Kingdom Come Deliverance

Kingdom Come Deliverance Royal Edition Recensione: il medioevo rivive anche su Switch

Il tumultuoso periodo medievale in Boemia, descritto sei anni fa nel lavoro di Daniel Vávra, ha sollevato il velo per immergerci nuovamente nella vicenda di un ragazzo vissuto alla fine del 1300. Ci riferiamo a Kingdom Come Deliverance, il cui pacchetto Royal Edition, realizzato da Saber Interactive e Warhorse, è stato lanciato di recente anche per Nintendo Switch. Questa versione non solo offre la narrazione completa agli appassionati della piccola piattaforma ibrida, ma include tutte le anche espansioni che la arricchiscono ulteriormente. Non sapete di cosa stiamo parlando? Permetteteci allora di offrirvi una sintesi dettagliata nell’analisi dedicata a questa versione integrale del titolo, dopo averlo provato a fondo anche sull’ammiraglia Nintendo.

Kingdom Come Deliverance

Kingdom Come Deliverance Royal Edition: un tuffo nel passato

Prima di tutto, è essenziale introdurre il contesto storico in cui si svolge il racconto: ci troviamo durante il periodo dello Scisma d’Occidente, quando Venceslao IV, soprannominato il Pigro e primogenito erede al trono di Boemia dopo il venerato re Carlo IV, viene sequestrato da un gruppo di aristocratici. Questi ultimi, esasperati dal suo stile di comando e dalla sua inettitudine nel regnare, cercano l’aiuto di Sigismondo d’Ungheria per spodestare Venceslao, che è in realtà suo fratellastro. Sigismondo coglie l’occasione per invadere la Boemia con un’imponente armata, attaccando brutalmente città e paesi e uccidendo i residenti. In questo scenario di guerra, anche il villaggio di Henry viene devastato; il giovane riesce a scappare, ma assiste impotente all’annientamento della sua famiglia e dei suoi amici, rimanendo completamente da solo. Di fronte a tale tragedia, il nostro protagonista non ha altra scelta se non quella di guidare se stesso e i giocatori attraverso un universo in rovina, segnato da incessanti conflitti.

Il videogioco si apre con un prologo dettagliato che ci permette di familiarizzare con il protagonista, Henry, e con le meccaniche di gioco, nonché di immergerci nell’ambientazione storica accuratamente riprodotta. Al risveglio, Henry è subito chiamato dal genitore per svolgere alcune commissioni, tra cui recuperare un pezzo di spada che sta forgiando per un nobile del luogo e acquistare carbone utilizzando i fondi ottenuti dal recupero di un credito. È in questo modo che iniziamo a esplorare un mondo visivamente dettagliato e ricostruito con estrema adesione al contesto storico, e ci rendiamo conto che dovremo rafforzare o mettere in discussione diversi principi morali attraverso scelte dialogiche. Questi elementi contribuiscono alla complessità e alla profondità narrativa di Kingdom Come Deliverance, che si distingue per la sua precisione anche nei momenti più semplici e ordinari; va detto, tuttavia, che pur non essendo la trama particolarmente straordinaria, è la qualità del contenuto a prevalere.

Kingdom Come Deliverance

La vita sotto il Sacro Romano Impero

La narrazione di Kingdom Come Deliverance brilla per la sua eccellenza, e la Royal Edition ne esalta i contenuti, offrendoci nuove opportunità di esplorare episodi ancora più dettagliati e significativi del racconto. L’accesso a questi contenuti aggiuntivi è possibile attraverso il soddisfacimento di determinati requisiti, illustrati in una guida all’interno del menu principale, che include anche le classiche impostazioni di configurazione. La storia ci immerge in numerosi scontri dialettici tra il protagonista e personaggi di varie classi sociali, regalandoci esiti di conversazione spesso imprevedibili, ma sempre ben contestualizzati e lontani dalla trivialità. Un’attenzione simile è stata dedicata all’enciclopedia del gioco, che funge da manuale per approfondire gli aspetti della vita nel Medioevo, consultabile dal menu.

