È davvero difficile parlare di Suicide Squad Kill the Justice League. Di cose da dire sul nuovo gioco di Rocksteady ce ne sarebbero diverse, ma inevitabilmente la memoria, la testa e anche il cuore non riescono a metterle in ordine, per una serie di motivi. Già, perché se per qualcuno di voi potrebbe essere facile scrivere una recensione, in automatico diventa complesso quando è necessario dare un giudizio su un team di sviluppo che ci ha regalato una quadrilogia come quella di Batman Arkham, universalmente riconosciuta come uno dei migliori adattamenti per un personaggio dei fumetti nei videogiochi. E diventa complesso perché Suicide Squad Kill the Justice è praticamente un vecchio amico, che però è cambiato di colpo e no, non si può ricorrere a nessun tipo di filtro, sia esso mentale o reale, per evitare di accettarlo. A ogni passo di Deadshot, a ogni svolazzata di Harley Quinn con il rampino e a ogni battuta di Boomer, davanti a noi, emerge una nuova Rocksteady, un nuovo modo di intendere il videogioco. Che però è già vecchio.
Annunciato ad agosto 2020, Suicide Squad Kill the Justice League era inizialmente visto dai fan più accaniti di Rocksteady come un nuovo successo. Qualcosa però non deve aver funzionato e subito dopo il reveal sono emerse le prime indiscrezioni, poi diventate realtà, in merito alla natura e alla meccanica di gioco. Complice anche l’abbandono dei due fondatori del team di sviluppo britannico, le aspettative per questa nuova opera erano drasticamente calate e no, non solo quelle della stampa di settore ma anche quelle del pubblico. Insomma, a distanza di sette giorni dal lancio è arrivato il momento di tirare le somme: che cos’è Suicide Squad Kill the Justice League, e cosa avrà imparato Rocksteady dal lancio di uno dei prodotti più discussi dopo anni di successi inanellati senza (quasi) sforzo? Scopriamolo in questa nostra recensione.
Suicide Squad Kill the Justice League: benvenuti a Metropolis
Se guardiamo allo sconfinato catalogo di IP made in DC ci accorgiamo di avere davanti un grandissimo potenziale per diversi giochi. Uno tra tutti è sicuramente la Squadra Suicida, appunto la Suicide Squad (o Task Force X, se preferite): già protagonista anche del medium cinematografico, con un film più che passabile, il videogioco fa in realtà sorprendentemente meglio. L’inizio di tutto, senza fare troppi spoiler, è a Arkham, dove Boomer, Harley Quinn, Deadshot e King Shark si ritrovano legati e costretti a una scelta: imbarcarsi in una missione sconosciuta per guadagnarsi la libertà o morire. Come si possono però far ragionare dei criminali? Semplice: iniettando loro delle bombe controllate a distanza, pronte per la detonazione. Non sarà però l’ARGUS a impiantarle, ma proprio il nostro quartetto, che in una folle lotta verso la presunta libertà si suiciderà da sola. La trama si svilupperà poi a Metropolis:dopo un viaggio senza nessuna indicazione della metà, la Suicide Squad si ritroverà in quel della città resa famosa da Superman e sede della Justice League. Metropolis non è però più la stessa: Brainac ha deciso di trasformare il pianeta terra in Nuova Calu, facendo sparire il 99% degli abitanti della città, tenendo sotto scacco mentale tutta la Lega della Giustizia. Qui i quattro capiscono fin da subito il guaio in cui si sono cacciati e dopo un piccolo escamotage narrativo, di cui non vi racconteremo nulla per il pericolo spoiler, la missione da salvataggio diventerà l’eliminazione dell’intera Justice League.
Chiaramente la Task Force X non sarà da sola. La missione suicida sarà accompagnata da Amanda Waller, Rick Flag e anche qualche vecchia conoscenza, come per esempio Wonder Woman. In aggiunta tornano alcuni dei personaggi più iconici della DC, come l’Enigmista e il Pinguino. Il cast di personaggi regge bene al confronto, così come ovviamente la qualità della scrittura, che si sviluppa, che per tutte le ore di gioco che abbiamo impegnato risulta essere decisamente divertente e comunque matura, segno che in Rocksteady si è deciso di proseguire la linea che ha reso famoso il team di sviluppo per la serie Batman Arkham. Purtroppo è proprio la stessa sceneggiatura a creare i primi problemi di gioco e di struttura, che renderanno le ore passate in compagnia di Suicide Squad Kill the Justice League semplicemente estranee a tutto ciò che volevamo.
Una città vuota e un gioco ripetitivo….
Rocksteady ha descritto Suicide Squad Kill the Justice League come un gigantesco open world, da affrontare liberamente in single player (ma comunque sempre connessi a Internet) oppure in compagnia di tre amici. Il problema è che il mondo aperto creato dal team di sviluppo non ha nulla a che vedere con quelli che abbiamo imparato a conoscere in questi anni. Complice la trama, dove Brainac sta riconvertendo i cittadini in alieni per creare un suo personale esercito e ricreare il suo pianeta Natale, la Metropolis immaginata da Rocksteady è vuota, priva di qualsiasi attività e ovviamente di identità. La città agisce solamente come sfondo per i vari scontri che vedranno protagonista la Task Force X. Non esistono interni da esplorare, fatta eccezione per quelli che visiteremo nel corso delle varie missioni. E anche le attività secondarie sono poche e tutte molto ripetitive.
