra diverse pool di oggetti – troviamo anche dei forzieri speciali apribili tramite l’utilizzo dei frammenti di crepuscolo, oggetti ottenibili tramite l’esplorazione o anche il solo completamento dei vari livelli dei Social Link e ricompensare il giocatore per aver speso gran parte del tempo a socializzare, stringere legami con i propri amici o anche solo completare le richieste di Elizabeth, la “nuova” residente della Stanza di Velluto. Ma non finisce qui! I giocatori più esperti del titolo originale si ricorderanno dell’esistenza della Monade, un dungeon di end-game incredibilmente difficile e in grado di mettere alla prova le strategie e la resilienza del proprio party. Ebbene, in Persona 3 Reload la Monade è stata integrata come un percorso alternativo, una porta in grado di apparire in modo randomico all’interno di un piano oppure come un piccolo dungeon extra accessibile una volta arrivati al capolinea di un blocco. In entrambi i casi, ciò che vi attenderà sarà una sfida contro uno più sub-boss speciali, dalla difficoltà e intelligenza artificiale di gran lunga superiore alle semplici ombre che infestano i piani “regolari” della torre. Molte di queste utilizzeranno anche strategie interessanti come l’utilizzo delle alterazioni di stato contro tutto il gruppo, in combinazione con abilità in grado di sfruttare queste ultime per ottenere una vittoria rapida. Una serie di sfide tutto sommato interessanti e che nascondono delle ricompense molto succulente come oggetti unici, report e testi dedicati all’approfondimento della narrativa di Persona 3 e soprattutto ulteriori tarocchi da utilizzare durante la Mano Arcana.
E parlando di Arcani, Ombre e combattimenti, è arrivato il momento di parlare delle migliorie apportate al combat-system di Persona 3 Reload. Perché se per quanto riguarda la parte “dungeon-crawler” del Tartaro è stato svolto un lavoro di game design di supporto al di sopra della struttura originale per mantenere la retention del giocatore, nei confronti dei combattimenti invece ci troviamo di fronte ad un testamento dell’evoluzione effettuata da ATLUS in tutti questi anni. Oltre ai classici “Ancora 1” che caratterizzano la serie, abbiamo anche il ritorno della Staffetta proveniente da P5 (qui rinominata Cambio o Shift) e il ritorno della Mano Arcana, ovvero la possibilità di ottenere ulteriori bonus e nuove Personae al termine del combattimento dopo aver inflitto un colpo critico, sfruttato una debolezza nemica oppure terminato una battaglia un Assalto. A differenza dell’originale però, dove per ottenere il bonus o la Persona desiderata richiedeva una buona dose di riflessi e fortuna, l’incarnazione proposta in Persona 3 Reload riprende e rielabora quanto visto nel quarto capitolo. Tuttavia, a differenza di Persona 4 gli sviluppatori sono stati molto più tirchi nella distribuzione degli Arcani Maggiore ottenibili.
In passato infatti era possibile ottenere multiple copie di queste carte speciali con una facilità imbarazzante al punto da permettere, con qualche oretta di farming, la costruzione di Personae dalle statistiche e moveset completamente sbilanciati e in grado di rendere l’intera esperienza di gioco una mera questione burocratica. Immaginate un Izanagi in grado di poter castare Ziodyne dopo il primissimo dungeon di Persona 4 e vi sarete fatti una chiara idea di quanto descritto. A sostituire questa caratteristica folle e del tutto – per usare un francesismo – sbroccata, in Persona 3 Reload ottenere ogni Arcano Maggiore disponibili durante l’esplorazione del Tartaro avvierà “l’Impeto dell’Arcano”, una condizione di jackpot in cui ogni carta bonus aumenterà di grado, aumentando la quantità di soldi, punti esperienza, oggetti e mosse ottenibili.
E dulcis in fundo, abbiamo forse l’aggiunta al combat system più intrigante e potenzialmente replicabile per quanto riguarda il futuro prossimo della serie: la Theurgia. Una volta ottenuto l’accesso agli equipaggiamenti più avanzati e agli “Design da Combattimento” pubblicizzati nella campagna marketing del gioco, il giocatore avrà accesso a questo nuovo sistema che nel suo funzionamento trova molte similitudini con gli Overdrive di Final Fantasy X. A seconda dello stile di gioco di un personaggio, il giocatore andrà a riempire una barra speciale che, una volta completata, permetterà l’esecuzione di vere e proprie “Abilità Supreme” in grado non solo di ignorare le difese elementali e fisiche dei nemici ma anche proporre buff e debuff abbastanza forti da ribaltare le sorti di uno scontro. Per esempio il personaggio principale potrà fare affidamento sulle Personae evocate in precedenza per replicare la meccanica delle Magie Fusione viste in Persona 2 e nell’originale Persona 3, potenti magie dagli effetti e dal danno sostanzioso.