Tuttavia, l’abbondanza di informazioni può rivelarsi ambivalente: se da un lato facilita la consultazione di numerose voci utili durante il gioco, dall’altro risulta complesso apprezzarne la profondità sullo schermo ridotto della console. Purtroppo, l’uso del dock non migliora significativamente questa situazione. Anche l’ambientazione, che inizialmente potrebbe sembrare quella tipica di un gioco di ruolo fantasy, rivela una notevole fedeltà storica, specialmente nel villaggio di Henry. Tuttavia, la qualità dell’esperienza è limitata dalle capacità tecniche della console. Come previsto, sono stati necessari alcuni compromessi, nonostante gli sforzi del team di sviluppo di ottimizzare al massimo le prestazioni della console portatile. In termini di risoluzione, la versione per Switch mira a raggiungere i 720p, anche se collegata al dock, ma può ridursi fino a 540p nelle fasi più esigenti del gioco. Rispetto alle versioni per altre console, l’immagine risulta meno nitida e più sfocata, ma nel complesso il risultato è soddisfacente, considerando i limiti della console. Questo è particolarmente vero quando si gioca a Kingdom Come Deliverance in modalità portatile.

Kingdom Come Deliverance

Epica medievale portatile

Oltre alle menzionate restrizioni tecniche della console, sia in mano che ancorata al dock, emergono altre peculiarità da tenere in considerazione. Ad esempio, le meccaniche di effrazione e furto risultano essere tra le più ostiche incontrate recentemente. Prendiamo la prima: per scassinare porte o casseforti, è necessario posizionare e ruotare un grimaldello in sincronia con la serratura, un’operazione simile a quella sperimentata nei titoli di spicco come Assassin’s Creed e Hogwarts Legacy. Semplice in teoria, ma complessa in pratica: la risposta della serratura agli input della console è sovente imprecisa, e persino con lucchetti di bassa difficoltà, la sfida è palese fin da subito.

Con l’avanzamento del personaggio e l’acquisizione di esperienza, ci si aspetta qualche miglioramento, grazie anche allo sviluppo di nuove competenze che facilitano il compito, ma i primi passi sono tutt’altro che semplici. Lo stesso vale per il furto, che si rivela eccessivamente complicato. Forse il nostro protagonista non è nato per essere un ladro, ma può eccellere nella retorica, focalizzandosi sui dialoghi a scelta multipla per sviluppare abilità come Eloquenza, Carisma e Intimidazione, che aprono nuove strade ed esiti nei confronti dei personaggi. I dialoghi sono influenzati da vari fattori, come lo status sociale, l’aspetto e la pulizia degli abiti, e il passato del personaggio. In Kingdom Come Deliverance Royal Edition, l’apparenza è fondamentale, consentendoci di utilizzare i bagni per migliorare la nostra immagine e evitare di apparire trasandati. A meno che non si scelga di adottare questo stile di gioco, sbloccando missioni secondarie specifiche che sottolineano la profonda qualità narrativa del gioco, già ampiamente lodata.

Piattaforme: Nintendo Switch

Sviluppatore: Warhorse Studios, Saber Interactive

Publisher: Warhorse Studios, Deep Silver

Nonostante le intrinseche restrizioni hardware della console, gli sviluppatori hanno dato il massimo per trascendere tali barriere, o almeno per sfruttare appieno le capacità disponibili. La Royal Edition di Kingdom Come Deliverance per Nintendo Switch mira a elevare l’esperienza ludica, sia sul display della console che sulla TV in modalità dock, e ci riesce grazie ai suoi contenuti, già abbondanti nella versione originale e ora ulteriormente espansi. Sebbene non prolunghi significativamente la già sostanziosa durata del gioco di Saber Interactive e Warhorse, l’avventura rimane piacevole, nonostante alcune imperfezioni tecniche, sia nella performance generale del motore di gioco sia in alcune azioni specifiche. Questi difetti non compromettono l’esperienza complessiva, ma è comunque un dispiacere osservare questi limiti, spesso imposti malvolentieri dalle capacità della console. Kingdom Come Deliverance si conferma un prodotto di qualità, che difficilmente avrebbe potuto offrire di più su questa piattaforma, ma che ha comunque cercato di fornire un’esperienza completa e ottimizzata per le potenzialità tecniche disponibili. I DLC aggiungono valore senza appesantire eccessivamente, evitando di diluire inutilmente un gioco già denso. In conclusione: il contenuto è eccellente, mentre le performance sulla console Nintendo risultano un po’ meno impressionanti.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.