Tutto Suicide Squad Kill the Justice League è in effetti un grosso contenitore di tutto ciò che abbiamo visto nel corso degli anni: Rocksteady prende e “ruba” da Tom Clancy’s The Division, ma anche da Gotham Knights e altri giochi che sono usciti nel corso degli anni, come per esempio Fallout 76. L’idea è abbastanza chiara: una trama, delle missioni estremamente identiche tra di loro che non fanno altro che far spostare la squadra da un punto A a un punto B, eseguire un’azione (spesso identica, semplicemente ripetuta cambiando i soggetti) e affrontare orde di nemici. Il tutto i un caos più totale: sullo schermo emergono più informazioni possibile, i dialoghi sono ripetitivi e vengono sempre e costantemente visualizzati come sottotitoli, anche se non aggiungono nulla. Il combattimento è letteralmente un caos pazzesco, tra granate, cecchini, blindati e nemici particolari appena introdotti. Suicide Squad Kill the Justice League continua a gettare informazioni al giocatore, anche nel bel mezzo dell’azione, senza che esse siano richieste o comunque siano veramente utili al fine della partita. Un problema enorme, che ci spinge a completare le varie azioni solamente per sfruttare il momentum e mai per un vero e proprio desiderio di capire cosa succederà nell’atto successivo. Il gameplay è privo di vere e proprie innovazioni e anche la parte più rifinita, quella del sistema di movimento, è in realtà stancante: è bellissimo volare per Metropolis sfruttando il jetpack, la super velocità oppure il rampino, ma è anche vero che in una città vuota l’esplorazione verticale e questa tendenza a essere così veloce lasciano davvero il tempo che trovano.
Al di là dei difetti, Suicide Squad Kill the Justice League è “intelligente ma non si applica”. Il gioco è un generico shooter, che ruba il mestiere di altri titoli realizzati tempo addietro, con tanti problemi alla base ma che in realtà esegue bene i suoi compiti. Variare tra i personaggi è sempre divertente, così come lo è il sistema di movimento, che ci permette di spostarci rapidamente e rispettando le nostre aspettative, così come è divertente anche il combat system, che pur essendo ripetitivo ci consente comunque di dare sfogo alla nostra follia distruttiva. Piccoli elementi, che se presi singolarmente risaltano offrendo anche un’esperienza di gioco positiva, ma che miscelati insieme non riescono a ottenere quell’effeto wow.
Suicide Squad Kill the Justice League parte con le giuste premesse e comunque, pur essendo un gioco dall’animo live service pronto a espandersi grazie a pass stagionali, è giusto dare a tutti una chance. Il problema è che il gioco semplicemente non funziona: le abilità dei personaggi, per esempio, non hanno nessuna influenza sul vero e proprio gameplay, tanto che basta potenziarne solamente uno sfruttando l’albero dei talenti per accorgersi che il resto è in realtà sempre uguale. Le ricompense alla fine delle missioni sono fondamentalmente sempre le stesse e le aggiunte a livello di armi sono in realtà finalizzate esclusivamente a instillare ai giocatori un senso di progressione anche se ovviamente di progressione non ha nulla. Il gioco di Rocksteady annoia, non riesce a fare un guizzo importante e comunque si perde in un calderone di generi e di tocchi stilistici importanti, che però vengono clamorosamente sprecati, come per esempio la regia da vera e propria pellicola. Anche le boss-fight sono noiose e ripetitive e non lasciano troppi spunti alla fantasia. Suicide Squad Kill the Justice League chiede inoltre ai giocatori di svolgere sempre più attività, per aumentare il playtime ma non intrattiene. Sembra quasi, infatti, di trovarsi davanti a compiti da svolgere. La quantità sembra infatti essere andata oltre la qualità e per i fan dei cattivi DC e più in generale della casa editrice il prodotto potrà anche piacere, ma è chiaro che alla base ci sia una pessima scelta di design, anche in ritardo sui tempi.
Suicide Squad Kill the Justice League sembra un film
Gameplay a parte, Suicide Squad Kill the Justice League è un vero e proprio capolavoro visivo. Graficamente il gioco è semplicemente perfetto e crea una Metropolis fedele alla realtà, così come i suoi villain. Abbiamo notato diversi cali di frame rate su Xbox Series X, soprattutto in momenti concitati, come le battaglie con la pioggia. Per il resto però il gioco non ha mai esitato, riuscendo a imporsi con i suoi 60 frame al secondo. Non pecca l’assenza di una qualsiasi modalità performance o fidelity: il gioco richiede necessariamente di essere giocato a un frame rate il più alto possibile per via dell’esplorazione, del movimento e ovviamente delle battaglie. Un elogio particolare va anche all’audio, con una colonna sonora decisamente di spicco ed effetti da vero e proprio film. Discorso invece diverso sul doppiaggio in italiano, che in alcuni momenti riesce comunque a essere discreto ma in altri purtroppo si ritrova a fare i conti con scherzi intraducibili e momenti di vero e proprio smarrimento. Le performance di Deadshot e King Shark sono sicuramente dimenticabili, leggermente meglio quella di Harley Quinn. Il resto dei personaggi, inclusi quelli della Justice League, non riescono a colpire nel segno.