Il leitmotiv della Theurgia è infatti quello di riproporre in chiave moderna alcune meccaniche ritenute controproducenti o frustranti dell’originale, come per esempio il supporto della navigatrice Fuuka che su PS2 poteva il più delle volte portare a svantaggi e brutte figure nei momenti meno opportuni. Altri personaggi come Junpei, Yukari e Ken hanno invece accesso a nuove mosse e coreografie che metteranno in risalto le loro Personae e personalità. E se a tutto questo aggiungiamo la possibilità di ottenere nuove abilità passive passando le serate a guardare film, serie tv o a immergersi nella lettura assieme ai membri del party, possiamo constatare che ci troviamo di fronte all’anteprima di un’idea, una rielaborazione di un concetto di “Limit Break” che potrebbe e vorrei tanto venisse approfondito in futuro. Anche solo come mezzo diegetico di gameplay per raccontare l’espressività e la crescita di ogni singolo personaggio di un futuro e probabile Persona 6, giusto per fare un esempio.
Un paio di capricci finali
Ora, dopo aver tessuto le lodi di Persona 3 Reload per quelle che potrebbero essere 5-6 pagine di testo, vorrei utilizzare l’ultimo respiro di questa recensione per esporre qualche piccolo “nitpick” sui contenuti tagliati rispetto alla versione originale per PS2. Mettiamo subito le cose in chiaro, gran parte di queste critiche NON andranno a penalizzare il voto finale e non indicano una scarsa qualità o mancanza di impegno da parte di ATLUS. La sola mole di parole spese prima di arrivare fin qui dovrebbero essere più che sufficienti per testimoniare quanto ben di dio il gioco propone. E se a questo ci aggiungiamo una veste grafica stupenda da vedere e che sfrutta al meglio l’esperienza ottenuta dalla software house durante lo sviluppo in Unreal di Shin Megami Tensei V – al punto da farmi desiderare un porting di quest’ultimo su piattaforme più performanti – e soprattutto una colonna sonora fatta di rivisitazioni dei brani originali di ottima fattura e nuove canzoni inedite in grado di recuperare quel vibe da “primi anni 2000” come se non fossero passati più di 20 anni da allora, Persona 3 Reload è una lettera d’amore per i fan fatta da persone che sono a loro volta fan di quello su cui lavorano. Tuttavia, non stiamo parlando di un “remake” di TUTTI i contenuti già disponibili nell’originale.
Perché se da una parte abbiamo delle mancanze più che irrilevanti, come il sistema di “stanchezza” che affligge i personaggi dopo l’esplorazione del Tartaro e le multiple istanze dei club culturali e sportivi che all’atto pratico rappresentavano lo stesso e medesimo Social Link del Carro e della Fortuna e scelta più che comprensibile dal punto di vista della gestione risorse, dall’altra parte c’è l’assenza della possibilità di equipaggiare multipli tipi d’arma ad ogni personaggio, meccanica ad oggi mai più ripescata e la cui assenza va un po’ a tradire quel senso di “libertà” menzionato in precedenza. Anche qui capisco la scelta dal punto di vista della produzione, perché parliamo comunque del rig e dell’animazione di svariate azioni per ogni singolo personaggio e per ogni singola arma, ma allo stesso tempo avrei preferito fosse comunque stata inclusa come un qualcosa di opzionale, allo stesso modo in cui è ancora possibile far gestire i turni dei personaggi secondari dalla CPU come nel gioco originale. E visto che parliamo di opzionalità, direi di concludere con una piccola provocazione: costava tanto dare la possibilità di scegliere tra la colonna sonora originale o inedita? Soprattutto considerato il fatto che questo gioco esce nella settimana successiva alla release di Like a Dragon: Infinite Wealth, altro gioco pubblicato dalla stessa casa madre che detiene il marchio ATLUS e che vede tra i vari contenuti extra anche la presenza di OST provenienti da Persona 3 in tutte le sue versioni, incluso Reload e senza il bisogno di inserirle come DLC a pagamento? Ripeto, non stiamo parlando della mancanza di contenuti extra macroscopici come “The Answer” o di una route alternativa con una protagonista femminile, ma piuttosto di piccole minuzie che sarebbero state la “ciliegina sulla torta” su una produzione che definisco sontuosa, incredibile e da seria candidata per essere ricordata come una delle migliori entry nella serie.
Piattaforme: PC, PS5, PS4, Xbox Series X|S, Xbox One
Sviluppatore: P Studio
Publisher: ATLUS, SEGA
Arrivati alla fine di questo lungo viaggio che ci ha portati dal suo annuncio a giugno fino a oggi ad aspettare con trepidazione l’arrivo sul mercato di Persona 3 Reload, cosa resta da dire oltre a tutto ciò che è stato scritto fino a questo punto della recensione? L’ultima versione del terzo capitolo è un tripudio dell’operato di ATLUS negli ultimi 18 anni di evoluzione, il miglior modo sia per i fan di lunga data che per i neofiti che si sono approcciati ai MegaTen con le ultimissime iterazioni del brand Persona e Shin Megami Tensei per vivere il capostipite di una rivoluzione, e forse anche il primo assaggio di un futuro radioso. La presentazione da maestri dell’Art e UI Design, le musiche dei Lotus Juice che non sembrano essere invecchiate neanche di un giorno e una revisione quasi totale dell’intera struttura di gameplay, tra migliorie “quality of life” e ribilanciamenti vari, rendono Persona 3 Reload un titolo immancabile nella lista dei giochi da provare durante questi primi mesi del 2024.