Abbiamo già parlato della regia, ma merita ovviamente una menzione a parte. Già, perché tutte le cut-scene sono girate estremamente bene e riescono a catturare perfettamente l’enfasi del momento. La sensazione, a tratti, è quella di trovarsi davanti a una sorta di corto DC, che potrebbe tranquillamente essere distribuito in home video o approdare su alcuni cataloghi di piattaforme digitali. Rocksteady ha cercato probabilmente di catturare al meglio lo spirito caciarone delle pellicole, riuscendoci in pieno. Insomma, un ottimo lavoro che però rischia di passare inosservato, soprattutto nel momento in cui il titolo non riesce a rispondere a certe aspettative.
Rocksteady ha sbagliato un calcio di rigore
Quando venne annunciato nel 2020, la sensazione è che Rocksteady stesse per segnare un calcio di rigore, uno di quelli che non si possono sbagliare: il team di sviluppo era già familiare con la licenza DC e l’hardware next-gen avrebbe probabilmente aiutato la software house inglese a raggiungere un grande obiettivo, ovvero quello di farci giocare finalmente nei panni dei cattivi. Il problema è che quel calcio di rigore si è alzato sopra la traversa, come quello di Roberto Baggio a Pasadena nella finale della Coppa del Mondo 1994. Un clamoroso errore, sia di valutazione che di esecuzione. Con il materiale a disposizione, Rocksteady avrebbe infatti tranquillamente realizzato un gioco single player, sulla falsa riga di Marvel’s Guardians of the Galaxy, dando così sfogo alla sua maestria. Invece qualcuno, non sappiamo ancora chi e soprattutto se appartenente al team di sviluppo oppure al publisher, ha preferito avventurarsi in una strada ignota, quella dei Game as a Service, che purtroppo calza veramente male al team di sviluppo. Gli errori sono d’altronde evidenti fin dal primo momento di gioco: dalla città completamente vuota alle attività ripetitive, Suicide Squad Kill the Justice è semplicemente un progetto interessante, ma affidato alle mani sbagliate.
Se il pallone è finito alto, la prestazione nei novanta minuti riesce comunque a salvare qualcosa. La scrittura, infatti, è di alto livello. Nonostante il clamoroso espediente narrativo per non dover ricreare una Metropolis viva e brillante, in realtà i dialoghi e i tempi delle battute, così come l’intera atmosfera è sicuramente il pregio più grande di Suicide Squad Kill the Justice League. Non mancano poi i colpi di scena (ce ne saranno parecchi). Giocare nei panni di cattivi è comunque stimolante, soprattutto per quanto riguarda il loro design, ispirato ai film. Ottimo anche l’aspetto di personalizzazione, che non lascia nulla al caso e che ci permette di modificare in toto l’outfit dei nostri Villain e aggiunge anche ulteriori cosmetici. Tutti questi sono però elementi di contorno, che ci raccontano un gioco difficile da capire, poco divertente da giocare e che svelano tanto di quello che è successo in Rocksteady, fin dall’annuncio di questo progetto. Sono le piccole cose a funzionare, ma questo potrebbe non essere sufficiente, almeno nel lungo periodo, per provare a salvare un’opera che rischia seriamente di essere dimenticata, con tutte le conseguenze del caso. Perché sì, di potenziale volendo ce n’è davvero tanto e come ci insegna la storia sono molti i GaaS che si sono salvati dopo qualche anno: la speranza è che questo calcio di rigore fallito sia in realtà un punto di ripartenza per costruire qualcosa di veramente valido nel giro dei prossimi mesi.
Piattaforma: PS5, Xbox Series X, Xbox Series X, PC
Sviluppatore: Rocksteady
Publisher: WB Games.
Senza infamia e senza lode, Suicide Squad Kill the Justice League prova a strizzare l’occhio ai fan della DC e il team di sviluppo cerca di intraprendere una strada diversa, distaccandosi dalla sua anima puramente votata a una narrativa matura e profonda. Non tutto però è andato per il verso giusto. Al di là dei tanti difetti, la verità è che l’ultima opera di Rocksteady non intrattiene, non diverte e non riesce a trovare un equilibrio tra GaaS e quella grande storia da film che vorrebbe in tutti i modi raccontare. Il mercato moderno permette a pochi titoli di essere corretti e riveduti nel corso degli anni: il futuro della Task Force X in salsa videoludica quindi potrebbe avere ancora molto da dire, a esclusione di eventuali colpi di scena in negativo da parte del publisher.
